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venerdì 3 marzo 2023

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lunedì 6 febbraio 2023

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lunedì 30 gennaio 2023

 DI COSA PARLO QUANDO PARLO DI NEGAZIONISMO CLIMATICO.


Il cambiamento climatico produce sia esternalità positive che negative. La domanda è quale sarà l'effetto netto.


Vedo che lo scenario positivo riceve poca attenzione. Il caldo è generalmente una cosa buona quando si ha freddo, una cosa cattiva quando si ha caldo. A causa della fisica dell'effetto serra, il calore aumenta nei tempi e nei luoghi dova fa più freddo, aumenta d'inverno più che d'estate, ai poli più che all'equatore. 


È difficile vedere un motivo a priori per aspettarsi che il cambiamento climatico ci faccia stare meglio o peggio. La terra e il suo clima, in fondo, non sono stati progettati per la nostra comodità, quindi non c'è motivo di credere che il loro stato attuale sia ottimale per noi. Noi stessi non siamo progettati per il clima attuale: nel corso della storia della nostra specie, il clima è variato molto di più rispetto ai cambiamenti previsti dal riscaldamento globale.


Ci sono almeno quattro effetti prevedibili del cambiamento climatico che appaiono inequivocabilmente negativi: innalzamento del livello del mare, caldo estremo più frequente, cicloni più forti e riduzione del pH degli oceani. 


Ci sono almeno quattro effetti inequivocabilmente positivi: espansione delle aree abitabili verso i poli, freddo estremo meno frequente, meno cicloni, fertilizzazione con CO2.


Non riesco a capire cosa prevarrà, e proprio per questo, mentre possso concepire un saldo "negativo", non sono sensibile all'idea di una catastrofe che giustifichi riforme radicali con alti costi per tutti. 


Ma se ho ragione, perché quasi tutti gli altri credono che il cambiamento climatico sia un problema terribile? A questo punto potrei intrattenermi sul "potere del male" e del negativo per fare colpoe catturare l'attenzione altrui, preferisco però un' altra risposta: nego che sia così. Se guardi le opinioni degli esperti come nei rapporti dell'IPCC o il lavoro di William Nordhaus, un economista che ha ricevuto un premio Nobel per il suo lavoro di stima del costo del cambiamento climatico, scopri che valutano il cambiamento climatico come indesiderabile ma non come la catastrofe che implica gran parte della discussione pubblica. Nordhaus, ad esempio, scrive che "la migliore ipotesi che formulo è che i danni economici causati dal cambiamento climatico senza interventi saranno dell'ordine del 2,5% della produzione mondiale all'anno entro la fine del ventunesimo secolo". Un danno decisamente contenuto! Qyasi irrilevante. Ultimamente è uscito un lavoro con stime più "costose" ma sono formulate a 300 anni da oggi, e postulano un blocco ad oggi della tecnologia. Direi che possono essere accantonate.

