Visualizzazione post con etichetta hal herzog. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta hal herzog. Mostra tutti i post

lunedì 9 ottobre 2017

Perché non andiamo a tormentare il gatto? SAGGIO


Perché non andiamo a tormentare il gatto?


I bambini che compiono abusi sugli animali diventeranno adulti violenti?
Tormentare gli animali è solo una monelleria infantile o anche l’indicatore di una psicopatologia?
Per qualcuno noi siamo crudeli di natura, i nostri antenati erano probabilmente delle scimmie antropomorfe carnivore che si dilettavano a smembrare le loro prede 😦 .
Altri ritengono invece che i nostri bambini siano gentili e che l’insensibilità verso gli animali venga installata da una cultura che promuove attività come la caccia.
Lo stesso Charles Darwin nella sua biografia scrisse che da bambino aveva picchiato un cagnolino semplicemente per assaporare il “gusto del potere”.
L’antropologa Margaret Mead pensava che una delle cose più pericolose che potesse accadere a un bambino fosse quella di uccidere o torturare un animale: ne sarebbe rimasto segnato per sempre.
Nei primi studi sul tema si intervistavano gruppi di criminali aggressivi, gruppi di criminali non aggressivi e gruppi di non criminali, facendo poi i dovuti confronti.
Nel primo gruppo era più probabile trovare soggetti che avessero ripetutamente compiuto abusi sugli animali.
L’idea del nesso tra crudeltà infantile verso gli animali e violenza da adulti si è talmente consolidato che per designarlo è stata coniata l’espressione “The Link” (registrata all’ufficio copyright).
serial killer Albert De Salvo, lo strangolatore di Boston, Jeffrey Dahmer, il mostro di Milwaukee, e molti altri sono stati tutti accusati di crudeltà infantile verso gli animali.
Ma un esame condotto su 354 casi di omicidi seriali ha riscontrato che quasi l’ 80% degli autori non aveva esperienze precedenti note di crudeltà verso gli animali. E la connessione è ancora più tenue quando si rivolge l’attenzione ai ragazzi stragisti nelle scuole.
Tuttavia, l’ American Psichiatric Association ancora include la crudeltà verso gli animali fra i criteri diagnostici dei disturbi della condotta.
E recentemente uno studio come quello di Linda Merz-Perez e Catherine Heide insiste sul nesso.
Ma il sociologo Arnold Arluke, nel confrontare la fedina penale di alcuni soggetti che nell’infanzia erano stati condannati per abusi sugli animali con quella di un gruppo di cittadini “immacolati”, lo smentisce
Ai corsi di logica impariamo che se tutti gli A sono B, non vuol dire che tutti i B siano A. Il fatto che la maggior parte dei dipendenti da eroina abbia cominciato fumando marijuana non implica che fumare l’erba farà di te un tossico. La stessa cosa può dirsi del nesso tra violenza verso gli animali e criminalità: il bambino che strappa le ali a una falena non è particolarmente predisposto all’omicidio.
Se si studia la storia pregressa dei criminali e la si mette a confronto con quella dei soggetti rispettosi della legge ci si accorge che la percentuale di molestatori di animali non varia granché. Almeno se stiamo al lavoro certosino realizzato daEmily Patterson-Kane e Heather Piper.
Ci sono cose che effettivamente facilitano la predizione di un futuro violento, per esempio la propensione di certi bambini a picchiarsi fra loro, oppure l’abitudine a mentire sistematicamente, oppure ancora l’inclinazione ad appiccare incendi. Ma la crudeltà verso gli animali non è affatto predittiva. Almeno, così dice Suzanne Goodney Lea, andatevi a cercare i suoi lavori su internet.
Ma perché i bambini molestano gli animali? La risposta più frequente che danno loro stessi è di questo tenore: “non avevamo niente da fare, ci annoiavamo, e allora abbiamo detto: perché non andiamo a torturare il gatto?”.
Arnold Arluke avanza un’ipotesi drastica, è convinto che, per molti bambini, la crudeltà verso gli animali sia una componente normale della crescita, contribuisce a cementare i legami fra i cospiratori “complici nel crimine”.
Altri pensano al bambino come ad un esploratore compulsivo, e fanno rientrare le molestie agli animali in questa attività di “ricerca”.
La cosa migliore, ad ogni modo, è affrontare il problema in sé per sé senza trasformare i bambini dediti a questa attività in potenziali adulti psicopatici.
animali

