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venerdì 11 novembre 2016

Perché e come disintossicarsi dai giornali

L’uomo saggio non legge il giornale.
Il giornalista è il pericolo pubblico numero uno.
Secondo il Rolf Dobelli di “Avoid News” le cose stanno pressappoco  in questi termini: la vera dieta che rinvigorisce corpo e spirito sta nel non esporsi alle notizie che oggi ci assediano. Sono talmente numerose che una selezione adeguata somiglia molto ad un’eliminazione totale.
Siamo informatissimi senza conoscere niente, ecco il frutto amaro dell’ “assedio informativo”.
In campo alimentare tutti conosciamo i problemi d’abbondanza (obesità, diabete…), in campo informativo i guai sono ancora più seri.
Tanti zombi “super-notiziati” si aggirano catatonici per la città e presto o tardi ci uniremo alla loro vacua infelicità.
Il numero di guai che radio e giornali portano con loro è cospicuo e farne una cernita è opera preziosa: innanzitutto ti ingannano, l’indulgere al sensazionalismo  deforma l’immagine del reale che forniscono del mondo…
… Take the following event. A car drives over a bridge, and the bridge collapses. What does the news media focus on? On the car. On the person in the car. Where he came from. Where he planned to go. How he experienced the crash (if he survived). What kind of person he is (was). But –that is all completely irrelevant. What’s relevant? The structural stability of the bridge…
Gli esempi si moltiplicano
… •Terrorism is overrated. Chronic stress is underrated. •The collapse of Lehman Brothers is overrated. Fiscal irresponsibility is underrated. •Astronauts are overrated. Nurses are underrated. •Britney Spears is overrated. IPCC reports are underrated. •Airplane crashes are overrated. Resistance to antibiotics is underrated…
I giornali possono essere abbandonati anche perché cio’ che ci dicono è irrilevante.
In un anno il lettore di un quotidiano legge circa 10.000 storie: praticamente nessuna lo aiuta a prendere decisioni importanti. Non esiste alcuna evidenza che chi “macina” giornali dalla mattina alla sera poi decida meglio di chi osserva uno stretto digiuno. Resta giusto il divertimento della lettura, ma allora meglio un videogioco
… In 1914, the news story about the assassination in Sarajevo dwarfed all other reports in terms of its global significance… The first Internet browser debuted in 1995. The public birth of this hugely relevant piece of software barely made it into the press despite its vast future impact…
I giornali ci rendono più stupidi.
Sui giornali si parla di effetti, mai di cause. E’ tutto un accapigliarsi sugli effetti più superficiali. Ma i fatti importanti sono le cause, senonché, spesso, le cause sono delle non-storie che ai giornali non interessano.
I giornali sono tossici: favoriscono lo stress cronico…
… News constantly triggers the limbic system. Panicky stories spur the release of cascades of glucocordicoid (cortisol). This deregulates your immune system and inhibits the release of growth hormones…
I giornali inducono all’errore cognitivo… Il confirmation bias per esempio:
… We automatically, systematically filter out evidence that contradicts our preconceptions…
O lo story bias:
… Our brains crave stories that “make sense”– even if they don’t correspond to reality… This reminds me of high school. My history textbook specified seven reasons (not six, not eight) why the French Revolution erupted. The fact is, we don’t know why the French Revolution broke out…
I giornali c’incasinano gratuitamente il pensiero.
Pensare richiede concentrazione e il bombardamento di notizie non la concede…
… In a 2001 study1 two scholars in Canada showed that comprehension declines as the number of hyperlinks in a document increase…
I giornali ci deformano il cervello.
I giornali sono una droga: se ci imbattiamo in una storia o in una polemica vogliamo seguirla fino in fondo e il giornale ci viene incontro liofilizzandola e liberandola da ogni complicazione. Dopo poco, saremo in grado di assumere informazioni solo in questa forma “svilita”…
… The human brain is highly plastic. Nerve cells routinely break old connections and form new ones. When we adapt to a new cultural phenomenon, including the consumption of news, we end up with a different brain. Adaptation to news occurs at a biological level. News reprograms us. Most news consumers –even if they used to be avid book readers –have lost the ability to read and absorb lengthy articles or books… Michael Merzenich (University of California, San Francisco), a pioneer in the field of neuroplasticity: “We are training our brains to pay attention to the crap.”Deep reading is indistinguishable from deep thinking…
Leggere i giornali è estremamente costoso. I giornali sono una tassa sulla produttività:
… First, count the consumption-time that news demands…Second, tally up the refocusing time – or switching cost… Third, news distracts us even hours after we’ve digested today’s hot items. News stories and images may pop into your mind hours, sometimes days later…
I giornali minano i nessi tra reputazione e valori reali.
La fama mediatica è spesso illusoria e sganciata da quelli che noi pensiamo essere i meriti effettivi.
I giornali riportano le notizie e le notizie sono un passaparola dei giornalisti
… My estimate: fewer than 10% of the news stories are original. Less than 1% are truly investigative…
i fatti riportati sui giornali sono spesso errati.
Quando feci un incidente automobilistico di una certa importanza la cosa fu ripresa dal giornale locale e mi accorsi della marea di imprecisioni riportate, dal luogo, alle macchine coinvolte, alla dinamica, e chi più ne ha più ne metta.
Leggendo i giornali subisci una manipolazione.
Per capire che uno ci sta raccontando una balla dobbiamo guardarlo in faccia, tramite i giornali è molto più facile. Magari non ti vendono la balla ma di certo una selezione distorta delle notizie e una sequela di reticenze calcolate ad arte…
… Our evolutionary past has equipped us with a good bullshit detector for face-to-face interactions… Stories are selected or slanted to please advertisers (advertising bias) or the owners of the media (corporate bias), and each media outlet has a tendency to report what everyone else is reporting, and to avoid stories that will offend anyone (mainstream bias)
I giornali ci rendono passivi.
Di fronte alle grandi notizie del mondo non puoi influire, ti fai piccolo piccolo e cominci a coltivare un certo fatalismo…
… Viewed on a timeline, the spread of depression coincides almost perfectly with the growth and maturity of the mass media…
I giornali ti lavano la coscienza
… “We may want to believe that we are still concerned. We sing “We Are the World”…
I giornali uccidono la tua creatività.
I giornali sono ripetitivi e le cose che già sappiamo uccidono la creatività (per questo gli innovatori sono spesso giovani)…
… I don’t know a single truly creative mind who is a news junkie. On the other hand, I know a whole bunch of viciously uncreative minds who consume news like drugs…
Cosa fare al posto di leggere i giornali?
… Cut it out completely. Go cold turkey. Glance through the summary page of the Economist once a week. Go for magazines that connect the dots…
 