martedì 21 novembre 2017

Il Papa e il consenso scientifico sul riscaldamento globale antropogenico SAGGIO


Il Papa e il consenso scientifico sul riscaldamento globale antropogenico


Papa Francesco recentemente ha affermato che tra gli scienziati esisterebbe un consenso circa l’esistenza dell’ AGV (anthropogenic global warming).
Come al solito Papa Francesco parla con la disinvoltura del neofita capitato lì per caso, tuttavia vale la pena di riscontrare le sue pur vaghe affermazioni.
Fortunatamente esistono dei tentativi sistematici di sondare l’opinione degli scienziati sul tema del riscaldamento globale. Lo studio principale a disposizione, per esempio, passa in rassegna 11944 abstract (sono i sunti che precedono uno studio scientifico pubblicato su riviste soggette a peer review) classificandoli in sette differenti posizioni rispetto all’affermazione per cui l’ AGV () esiste.
1. Esplicitamente concorda e ritiene che l’uomo sia la causa principale del riscaldamento globale: 64
2. Esplicitamente concorda ma non quantifica il contributo dell’uomo al riscaldamento globale: 944
3. Implicitamente concorda e non minimizza il contributo dell’uomo al riscaldamento globale: 2910
4. Non prende posizione: 7970
5. Implicitamente rigetta o comunque minimizza il contributo dell’uomo al riscaldamento globale: 54
6. Esplicitamente minimizza anche se non quantifica il contributo dell’uomo al riscaldamento globale: 15
7. Esplicitamente minimizza e ritiene trascurabile il contributo dell’uomo al riscaldamento globale: 9.
In un certo senso, sebbene all’interno di una tendenza chiara, la ricerca conferma una certa divisione (la comunità scientifica è come tutte le altre comunità e produce un cospicuo effetto trascinamento).
Sì noti poi che a ritenere in modo esplicito che l’uomo sia la causa PRINCIPALE del riscaldamento globale è solo il 1,6% degli studi.
Ci sono addirittura scienziati i quali hanno affermato a chiare lettere che una certa forzatura nelle espressioni usate per giudicare il fenomeno è eticamente ammissibile se ha di mira la sensibilizzazione del pubblico!
E comunque il problema di Papa Francesco (e di molti ambientalisti) con il riscaldamento globale non riguarda tanto la sua esistenza quanto la reazione ad esso. Le leve più efficaci a nostra disposizione fanno fulcro sul mercato e sulla tecnologia, in questo senso non cambiano affatto i nostri stili di vita (che a volte sembra la vera preoccupazione di certo “ecologismo”), anzi, rischiano di aumentare le diseguaglianze sociali.
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giovedì 14 settembre 2017

Il Papa e il consenso sul riscaldamento globale

Esistono dei tentativi sistematici di sondare l'opinione degli scienziati sul tema del riscaldamento globale. Lo studio principale a disposizione, per esempio, passa in rassegna 11944 abstract classificandoli in sette differenti posizioni rispetto all’affermazione per cui l’ AGV (anthropogenic global warming) esiste.

1. Esplicitamente concorda e ritiene che l'uomo sia la causa principale del riscaldamento globale: 64

2. Esplicitamente concorda ma non quantifica il contributo dell'uomo al riscaldamento globale: 944

3. Implicitamente concorda e non minimizza il contributo dell'uomo al riscaldamento globale: 2910

4. Non prende posizione: 7970

5. Implicitamente rigetta o comunque minimizza il contributo dell'uomo al riscaldamento globale: 54

6. Esplicitamente minimizza anche se non quantifica il contributo dell'uomo al riscaldamento globale: 15

7. Esplicitamente minimizza e ritiene trascurabile il contributo dell'uomo al riscaldamento globale: 9.

In un certo senso, sebbene all’interno di una tendenza chiara, la ricerca conferma una certa divisione (la comunità scientifica è come tutte le altre comunità e produce un cospicuo effetto trascinamento). 

Sì noti poi che a ritenere in modo esplicito che l'uomo sia la causa PRINCIPALE del riscaldamento globale è solo il 1,6% degli studi.

Ci sono addirittura scienziati i quali hanno affermato a chiare lettere che una certa forzatura nelle espressioni usate per giudicare il fenomeno è eticamente ammissibile se ha di mira la sensibilizzazione del pubblico!

E comunque il problema di Papa Francesco (e di molti ambientalisti) con il riscaldamento globale non riguarda tanto la sua esistenza quanto la la reazione ad esso. Le leve più efficaci a nostra disposizione fanno fulcro sul mercato e sulla tecnologia, in questo senso non cambiano affatto i nostri stili di vita (che a volte sembra la vera preoccupazione di certo “ecologismo”), anzi, rischiano di aumentare le diseguaglianze sociali. 

venerdì 18 dicembre 2015

Posso dire che l'ambientalismo è una bufala?