martedì 16 maggio 2017

Antropozoologia SAGGIO

Antrozoologia. La nuova scienza delle interazioni fra esseri umani e animali - Amati, odiati, mangiati: Perché è così difficile agire bene con gli animali di Hal Herzog
Come dobbiamo trattare i nostri animali?
Forse negli studi morali non esiste domanda con uno spettro di risposte tanto ampio...
... Il dibattito sullo statuto morale degli animali è diventato un tema pubblico talmente conflittuale da indurre l’FBI a inserire le frange estremiste dell’attivismo animalista tra le maggiori minacce di terrorismo interno degli Stati Uniti...
La nostra relazione con gli animale è per molti versi misteriosa, per capirlo tocchiamo qualche tematica specifica.
***
Sapete cos'è la pet therapy?...
... Il termine «pet therapy»5 fu coniato nel 1964 da Boris Levison, uno psichiatra infantile che scoprì come alcuni bambini con i quali era difficile lavorare diventassero più aperti se giocavano con il suo cane Jingles...
Taluni benefici della pet therapy sembrerebbero misurabili...
... Janell Miner e Brad Lundahl, della University of Utah, hanno analizzato i risultati di quarantanove studi pubblicati sull’efficacia della AAT6 in bambini, adolescenti, adulti e anziani in situazioni disparate, dagli studi medici alle strutture di ricovero a lungo termine. Ne è emerso che i cani erano i terapeuti animali più comuni e che la AAT veniva impiegata più sovente con persone affette da problemi di salute mentale che disturbi fisici. Nella maggior parte degli studi (ma non in tutti), dall’interazione con i loro terapeuti non umani i soggetti ottenevano benefici misurabili. E, in media, il grado del loro miglioramento era all’incirca pari a quello che individui colpiti da depressione ricavano da farmaci quali il Prozac...
Fin qui i cani. Ma con i delfini è diverso...
... La terapia con i delfini, però, è più controversa della AAT che impiega cani o cavalli. Tanto per cominciare, i delfini utilizzati per la terapia sono animali selvatici tenuti in cattività contro la loro volontà. Per giunta, molte delle affermazioni sui loro sedicenti poteri curativi sono decisamente eccessive:7 interagire con i delfini, viene detto, sarebbe in grado di alleviare la sindrome di Down, l’AIDS, il mal di schiena cronico, l’epilessia, la paralisi cerebrale, l’autismo, i disordini dell’apprendimento, la sordità, e ridurrebbe persino i tumori... La delfinoterapia attira soprattutto genitori disperati che pagherebbero per qualunque cosa che prometta di aiutare i loro figli affetti da disordini quali l’autismo o la sindrome di Down...
Stornatoo l'effetto Hawthorne, resta ben poco dei tanto proclamati benefici...
... Qualcosa come l’effetto Hawthorne, cioè il fare semplicemente una nuova esperienza, potrebbe spiegare i miglioramenti osservati in alcuni pazienti sottoposti alla delfinoterapia? Proviamo a pensarci. Oltre a ritrovarsi a tu per tu con una delle più affascinanti creature del pianeta, si soggiorna in luoghi meravigliosi, si trascorre il tempo facendo il bagno in mari tropicali e si è immersi in un ambiente molto supportante in cui le proprie aspettative di successo sono elevatissime...
Come minimo si può concludere che i cani sono meglio dei delfini...
... Un gruppo di ricercatori tedeschi9 ha rigorosamente osservato delle sessioni in cui alcuni delfini interagivano con un gruppo di bimbi con handicap mentali e fisici in un programma di delfinoterapia alle Florida Keys. Hanno scoperto che la maggior parte dei delfini ignorava i bambini e che fra gli animali non si svolgeva quel gran parlare ultrasonico. Di fatto, durante ciascuna sessione, i bambini erano esposti a una media di soli dieci secondi di ultrasuoni di delfini, tutt’altro che sufficiente per essere di beneficio. I ricercatori hanno concluso che i bambini avrebbero ottenuto maggior giovamento giocando con dei cani...
E che dire della buona comunicazione dei delfini? Giova a chi si relaziona con loro?
Se ne sono occupati due studiosi non sospetti Lori Marino e Scott Lilienfeld, sono loro ad aver scoperto. per esempi, che i delfini riescono a riconoscersi allo specchio. Ai due gli studi precedenti sul tema apparivano difettosi...
... Lori e Scott hanno rigorosamente valutato i metodi impiegati dagli studi pubblicati a sostegno dell’efficacia della delfinoterapia in disordini quali depressione, dermatite, ritardo mentale, autismo e ansia. Hanno riscontrato che tutti presentavano delle deficienze metodologiche:10 campioni troppo piccoli, mancanza di misurazioni oggettive del miglioramento, gruppi di controllo inadeguati, incapacità di separare gli effetti prodotti dai delfini da un’accresciuta sensazione di benessere derivante dal fare cose nuove in ambienti piacevoli, conflitti di interesse dei ricercatori...
