E' LA SELEZIONE, STUPIDO (il conflitto d'interesse non esiste).
Se scrivo per "Il Giornale" tu mi dici che sono un "servo di Berlusconi", io mi guardo dentro, constato di non essere tale e ti rispondo per le rime. Tu scrivi per "Repubblica", io ti dò del "servo della Fiat", tu ti guardi dentro, constati di essere un uomo libero e mi insulti. Chi ha ragione? In un certo senso tutti e due e nessuno dei due: noi ci comportiamo come il servo più servile ma non siamo servi. "Il Giornale" e "Repubblica" sanno bene che reclutare i "servi volontari" è l'affare migliore che possano fare. Difendi i valori della scuola pubblica lavorando nella scuola pubblica? E' la selezione, stupido, non il conflitto d'interesse! Tu pensi veramente a quello che dici, non sei condizionato granché dal tuo conflitto di interesse. Uno si trova dove si trova perché è stato selezionato per essere lì, non perché ha pianificato di essere lì. Uno dice quel che dice perché è stato selezionato per dirlo, non perché ha progettato di dirlo. L'interesse, l'avidità, l'intenzione e il progetto sono eccezioni trascurabili: la selezione è dietro a quasi tutto: è difficile che uno entri nella scuola pubblica se non simpatizza con i valori della scuola pubblica, cio' significa che all'occasione li difenderà a spada tratta, ma questa è solo una conseguenza. Se non diciamo quel che diciamo, se non facciamo quel che facciamo, se non pensiamo quel che pensiamo, non saremmo lì, non saremmo stati selezionati, non saremmo sopravvissuti per dirlo-farlo-pensarlo. Siamo come le giraffe che brucano i germogli più in alto perché hanno il collo lungo e non perché hanno progettato un collo lungo per cibarsi di quelle prelibatezze. La selezione viene prima di ogni intenzione espressa qui ed ora, magari sulla scorta del nostro interesse contingente. Credere sul serio al conflitto d'interesse è un errore marchiano. Anzi, "lamarckiano".
Mi piace raccontare qua sotto nei commenti una storiella di cui sono stato testimone. Giudicate voi il ruolo del conflitto di interesse nelle vicende. Formigoni, un politico ambizioso, riuscì a scalare il potere fino ad assicurarsi il vertice della regione Lombardia. Una volta su quello scranno, privatizzò la sanità lombarda beneficiando i suoi amici e ripartendo con loro una torta di miliardi di euro. Allora? Un classico caso di conflitto di interessi, non è forse vero? Ammetto di sì, ma per giudicare questa storia occorre conoscere anche l'antefatto, eccolo. C'era una volta un ragazzo cattolico e idealista che si riuniva con i suoi amici ciellini sognando, tra le altre cose, un impegno crescente della società civile nel welfare italiano, in particolare nella sanità. Era una forma di impegno missionario sulla scorta dei valori di don Giussani. Dopo questi sogni giovanili, le strade degli amici si divisero in base ai loro talenti, qualcuno scelse la politica, altri la professione medica e altri ancora, i più ambiziosi, misero in piedi delle vere e proprie strutture sanitarie, operazione da veri idealisti perché la presenza massiccia del pubblico rendeva sleale ogni concorrenza di settore (il privato aveva qualche chances giusto nella chirurgia estetica). Un bel giorno, la punta di diamante dei "politici" ciellini, quello dalla lingua più sciolta, il Formiga, si insediò al pirellone come governatore. Finalmente, nella stanza dei bottoni, il suo sogno poteva essere realizzato, la sanità lombarda poteva esporsi al contributo della società civile (io dico "privatizzata"). Ma a interfacciarsi con la politica chi c'era? Ovviamente quasi solo quei pazzi sognatori, che erano i suoi compagni di un tempo, ovvero i suoi amici, per il resto, com'era logico attendersi, il settore privato risultava desertificato dal mega-monopolista legale. La fiducia che derivava da un rapporto amicale di lunga data e l'assenza di alternative spinse il Formiga ad assegnare committenze miliardarie ai suoi amici. L'intimità con quelle persone - oltre ad un carattere esibizionista ed ingenuo - lo fece scivolare poi su diverse bucce di banana facendogli fare la fine che sappiamo. Lo so caro Formiga che andarsene in vacanza con i propri amici non è un delitto ma quando c'è un plotone di odiatori pronti a tutto cerca di darti una calmata. Ma questo è un altro discorso. Quello che voglio far notare è che ora la storia è un po' diversa, vero? Ora il conflitto di interesse pesa molto meno, vero? Sia il Formiga che i suoi amici si trovavano lì perché "selezionati" a monte dalle loro storie pregresse e non perché av