Perché?
Forse perché la temperatura del pianeta non si stia alzando?
Forse perché su questo trend le attività umane non incidano in alcun modo?
No, per altri motivi facili da capire se solo si fa la conoscenza dell’ “Ambientalista Standard” (AS). Una personalità a dir poco illuminante.
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Dio è morto e la persona che più ne ha risentito è proprio lui.  Fortunatamente, dopo un periodo di sbandamento ha trovato Gaia e i computer dell’ IPCC, così la sua vita di misero laico alla deriva è rifiorita acquistando nuovo senso.
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Eschimesi e beduini, ghiaccio e deserto, Toronto e Arizona. La civiltà umana fiorisce in tutte le condizioni ambientali, ne abbiamo prove continue dalla storia. Eppure l’ AS considera l’aumento di due gradi centigradi (tra un secolo) come la porta della Catastrofe.
Dall’India all’Europa, dalla Scandinavia alle Americhe, l’uomo è sempre migrato in condizioni avverse migliorando la sua vita. Eppure l’AS sente incombere l’apocalisse qualora l’aumento di due centimetri del livello marino costringerà qualche riccone a trasferirsi dalla propria villa in Florida (tra un secolo).
Nucleare, geoengeneering, carbon tax, cape and trade… le soluzioni fattive al riscaldamento globale non mancano. Ma provate solo a vedere la faccia dell’ AS quando vengono messe sul tappeto. Un mix di orrore e disgusto. E’ chiaro che l’AS non tolleri molto le alternative al “vegetarianesimo” o al “fare meno docce” o al “km 0”.
AS vorrebbe tanto salvare l’umanità, ha in grande considerazione l’umanità. Peccato che consideri un po’ meno l’uomo, in particolare le sue capacità di adattamento. AS non ama la storia, che ha il torto di esaltare proprio queste capacità: lui guarda avanti, non indietro. Guarda al futuro, all’ Uomo Nuovo. Quello vecchio lo disturba, troppo poco mistico, troppo poco prevedibile, troppa inventiva, troppa resilienza.
E che atteggiamento tiene AS nei confronti di “carbone & petrolio”? Odio, repulsa e un senso di degrado. Strano perché chi ama l’uomo dovrebbe alzare un altarino a “carbone & petrolio” visto quanto hanno migliorato le nostre vite, semmai dispiacersi del fatto che il loro utilizzo prolungato potrebbe – forse - comportare qualche inconveniente in un futuro piuttosto lontano.
La materia è complessa, come ama dire chi ritiene di aver domato questa complessità. Anche per questo le poche previsioni verificabili segnalano errori, normale. Un po’ meno normale che si tratti di errori sempre nello stesso senso. La cosa non sembra però turbare troppo l’ AS, d’altronde nell’”ambiente” non mancano certo le variabili da reperire per giustificare le precedenti imprecisioni senza alterare le conclusioni. i modelli non vanno mai “corretti”, al massimo possono essere “integrati” affinché mantengano fedeli sempre la medesima direzione di marcia precedente.
Gli AS sono molto interconnessi tra loro, si vedono, discutono, ma soprattutto si scambiano e-mail dove sottolineano il valore civile del “taroccamento dati” su queste delicate materie.
AS ama le previsioni secolari, quelle in cui è lecito prevedere un po’ di tutto e dove l’irrazionalità religiosa puo’ travestirsi più facilmente da “principio di precauzione”.
Alcuni teologi cristiani hanno teorizzato l’assenza dell’ Inferno. Nella teologia AS manca invece il Paradiso: gli eventi estremi considerati sono solo quelli negativi.
L' AS affida le soluzioni alla Politica Attiva auspicando una fantomatica “grande riforma”, la Politica a sua volta sottolinea la ragionevolezza degli allarmi AS e come il buon senso ci inviti a considerarli. AS si sente gratificato da tanta considerazione (e dai fondi per la ricerca che riceve), il Politico si sente rafforzato dai nuovi poteri incassati per far fronte al mandato. Così tutti vissero felici e contenti. Per “tutti” intendo gli AS e i Politici.
AS si concentra sulle “generazioni future”, vuole salvarle costi quel che costi. Il fatto che rischi (eufemismo) di impoverirle non rientra nel suo schema mentale, non rientra nemmeno nel suo lessico che, essendo cripto-teologico, contempla solo il termine “salvare”.
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Ecco, conoscendo meglio la personalità dell’ “Ambientalista Standard” abbiamo più informazioni su come fare la tara al messaggio che passa dai media e dalle accademie.
Bè, fatta la tara mi sembra si possa parlare di quasi-bufala. Perché non preoccuparsi degli asteroidi vaganti (spostando lì qualche fondo)? A conti fatti mi sembra una minaccia non meno concreta.