La loro ricerca non evidenza particolari benefici dal contatto prolungato con esseri tanto "comunicativi"...
... In contrasto con gli esiti di questi studi, Lori e Scott affermano che non esistono evidenze scientifiche valide a conferma dell’efficacia della delfinoterapia come trattamento per nessuno dei disordini indicati dai suoi sostenitori. Sono convinti che sia tutta pseudoscienza...
Al contrario, i delfini possono essere pericolosi...
... I delfini possono essere aggressivi, anche verso dei bambini che si suppone debbano curare. Un recente studio ha scoperto che metà delle oltre quattrocento persone che hanno lavorato professionalmente a contatto con mammiferi marini hanno subito lesioni traumatiche,11 e che alcuni partecipanti a programmi di delfinoterapia sono stati colpiti, morsicati, speronati (in quest’ultimo caso con il risultato di una costola rotta e un polmone perforato). Da questi terapeuti animali si possono inoltre contrarre malattie cutanee...
Aggiungiamoci le questioni etiche...
... La delfinoterapia solleva anche pesanti questioni etiche. Per gli psicologi clinici diventare terapeuti è una scelta, per i delfini no...
***
Alto tema: le persone somigliano al loro cane?
Per alcuni il cane è poco più di un accessorio di moda...
... Nicole Richie, l’attrice californiana, prese alla lettera l’idea che il suo cane fosse un’estensione di se stessa quando si fece fare le extension ai capelli di un colore che si abbinasse alle extension che aveva in precedenza fatto fare al suo cane, Honey Child...
Lo stereotipo sulle somiglianze è chiaro...
... i motociclisti tarchiati con tatuaggi da galera propendono per i pitbull; le modelle dalle gambe lunghe e sinuose passeggiano in Park Avenue con una coppia di smilzi afgani al guinzaglio...
Ma sembrerebbe anche accurato...
... Lo psicologo ed esperto di cani della University of British Columbia di Vancouver Stanley Coren pensa che non sia un’ipotesi poi così peregrina. In fondo, gli psicologi sociali hanno scoperto che, nella sfera sentimentale, le persone sono attratte da partner attraenti all’incirca quanto loro stesse. Perché la scelta dell’animale con cui vivere non dovrebbe seguire lo stesso principio?...
Non mancano verifiche sperimentali di un certo livello...
... Coren chiese a donne con differenti tagli di capelli di assegnare dei punteggi a immagini di quattro razze canine che differivano nella forma delle orecchie. Ciascuna donna votava in base a quanto le piacesse l’aspetto di ogni cane, e a quanto le sembrasse amichevole, fedele e intelligente. Come aveva previsto, il ricercatore riscontrò che le donne con capelli lunghi preferivano springer spaniel e beagle mentre le donne con capelli corti basenji e husky. Inoltre, le donne con capelli corti hanno valutato i cani con orecchie a punta come più amichevoli, più leali e più intelligenti...
Michael Roy e Nicholas Christenfeld sono due studiosi dediti al problema. Hanno testato la cosiddetta "teoria della convergenza"...
... I ricercatori hanno formulato due possibili ragioni per cui le persone potrebbero essere simili ai propri cani: convergenza e selezione. Secondo la teoria della convergenza, padrone e cane andrebbero via via assomigliandosi nel corso degli anni. Di primo acchito, sembra un’idea assurda. Però vi sono evidenze empiriche del fatto che le coppie sposate da lungo tempo in effetti convergono nell’aspetto assunto dai loro volti. Per giunta, le persone obese tendono ad avere cani in sovrappeso...
Nonché la teoria concorrente della selezione...
... secondo la teoria della selezione, tutti noi inconsciamente cercheremmo animali che ci assomiglino nel momento in cui ne scegliamo uno da portarci a casa...
L'esperimento escogitato dai due...
... Allo scopo di testare questa idea, Roy e Christenfeld sono andati in giro per i parchi e hanno scattato fotografie di persone con i loro animali da compagnia. Poi con queste immagini hanno creato dei set comprendenti una foto del proprietario o della proprietaria, una del suo cane e una di un altro cane. Quindi hanno chiesto ad alcuni studenti universitari di abbinare il padrone al cane giusto. Se la scelta degli animali fosse stata soltanto casuale, gli studenti avrebbero dovuto fare i giusti accoppiamenti in circa il 50 per cento...
Ne esce confermata la teoria della selezione...
