C'è chi sostiene di no:
«definire l’ateismo una religione è come definire il noncollezionare francobolli un hobby»
http://www.distantisaluti.com/l%E2%80%99ateismo-non-e-una-religione/
Il problema è che noi sappiamo cos'è un francobollo mentre spesso non sappiamo definire esattamente cosa sia la religione.
Se noi, nell'intento di approfondire questa conoscenza lacunosa, ci rivolgiamo allo studioso che più si è dedicato al tema, ovvero Paul Tillich, dobbiamo concludere che l'ateismo - fatta eccezione per i pochi nichilisti coerenti - è una religione a tutti gli effetti. In fondo al mondo esistono molti pensieri che pur privi del connotato sopranaturale sono unanimemente considerati "religiosi". Un esempio: la tradizione Pali.
Ma in genere l'idea che abbiamo di religione non coincide con quella di Illich, è un'idea più naif, un'idea che ci porta ad escludere che l'ateismo possa rientrare nel novero. In questo caso varrebbe la pena di pensare al significato dell'intera espressione: "l'ateismo non è altro che una religione". Chi la pronuncia intende attribuire all'ateismo i medesimi difetti del pensiero religioso, ovvero: irrazionalità e superstizione diffusa. E in questo caso, chi puo' negare?
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lunedì 16 novembre 2015
mercoledì 11 gennaio 2012
Un po’ di serietà!
Robert Baird – Categorie per la storia delle religioni
Lo studioso è alla ricerca di una definizione per il termine “religione”.
Lo animano due motivi.
1. I suoi insigni colleghi ignorano volentieri i problemi definitori inclini come sono ad assumere, più o meno consapevolmente, che il termine si spieghi da sé. In un certo senso è come se protendessero il dito dicendo: “per religione intendo quello”. George Foot Moore, Mircea Eliade, K.L. Bellon, Rudolf Otto, A.E. Haydon, W.C. Smith… tutti su quella linea. Ma Baird non ci sta.
2. Respinge anche l’ affidamento all’ etimo e il rinvio che ne fa, tra gli altri, C.J. Bleeker, studioso per cui la religione è sempre stata ed è tutt’ ora il modo in cui l’ uomo organizza la sua relazione con il trascendente.
Interessanti i motivi della presa di posizione di cui al punto 2: una definizione del genere eliminerebbe dal campo religioso non solo la tradizione Pali come pure il Confucianesimo, ma anche il Comunismo, il Nazionalismo e il Laicismo…
Avete capito bene: comunismo, nazionalismo, laicismo eccetera devono rientrare a pieno titolo tra le religioni e, quindi, occorre una definizione che le inglobi.
La soluzione migliore è rinvenuta nel lavoro del teologo Paul Tillich il quale propone di interpretare la religione come “ultimate concern”.
Religione è tutto cio’ che costituisce “preoccupazione ultima”.
Dicendo “ultima” si evita di introdurre elementi metafisici. “Ultimo” è cio’ che esiste di più importante al mondo per la persona o per il gruppo di persone in questione.
Corollario: solo il nichilista puo’ dirsi ateo. Per lui non esiste niente che possa considerarsi “ultimo”, una cosa vale l’ altra.
Ma direi di più, nell’ apologetica di Tillich la religione non puo’ essere rifiutata con “serietà ultima” perché la “serietà” è già di per sé una forma di religione.
Con una definizione siffatta lo storico delle religioni è finalmente legittimato a occuparsi anche di fenomeni quali il comunismo, il laicismo, o il terrorismo; non solo, anche il fanatismo che circonda i cantanti pop, tanto per dire, rientra nelle sue competenze! L’ intuizione è felice poiché gli strumenti a disposizione sembrano idonei a gettare luce anche su quei fenomeni!
Il passaggio dalla capanna dello sciamano alla cameretta della groupie appare, in effetti, compiersi senza traumi di sorta.
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