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lunedì 28 febbraio 2011

Meditazione libertaria sul Vangelo del 20.2.2011

Vangelo secondo Matteo 9, 27-35

In quel tempo. Mentre il Signore Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!». Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione. Usciti costoro, gli presentarono un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni». Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità.

Affinchè il miracolo si compia Gesù chiede "fiducia".

Il maligno pensa con un fondo di sarcasmo: "eh già, uno che già crede a quello che vedrà non è certo testimone attendibile".

Ma Gesù non chiede quel genere di fiducia.

Gesù chiede di credere nella possibilità di un miracolo.

Credere nella possibilità di un miracolo in taluni casi rende la fede nel miracolo più razionale della fede nel caso.

Il ragionamento è questo: se la possibilita di un miracolo è estremamente scarsa e, contemporaneamente, anche la possibilità che un evento si verifichi è estremamente remota, qualora un giorno quell' evento si realizzi, sarà più ragionevole credere in un miracolo che in una casualità.

Da C.S. Lewis, al Cardinale Newman, fino a Francis Collins, ce l' hanno spiegato in tanti. Dietro alla conclusione c' è la razionalità bayesiana, la stessa impiegata dalla scienza. L' unica cosa che si richiede è l' apertura alla possibilità, anche piccolissima, di un miracolo (a priori bayesiano).

Direi che accordare una possibilità al miracolo rivela un' apertura mentale maggiore rispetto alla certezza granitica a priori della sua impossibilità!

martedì 23 novembre 2010

Capire la mente cattolica II

Con il capitolo II, ELV sembra buttarla in filosofia.

Ripropongo la sua accusa suddividendola in due parti:

1. Quando il cattolico dice "credo in Dio" non sa in realtà di cosa parla, questo per il fatto che la parola "Dio" non è intelleggibile, trattasi infatti di un concetto indefinibile; per esempio, cosa significa "eterno"? Boh. Così come ha ben poco senso la parola "credo" quando è usata come la usano i Cattolici, ovvero per significare una certezza.

In un certo senso è vero che per parlare di Dio dobbiamo ricorrere a metafore, ed è anche vero che Dio in gran parte è Mistero.

Detto questo, l' accusa si regge bene solo se si adotta una prospettiva "materialista".

Dicendo "Dio" ci manca un riferimento naturale che i sensi possano cogliere, Dio non è avvistabile da alcun telescopio e cio', agli occhi del materialista, lo rende un concetto insensato.

Ma noi, credenti o no, utilizziamo spesso concetti che non hanno riferimenti nel mondo naturale, penso ora a "mente", "coscienza", "responsabilità", "causa", "numero" e molti altri. Difficile dire che siano concetti senza senso o che siano in qualche modo riducibili naturalisticamente, anche se proprio in questo consiste la tortuosa fede dei materialisti.

Andiamo avanti, perchè mai Dio non sarebbe definibile? E le trenta pagine che Richard Swinburne dedica alla definizione del concetto di Dio nel suo ormai classico "The existence of God"? E la definizione formale di chi, da Anselmo a Godel, si è impegnato nella dimostrazione dell' esistenza divina?

Il fatto che un concetto non sia definibile in modo completo non significa che sia insensato. Tutti i giorni maneggiamo concetti del genere senza considerarli insensati.

Ancora un passo, perchè mai non potremmo cogliere il senso di una parola come "eterno"?

D' accordo, non possiamo sperimentare con i sensi l' "eternità", ma, a riprova di quanto dicevamo, un limite del genere puo' allarmare giusto un materialista!

Per tutti gli altri un concetto come "infinito" è da noi bene o male compreso, in caso contrario molta matematica farneticherebbe.

Con Swinburne direi di più, si tratta di un concetto talmente familiare per la mente umana che, semplificando le spiegazioni fondate sul concetto di "Dio", finisce per renderle razionalmente preferibili rispetto alle spiegazioni concorrenti.

Veniamo ora alla parola "credo".

Per respingere l'accusa basterebbe notare come anche il non credente in molti frangenti usi questa parola proprio per esprimere qualcosa di vicino alla certezza.

Pensiamo a questa domanda: "vivo in un Matrix o in una realtà?". Noi, credenti o meno, non ci poniamo nemmeno l' interrogativo, diamo per scontata la risposta. Eppure è una risposta fondata sulla "credenza".

Altra domanda che potrei pormi: "tu hai una mente come ce l' ho io?": altra risposta scontata, altra "credenza".

E adesso la seconda accusa.

2. Ammesso che l' espressione "credo in Dio" abbia senso, molti credenti non sanno quel che dicono quando la pronunciano.

Su questo posso concordare, il credente oggi non è abituato a riflettere sulle basi razionali della sua fede, ma devo aggiungere che i cattolici, proprio in virtù di cio' che la loro fede domanda, sono anche i più attrezzati per rimediare all' inconveniente.

... continua...

lunedì 2 agosto 2010

Problemi con la Trinità?