... I ricercatori ritenevano che quella fornita dalla selezione costituisse una spiegazione migliore dell’aspetto simile fra cane e padrone rispetto a quella derivante dalla convergenza. La loro previsione era dunque che gli accoppiamenti sarebbero risultati esatti solo con razze pure e che non si sarebbe riscontrata alcuna correlazione fra la durata della convivenza con il cane e il grado di somiglianza manifestato fra cane e possessore. Ed ebbero ragione su tutti i fronti.. .. il supporto scientifico all’idea che molte persone tendano ad avere un aspetto simile al proprio cane è sorprendentemente forte...
***
Altro problema: Amanti dei cani e amanti dei gatti hanno personalità diverse?
C'è chi ha affrontato seriamente la questione...
... La questione è stata affrontata da Sam Gosling, uno psicologo della University of Texas che studia le differenze individuali negli umani e negli animali. La sua ricerca sulla personalità umana, descritta nel suo affascinante libro Snoop. What Your Stuff Says About You...
La psicologia ha i suoi modi per misurare le personalità...
... la maggioranza degli psicologi concorda sul fatto che si possa ottenere una buona descrizione della personalità di un individuo misurandone cinque tratti di base. (Tecnicamente questo si definisce «modello dei cinque fattori», in gergo chiamato «Big Five»). I cinque fattori sono: Apertura mentale contrapposto a Chiusura all’esperienza Coscienziosità/scrupolosità contrapposto a Impulsività Estroversione contrapposto a Introversione Amicalità/gradevolezza contrapposto a Antagonismo Nevroticismo contrapposto a Stabilità emotiva...
Tipi da gatto e tipi da cane, la differenza c'è. Anche se esigua...
... Ecco i risultati: I tipi da cane sono più estroversi I tipi da cane sono più amichevoli I tipi da cane sono più coscienziosi I tipi da gatto sono più nevrotici I tipi da gatto sono più aperti a nuove esperienze Per cui, questa volta, la psicologia popolare ha ragione: ci sono differenze fra amanti dei cani e amanti dei gatti, e gran parte di esse si situano lungo assi che avremmo facilmente potuto prevedere. Ma nella scienza c’è spesso un tranello. In questo caso, sta nel fatto che le differenze nei punteggi di personalità erano relativamente esigue (tranne per l’estroversione, che risultava in un range di dimensioni moderate)...
***
Altro problema: I bambini che compiono abusi sugli animali diventano adulti violenti?
Il quadro di Carracci...
... Il ragazzo tiene il gatto con la mano sinistra e nella destra ha un grosso gambero, che istiga a pinzare con una delle sue grandi chele l’orecchio del gatto. Il fatto che i due bambini abbiano un sorriso angelico, a denotare quanto si stiano deliziando con questo «gioco», rende il dipinto particolarmente agghiacciante. Che cosa dovremmo pensare di questa crudeltà deliberata? È solo monelleria infantile o è un indicatore di una psicopatologia...
carracc
Crudeltà verso gli animali: cultura o natura?...
... Alcuni scienziati ritengono che le radici della crudeltà si trovino nella nostra storia evolutiva,19 in particolare nel fatto che i nostri antenati erano probabilmente delle scimmie antropomorfe carnivore che si dilettavano a smembrare le loro prede. Altri, invece, sostengono che per natura i cuccioli umani siano gentili, e che l’insensibilità verso gli animali ci venga instillata da una cultura che promuove attività come la caccia e l’alimentazione a base di carne...
La crudeltà verso gli animali segnala futuro sadismo anche verso gli uomini?...
... L’antropologa Margaret Mead ha scritto che «una delle cose più pericolose che possa accadere a un bambino è di uccidere o torturare un animale senza subire nessuna conseguenza».20 Stava riprendendo un tema in discussione da secoli. Già John Locke e Immanuel Kant prospettavano una connessione tra la crudeltà verso gli animali e la violenza rivolta a esseri umani...
Un primo studio che sembra confermare...
... Uno dei primi studi sistematici che hanno associato crudeltà verso gli animali e criminalità è stato condotto da Alan Felthous, uno psichiatra, e Stephen Kellert,22 figura di punta nella ricerca sulle interazioni umani-animali, i quali hanno intervistato gruppi di criminali aggressivi, di criminali non aggressivi e di non criminali. Nel caso dei criminali particolarmente aggressivi era molto più probabile che avessero ripetutamente compiuto abusi sugli animali, con livelli di violenza differenti....
Darwin molestatore di animali...
... Charles Darwin, il quale nella sua biografia scrisse che, da bambino, aveva «picchiato un cagnolino, credo semplicemente per assaporare il gusto del potere»...
