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venerdì 13 gennaio 2012

Espianto

Ligeti ha sempre voluto superuomini per interpretare la sua musica. E quando li trovava, andava su tutte le furie: non lo erano mai abbastanza.

Dietro l’ infantile capriccio si celava un risentimento: il suo teatrale odio verso lo strumentista, in particolare verso l’ uomo che si porta sempre dietro e fa capolino non appena preme un tasto, distende il diaframma o manipola una chiave. Un sentimento ostile col quale prolunga la sua opera.

Ha sempre aspirato ad espellere l’ “umano”, a superarlo: a volte verso l’ alto (con il teocentrico Lux Aeterna), a volte verso il basso (con lo stronzocentrico Grand Macabre).

Un tipo così appena ha potuto si è liberato dei musicisti in favore di ingegneri e programmatori. Sono loro le sue guide nel magico mondo della musica automatica, approdo ideale per una poetica del “disumano”. Vera Florida per le mummie in pensione.

Pur di espiantare gli organisti dall’ organo rinuncia a ben 19 tasti limitandosi ai 42 degli strumenti a manovella. Che meraviglia! Soprattutto perché nel pacchetto è allegato un organista con 42 dita che non sente mai l’ esigenza di andare al gabinetto sul più bello o di dover dire la sua sull’ esecuzione del pezzo chiamando questa asfissiante rottura “preziosa collaborazione”. Al diavolo le “preziose collaborazioni”.

No! Mai più inani tavole rotonde sull’ importanza del gesto esecutivo! Solo contemplazione e flessibili schede che mute si lasciano docilmente perforare.

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Qui di seguito è invece un malcapitato piansta a essere espiantato: sloggia altezzoso dai velluti del seggiolino, tira su i suoi quattro stracci e prende la porta offesissimo, proprio lui che domava con tanta sicumera anche il terzo di Rachmaninov. Lo seguono due code nere più indignate che inamidate.

Dalla porta di servizio entra mesto mesto in salopette il perito Itis a sistemare i cavi nella cordiera.

 

Genealogia: Conlon Nancarrow

Gyorgy Ligeti – Mechanical music

p.s. congedo rock:

martedì 3 maggio 2011

Organo con forza

Forse non c’ è disco migliore per farsi un’ idea delle spaventose potenzialità timbriche che lo strumento libera quando è ingaggiato dalla musica contemporanea.

organo con forza

Dopo l’ addomesticamento  haydniano, lo si credeva definitivamente mansueto, ma qui, in uno scatenato rodeo, l’ organo torna bestia pazza che mugghia e ruggisce: a stento il giogo di mani e piedi tra i più sapienti in circolazione, riesce a “tenerlo sotto” incanalandone  l’ imprevedibile energia.

Ieri il musicista/sacerdote lo chiamava ad intonare trionfante le lodi di nostro Signore, con le navate a fungere da corsia.

Ma oggi il compositore recita la parte dello scienziato: ora gioca a fare il metereologo, ora il biologo, ora il fisico, ora l’ otorino, ora il cosmologo… sulle molteplici tastiere ridisegna la configurazione delle nubi, la combinatoria cieca del processo evolutivo, i tentoni delle claustrofobiche entropie, gli arrossamenti gutturali e le statiche traettorie degli immensi pianeti. Nulla sembra più visibile in volto, vis à vis, tutte le visioni passano attraverso l’ allucinata rifrazione di mille specchietti ricurvi. Quando poi il Maestro recita la parte dello scienziato pazzo, allora sono furie inconsulte.

Ma nell’ un caso come nell’ altro, il Mistero di fondo – con tutta la sua ricchezza di senso - resta intatto e il vinile sul piatto sembra antropomorfizzarsi per versare una nera lacrima.

Angelo Bramanti and Giuseppe Siracusa

 

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Organ Recital: Ericsson, Hans-Ola Ericsson (Organo con forza) – Phono Suecia