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giovedì 9 dicembre 2010

Capire la mente cattolica V

Nel capitolo 7 Vallauri affronta il problema del male e si scatena. La sua accusa non lascia spiragli:

Se a Dio chiedo il bene, è perchè penso che possa compierlo; ma se lo ritengo capace di una cosa del genere e lo benedico quando la realizza, allora, per coerenza, dovrei maledirlo quando fa il male.

Il peccato originale ha precipitato l' uomo in un mondo dove tutto ha un prezzo. Solo in Paradiso regnerà l' amore universale e i prezzi saranno banditi.

Poco fa sono stato in Stazione a comprare un biglietto del treno. Ho forse maledetto il bigliettaio perchè mi ha chiesto 4 euro? No.

Certo, se mi accorgessi che il prezzo corretto fosse stato di 3 euro, tornerei indietro a contestare e magari mi scapperebbe pure qualche impropero.

Se il prezzo è giusto, allora noi viviamo nel migliore dei mondi possibili dato il voncolo della scarsità, ovvero dato il peccato originale.

Non ha senso dunque "maledire".

D' altronde, se non avessi soldi per tornare a casa implorerei il bigliettaio o un passante di regalarmi un biglietto. Magari il mio piano andrebbe in porto, in quel caso benedirei chi ha avuto pietà di me.

"Chiedere" non è dunque insensato.

La conclusione confuta quindi l' accusa: nel mondo migliore possibile, quello in cui ci ha precipitato il peccato originale, ovvero in un mondo dove non esistono "pasti gratis" e tutto ha un prezzo, non ha senso "maledire" se il prezzo è giusto e, contemporaneamente, puo' aver senso "chiedere" e "benedire".

martedì 30 novembre 2010

Capire la mente cattolica IV

Quando ELV giunge a discutere dell' "infallibilità papale" sembra davvero avere tutta la sensibilità contemporanea dalla sua parte. L' accusa rivolta alla Chiesa cattolica non fa sconti:

Nessuno non sbaglia mai, e infatti il papa vuol farci credere di non sbagliare solo quando si pronuncia "ex cathedra", ma poi definisce in modo vago questa condizione. Ad ogni modo, se l' infallibilità riguarda verità verificabili, allora è inutile, se riguarda verità inverificabili, allora anch' io potrei ritenermi "infallibile".

[...e infatti puoi farlo. Devi solo chiederti perchè in questo caso nessuno si prende la briga di contestare una simile attribuzione...]

Dopo di che ELV passa in rassegna alcuni "errori" storici della Chiesa. Si parla dell' appoggio al fenomeno della schiavitù, della discriminazione prodotta tra i sessi, dell' attacco alla scienza con il processo a Galileo...

Una lista insoddisfacente, per usare un eufemismo. E per sfiorare il merito a proposito dei destini della Chiesa Cattolica... mi si dica solo quale istituzione nella storia ha fatto di più per far sparire la "schiavitù" dalla faccia della terra. Mi si dica soltanto quale istituzione nella storia ha fatto di più per le donne. Mi si dica soltanto quale filosofo contemporaneo starebbe oggi dalla parte di Galileo, mi si dica soltanto quale scienziato contemporaneo acceterebbe le prove portate da Galileo a sostegno delle sue tesi.

Presto, occorrono altri esempi, perchè siamo rimasti decisamente a corto.

Ma torniamo all' accusa di fondo.

Notiamo innanzitutto che il Cattolico non è un relativista, pensa che la Verità esista, che ci sia una "bocca" che la pronuncia e delle "orecchie" che la ascoltano. Se la verità esiste e possiamo coglierla, esiste necessariamente anche una fonte "infallibile" da cui promana. La fallibilità della condizione terrena non è estromessa da questa visione, bensì relegata alle "orecchie".

Cristo è la fonte individuata dalle orecchie Cattoliche e la Chiesa, con il Papa suo portavoce, prolunga la presenza di Cristo sulla terra. Proclamare l' infallibilità di questa parola è abbastanza conseguenziale. Cosa si pretende dalla Chiesa? Forse una contraddizione?

ELV si lamenta poi della vaghezza con cui vengono individuati i pronunciamenti "ex cathedra".

