lunedì 9 ottobre 2017
Perché non andiamo a tormentare il gatto? SAGGIO
martedì 16 maggio 2017
Antropozoologia SAGGIO
... Il dibattito sullo statuto morale degli animali è diventato un tema pubblico talmente conflittuale da indurre l’FBI a inserire le frange estremiste dell’attivismo animalista tra le maggiori minacce di terrorismo interno degli Stati Uniti...
... Il termine «pet therapy»5 fu coniato nel 1964 da Boris Levison, uno psichiatra infantile che scoprì come alcuni bambini con i quali era difficile lavorare diventassero più aperti se giocavano con il suo cane Jingles...
... Janell Miner e Brad Lundahl, della University of Utah, hanno analizzato i risultati di quarantanove studi pubblicati sull’efficacia della AAT6 in bambini, adolescenti, adulti e anziani in situazioni disparate, dagli studi medici alle strutture di ricovero a lungo termine. Ne è emerso che i cani erano i terapeuti animali più comuni e che la AAT veniva impiegata più sovente con persone affette da problemi di salute mentale che disturbi fisici. Nella maggior parte degli studi (ma non in tutti), dall’interazione con i loro terapeuti non umani i soggetti ottenevano benefici misurabili. E, in media, il grado del loro miglioramento era all’incirca pari a quello che individui colpiti da depressione ricavano da farmaci quali il Prozac...
... La terapia con i delfini, però, è più controversa della AAT che impiega cani o cavalli. Tanto per cominciare, i delfini utilizzati per la terapia sono animali selvatici tenuti in cattività contro la loro volontà. Per giunta, molte delle affermazioni sui loro sedicenti poteri curativi sono decisamente eccessive:7 interagire con i delfini, viene detto, sarebbe in grado di alleviare la sindrome di Down, l’AIDS, il mal di schiena cronico, l’epilessia, la paralisi cerebrale, l’autismo, i disordini dell’apprendimento, la sordità, e ridurrebbe persino i tumori... La delfinoterapia attira soprattutto genitori disperati che pagherebbero per qualunque cosa che prometta di aiutare i loro figli affetti da disordini quali l’autismo o la sindrome di Down...
... Qualcosa come l’effetto Hawthorne, cioè il fare semplicemente una nuova esperienza, potrebbe spiegare i miglioramenti osservati in alcuni pazienti sottoposti alla delfinoterapia? Proviamo a pensarci. Oltre a ritrovarsi a tu per tu con una delle più affascinanti creature del pianeta, si soggiorna in luoghi meravigliosi, si trascorre il tempo facendo il bagno in mari tropicali e si è immersi in un ambiente molto supportante in cui le proprie aspettative di successo sono elevatissime...
... Un gruppo di ricercatori tedeschi9 ha rigorosamente osservato delle sessioni in cui alcuni delfini interagivano con un gruppo di bimbi con handicap mentali e fisici in un programma di delfinoterapia alle Florida Keys. Hanno scoperto che la maggior parte dei delfini ignorava i bambini e che fra gli animali non si svolgeva quel gran parlare ultrasonico. Di fatto, durante ciascuna sessione, i bambini erano esposti a una media di soli dieci secondi di ultrasuoni di delfini, tutt’altro che sufficiente per essere di beneficio. I ricercatori hanno concluso che i bambini avrebbero ottenuto maggior giovamento giocando con dei cani...
... Lori e Scott hanno rigorosamente valutato i metodi impiegati dagli studi pubblicati a sostegno dell’efficacia della delfinoterapia in disordini quali depressione, dermatite, ritardo mentale, autismo e ansia. Hanno riscontrato che tutti presentavano delle deficienze metodologiche:10 campioni troppo piccoli, mancanza di misurazioni oggettive del miglioramento, gruppi di controllo inadeguati, incapacità di separare gli effetti prodotti dai delfini da un’accresciuta sensazione di benessere derivante dal fare cose nuove in ambienti piacevoli, conflitti di interesse dei ricercatori...
... In contrasto con gli esiti di questi studi, Lori e Scott affermano che non esistono evidenze scientifiche valide a conferma dell’efficacia della delfinoterapia come trattamento per nessuno dei disordini indicati dai suoi sostenitori. Sono convinti che sia tutta pseudoscienza...
