mercoledì 13 novembre 2019
LA RAZIONALITA' DI GESU'
martedì 12 novembre 2019
5—What about redistribution?
Note:5@@@@@@@@@@@@
Note:VECCHIA DIFFICILE QUESTIONE
Note:UTILITARISMO IMPOSSIBILE
Note:SEVERAL BILION PEOPLE
Note:APRI GLI OCCHI
Note:DOBBIAMO AIUTARE CHI STA PEGGIO...MA....
Note:COMMON SENSE...UTILITARISM
Note:SECONDO GLI UTILITARISTI
Note:CI SONO MODI ANCORA PIÙ GENIALI
Note:SANTITÀ ASSURDA
Note:OBBLIGHI UTILITARISTICI
Note:I NUOVI SCHIAVI
Note:IL CONSEGUENZIALISMO
Note:GLI INTEGRALISTI
Note:MEGLIO L ECLETTISMO
Note:SE IL FRAME È QS...ANCHE L UTILITARISTA
Note:L AOUTO È SEMPRE DOVUTO MA...
Note:CONCLUSIONI ANTICIPATE
Note:IL NS DOVERE
Note:Assicurazione
Note:Cccc
Note:Cccccc
Note:Attenzione
Note:Altro inconveniente
Note:Ccc
Note:Cccc
Note:Ccccc
Note:Ccccc
Note:Ccccc
Note:Sgocciolamento
Note:Bottom line
Note:Nella sfera privata
Note:Cccc
Note:Adam smith
Note:Esempio
Note:Contraddizioni a sinistra... non puoi essere progressista, avere quindi tassi bassi, e voler spendere anziché investire ... per investire bene non devi redistribuire
Note:Ccc
Note:Contraddizione al contrario a destra... non puoi vedere alti tassi di sconto e non spendere...non puoi essere pessimista e non redistribuire
Note:Casi eccezionali
Note:Cccc
Note:Cccc
Note:Cccc
Note:Cccccc
Note:Si torna al buon senso
Note:Legge generale
Note:Cccc
Note:Tttttt
Note:Controintuitivo
Note:Ccc
Note:Cccc
Note:Spoiler
Note:Poco da vivere
Note:Esempio
Note:Cccc
Note:Vccv
Note:Primo
Note:Secondo
Note:Ma
Note:Civiltà
Note:Esempi
Note:Ccc
Note:Bottom
Note:Cccc
Note:Ccc
Note:Divide
Note:Esempio
Note:Cccc
Note:Vcccc
Note:Tt
Note:Cc
Note:Ccc
Note:Romer
Note:Divergenza
Note:Bottom
UNA BUSSOLA ETICA IN TEMPI GRAMI. - capitolo redistribuzione
venerdì 28 giugno 2019
ALTRUISMO RAZIONALE: AIUTARE GLI ULTIMI RINVIANDO TUTTO IL PIU' AVANTI POSSIBILE.
sabato 11 agosto 2018
IL WELFARE STATE E’ MORALMENTE GIUSTIFICATO?
Puo’ anche darsi che esista il dovere etico di aiutare gli ultimi, almeno quando sono tali senza loro colpa ma questo non significa che il welfare sia giustificato. Anzi, l’ eventuale esistenza di questo dovere suona piuttosto come una condanna: un welfare nazionale diffuso, infatti, ostacola l’accoglienza degli stranieri, ovvero dei veri poveri, peggiorando di fatto la loro condizione.
giovedì 5 novembre 2015
Etica della redistribuzione di Bertrand de Jouvenel
- Bdj privilegia le premesse etiche ai disincentivi
- I sentimenti di colpa dei privilegiati
- L invidia degli ultimi.
- Il cfr interpersonale delle utilità è impossibile e insensato.
- Se l esigenza è così sentita xchè se ne occupa lo stato?
- Un ceto in espansione: i professionisti della r.
- Un beneficio per i più poveri o per i burocrati.
- R nn è socialismo x cui r deriva da un amore fraterno
- Contraddizione socialismo: disprezzo dei beni ma stretta regolamentazione.
- R nn è assistenza primaria ma si basa su tesi egalitariste. La prima deriva dallo scandalo della povertà.
- Gesù al giovane ricco: devi dare. Non disse mai ai poveri: dovete prendere.
- La fonte biblica: il giubileo
- Il prototipo: la redistribuzione delle terre. Si r il capitale nn il reddito.