L'idea del link è radicata in molti...
... L’idea che ci sia un forte nesso tra la crudeltà infantile verso gli animali e la violenza da adulti verso gli esseri umani si è talmente consolidata che il termine «The Link», il collegamento, è ora un marchio registrato di proprietà della American Humane Association. Le presentazioni pubbliche dei sostenitori di The Link iniziano spesso con resoconti tragici.24 Per primi, i serial killer: Albert DeSalvo (lo strangolatore di Boston), Jeffrey Dahmer (il mostro di Milwaukee), Lee Boyd Malvo (il complice del cecchino di Washington), tutti accusati di crudeltà infantile verso gli animali. Poi le sparatorie nelle scuole: Columbine, in Colorado; Springfield, nell’Oregon; Jonesboro, in Arkansas; Pearl, in Mississippi; Paducah, in Kentucky, tutte commesse, anche queste, da ragazzi che si riteneva avessero una storia di abusi sugli animali... la American Psychiatric Association ancora include la crudeltà verso gli animali fra i criteri diagnostici dei disturbi della condotta
Il libro: Animal Cruelty. Pathway to Violence Against People di Linda Merz-Perez e Kathleen Heide.
Uno studio che getta i primi dubbi...
... Un esame condotto su 354 casi di omicidi seriali25 ha riscontrato che quasi l’80 per cento degli autori non aveva esperienze precedenti note di crudeltà verso gli animali. La connessione fra sparatorie a scuola e abusi sugli animali è ancora più tenue. Nel 2004, una task force congiunta dei servizi segreti americani e del ministero dell’Istruzione ha intrapreso un’analisi a largo spettro delle caratteristiche psicologiche dei perpetratori di trentasette sparatorie nelle scuole.26 I ricercatori scoprirono che soltanto cinque degli autori avevano una storia di abusi sugli animali...
Altro studio che non rinviene collegamenti
… Un gruppo di studiosi guidati da Arnold Arluke,28 un sociologo della Northeastern University di Boston, ha escogitato una tecnica innovativa per valutare l’ipotesi della gradazione. Questi ricercatori hanno comparato le fedine penali di alcuni soggetti che nell’infanzia erano stati condannati per abusi sugli animali con un gruppo di cittadini rispettosi della legge degli stessi quartieri… I risultati ottenuti non confermano l’ipotesi della gradazione…
Argomento logico contro il collegamento necessario
… Ai corsi di logica impariamo che se «tutti gli A sono B non vuol dire che tutti i B siano A». Perciò il fatto che la maggior parte dei dipendenti da eroina abbia cominciato fumando marijuana non implica che la maggior parte di coloro che provano la marijuana diventi dei tossici. Analogamente, anche se tutti i ragazzi che sparano nelle scuole e tutti i serial killer da piccoli avessero compiuto abusi sugli animali (che già è un’affermazione dubbia), non possiamo affatto logicamente concludere che un bambino che strappa le ali a una falena sia predisposto a diventare un omicida…
Metastudio… che smentisce il collegamento
… Emily Patterson-Kane e Heather Piper hanno analizzato i risultati di più di venti studi sulla crudeltà infantile contro gli animali in soggetti maschili estremamente violenti (serial killer, abusatori sessuali, autori di sparatorie nelle scuole, violentatori e omicidi) e in soggetti maschili senza alcuna storia di violenza (studenti universitari, adolescenti e adulti normali)…
Altro studio che minimizza
… Suzanne Goodney Lea, una sociologa, ha ottenuto risultati simili. Ha studiato i background di 570 giovani adulti, il 15 per cento dei quali aveva una storia di abusi sugli animali. Ha riscontrato che i bambini con la propensione a picchiarsi fra loro, che mentivano abitualmente, usavano armi o appiccavano incendi tendevano a diventare degli adulti violenti. La crudeltà verso gli animali, al contrario, non era predittiva…
La tipica giustificazione dei molestatori secondo Arnold Arluke…
… «È che non avevamo niente da fare e ci annoiavamo, e allora ci veniva da dirci, “Dai, andiamo a torturare un gatto”» …
Rassegniamoci: torturare animali è la normalità per un bambino…
… In un recente studio condotto fra studenti universitari,31 il 66 per cento dei maschi e il 40 per cento delle femmine hanno ammesso di aver commesso abusi su animali. Arluke ha avanzato un’ipotesi drastica. È convinto che, per molti bambini, la crudeltà verso gli animali sia una componente normale della crescita… contribuisce a cementare i legami fra i cospiratori, complici nel crimine…
Certo, resta una domanda inevasa
… perché delle persone essenzialmente buone fanno cose essenzialmente cattive?…
Ma forse – per fortuna - non riguarda l’antropozoologia.

