lunedì 18 giugno 2018
10 idee che hanno colpito saku
lunedì 21 maggio 2018
Le mie idee
1. vuoi fermare la secolarizzazione? combatti il welfare. In realtà Iannaccone ha aperto la via.
2. Fisco. Fai pagare i servizi pubblici a chi puo' permetterselo (scuola, sanità, tribunali...). Anche questa poco originale.
3. Il complottismo nasce in presenza di esoterismo. Il secondo è diffuso e razionale, il primo raro e difficile. Ma più in generale: legame tra politicamente corretto, esoterismo e complottismo.
4. collegare l'astensionismo ai limiti di governo (es: limiti sul budget). Un governo votato da pochi potrà fare poche cose.
sabato 7 gennaio 2017
Are Ideas Getting Harder to Find? Nicholas Bloom
lunedì 6 aprile 2009
L' utile idiota scova l' evasore
Purtroppo grava prevalentemente sui poveri (le statistiche sono univoche). Il bello è che in questi anni si è pensato di girare gli introiti verso le "attività culturali", ovvero verso un servizio fruito prevalentemente dai ceti abbienti (le statistiche sono univoche).
Così alla tassa sugli imbecilli assommiamo la ridistribuzione più imbecille che ci sia: quella che trasferisce verso i ricchi le risorse dei poveri.
Tanta irrazionalità potrebbe essere perlomeno sfruttata per la lotta all' evasione facendo di ogni scontrino un biglietto della lotteria. Il montepremi sarebbe pari ad una quota delle tasse raccolte. A Taiwan hanno già cominciato.
Funziona? I dubbi sarebbero fugati se il metodo fosse sostitutivo anzichè integrativo, ma per fare cio' bisognerebbe licenziare una quota dei controllori battuti dall' efficienza ritrovata.
Particolari nell' articolo di Massarenti sul 24 ore.
martedì 15 aprile 2008
L' economia ovunque
Poco male, sono una sparuta minoranza di cui possiamo disinteressaci.
Peccato che diverse schegge rischino di raggiungere anche altri poveri innocenti.
Diciamolo chiaramente: l' attacco diventa stimolante e meritevole di reazione se il bersaglio non fossero gli economisti in senso stretto ma coloro che guardano al mondo con un cervello "da economisti". Parlo dunque di barbieri, camionisti, professori di estetica, sacerdoti, disoccupati... una folla eterogenea che adotta una certa ottica.
Un' ottica da noi poco apprezzata, al punto che qualcuno si è spinto ad affermare che i popoli nordici, rispetto a noi, "hanno un cervello naturalmente predisposto per l' economia". Il link non lo trovo, mi sia consentito di procedere oltre.
Non so se si possa azzardare tanto. Adesso però mi viene da fare un esempio un po' forte. Speriamo che nessuno si offenda.
Lo conoscete voi il mitico Saviano? Con il suo best seller di qualche anno fa ci meravigliava e c' impauriva tutti mettendo in scena lo spettacolo della malavita meridionale: avida, calcolatrice e sfruttatrice. Un mondo caricaturale e violento, deformato dalla voglia sfrenata di massimizzare i profitti. Un mondo governato da perfide "logiche capitaliste" che viveva a suo agio nella contiguità con altri e all' apparenza meno inquietanti aspetti del capitalismo ufficiale.
Il mitico Saviano, descrivendo le cose in questo modo, non sembra particolarmente vicino alla sensibilità dell' economista. Altrimenti quella che per spaventarci meglio chiamava "logica capitalista", la chiamerebbe molto più semplicemente..."logica". Al limite se proprio non resistesse alle tentazioni di aggettivare potrebbe aggiungere... "umana".
Ora, anche altri popoli hanno i loro "Saviano".
Interessante vedere i "saviano" di quei popoli etichettati come "economisti naturali".
Si chiamano, per esempio, Sudhir Venkatesh e scrivono libri come: Gang Leader for a Day: A Rogue Sociologist Takes to the Streets.