giornali

martedì 21 dicembre 2010

Giornalismo d' inchiesta

Diciamolo, da noi esiste un po' il mito del "giornalismo d' inchiesta" americano, è una pratica benemerita finchè non strizza l' occhio al "complottismo", altra mania mai sopita dalle nostre parti.

Recentemente, il format preferito dai cultori del genere è stato la docu-fiction.

Il problema maggiore con la docu-fiction è che non si capisce mai bene cosa sia "docu" e cosa sia "fiction".

Prendiamo il nostro amico Michael Moore, campione simultaneo di inchieste e "complottismo".

Ricordate il bisturi tagliente con il quale ispezionava lo stato della sanità americana? Il punto di forza era l' imbarazzante confronto con gli splendori cubani.

Ma...

Che figuraccia per Michael Moore. E per colpa di suoi due amici, poi: Fidel Castro, il dittatore davanti al quale il regista usa prosternarsi con reciproca soddisfazione, e Julian Assange, per la cui libertà Moore sta firmando, ironia della sorte, appelli e petizioni. Che figuraccia, perché da uno dei cablo intercettati e resi pubblici da WikiLeaks, si apprende che il regime castrista aveva vietato negli anni scorsi nei cinema dell' Avana la proiezione di Sicko, il film con cui Michael Moore voleva dimostrare che la sanità socialista cubana era di gran lunga migliore di quella capitalistica «amerikana». La solita denuncia delle malefatte dell' imperialismo yankee e la solita glorificazione della tirannia castrista, descritta come un paradiso sanitario in lotta perenne contro il mostro di Washington. Ma come, se era un panegirico perché allora i burocrati cubani ne hanno vietato la diffusione? Se era una mediocre operazione di servilismo filo-castrista, molto frequente nel cinema americano (da Oliver Stone a Sean Penn), perché mai i censori comunisti dell' Avana si sono premurati di proibirlo? La spiegazione, messa in evidenza dai dispacci resi pubblici da Assange, ha del paradossale. Ma è vera. Si è appreso infatti che Moore, a dimostrazione dell' eccellenza della sanità cubana, ha girato il suo filmetto nelle cliniche esclusivamente riservate ai papaveri del Partito, alla cricca al potere che nei Paesi del socialismo reale viene comunemente definita nomenclatura. I grandi ospedali descritti da Moore erano i luoghi del privilegio da cui erano esclusi tutti gli altri poveri cubani. Ecco la ragione del divieto: la popolazione cubana, vedendo le scene riprese da Moore per fare un favore al regime, si sarebbe molto inalberata nel constatare le condizioni dorate della nomenclatura. Meglio proibire. Meglio censurare. Per Moore una figuraccia. Tutta una vita a mostrarsi coraggioso e indipendente, ed è bastato un cablo a dimostrare di che pasta è veramente fatto il vendicatore dei torti americani e il cantore delle dittature: all' Avana sì, ma solo con i dollari. E le bugie.