... I delfini possono essere aggressivi, anche verso dei bambini che si suppone debbano curare. Un recente studio ha scoperto che metà delle oltre quattrocento persone che hanno lavorato professionalmente a contatto con mammiferi marini hanno subito lesioni traumatiche,11 e che alcuni partecipanti a programmi di delfinoterapia sono stati colpiti, morsicati, speronati (in quest’ultimo caso con il risultato di una costola rotta e un polmone perforato). Da questi terapeuti animali si possono inoltre contrarre malattie cutanee...
... La delfinoterapia solleva anche pesanti questioni etiche. Per gli psicologi clinici diventare terapeuti è una scelta, per i delfini no...
... Nicole Richie, l’attrice californiana, prese alla lettera l’idea che il suo cane fosse un’estensione di se stessa quando si fece fare le extension ai capelli di un colore che si abbinasse alle extension che aveva in precedenza fatto fare al suo cane, Honey Child...
... i motociclisti tarchiati con tatuaggi da galera propendono per i pitbull; le modelle dalle gambe lunghe e sinuose passeggiano in Park Avenue con una coppia di smilzi afgani al guinzaglio...
... Lo psicologo ed esperto di cani della University of British Columbia di Vancouver Stanley Coren pensa che non sia un’ipotesi poi così peregrina. In fondo, gli psicologi sociali hanno scoperto che, nella sfera sentimentale, le persone sono attratte da partner attraenti all’incirca quanto loro stesse. Perché la scelta dell’animale con cui vivere non dovrebbe seguire lo stesso principio?...
... Coren chiese a donne con differenti tagli di capelli di assegnare dei punteggi a immagini di quattro razze canine che differivano nella forma delle orecchie. Ciascuna donna votava in base a quanto le piacesse l’aspetto di ogni cane, e a quanto le sembrasse amichevole, fedele e intelligente. Come aveva previsto, il ricercatore riscontrò che le donne con capelli lunghi preferivano springer spaniel e beagle mentre le donne con capelli corti basenji e husky. Inoltre, le donne con capelli corti hanno valutato i cani con orecchie a punta come più amichevoli, più leali e più intelligenti...
... I ricercatori hanno formulato due possibili ragioni per cui le persone potrebbero essere simili ai propri cani: convergenza e selezione. Secondo la teoria della convergenza, padrone e cane andrebbero via via assomigliandosi nel corso degli anni. Di primo acchito, sembra un’idea assurda. Però vi sono evidenze empiriche del fatto che le coppie sposate da lungo tempo in effetti convergono nell’aspetto assunto dai loro volti. Per giunta, le persone obese tendono ad avere cani in sovrappeso...
... secondo la teoria della selezione, tutti noi inconsciamente cercheremmo animali che ci assomiglino nel momento in cui ne scegliamo uno da portarci a casa...
... Allo scopo di testare questa idea, Roy e Christenfeld sono andati in giro per i parchi e hanno scattato fotografie di persone con i loro animali da compagnia. Poi con queste immagini hanno creato dei set comprendenti una foto del proprietario o della proprietaria, una del suo cane e una di un altro cane. Quindi hanno chiesto ad alcuni studenti universitari di abbinare il padrone al cane giusto. Se la scelta degli animali fosse stata soltanto casuale, gli studenti avrebbero dovuto fare i giusti accoppiamenti in circa il 50 per cento...
... I ricercatori ritenevano che quella fornita dalla selezione costituisse una spiegazione migliore dell’aspetto simile fra cane e padrone rispetto a quella derivante dalla convergenza. La loro previsione era dunque che gli accoppiamenti sarebbero risultati esatti solo con razze pure e che non si sarebbe riscontrata alcuna correlazione fra la durata della convivenza con il cane e il grado di somiglianza manifestato fra cane e possessore. Ed ebbero ragione su tutti i fronti.. .. il supporto scientifico all’idea che molte persone tendano ad avere un aspetto simile al proprio cane è sorprendentemente forte...
... La questione è stata affrontata da Sam Gosling, uno psicologo della University of Texas che studia le differenze individuali negli umani e negli animali. La sua ricerca sulla personalità umana, descritta nel suo affascinante libro Snoop. What Your Stuff Says About You...