Infiltratosi nelle gang giovanili, il Saviano a stelle e strisce, scopre i meccanismi con cui la gang giovanile risponde razionalmente all' ambiente circostante. I metodi organizzativi assomigliano a quelli di una corporation e, poichè mancano praticamente tutti i mezzi della corporation, si creano delle ingegnose procedure sostitutive.
Lo stesso fa Peter Moskos nel suo: Cop in the Hood: My Year Policing Baltimore's Eastern District. Questa volta vengono indagate le dinamiche della corruzione e dello scarso rendimento di un dipartimento di polizia. Siamo di fronte a demoni e lazzaroni? No, siamo di fronte a gente che risponde in modi perfettamente spiegabili a delle sollecitazioni esistenti.
Saviano direbbe che i Gang leader e i poliziotti corrotti adottano "logiche capitaliste". Agitando ad arte queste parole potrebbe evocare fantasmi terribili a cui le menti dei non-economisti sono particolarmente sensibili. Sembra quasi pensare che un ridimensionamento del capitalismo ufficiale possa guarire le perversioni della malavita. Al delinquente verrebbe a mancare un prezioso serbatoio di idee.
Al contrario, Moskos e Venkatesh descrivono cose non troppo dissimili per concludere che sia i gang leader che i poliziotti corrotti tengono una condotta "spiegabile", ovvero ragionevole.
Con una conclusione del genere i due autori finiscono per rassicurarci, non siamo di fronte a mostri ma a persone poco distanti da noi che rispondono ad incentivi. Visto che non siamo degli "economisti naturali" potremmo dire che rispondono a tentazioni che a noi vengono risparmiate.
Non dobbiamo operarle al cervello, dobbiamo mettere in piedi un ambiente con i giusti incentivi. In altre parole: anche qui ci vuole un economista!
Attenzione, non che Saviano sia colpevolista. In fondo le colpe del delinquente non spiccano neanche nel suo reportage. Con i cattivi esempi che esibisce la società ufficiale, è difficile aspettarsi dal criminale qualcosa di diverso. Se invece saprà rinunciare ai propri egoismi e diventare buono, per lui si spianerà la strada della santità. Operazione facilitata se intorno a lui fiorisce l' esempio di una bontà diffusa. Quello che ci vuole è un esempio di generosità e magnanimità e non un ambiente che premia certi comportamenti. Premia? Non siamo mica economisti noi!
Morale: da una parte abbiamo il cantastorie moralista, dall' altra gli scienziati sociali, ovvero gli "economisti".
- gli incentivi funzionano;
- le persone sono mediamente ragionevoli;
- le persone sono mediamente egoiste;
- le persone hanno mediamente la medesima moralità;
- le persone hanno mediamente i medesimi gusti;
- le persone tendono, mediamente, a non variare troppo i loro gusti nel tempo;
Sulla base di queste premesse l' economista comincia a darsi ragione di cio' che osserva.
Non potrà liquidare nessun argomento tirando in ballo "i gusti", nemmeno la moralità puo' essere messa al centro delle sue spiefazioni, i comportamenti bizzarri sono banditi e così via.
Anche per questi vincoli il barbiere "economista" ha una spiegazione di buon senso.
***
Molti guardano al barbiere "economista" come ad un tipo da imitare. In effetti alcune ragioni che portano acqua al suo mulino ci sono. Il suo approccio e fuoriero di stimoli e sviluppi. magari non è quello giusto ma riesce più di altri a lanciare provocazioni che difficilmente cadono nel vuoto.
Toglieno ogni limite all' arroganza, svolgerò qualche congettura circa le motivazioni per cui l' economia ha in mano buone carte per candidarsi a disciplina intellettualmente dominante nell' ambito delle scienze.
- Il suo individualismo metodologico le consente una riduzione congeniale al modo di pensare dell' uomo moderno (diritti individuali...).
- L' economia fa eleggere i Presidenti.
- Il suo individualismo metodologico consente facili connessioni con l' etica.
- La marginalizzazione dell' etica lo preserva da posizioni fondamentaliste.
- Sapere mettere le mani nella cassetta degli attrezzi economici rende interessante la lettura di almeno due articoli di giornale su tre. Non ti annoi mai!
