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martedì 19 giugno 2012

Cosa c’ è che non va nella pubblicità commerciale?

… molti su questo punto hanno le idee abbastanza chiare: la pubblicità ci fa agire come non vorremmo sospingendoci verso un consumismo materialista che devasta il pianeta…

Ma come tesse i suoi inganni questa moderna Circe? Semplice, ci “vende sogni” e identità.

E qui le cose cominciano a non quadrarmi… sogni e identità sono beni intangibili, ovvero a impatto ecologico pari a zero.

[… ipotizziamo un mondo dove l’ unico bene prodotto siano le borsette: se, grazie alla pubblicità, sono disposto a pagare una borsetta dieci volte il suo valore intrinseco per il solo fatto che “è di marca” e acquisto il “sogno” prima ancora che il bene materiale, cio’ significa che in un mondo senza pubblicità dove l’ unico bene di scambio sono le borsette, a parità di spesa, comprerei nove borsette con tutto quel che ne deriva in termini di “devastazione ambientale”……]

Gli ecologisti dovrebbero gioire e ringraziare, anziché vituperare…

Altra “subdola” strategia pubblicitaria consiste nel ricordare al consumatore cio’ che tralascerebbe se lasciato a se stesso…

Ora non ci resta che capire perché quando questa stessa funzione è svolta da innovatori e imprenditori parliamo della cosa in tono celebrativo anziché riprovevole…

genitori

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lunedì 28 maggio 2012

Pensierino del giorno

Diversi studi ci confermano che chi sente il proprio aspetto fisico come “inadeguato” rispetto al “modello prevalente”, tende a centrare i giudizi su di sé e sugli altri intorno a valori “più profondi”: intelligenza, bontà, senso dell’ umorismo…

Ora, se ci fate caso, nulla più della pubblicità commerciale “produce inadeguatezza” e quindi, indirettamente, aiuta la diffusione presso la massa dei cosiddetti “valori profondi”.

Questo merito non solo non viene riconosciuto; al contrario, la Pubblicità deve sobbarcarsi l’ accusa di propalare solo valori superficiali.

headscratch

sabato 26 febbraio 2011

Per discriminare meno...

Per discriminare meno è necessario discriminare di più.

Come? Non capite?

E' possibile discriminare meno le donne discriminando di più tra le donne.

Questa semplice verità mi suggerisce un paio di considerazioni.

1. L' ambiente sociale che più nuoce alla discriminazione di gruppo è quello che massimizza la discriminazione individuale. La società libertaria crea proprio un ambiente del genere, ma guarda un po'. Peccato, se il pensiero femminista non avesse una chiara filiazione marxista, forse ci sarebbe una speranza.

2. Molte femministe, forse soggiogate dal mito della sorellanza, negano che la loro lotta sia condotta contro altre donne. Lo dicono pensando di esprimere un' opinione. Peccato che qui, trattandosi di un problema logico, le opinioni contino poco.

Sono stato un po' ermetico? Sì.

E allora spero soccorra l' elegante didascalia di Katja Grace in merito.

Alcuni corollari di Katja:

If you want to increase respect toward a minority group, do not ‘raise awareness’

Attempting to correct anti-female sexism often employs anti-female sexism.

Attaccare i comportamenti maschilisti additando un influsso culturale ci mette nell' imbarazzante condizione di dover condannare qualsiasi "influsso culturale".

Attempting to correct an inequality with affirmative action
may increase the appearance of discrimination.

Insomma, se non si fosse capito, per impostare il problema in modo rigoroso, consiglio il blog di Katja.

***

A proposito di "se non ora quando"... forse questo è il post ideale per rendere omaggio a Roberta Tatafiore e Michi Staderini, le due donne che, in passato, ponendo un robusto argine, hanno impedito al femminismo italico le derive moraliste di quello americano. Un argine che oggi mi sembra saltato.