... la maggioranza degli psicologi concorda sul fatto che si possa ottenere una buona descrizione della personalità di un individuo misurandone cinque tratti di base. (Tecnicamente questo si definisce «modello dei cinque fattori», in gergo chiamato «Big Five»). I cinque fattori sono: Apertura mentale contrapposto a Chiusura all’esperienza Coscienziosità/scrupolosità contrapposto a Impulsività Estroversione contrapposto a Introversione Amicalità/gradevolezza contrapposto a Antagonismo Nevroticismo contrapposto a Stabilità emotiva...
... Ecco i risultati: I tipi da cane sono più estroversi I tipi da cane sono più amichevoli I tipi da cane sono più coscienziosi I tipi da gatto sono più nevrotici I tipi da gatto sono più aperti a nuove esperienze Per cui, questa volta, la psicologia popolare ha ragione: ci sono differenze fra amanti dei cani e amanti dei gatti, e gran parte di esse si situano lungo assi che avremmo facilmente potuto prevedere. Ma nella scienza c’è spesso un tranello. In questo caso, sta nel fatto che le differenze nei punteggi di personalità erano relativamente esigue (tranne per l’estroversione, che risultava in un range di dimensioni moderate)...
... Il ragazzo tiene il gatto con la mano sinistra e nella destra ha un grosso gambero, che istiga a pinzare con una delle sue grandi chele l’orecchio del gatto. Il fatto che i due bambini abbiano un sorriso angelico, a denotare quanto si stiano deliziando con questo «gioco», rende il dipinto particolarmente agghiacciante. Che cosa dovremmo pensare di questa crudeltà deliberata? È solo monelleria infantile o è un indicatore di una psicopatologia...
... Alcuni scienziati ritengono che le radici della crudeltà si trovino nella nostra storia evolutiva,19 in particolare nel fatto che i nostri antenati erano probabilmente delle scimmie antropomorfe carnivore che si dilettavano a smembrare le loro prede. Altri, invece, sostengono che per natura i cuccioli umani siano gentili, e che l’insensibilità verso gli animali ci venga instillata da una cultura che promuove attività come la caccia e l’alimentazione a base di carne...
... L’antropologa Margaret Mead ha scritto che «una delle cose più pericolose che possa accadere a un bambino è di uccidere o torturare un animale senza subire nessuna conseguenza».20 Stava riprendendo un tema in discussione da secoli. Già John Locke e Immanuel Kant prospettavano una connessione tra la crudeltà verso gli animali e la violenza rivolta a esseri umani...
... Uno dei primi studi sistematici che hanno associato crudeltà verso gli animali e criminalità è stato condotto da Alan Felthous, uno psichiatra, e Stephen Kellert,22 figura di punta nella ricerca sulle interazioni umani-animali, i quali hanno intervistato gruppi di criminali aggressivi, di criminali non aggressivi e di non criminali. Nel caso dei criminali particolarmente aggressivi era molto più probabile che avessero ripetutamente compiuto abusi sugli animali, con livelli di violenza differenti....
... Charles Darwin, il quale nella sua biografia scrisse che, da bambino, aveva «picchiato un cagnolino, credo semplicemente per assaporare il gusto del potere»...
... L’idea che ci sia un forte nesso tra la crudeltà infantile verso gli animali e la violenza da adulti verso gli esseri umani si è talmente consolidata che il termine «The Link», il collegamento, è ora un marchio registrato di proprietà della American Humane Association. Le presentazioni pubbliche dei sostenitori di The Link iniziano spesso con resoconti tragici.24 Per primi, i serial killer: Albert DeSalvo (lo strangolatore di Boston), Jeffrey Dahmer (il mostro di Milwaukee), Lee Boyd Malvo (il complice del cecchino di Washington), tutti accusati di crudeltà infantile verso gli animali. Poi le sparatorie nelle scuole: Columbine, in Colorado; Springfield, nell’Oregon; Jonesboro, in Arkansas; Pearl, in Mississippi; Paducah, in Kentucky, tutte commesse, anche queste, da ragazzi che si riteneva avessero una storia di abusi sugli animali... la American Psychiatric Association ancora include la crudeltà verso gli animali fra i criteri diagnostici dei disturbi della condotta
... Un esame condotto su 354 casi di omicidi seriali25 ha riscontrato che quasi l’80 per cento degli autori non aveva esperienze precedenti note di crudeltà verso gli animali. La connessione fra sparatorie a scuola e abusi sugli animali è ancora più tenue. Nel 2004, una task force congiunta dei servizi segreti americani e del ministero dell’Istruzione ha intrapreso un’analisi a largo spettro delle caratteristiche psicologiche dei perpetratori di trentasette sparatorie nelle scuole.26 I ricercatori scoprirono che soltanto cinque degli autori avevano una storia di abusi sugli animali...
