PERCHÉ LE DIAGNOSI SUI BAMBINI SONO ESPLOSE?
Il mistero è fitto e propongo qui un'ipotesi fondata sul mio post precedente, quello in cui mestamente mi arrendo come educatore. Tutto si fa più chiaro riducendo la nozione di "disturbo mentale" a quella più familiare di "comportamento fastidioso". la mossa sembra lecite, pensate a titolo di esempio al comportamento omosessuale: prima era un disturbo mentale, oggi, pur in assenza di nuove scoperte, no. Il motivo è semplice: prima era fastidioso, oggi no. Ma torniamo ai ragazzini, oggi viviamo in un contesto che non tollera più certi comportamenti naturali fino a ieri, specie quelli infantili, se non sono sterilizzati dalla supervisione adulta. I disturbi mentali non esistono come entità cliniche autonome, ma come comportamenti fastidiosi in un determinato ambiente sociale. In una società iperurbanizzata, dove tutti viviamo con i gomiti nelle costole del vicino, con famiglie sempre più iper-sensibili e bambini allevati come piccoli sovrani sotto sorveglianza costante, la soglia di tolleranza per ciò che non è docile si è assottigliata fino al patologico. Nella sua nuova posizione il bambino - con pochi concorrenti in famiglia - scopre i vantaggi della manipolazione e i genitori - spesso in concorrenza tra loro per immagazzinare più amore possibile dal pargoletto - diventano sempre più manipolabili, ed elargitori di minacce vocali senza esecuzione (vedi post precedente), quando la famiglia non si riduce ad una coppia simbiotica tra madre e figlio. Quando la famiglia come bene di consumo e non come bene di investimento comincia a traballare, chiede un aiuto esterno. In questo panorama, le diagnosi diventano consolazioni ideologiche, alibi culturali e talvolta persino etichette di status. Una sorta di esternalizzazione educativa. Il bambino non è più difficile di ieri: è solo - a volte è la solitudine della divinità - troppo osservato e troppo ascoltato. I disturbi mentali sono spesso reazioni naturali a un mondo innaturale.
È impossibile educare, mi arrendo.
Col tempo ho capito che una parte fondamentale della crescita consiste nell'imparare l'autocontrollo. E da ciò che vedo oggi, mi sembra che per noi genitori sia diventato sempre più difficile dare il buon esempio e trasmettere davvero questa capacità ai nostri figli.
Parlo per esperienza: i bambini – e nel mio caso, le mie figlie – sanno perfettamente come manipolare noi genitori. E quando si è facilmente manipolabili – come purtroppo capita a volte anche a me – diventa molto meno probabile che un bambino sviluppi un sano senso di autodisciplina. Ho notato anche che la dinamica cambia a seconda del numero di figli: quando ci sono quattro figli, nessuno di loro ha davvero molte possibilità di manipolare i genitori singolarmente. Ma quando ce ne sono uno o due, come nel mio caso, la manipolazione diventa molto più facile.
Un errore a cui siamo condannatio è quella che chiamerei la minaccia oziosa. Quante volte ho detto, per esempio: «Basta, non andrai alla festa di compleanno domani». In quel momento mi sembrava una buona idea, pensavo di imporre una conseguenza, ma in realtà non avevo alcuna intenzione concreta di applicarla. Perché la verità è che voglio che mia figlia vada a quella festa; l’alternativa sarebbe trovarle qualcosa di altrettanto coinvolgente da fare, e spesso non ho né il tempo né le energie per farlo.
Alla fine, quella minaccia finisce per essere dimenticata, oppure – anche se mi capita di rispettarla – mi sento in colpa, oppure tutto si trasforma in tragedia, oppure mia figlia difficilmente riesce a cogliere un legame diretto tra il suo comportamento e la punizione ricevuta. Il tempo che passa tra l’azione e la conseguenza è semplicemente troppo lungo.
Ora, non sono affatto favorevole alla sculacciata, però devo ammettere che l’approccio più tradizionale aveva un suo punto di forza: le conseguenze arrivavano subito, erano certe, e quindi più efficaci. Le punizioni vaghe, rimandate, incerte… semplicemente non funzionano. Con noi funzionava anche la privazione della TV, di fatto il vero sostituto delle botte, Ma oggi esistono mille dispositivi mediatici e una privazione totale è prolungata è per definizione castigo sproporzionato.
ispirato da un klink di oggi 17/4/2025