- L' economista immagina spesso individui con medesimi diritti e gusti non troppo dissimili. Questa visione viene avvolta facilmente in un' aurea di universalismo.
- Mettendo l' accento sulla razionalità dell' agente consente di privilegiare la spiegazione della realtà rispetto alla sua descrizione. Questo è un vantaggio decisivo rispetto alle scienze naturali.
- Postulare la razionalità dell' agente è un modo di pensare una solida base naturale che accomuna l' umanità. L' uomo moderno trae conforto da una simile petizione.
- Mettendo al centro l' individuo e le sue intenzioni costruisce facili agganci con filosofia e religione.
- L' allungamento costante dei periodi con dati a disposizione, rende meno vulnerabile l' economista all' accusa che da sempre lo smonta: quello di essere uno scienziato "senza laboratorio".
- La disponibilità crescente di macchine macina-numeri consente elaborazioni prima impensabili, soprattutto in tema di scenari simulati.
- Ci sono i dati di fatto: l' economia si è intrufolata con successo in ambito giuridico, sociologico, politico.
- Se le condizioni affinche possa applicarsi il ragionamento economico sono quelle di cui sopra, allora l' economia è ovunque e dove non c' è presto arriverà.
- L' economia ha saputo metabolizzare al meglio gli attacchi subiti dalla psicologia. Lo psicologo mette sul suo banchetto varie ipotesi cognitive, l' economista si serve a seconda delle sue intenzioni e costruisce i suoi modelli esattamente come faceva nel caso di operatori razionali. Il paradigma non è stato sconvolto. Inoltre la sostituzione dei modelli con le simulazioni (più adatte a intelligenze multiple) è stata un' innovazione degli economisti. Diversi economisti si sono guadagnati il loro Nobel per lavori nell' ambito delle scienze cognitive (penso a Herbert Simon), evidentemente non si sono limitati a ricevere passivamente approcci differenti.
- Gli economisti litigano un casino. Questo fa scrollare la testa agli scettici che pensano: "...questa scienza non sa cosa dirci...". Ma sull' 80% delle questioni anche Krugman o Stiglitz concordano con Mankiw o Cowen. E' che sul restante 20% si monta sempre una cagnara tale da oscurare tutto il resto.
- E poi c' è una motivazione che basterebbe da sola: l' economista ordina il lavoro di tutti gli altri scienziati. Non è colpa sua, è semplicemente l' oggetto dei suoi studi.
mercoledì 2 aprile 2008
De-donmilanesizzare la scuola. Riforme
Lettera ad un politico. Una ventina di spintarelle nella direzione giusta. Ormai, in questo settore, fa paura parlare di riforme**.
- Buoni per facilitare la scelta della scuola. Ma seri, in modo da avvicinare il costo medio di un alunno nella scuola statale di oggi (3/4.000 euro). In alternativa molto subordinata la piena detraibilità dalle imposte.
- Esami solo in entrata.
- Un minimo di libertà didattica. E diamo un po' di libero sfogo a questi pedagoghi. Il direttore ha pur sempre la facoltà di cacciare i più invasivi.
- Aumentare gli esami con commissari esterni.
- Congegnare esami bipartiti: una parte centralizzabile, una parte caratteristica dell' istituto.
- Valutare le scuole (valutazione diretta, profitto matricole - anche i licei hanno il test... ). In GB apri la pagina internet e trovi le scuole ordinate per merito da istituti indipendenti. Non dico di arrivare a quel punto ma... Istituti di valutazione già ci sono. Per esempio il codice IRIS di Giuseppe Lo Nostro dell' università di Genova. Anche l' INVALSI dovrebbe essere reso operativo in modo serio. Il politecnico di milano pubblica il politest top school. In Trentino esiste un comitato ufficiale per la valutazione scolastica. Il modello è la Finlandia, si vuole stimolare una gara al miglioramento tenndo presente i punti di partenza. L' Eurydice parla chiaro: l' Italia è l' unico paese dove le scuole scampano a qualsiasi valutazione. In Svezia, Rep.Ceca, portogallo e Islanda la pagella è pubblica. In Norvegia e Finlandia è di competenza delle autorità locali. Nel Regno Unito spetta ad un ente privato indipendente.