martedì 29 novembre 2011

We, the middlers

Hal Herzog - Some we love, some we eat, some we hate

Hal Herzog si stizzì non poco quando seppe della voce che girava sul suo conto. Qualcuno andava dicendo in giro che servisse gattini vivi come regolare pasto al suo pitone. Nintemeno!

La goccia che fece traboccare il vaso fu l’ offesa telefonata di una collega dal carattere fumantino che militava nel movimento per i “diritti degli animali”. Che fatica calmarla e ricondurla alla ragione. Si conoscevano da tempo e lei avrebbe dovuto sapere che una diceria del genere non poteva che essere infondata.

Era indignato e fuori di sé. Ma cosa aveva mai innescato una simile macchina del fango contro di lui? Il suo pitone del resto era un cucciolo e non sarebbe mai stato in grado di ingollare nemmeno una mosca.

Solo dopo qualche giorno, al termine della buriana, realizzò che il “cucciolo” sarebbe presto cresciuto e avrebbe dovuto servirgli bestiole vive come pasto, se non proprio gatti comunque roba del genere!

Un minuto prima era indignato alla sola idea, un minuto dopo la trovava del tutto naturale, vi si era rassegnato e l’ aveva accettata come inevitabile. Oggi non c’ era nulla di male a fare cio’ che fino a ieri reputava non solo sbagliato ma disonorevole. Che telefonasse pure il padreterno, lui lo avrebbe messo al suo posto.

Ma com’ è possibile una giravolta del genere?

Stranito ed esaltato per quanto successo, capiva che il suo destino era segnato: si sarebbe dedicato a studiare i rapporti tra uomini e animali. Oggi è la maggiore autorità in materia.