- Due premesse dubbie: 1 la dis è un male di x sè e 2 deve occuparsene lo stato.
- Obiezioni
- 1 il feliciometro nn esiste
- 2 se esistesse le conseg morali sarebbero disastrose
- 3 implica centralizzazione e burocrazia
- 4 ci sono problemi di conoscenza. Dove sta l equilibrio di rawls.
- I penalizzati: la famiglia: è spiazzata
- La f è un intralcio poichè al suo interno avviene una r in aggiunta che sconvolge i piani.
- La famiglia nn come agenzia educatrice ma come addetta al mantenimento.
- Penalizzati: i volontari e il gratuito. Ma la civiltà dipende da qs atteggiamento mentale.
- Tesi: r esiste x legittimare le burocrazie.
venerdì 4 settembre 2015
Libertarianism, from A to Z by Jeffrey A. Miron - Redistribuzione
- 3 metodi d'intervento contro le diseguaglianze: sussidi anti-povertà, progressività fiscale, regolamentazione privilegiata...
- I sussidi antipovertà sono difficili da contestare. Il loro costo, inoltre, è modesto. La modalità preferita di erogazione è la "Negative Income Tax"...
- La progressività nelle imposte nn convince: come giustificare per esempio la redistribuzione dai ricchissimi ai ricchi? E poi la tassazione concentrata sui più ricchi è più distorsiva poichè x loro è più facile rinunciare al lavoro o agli investimenti produttivi. C'è anche una falla comunicativa: si crea l'idea x cui il povero sia tale x colpa del ricco...
- Intervenire con regole ad hoc sui mercati ha effetti ambigui: prendi solo la legge sul salario minimo, tra le sue vittime ci sono proprio i più poveri...
martedì 16 giugno 2015
Alcuni motivi per non redistribuire la ricchezza
- Gli incentivi contano
- Il governo è inefficiente
- I costi del risentimento pesano
- Esiste un effetto dotazione per cui chi perde soffre più di quanto non goda chi guadagna
- Probabilmente l'utilitarismo è falso e redistribuire rappresenta un rischio etico
venerdì 27 aprile 2012
Lingue virtuose
Se penso alle tasse, un secondo dopo, come del resto qualsiasi liberale, penso automaticamente alla natura dei governi:
… while government is, in principle, able to do some good… the problem is that the circumstances under which it is able to do so are very narrowly limited, difficult to foresee, and prone to exaggeration by politically interested factions…
Sono troppo prosaico, vero?
Fortunatamente la maggioranza, ovvero l’ autoproclamata “parte migliore del Paese”, con a capo quel po’ po’ di presidentone che allo strumento non sbaglia mai una nota (lo strumento assomiglia a un trombone), è dominata da istinti ben più nobili: alla parola “tasse” associa (e urla) la parola “equità” (*).
La retorica dell’ “equità” fiscale straborda da radio, tv e giornali: è sempre così quando spadroneggiano i governi del “tiriamo a campare” (Andreotti, Ciampi-Amato, Monti) (**): pagare le tasse è un dovere etico, e ancor più è un dovere che paghi il benestante, in modo da redistribuire le fortune e venire in soccorso a coloro che “non ce la fanno”.
In tutto cio’ c’ è qualcosa di curioso: spesso sono i “ricchi” a sostenere che i “ricchi” devono contribuire di più.
Ma c’ è anche qualcosa di sconcertante: perché costoro, se credono veramente a cio’ che dicono, invece di formulare appelli urbi et orbi corrugando il volto pensoso, non firmano assegni circolari e li inviano spontaneamente al Ministero del Tesoro sotto forma di beneficienza?
Se non si ricordassero dove hanno messo la penna faccio notare che è sulla scrivania al solito posto!
I virtuosismi fatti con la lingua lasciano sempre uno strano retrogusto: all’ ammirazione, chissà perché, si mescola lo schifo.
Riformulo senza tanti sarcasmi: perché chi vuole più “solidarietà a suon di tasse” non comincia a trasferire nei forzieri statali un cospicuo contributo spontaneo come suggerisce loro quella coscienza che tengono linda sempre in vetrina?
Insomma, perché mai i governi di tutto il mondo sono surclassati dalle organizzazioni concorrenti quanto a donazioni ricevute?