- Attenzione alla qualità e alla quantità dei test.
- Valutare la scuola sui miglioramenti tarando il contesto e la curva di progressione naturale;
- Attenuare il valore giuridico del titolo.
- Bilanciare i due modelli classici di scuola. Dal merito oggettivo (modello continentale: scuola servizio pubblico con obiettivi e programmi prefissati che tutti devono raggiungere pena bocciatura) al merito adattivo (varietà dell' offerta e programmi personalizzabili modello nord europeo). Vaciago, sole 26/3/08 p.4 (nota che il secondo modello puo' essere temperato dalla pedagogia di cui sopra mentre il primo dall' autonomia).
- Una certa autonomia delle assunzioni.
- Una certa autonomia dei programma.
- Finanziamento correlato alle performances e alla capacità attrattiva (con misurazione delle iscrizioni fuori distretto).
- Prevedere la possibilità di appaltare interi istituti a staff privati (charter).
- Allentare l' obbligatorietà offrendo alternative.
- Possibilità di istituire esami di ammissione anche nelle scuole pubbliche (con gli evidenti limiti legati all' obbligatorietà).
- Possibilità di stabilire rette anche per gli istituti pubblici.
- Fissazione di un tiket scolastico flessibile.
- Possibilità di contrattualizzare gli studenti fissando percentuali sugli stipendi futuri.
- Dilatare il periodo di studi con la possibilità di sovrapporlo a quello lavorativo.
- Incentivare anche materialmente il profitto degli studenti (vedi qui Mele e Lacetera sugli incentivi monetari, vedi anche altrove nel blog).
- Possibilità di Home Schooling.
- Possibilità di Charter school (scuole fondate in piena autonomia dai genitori con finanziamenti e valutazione pubblica).
- Possibilità per la scuola di stipulare autonomamente contratti con imprese ed altri soggetti.
- Eliminare ogni discriminazione di trattamento tra profit e non profit.
- Reintrodurre il voto in condotta. Per alcuni la scuola è praticamente solo disciplina.
- Budget dei voti (Landsburg p.156).
- Alzare le tasse nell' università (Perotti): 1) cessa il Robin Hood alla rovescia 2) maggior controllo dell' utenza che se ne va portandosi via i danè 3) più risorse.
- Alzare le tariffe d' iscrizione alla scuola per chi puo' permetterselo: maggior controllo sociale.
- Centralizzare la correzione degli esami (vedi andrea ichino 24 ore 23.7.2008 p.1). Non aver paura dei test a risposta multipla (qualche argomento dall' ETS)).
- Ed Glaeser: migliori insegnanti, ovvero: 1) stipendi più alti 2) misurazione prestazioni 3) selezione ai presidi.
- ...
giovedì 27 marzo 2008
Idee sulla scuola. Non dico da realizzare ma almeno da avere in testa
Una ventina di spintarelle nella direzione giusta. Ormai, in questo settore, fa paura parlare di riforme.
- Buoni per facilitare la scelta della scuola. Ma seri, in modo da avvicinare il costo medio di un alunno nella scuola statale di oggi (3/4.000 euro). In alternativa molto subordinata la piena detraibilità dalle imposte.
- Un minimo di libertà didattica. E diamo un po' di libero sfogo a questi pedagoghi. Il direttore ha pur sempre la facoltà di cacciare i più invasivi.
- Aumentare gli esami con commissari esterni.
- Congegnare esami bipartiti: una parte centralizzabile, una parte caratteristica dell' istituto.
- Valutare le scuole (valutazione diretta, profitto matricole - anche i licei hanno il test... ). In GB apri la pagina internet e trovi le scuole ordinate per merito da istituti indipendenti. Non dico di arrivare a quel punto ma... Istituti di valutazione già ci sono. Per esempio il codice IRIS di Giuseppe Lo Nostro dell' università di Genova. Anche l' INVALSI dovrebbe essere reso operativo in modo serio. Il politecnico di milano pubblica il politest top school. In Trentino esiste un comitato ufficiale per la valutazione scolastica. Il modello è la Finlandia, si vuole stimolare una gara al miglioramento tenndo presente i punti di partenza. L' Eurydice parla chiaro: l' Italia è l' unico paese dove le scuole scampano a qualsiasi valutazione. In Svezia, Rep.Ceca, portogallo e Islanda la pagella è pubblica. In Norvegia e Finlandia è di competenza delle autorità locali. Nel Regno Unito spetta ad un ente privato indipendente.