Se uno ha voglia di pensare, infatti, la cosa migliore è pensare agli animali e a come noi ci relazioniamo con loro, argomento in grado di svalvolare anche studiosi intrepidi che non escono mai a mani vuote dalle loro ricerche! Lo intuiva già l’ antropologo Claude Lévi Strauss che indirizzava in quella direzione i suoi studenti più dogmatici.

Sono rapporti carichi di incongruenze, paradossi, irrazionalità. Un vero spasso per il curioso, un vero inferno per il moralista con la mania delle caselle.

Bambini e animali, che ginepraio! Capisco che Diana trascini ovunque i suoi piedi di piombo, si è fatta le ossa negli ambiti più ostici che esistano in tema di morale. I libertari, poi, considerano i due interregni come cosa a sé espellendoli oculatamente dai loro trattati.

Non a caso Herzog, maturata una certa esperienza, si iscrisse al club dei “We, the middlers” il cui motto è all’ incirca: “con gli animali, sìì onesto e fai come ti senti”. Le battaglie campali non si addicono a questo ambito.

Lo so, come morale non è granché, ma a quanto pare non c’ è di meglio a disposizione.

Se per questioni morali mangi il vitello ma non i cani (non te la senti proprio), la tua morale è davvero scombiccherata; ma non dartene pena: ripeto, in giro non c’ è proprio niente di più “rigoroso”.

Se passi la giornata a stigmatizzare chi giudica il prossimo dall’ aspetto esteriore e poi sei il primo che con gli animali discrimini in base all’ aspetto (che carino!), non sentirti un verme: difficile in questo campo trovare criteri più sensati delle semplici “sensazioni”.

Interagire con i delfini è una buona terapia? I padroni assomigliano ai loro cani? Chi ama i cani ha una personalità differente da chi ama i gatti? I bambini che torturano gli animali hanno qualcosa che non va? Perché persone fondamentalmente buone fanno agli animali cose fondamentalmente cattive? Perché ci sono così pochi vegetariani? Perché sperimentare su gattini che soffrono e non su bimbi anacefalici che non soffrono? Perché i nazisti avevano la fissa di proteggere gli animali? Cosa si prova a essere un pipistrello? Perché non mangiamo i nostri cuccioli una volta che sono morti (come razionalmente fanno i coreani)?

E non parliamo del “trolley problem”, ricordate? Sacrifichereste un uomo innocente per salvare dieci bimbi? E se doveste ucciderlo a coltellate voi stessi? Come cambiano le risposte se introduciamo gli animali? Sacrifichereste i cuccioli compagni della vostra vita per salvare un mero sconosciuto? E uno sconosciuto per salvare gli ultimi cento gorilla di montagna rimasti sulla terra?

Se trovate interessanti queste domande e volete sapere cosa dice la scienza in merito correte a comprare il libro. Anche e soprattutto perché le risposte sono ancora più interessanti.

I “We, the middlers” non ti danno mai soddisfazione, prendiamo il caso dell’ antropomorfizzazione, ovvero la tendenza a umanizzare la natura.

beitz-500x741

Occhio a non cadere in trappola: il perenne sorriso dei delfini significa che si divertono a girare in piscina intorno alla boa? (no, solo somatismo e istinto). Lo sbadiglio del babbuino significa che si annoia? (no, vuole mostrarvi i denti). Lo sfregamento del gattino sullo stinco vuol dire che si è affezionato? (no, significa che siete una “sua” proprietà). Il fare contrito del vostro cane quando lo sgridate significa che prova un senso di colpa? (no, lo terrebbe anche in assenza di colpe).

Ma occhio a non esagerare in senso opposto: Herzog, alla luce di una serie di sperimentazioni vividamente descritte, propone un “antropomorfismo critico”. E’ d’ altronde iscritto al club “we, the middlers”.

Tutto è “critico” nel mondo di Herzog, quindi non cercate conferme alle vostre ricette in questo libro, non cercatene nemmeno di alternative, godete dei mille aneddoti, godete del rigore e delle bibliografie più aggiornate su ogni argomento… e chi puo’ goda pure nello scoprire come soluzioni che credeva univoche hanno sempre una doppia faccia.