… Un gruppo di studiosi guidati da Arnold Arluke,28 un sociologo della Northeastern University di Boston, ha escogitato una tecnica innovativa per valutare l’ipotesi della gradazione. Questi ricercatori hanno comparato le fedine penali di alcuni soggetti che nell’infanzia erano stati condannati per abusi sugli animali con un gruppo di cittadini rispettosi della legge degli stessi quartieri… I risultati ottenuti non confermano l’ipotesi della gradazione…
… Ai corsi di logica impariamo che se «tutti gli A sono B non vuol dire che tutti i B siano A». Perciò il fatto che la maggior parte dei dipendenti da eroina abbia cominciato fumando marijuana non implica che la maggior parte di coloro che provano la marijuana diventi dei tossici. Analogamente, anche se tutti i ragazzi che sparano nelle scuole e tutti i serial killer da piccoli avessero compiuto abusi sugli animali (che già è un’affermazione dubbia), non possiamo affatto logicamente concludere che un bambino che strappa le ali a una falena sia predisposto a diventare un omicida…
… Emily Patterson-Kane e Heather Piper hanno analizzato i risultati di più di venti studi sulla crudeltà infantile contro gli animali in soggetti maschili estremamente violenti (serial killer, abusatori sessuali, autori di sparatorie nelle scuole, violentatori e omicidi) e in soggetti maschili senza alcuna storia di violenza (studenti universitari, adolescenti e adulti normali)…
… Suzanne Goodney Lea, una sociologa, ha ottenuto risultati simili. Ha studiato i background di 570 giovani adulti, il 15 per cento dei quali aveva una storia di abusi sugli animali. Ha riscontrato che i bambini con la propensione a picchiarsi fra loro, che mentivano abitualmente, usavano armi o appiccavano incendi tendevano a diventare degli adulti violenti. La crudeltà verso gli animali, al contrario, non era predittiva…
… «È che non avevamo niente da fare e ci annoiavamo, e allora ci veniva da dirci, “Dai, andiamo a torturare un gatto”» …
… In un recente studio condotto fra studenti universitari,31 il 66 per cento dei maschi e il 40 per cento delle femmine hanno ammesso di aver commesso abusi su animali. Arluke ha avanzato un’ipotesi drastica. È convinto che, per molti bambini, la crudeltà verso gli animali sia una componente normale della crescita… contribuisce a cementare i legami fra i cospiratori, complici nel crimine…
… perché delle persone essenzialmente buone fanno cose essenzialmente cattive?…
martedì 29 novembre 2011
We, the middlers
Hal Herzog - Some we love, some we eat, some we hate
Hal Herzog si stizzì non poco quando seppe della voce che girava sul suo conto. Qualcuno andava dicendo in giro che servisse gattini vivi come regolare pasto al suo pitone. Nintemeno!
La goccia che fece traboccare il vaso fu l’ offesa telefonata di una collega dal carattere fumantino che militava nel movimento per i “diritti degli animali”. Che fatica calmarla e ricondurla alla ragione. Si conoscevano da tempo e lei avrebbe dovuto sapere che una diceria del genere non poteva che essere infondata.
Era indignato e fuori di sé. Ma cosa aveva mai innescato una simile macchina del fango contro di lui? Il suo pitone del resto era un cucciolo e non sarebbe mai stato in grado di ingollare nemmeno una mosca.
Solo dopo qualche giorno, al termine della buriana, realizzò che il “cucciolo” sarebbe presto cresciuto e avrebbe dovuto servirgli bestiole vive come pasto, se non proprio gatti comunque roba del genere!
Un minuto prima era indignato alla sola idea, un minuto dopo la trovava del tutto naturale, vi si era rassegnato e l’ aveva accettata come inevitabile. Oggi non c’ era nulla di male a fare cio’ che fino a ieri reputava non solo sbagliato ma disonorevole. Che telefonasse pure il padreterno, lui lo avrebbe messo al suo posto.
Ma com’ è possibile una giravolta del genere?