- Attenzione alla qualità e alla quantità dei test.
- Attenuare il valore giuridico del titolo.
- Bilanciare i due modelli classici di scuola. Dal merito oggettivo (modello continentale: scuola servizio pubblico con obiettivi e programmi prefissati che tutti devono raggiungere pena bocciatura) al merito adattivo (varietà dell' offerta e programmi personalizzabili modello nord europeo). Vaciago, sole 26/3/08 p.4 (nota che il secondo modello puo' essere temperato dalla pedagogia di cui sopra mentre il primo dall' autonomia).
- Una certa autonomia delle assunzioni.
- Una certa autonomia dei programma.
- Finanziamento correlato alle performances e alla capacità attrattiva 8misurazione delle iscrizioni fuori distretto.
- Prevedere la possibilità di appaltare interi istituti a staff privati.
- Allentare l' obbligatorietà offrendo alternative.
- Possibilità di stabilire rette anche per gli istituti pubblici.
- Fissazione di un tiket scolastico flessibile.
- Possibilità di contrattualizzare gli studenti fissando percentuali sugli stipendi futuri.
- Dilatare il periodo di studi con la possibilità di sovrapporlo a quello lavorativo.
- Incentivare anche materialmente il profitto degli studenti (vedi qui Mele e Lacetera sugli incentivi monetari, vedi anche altrove nel blog).
- Possibilità di Home Schooling.
- Possibilità di Charter school (scuole fondate in piena autonomia dai genitori con finanziamenti e valutazione pubblica).
- Possibilità per la scuola di stipulare autonomamente contratti con imprese ed altri soggetti.
- Eliminare ogni discriminazione di trattamento tra profit e non profit.
- ...
mercoledì 6 febbraio 2008
Selezionare l' organigramma di Fahre - utopie/bussola
- Selezionare come pare a voi 200 nomi "papabili" per assumere ruoli d' indirizzo nelle trasmissioni culturali di Radio Rai.
- Selezionare 100 fantomatici Provibiri in grado di coprire tutto lo spettro politico.
- A ciascuno dei Provibiri deve essere concesso di eliminare un nominativo. I "papabili" resteranno quindi in 100.
- Organizzare un mercato delle scommesse. Ciascun titolo sarà costituito dall' abbinamento di un nome con una Parte Politica.
- Alla vigilia delle elezioni la borsa-fahre esprimerà delle quotazioni. I nominativi prescelti saranno quelli che minimizzeranno il differenziale delle quotazioni relative ai titoli dove compare il loro nominativo.
- Tutti i papabili esprimeranno pubblicamente il loro voto. A quel punto tutte le scommesse verranno pagate e incassate.
- La qualità è garantita dal punto 1.
- Il radicalismo è scongiurato dal punto 2
- L' imparzialità è garantita dal punto 5. Facciamo l' esempio di un fazioso come potrebbe essere Cimatti o Sinibaldi. Quand' anche superino il punto 2. Avranno quote bassissime sui titoli in cui appaiono abbinati al centro-sinistra e altissime sui rimanenti. Con quei differenziali saranno senz' altro scartati.
- L' onestà è garantita dal punto 6. Nessuno scommetterà mai su candidati per cui è elevata la probabilità che tengano comportamenti opportunistici.
Ovviamente ci sono diverse cose da mettere a punto: come raffinare il punto 1? Come raffinare il punto 2? Come definire il concetto di parte-politica di cui al punto 4? Come garantire l' esternazione pubblica di cui al punto 6? Eccetera. In ogni caso comincia ad intravedersi un barlume di democrazia economica.
sabato 2 febbraio 2008
Cittadinanza negoziabile
- Facilitare la concessione del voto agli immigrati o garantirlo a tutti gli italiani all' estero? Chi è più interessato alle buone sorti del Bel Paese? Arduo dilemma che cesserà d' importunarci adottando la misura in esame.