http://archiviostorico.corriere.it/2010/dicembre/21/Servilismo_diventa_Trappola_Michael_Moore_co_9_101221049.shtml

Peccato che questi "ma" arrivano solo dopo anni, quando ormai il "dibattito" è morto e sepolto e il nostro eroe si è già lanciato verso nuove imprese demistificatorie.

Con certa gente i "ma" arrivano tardi... "ma" sempre.

lunedì 25 ottobre 2010

La Reginetta dei puntini di sospensione

Ostellino sulla Gabanelli.

Un' inchiesta giornalistica sulla villa all' estero di un uomo politico, che appuri, e lo dica, che l' ha comprata attraverso una legale società off shore, ma esportando illegalmente valuta, è un servizio all' opinione pubblica, che è giusto sappia di che pasta sono fatti i suoi rappresentanti. Guardare nelle tasche dei potenti, e denunciarne le eventuali illegalità, fa bene alla democrazia. Un' inchiesta giornalistica sulla villa all' estero di un uomo politico - che dica il falso, sostenendo che l' ha comprata esportando illegalmente valuta, per comprometterlo agli occhi dell' opinione pubblica - risponde all' interessato, se questi fa querela, davanti a un tribunale. Non è giornalismo, bensì propaganda politica, della quale il giornalista risponderà ai suoi lettori o telespettatori, che, da quel momento, saranno legittimati a non comprare più il giornale o non guardare la trasmissione televisiva sui quali è comparsa. Un' inchiesta giornalistica sulla villa di un uomo politico, che ne parli (solo) come oggetto in sé di pettegolezzo - allo scopo di suscitare nell' opinione pubblica «invidia sociale» e indurla alla riprovazione per l' esibizione di ricchezza - è un espediente demagogico per prendersela con i ricchi. Se l' inchiesta trascura, lasciandolo nel vago, come l' uomo politico l' ha comprata - inducendo l' opinione pubblica contraria a farne, senza prove, motivo di delegittimazione dell' uomo politico - è una mezza inchiesta. Siamo nel cattivo giornalismo, che la trascuratezza sia voluta o casuale.

Anche ad un osservatore distratto come me non sfugge la partigianeria della giornalista Gabanelli.

Fin qui nulla di male, gli imparziali sono di solito scipiti, i faziosi hanno una bella scorta di sale e spesso ne fanno un uso sapiente.

Oltretutto per lei lasciavo volentieri aperta una possibilità di salvezza, ovvero: c' è chi conduce in modo fazioso l' inchiesta che decide di condurre, c' è chi si limita a scegliere faziosamente l' inchiesta da condurre e c' è poi chi conduce le proprie inchieste fziose senza pretendere che siano le vittime a stipendiarlo.

Con beneficio d' inventario, e vista la superficialità delle mie visioni, lasciavo la Gabanelli nella seconda categoria, quella che racchiude i "faziosi" per tenerli al riparo dal contagio dei "faziosi impuniti", la prima categoria. Quanto alla terza, i faziosi a cui levare il cappello, non era purtroppo alla sua portata.

[... già, seconda categoria... per quanto, specie nel "caso Antigua", notassi l' uso ossessivo dei... puntini di sospensione. Non saprei come chiamarli: nell' horror ci sono inconfondibili musichette che adombrano un crimine terribile, nell' inchiesta giornalistica italiota ci sono... i puntini di sospensione (li ha inventati Lucarelli). Solo che nell' horror prima o poi la musica collassa e noi saltiamo sulla sedia, mentre l' inchiesta italiota punta tutto e solo sul presentimento dell' informato... uno stress nervoso privo di catarsi]

Ora pare proprio che Ostellino ci inviti a prendere in considerazione lo spostamento della Gabanelli nella prima categoria, la più infamante.