Stranito ed esaltato per quanto successo, capiva che il suo destino era segnato: si sarebbe dedicato a studiare i rapporti tra uomini e animali. Oggi è la maggiore autorità in materia.
Se uno ha voglia di pensare, infatti, la cosa migliore è pensare agli animali e a come noi ci relazioniamo con loro, argomento in grado di svalvolare anche studiosi intrepidi che non escono mai a mani vuote dalle loro ricerche! Lo intuiva già l’ antropologo Claude Lévi Strauss che indirizzava in quella direzione i suoi studenti più dogmatici.
Sono rapporti carichi di incongruenze, paradossi, irrazionalità. Un vero spasso per il curioso, un vero inferno per il moralista con la mania delle caselle.
Bambini e animali, che ginepraio! Capisco che Diana trascini ovunque i suoi piedi di piombo, si è fatta le ossa negli ambiti più ostici che esistano in tema di morale. I libertari, poi, considerano i due interregni come cosa a sé espellendoli oculatamente dai loro trattati.
Non a caso Herzog, maturata una certa esperienza, si iscrisse al club dei “We, the middlers” il cui motto è all’ incirca: “con gli animali, sìì onesto e fai come ti senti”. Le battaglie campali non si addicono a questo ambito.
Lo so, come morale non è granché, ma a quanto pare non c’ è di meglio a disposizione.
Se per questioni morali mangi il vitello ma non i cani (non te la senti proprio), la tua morale è davvero scombiccherata; ma non dartene pena: ripeto, in giro non c’ è proprio niente di più “rigoroso”.
Se passi la giornata a stigmatizzare chi giudica il prossimo dall’ aspetto esteriore e poi sei il primo che con gli animali discrimini in base all’ aspetto (che carino!), non sentirti un verme: difficile in questo campo trovare criteri più sensati delle semplici “sensazioni”.
Interagire con i delfini è una buona terapia? I padroni assomigliano ai loro cani? Chi ama i cani ha una personalità differente da chi ama i gatti? I bambini che torturano gli animali hanno qualcosa che non va? Perché persone fondamentalmente buone fanno agli animali cose fondamentalmente cattive? Perché ci sono così pochi vegetariani? Perché sperimentare su gattini che soffrono e non su bimbi anacefalici che non soffrono? Perché i nazisti avevano la fissa di proteggere gli animali? Cosa si prova a essere un pipistrello? Perché non mangiamo i nostri cuccioli una volta che sono morti (come razionalmente fanno i coreani)?
E non parliamo del “trolley problem”, ricordate? Sacrifichereste un uomo innocente per salvare dieci bimbi? E se doveste ucciderlo a coltellate voi stessi? Come cambiano le risposte se introduciamo gli animali? Sacrifichereste i cuccioli compagni della vostra vita per salvare un mero sconosciuto? E uno sconosciuto per salvare gli ultimi cento gorilla di montagna rimasti sulla terra?
Se trovate interessanti queste domande e volete sapere cosa dice la scienza in merito correte a comprare il libro. Anche e soprattutto perché le risposte sono ancora più interessanti.
I “We, the middlers” non ti danno mai soddisfazione, prendiamo il caso dell’ antropomorfizzazione, ovvero la tendenza a umanizzare la natura.
Occhio a non cadere in trappola: il perenne sorriso dei delfini significa che si divertono a girare in piscina intorno alla boa? (no, solo somatismo e istinto). Lo sbadiglio del babbuino significa che si annoia? (no, vuole mostrarvi i denti). Lo sfregamento del gattino sullo stinco vuol dire che si è affezionato? (no, significa che siete una “sua” proprietà). Il fare contrito del vostro cane quando lo sgridate significa che prova un senso di colpa? (no, lo terrebbe anche in assenza di colpe).
Ma occhio a non esagerare in senso opposto: Herzog, alla luce di una serie di sperimentazioni vividamente descritte, propone un “antropomorfismo critico”. E’ d’ altronde iscritto al club “we, the middlers”.
Tutto è “critico” nel mondo di Herzog, quindi non cercate conferme alle vostre ricette in questo libro, non cercatene nemmeno di alternative, godete dei mille aneddoti, godete del rigore e delle bibliografie più aggiornate su ogni argomento… e chi puo’ goda pure nello scoprire come soluzioni che credeva univoche hanno sempre una doppia faccia.