- Politiche di privilegio sarebbero ostacolate dalle speculazioni inevitabili che si produrrebbero sul titolo della "cittadinanza". Cio' significa poco welfare, poca redistribuzione e, più in generale, maggiore astrattezza delle leggi.
- Politiche estese da parte dei governi verranno arginate dalle possibili speculazioni sul titolo della cittadinanza, nonchè dalla inevitabile selezione avversa che verrebbe a prodursi su quei mercati.
- Eventuali inconvenienti in materia fiscale sono solo apparenti visto che un sistema fiscale si impernia su concetti quali quello di residenza e di territorialità del reddito.
- I rischi alla democrazia potrebbero essere facilmente attenuati impedendo di cumulare titoli di cittadinanza.
- La negoziabilità del voto soffre di molti inconvenienti. Piuttosto che rinunciarvi, la negoziabilità della cittadinanza offre un' alternativa allettante. Non dimentichiamoci che nel pacchetto diritti/doveri del cittadino, il diritto di voto è preminente.
- Diversamente da quanto si crede, per essere implementata, una politica di tal fatta non richiede "universalità".
- Le quotazioni del titolo di cittadinanza offrono un criterio di valutazione della politica utilizzabile in diversi modi come alternativa al voto e alle imperfezioni di questo strumento.
- Jus sanguinis o Jus Solis? Altro dilemma che possiamo finalmente tralasciare. La cittadinanza dei figli si uniforma alla "titolarità" dei genitori.
- Verrebbe sollecitato un sentimento cosmopolita e pacifista. Il patriottismo più arcigno e retrivo subirebbe un colpo ulteriore. In assenza di "patriottismo coatto" taluni appelli al bene pubblico e al pubblico interesse perderebbero la loro presa. Anche la psicologia vuole la sua parte.
Addendum. Variazione sul tema: vendere ai clandestini il diritto di restare.
sabato 26 gennaio 2008
Falsificare una decisione Etica. Alla ricerca di un Popper per la nostra morale
Ma con le scienze etiche come la mettiamo? Sono scienze aprioristiche, sono perlopiù disinteressate alle conseguenze, per qualcuno nemmeno sono scienze.
Io, mi si consenta, continuo a chiamerle così visto che ritengo la verità di un comandamento sul genere del "non uccidere" qualcosa di diverso rispetto ad un atto di fede cieca o ad un condizionamento culturale.
La tentazione di adottare un principio etico per convenienza è forte, specialmente nell' immediatezza dei fatti, specialmente se siamo toccati direttamente dalle conseguenze di una decisione. E' forte in quanto sappiamo che non riceveremo mai una smentita sulla nostra buona fede poichè nessuno potrà mai indagare la nostra interiorità.
Sulla scorta di queste poche considerazioni propongo quindi un criterio per la valutazione delle teorie etiche:
"per la falsificazione di un principio etico hanno particolare importanza le abiure che riceve da parte di persone che l' hanno sostenuto e praticato in passato".
Poichè con la pratica di un' etica puo' interferire il calcolo delle conseguenze, è altamente significativo se, a distanza di tempo, quando svanisce o si allenta la presa degli interessi contingenti, interviene un' abiura.
Esempio: una teoria etica sull' aborto riceve una forte conferma se adottata in seguito ad un' abiura.
Rimanendo in tema d' aborto, e mantenendo la sensibilità che ci ha condotto ad enunciare il principio, dovremmo anche aggiungere che sul tema la teoria etica formulata da una donna - che, in quanto tale, è più direttamente interessata dalle conseguanze pratiche - sarà meno attendibile di quella formulata da un individuo di sesso maschile.
lunedì 21 gennaio 2008
Meglio elitisti o populisti? Dipende quali incentivi sono all' opera
La questione è aperta e da entrambi i fronti partono colpi di mortaio di rara efficacia. Alcuni argomentano efficacemente a favore della prima risoluzione, e noi italiani non possiamo che rimanere sensibili a quell' orientamento vista anche la nostra tradizione (Pareto, Mosca, Michels...e chi più ne ha, più ne metta). Di fatto sono i "pochi" che fanno avanzare il carro. Se un regime libertario produce delle differenze che si consolidano non rammarichiamocene, c' è un motivo ben preciso che la teoria spiega e la storia illustra. E' la premessa migliore per procedere più speditamente e non rimanere intrappolati nella mediocrità.