Tutto cio’ non è sentito come imbarazzante? Non è percepito come la stigmate dell’ ipocrisia sulla “campagna per l’ equità”?
C’ è chi ritiene che in fondo i governi possano far fronte al loro fabbisogno grazie allo strumento coercitivo.
Sappiamo già che questa risposta è logicamente fallata.
C’ è invece chi invoca il famigerato “dilemma del prigioniero”, quello per cui è ragionevole fare qualcosa solo se la fanno tutti; invocazione particolarmente fuori posto quando si tratta di solidarizzare con chi è più in difficoltà:
… the fundamental question is: “Why is government’s share of the voluntary donations market so damn small?” All genuinely charitable donations suffer from the Prisoners’ Dilemma…
Despite widespread nationalist and statist sentiments, Uncle Sam’s share of the charity market is microscopic – less than .001%.
How very odd.
Suppose you start a new charity to provide free haircuts for hippies.
You only manage to raise the money to pay for three haircuts a year.
The Prisoners’ Dilemma might explain why people aren’t more generous with their money in general. But the Prisoners’ Dilemma doesn’t explain why the other charities raise so much more money than yours.
If you ask “Why don’t people give more money to my charity?,”the best answer is that people hold your charity in low esteem…
… most people know that there are better and more efficient ways of using their money to help other people than giving it to government…
… Most tiny charities can say their donations are low because few have heard of them, or because most who have don’t have a visceral scene of what they real y do. But everyone knows about government debt, and a lot about what it pays for…
Quello “schifo” che sentivamo è dunque dovuto all’ ipocrisia che lubrifica le lingue e blocca le azioni.
Ma non fermiamoci qui: l’ ipocrisia del benestante che invoca tasse eque senza versarle già oggi volontariamente sul conto corrente del Tesoro (farlo è possibile!) è pur sempre un buon argomento contro l’ equità (sbandierata) in quanto tale:
1. Lots of people say that X is wrong.
2. But these people almost always do X.
3. Therefore, even the opponents of X don’t really believe X is wrong.
4. So X probably isn’t really wrong.
This fleshed-out Argument from Hypocrisy is hardly airtight. But it’s not supposed to be. Like most good arguments, the point of Argument from Hypocrisy is not to evoke absolute certainty, but to tilt your probabilities. Widespread hypocrisy about X really is a reason to disbelieve X. A pretty good reason, in fact…
La mia impressione è che chi punta sulle tasse sia soprattutto colui che campa consumando tasse, altro che equità. Un’ ascoltatina di straforo alla “fauna telefonante” di Prima Pagina fugherebbe ogni dubbio in merito.
Ma giova anche la lettura di “Repubblica”, il tipico rotocalco con un culto addirittura estetico delle tasse (“la bella tassa”): Pansa lo definisce un giornale in ostaggio a migliaia di “professoresse ululanti”. Ecco, soffermiamoci solo per un attimo sul tipo antropologico della “professoressa ululante”: il suo stipendio non è stellare ed è comunque messo insieme grazie alle nostre tasse. Perché mai dovrebbero inaridire la fonte ultima dei loro introiti, che per conseguenza diventa la “fonte ultima” anche per il tabloid di Piazza Fochetti? Ovvio che la “professoressa ululante” e il suo foglio di riferimento amino le tasse, e il senso civico in questo idillio non ha alcuna parte.
Tuttavia è pur vero che il reddito medio di chi legge “Repubblica” resti comunque più elevato del reddito medio della cittadinanza comune, e magari ha anche fonti ben diverse dalla solita: ebbene, in questo caso non si puo’ parlare di ipocrisia atta a mascherare un mero interesse di bottega.
Probabilmente trattasi solo di ipocrisia atta a mascherare una cosmesi ideologica ad uso e consumo delle anime belle: sia come sia, ora lo sappiamo, si puo’ sempre rispondere: “vuoi più tasse? Fai un bonifico e pagatele, altrimenti rimetti la lingua in bocca e taci!”.
Matt Zwolinski et al. - Want Higher Taxes? Pay Them Yourself – bronko edizioni.
(*) la sponsorizzazione più maldestra del concetto di “equità” l’ ho ascoltata ieri da Lerner: “bisogna prendere i soldi laddove ci sono”. La stessa logica ladronesca della banda del buco, insomma. Imbarazzante.
(**) che è sempre meglio che “tirare le cuoia”, come osservava il più consapevole della compagnia.