Strano, finora, e proprio su questi stessi temi, si era lagnato dell' eccesso di "particolari" e definizioni perentorie. Ora si dedica invece ad una lamentazione di segno opposto.

Passiamo all' ultima parte dell' accusa.

Posso capisco ELV quando asserisce l' inutilità di autoproclamarsi infallibili allorchè si pronuncino verità verificabili. E infatti la Chiesa non lo fa.

Tuttavia la Chiesa ha pronunciato (e testimoniato, e vissuto) nel corso della Storia alcune verità etiche fondamentali intorno alla dignità dell' uomo. Tutto cio' non è stato "inutile", ha dato lustro, credibilità e Tradizione all' istituzione.

Questo modo di attraversare la storia rende la Chiesa qualcosa di fondamentalmente diverso da "me" o da "te" presi come monadi isolate. Per questo che "io" o "te" possiamo pure dichiaraci "infallibili" ma una dichiarazione del genere suonerebbe poco credibile se non ridicola.

Nel linguaggio del mondo il termine "infallibile" è ripudiato. Ma esistono valide "traduzioni" che faciliterebbero la comunicazione tra i due fronti.

La teoria dei giochi teorizza un accordo necessario tra le parti che decidono di discutere ad oltranza (Teorema di Aumann). Chi non è relativista puo' chiamare questo accordo "verità" e la discussione comunitaria che precede la sua individuazione "avanzamento infallibile verso la verità". La Chiesa Cattolica (universale!!) va pensata allora come "comunità" in discussione (in cammino) e la parola del Papa come tappa progressiva di questo avanzamento infallibile. Tutto cio' che appariva arrogante acquisterebbe nuovo senso anche per la mente secolarizzata.

lunedì 22 novembre 2010

Capire la mente cattolica

A proposto di libri in pila sul comodino.

Finalmente ho avuto modo di sfogliare "Capire la mente Cattolica" di Edoardo Lombardi Vallauri, un libro che ha il pregio di lasciarsi leggere agevolmente. Quel che intende sostenere te lo dice fin dal primo rigo e se non hai capito ti fa pure lo schemino in fondo ad ogni agile capitoletto (come odio quei libri di saggistica dove le tesi sono sepolte chissà dove, anzi, magari rivelate come tesori preziosi con tanto di agnizione finale e squillo di trombe).

Peccato per quel linguaggio a volte un po' denigratorio, penso che ELV non troverà molti interlocutori finchè si riferisce alla "gerarchie" chiamandole "burattinai".

Veniamo ora alle accuse mosse al cattolicesimo italiano.

La prima è in buona parte giustificata e rispecchia anche una critica interna molto diffusa.

1. Molti Cattolici italiani sono disonesti intellettualmente, non ragionano con la propria testa e, anche se non si adeguano nella prassi a taluni precetti, nemmeno li contestano apertamente. Quando la Chiesa dice cose sbagliate fanno finta di niente. Insomma, i Cattolici italiani hanno un pessimo rapporto con la Verità.

Avevamo già trattato il tema: che fare quando non sono d' accordo con le tesi "ufficiali" della Chiesa?

La Sara, tra parentesi, trova pertinente una simile osservazione critica. E' anche un modo per dire che i ciellini sono rimasti tra i pochi a prendere sul serio il cattolicesimo.

Contrariamente a lei, essendo un po' complessato, mi scatta subito l' istinto dell' autodifesa e in questa sede vorrei sottolineare come basti davvero poco per eludere un simile rilievo.

Presento dunque due contro-osservazioni.

A) se mi affido ad un "esperto", l' importante è il mio accordo sul nocciolo. Le questioni secondarie possono anche lasciarmi nel dubbio quando non dissenziente, seguirò ugualmente i suoi consigli.

Si badi bene, una simile linea di condotta non implica "disonestà intellettuale".

Essendo poi un comportamento razionale, non implica nemmeno un "cattivo rapporto con la verità".

Molto di cio' che a prima vista viene fatto rientrare nell' accusa si smarca grazie a questo argomento.

B) prendiamo ora un' interpretazione più sfumata dell' accusa: il Cattolico italiano "predica bene e razzola male".