Altri accumulano una caterva di ragioni per esaltare la saggezza del popolino minuto. Il mattoncino che ciascuno apporta è prezioso per costruire quella grande muraglia che è la vox populi. E il messaggio pronunciato da un simile soggetto collettivo custodisce un tesoretto. Le decisioni lasciate al popolo si dimostrano quantomai efficaci rispetto ai cervellotici e velleitari progetti del singolo, quasi sempre elaborati senza tener conto della mostruosa complessità che crea il contesto in cui siamo provvisoriamente ospitati.
Di fronte a queste portentose macchine argomentative, chi se la sente di buttarne una dalla Torre? Allora diamoci una mossa per salvare capra e cavoli, ingegnamoci a progettare una qualche forma di coordinamento tra i due approcci: fino ad un certo punto varrà A, e da lì in poi subentrerà B.
Comincio io e dico:
FINCHE' GLI INCENTIVI SONO EFFICACI TENIAMOCI BUONO IL POPULISMO, NEL MOMENTO IN CUI SI PERDONO (DECISIONI PUBBLICHE) AFFIDIAMOCI A QUEL PARTICOLARE SUFFRAGIO LIMITATO CHE E' IL PARERE DELL' ESPERTO".
Se ci si sbilancia troppo verso l' elitismo, ecco che appare sensata la proposta di selezionare una piccola elites che si prenda cura di tutti con amorevole paternalismo. Perchè la missione possa compiersi con il minimo sforzo sarebbe d' uopo rimuovere quell' estensione universale dei diritti, così fastidiosa in effetti. Quanto ai criteri di selezione possono essere i più vari, a partire dalla semplice forza.
Ma non esageriamo con la correzione "populista", altrimenti ci vedremmo costretti a richiedere l' apporto di tutti qualsiasi decisione sia in ballo. Una specie di panta-democrazia.
Il popolo-bue sarà pure bue. Ma chi meglio di lui è in grado di costruire solidi e flessibili trampolini da cui l' atleta super-dotato spiccherà il suo balzo armonioso? Teniamocela stretta questa capacità di fare massa critica intorno ad alcuni luoghi comuni che nessun teorema potrà mai dimostrare come ottimali ma che offrono una logistica ragionevole a chi intende dare l' assalto al cielo. Non facciamo che volontà riformatrici, magari portatrici di chissà quali esiti di una presunta scienza sociale, stravolgano quei punti di equilibrio che il gregge presidia pascolandoci sopra in tranquillità.
Ma teniamoci pure stretti quei pochi temerari che tentano e sbagliano e poi ritentano e riescono staccandosi dalla massa. Lasciamo pure che la massa li guardi dal basso in alto rodendosi il fegato, non lasciamoci infervorare da chissà quale malriposto senso della giustizia. Di fronte ad esempi luminosi persino la massa si accorgerà delle piste battute da quelle avanguardie, i vantaggi diventeranno sempre più palesi e tutti si muoveranno nella direzione più promettende sradicati dalle comode inerzie che sempre impasoiano chi nasce avversissimo ad ogni rischio, chi nasce per vivere al quattro per cento.
Ora chiedo, quale sistema di assemblaggio delle preferenze rispetta la doppia esigenza che ho perso tanto tempo a descrivere?
Mi sembra ovvio, è il sistema libertario, l' unico che limita l' ipertrofico entusiasmo riformatore degli autoproclamatisi "illuminati" e che, al contempo, attraverso i meccanismi di mercato, smussa le derive massificanti della democrazia creando disuguaglianze anche notevoli dove il merito ha una discreta parte nel selezionare premiandola un' elite innovativa in grado di influire nel mondo dettando passo e direzione.