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lunedì 20 dicembre 2010

L' immaginifico fascista

L' Immaginifico Fascista.
***intro***
In tema di libri, l' ultimo stimolante solletico sotto l' ascella non me l' ha elargito Fahre, bensì Damasco.
In una recente trasmissione lo scrittore D' Alessandro è riuscito nella facile e meritoria impresa di liberare via etere il carisma di Mr. Pound.
Le sapide chiose, unite alla solenne lettura del Canto 45 (o "Canto dell' Usura"), hanno compiuto il mini-miracolo radiofonico.
In tutto il Belpaese, e anche nella mia casetta rossa, ha vibrato l' inconfondibile voce effondendo ovunque il suo classico timbro tonante ed ancestrale.
E' la voce del tamburo suonato dalla tribù che ci scotennerà. Niente pastette con quell' Essere che mugghia da una grotta posta al centro della terra.
***volo***
Con il pullulare di narratori dal rigo sfumato e tremebondo - un rigo serpentello che si aggira circospetto nel bianco deserto della pagina, sempre dedito alle retromarce, sempre pronto a ricavare ovunque uscite di sicurezza - è una boccata d' aria fresca vedere all' opera chi, quella stessa pagina, la schiavizza asservendola all' alto proclama di cui è degno ambasciatore.
L' incedere assertivo è quello di un bulldozer che appiattisce le incertezze e schianta le titubanze della cognizione moderna (la stessa che ha partorito ed è ora vittima di "Usura").
Queste bordate che annichiliscono il perplesso ci arrivano da epoche remote, fuori dalla storia.
Una parola ferma, scolpita, deliricizzata. Che è lì da sempre ma che ci rende l' alto onore di opacizzarsi di fronte a noi.
La sua solitudine la nobilita, non è appendice di alcun pensiero.
Purchè arginata, anche la sua incomprensibilità e l' arcano riferimento sono funzionali all' effetto complessivo. Ti svuota lo stomaco, come un decollo problematico del Jumbo, come quando manchi un gradino in sogno.
***cronaca***
Dopo il primo quarto d' ora di trasmissione il drago già emetteva la sua iridescente sfiammata.
E' stato allora che sono scattati tutti insieme gli allarmi di Via Asiago.
Il povero D'Alessandro, colto da un eccesso di zelo, ha cominciato ad ammonire, ad avvisare, ad intimare, ad avvertire urbi et orbi: andava operata un' immediata, imperativa e radicale scissione tra l' inarrivabile Poeta e il fiero Nazifascista.
E non parlo di un fascistello che si limitò a firmare qualche circolare di troppo tanto per non mettere a repentaglio lo stipendio del 27. No. Parlo dell' entusiasta ideologo e del tardivo aderente.
Tardivo: quando ormai la maschera del mostro era giù calata da molto e il peggio del peggio era già alla luce ben in vista.
Secondo D' Alessandro la "scissione" è possibile.
A dire del conduttore infatti, dimenticarsi completamente della nefanda esistenza di questo orco non inficierebbe in alcun modo la lettura della sua opera.
D' altronde il concetto di "Usura" puo' essere ricondotto al concetto più tranquillizzante di "Sfruttamento dell' Uomo sull' Uomo", di "Dominio dell' Economia sulla Bellezza".
Il contrario dell' "Usura" è quella Libertà creativa attraverso cui ogni spirito umano si compie appieno rompendo le catene del bisogno ed entrando in magica armonia con la natura.
Esistono forse concettualizzazioni più domestiche e innocue?
Il canto 45, di conseguenza, non sarebbe altro che l' espressione vivida di queste nozioni, fatta in uno stile fino ad allora inaudito.
Sarà...
***paradosso***
Ma, mi chiedo io: anche prendendo il messaggio poundiano così rielaborato...anzi, ancora di più se lo considero precisato come sopra, esiste forse contenuto migliore per un Canto Fazzista?
No. Le due cose si sposano a meraviglia assistendosi reciprocamente in un Matrimonio da sogno dove tutti vissero felici e contenti.
Se guardo al Poeta - l' occhio sbarrato intento a pronunciare parole definitive, la possente scultura del suo pennino, la voce pindarica così versata a dire l' apodittico, la postura marmorea e impettita - lo colloco con naturalezza su un balcone di Piazza Venezia che stia almeno dieci piani sopra quello del suo adorato Duce.
Dieci piani sopra, ma il condominio è quello.
***esempi***
Faccio qualche parallelo.
Se mai esiste una forma di "ispirazione" anche per il fruitore dell' opera d' arte, allora confesserò che il ricordo della fine di Hendrix mi corrobora un casino mentre resto esposto alle performances del chitarrista negro.
Il solo di Woodoo Chile mi teletrasporta in un cesso della Centrale dove un eroinomane è in preda ad orribili spasmi testoriani. Molto espressivo.
Ma per dare nitore ad un simile trip, bisogna che Jimi impugni sia la Stratocaster che la fedele Siringa.
Avanto con il prossimo: e perchè mai dovrei rinunciare a sorreggere la mia ammirazione per Majakovskij rifiutando di pensarlo come un selvaggio comunista in preda a deliri rivoluzionari?
Sento che questa rinuncia mi nuocerebbe e mi renderebbe meno ricettivo! Che mi farebbe notare perfino un certo suo semplicismo che fino ad oggi ho volutamente trascurato senza fatica.
Potrei continuare all' infinito, ma se non mi sono spiegato con i pochi ed eterogenei esempi già prodotti, non riuscirei mai a farlo.
***cadenza***
A volte ho l' impressione che Pound si sia dedicato alla meticolosa accumulazione di colpevolezze per far esplodere più fragorosamente il suo fragoroso petardo.
E chi siamo io e D'Alessandro per sabotargli questa sfolgorante ed efficace scenografia che il tapino ha pagato tanto cara?