Per quanto un atteggiamento del genere sia deplorevole non implica necessariamente "disonestà intellettuale" o "cattivo rapporto con la verità".

Se la predicazione è corretta, il fatto di non attenervisi implica solamente una condotta peccaminosa.

Sento già risuonare la replica: ma simili discordanze non sono accompagnate quasi mai da un senso di colpa.

Faccio notare che il senso di colpa è un sentimento mentre qui parliamo di intelletto ("disonestà itellettuale", "cattivo rapporto con la verità").

Mi capita ripetutamente di cadere, e mi capita anche di non sentire come dovrei il relativo senso di colpa. Concludo pensando che non sono un buon cattolico, che sono un cattolico di serie B.

Perchè dovrei "contestare"? Perchè dovrei sentirmi "disonesto intellettualmente"?

Mi limito a constatare quanto sia "debole" e "inadeguato" come credente.

Per concludere aggiungo che il mondo contemporaneo è molto più ricco di "tentazioni", cio' significa che potremmo essere in presenza di un numero maggiore di peccati manifesti a parità di fede.

2. I Cattolici italiani non si dedicano solo alle realtà della fede interiore ma anche alla realtà concreta di tutti i giorni, questo li porta ad allearsi strumentalmente con gli "atei devoti", ovvero con coloro che, senza una vera fede, condividono però con i Cattolici una certa visione del mondo.

Francamente non riesco a trovare una difesa a questa osservazione poichè non leggo in questa osservazione alcuna "accusa".

Se l' accusa è quella di "occuparsi del mondo" e non solo del nostro cuore, allora ci si rassegni: la fede Cattolica lo esige e l' ho scelta anche per quello.

Se l' accusa è quella di allearsi con gli "atei devoti", ci si rassegni, la fede Cattolica è tra le meno moralistiche in circolazione, e l' ho scelta anche per quello. Gli atteggiamenti pragmatici sono all' ordine del giorno: meglio un fedele ad un ateo devoto, meglio un ateo devoto ad un ateo anticlericale. E via di questo passo. Un pezzo di strada insieme puo' essere fatto anche con l' "altro". Perchè no?

...

ELV prende poi di mira l' anti-relativismo della Chiesa ma secondo me lo puo' fare solo grazie al fatto che costruisce uno straw man della posizione "assolutista".

Il relativista, dice ELV, sa che "le proprie posizioni potrebbero cambiare", e questo sapere lo contraddistingue rendendolo prudente.

Io sono un assolutista, credo di professare alcune verità assolute, ovvero verità fondate in ogni tempo e in ogni luogo, eppure come posso escludere che le mie idee un giorno cambieranno? Tutto può succedere, mi limito a definire la mia posizione ora e la mia posizione è anti-relativista.

D' altronde la stessa Chiesa ha mutato opinione nel corso del tempo su diverse questioni. Come giustificare questo fatto acclarato? Non si puo' certo dire che la Chiesa sia relativista.

Bisogna rassegnarsi al fatto che Cristo è una persona da seguire passo passo nella storia dell' uomo, non un teorema da mettersi in tasca.

Mi sembra che in questo caso la definizione dei termini di ELV sia imperfetta e quindi il suo discorso viziato fin dall' origine.

Come se non bastasse, ELV si riferisce ai relativisti come a coloro che "non pensano di possedere la verità".

Ma anche i credenti non pensano di possederla in toto. Infatti ritengono che la piena verità verrà loro rilevata solo alla fine della vicenda umana.

E allora cosa marca in modo specifico le due diverse posizioni? I relativisti, molto semplicemente, pensano che la verità assoluta non esista.

In questo senso un relativista si contraddice quando ritiene la sua opinione contingente migliore di una qualsiasi altra opinione concorrente, infatti questo sarebbe un giudizio "assoluto".

D' altronde, perchè sostenere un' opinione se non la si ritiene "migliore"? A questo punto per lui non resta che trovare rifugio nelle nebbie esistenzialiste. Tutto cio' è abbastanza imbarazzante. Ecco perchè il cattolico evita il relativismo, ecco perchè lo associa al nichilismo.

... continua... lettura in corso...