La dottrina della Trinità ci dice solo che Dio è un essere sovrapersonale. Chi la giudica assurda in genere è perchè non la comprende, ma chi non la comprende in genere è perchè non vuole farlo. Costoro capiscono benissimo che un cubo è un megaquadrato che racchiude in sè sei quadrati ma, chissà perchè, si rifiutano di capire che il Dio cristiano non è altri che una sovrapersona che racchiude in sè tre persone. Eppure il primo concetto è perfino più astruso del secondo

C.S. Lewis

Volendo approfondire la dottrina cattolica e non sentendosi all' altezza di abbordare la teologia più sofisticata, non restano che gli autori inglesi (Lewis, Chesterton, Belloc...).

Essere cattolici in Inghilterra significava portare a spasso lo stigma del ribelle, significava vivere fuori dal recinto e avere tutti contro. Tutto cio' sviluppava i muscoli della fede. L' unica via d' uscita praticabile infatti consisteva nel forgiare un linguaggio rigoroso (alla lunga mai contraddittorio) e facilmente comprensibile (la comprensione crea interazione ed evita l' isolamento). Anche per questo la sparuta bandella di Cattolici summenzionati era al centro della vita polemica e culturale di quel paese.

Dedicato a...

Cio' che i cristiani intendono dire non puo' essere identificato con le loro raffigurazioni mentali. Detto questo qualcuno potrebbe proporre: e allora non possiamo toglierle di mezzo? Costoro non hanno notato che quando, per seguire il loro tentativo, accantonano immagini antropomorfe riescono solo a sostituirle con immagini ancora più ingenue. "Non credo in un dio personale - dice qualcuno - ma in una grande forza spirituale". La parola "forza" lascia spazio a tutti i tipi di immagine che abbiano a che fare con venti, onde, elettricità e gravità. "Non credo ad un dio personale - dice un altro - ma credo che tutti facciamo parte di un grande Essere. Costui ha solo scambiato l' immagine di un padre buono con quella di un gas o di un liquido di vasta estensione. Ha perso o guadagnato? A una ragazza che conoscevo, i genitori di "mente elevata" avevano insegnato che Dio era la sostanza perfetta. Più tardi capii che la piccola vedeva Dio come un enorme budino. Volenti o nolenti se vogliamo parlare di cose che trascendono i nostri sensi dobbiamo farlo ricorrendo all' immagine di oggetti sensibili. L' assurdità delle immagini non implica affatto l' assurdità delle dottrine e, dopotutto, l' uomo è quanto di più elevato incontriamo nella nostra esperienza sensoriale.

C.S. Lewis

Dedicherei il pensierino ad Odifreddi, l' unico teologo (naturalmente improvvisatosi tale sui due piedi) che se nei testi legge "... si assise alla destra del Padre..." pensa davvero che il Padre abbia una destra e una sinistra, anzi, pensa che il Padre abbia uno sgabello a destra e uno sgabello a sinistra... e magari cerca pure di avvistare gli sgabelli con il telescopio. Poi, quando non li vede, dice che l' umanità è un branco di cretini, tranne lui e qualche suo amico che gira sempre con il telescopio sotto braccio. Il tutto con la serenità che sa mantenere chi non è mai sfiorato dal dubbio.

mercoledì 16 giugno 2010

Perchè credo nel soprannaturale

Esistono due tipi d' incorenza, una logica e una legata ai comportamenti (predicare e razzolare). Il pensiero "Naturalsta" detiene il triste primato di possederle entrambe.

Cominciamo dalla prima.

1.

"Se i miei processi mentali sono determinati interamente dal movimento degli atomi, non c' è ragione per supporre che le mie convinzioni siano vere... e dunque, tra l' altro, non ho nemmeno motivo di supporre che il mio cervello sia composto solo da atomi" Prof. Haldane.

Il Naturalista dichiara di offrire un completo resoconto della mente, salvo dirci che la mente ha ben poco a che fare con la comprensione di una verità, compresa la mente con cui lui sembra aver "capito" tante cose. Vorrebbe aver ragione dicendoci che la ragione non esiste. E come insiste!

I naturalisti più "disperati", in effetti, si rendono conto dell' impasse e si limitano a dire "il nostro pensiero è utile" rinunciando ad aggiungere sottovoce "e quindi è vero". La cosa puo' ancora passare inosservata nelle questioni pratiche, ma in questo modo dove finiscono le pretese appena appena elevate della ragione? Dove finisce la conoscenza per la conoscenza, la filosofia, l' ontologia, la teologia... ma sopratutto, dove finisce il Naturalismo!?

Passiamo all' incoerenza nei comportamenti.

2.

Per il Naturalista distinguere il bene dal male è come sbadigliare, è come gradire il formaggio. Le scelte etiche per lui sono solo una voglia, un capriccio, una vale l' altra. Oltretutto non sono nemmeno scelte nel senso in cui noi intendiamo comunemente questo termine.

Una simile visione, bisogna ammetterlo, farà anche venire i brividi ma non è del tutto incoerente.

Peccato che un momento dopo aver riconosciuto che l' etica è solo una pia illusione, ecco i Naturalisti tornare alla carica esortandoci a voler bene al prossimo, a vivere per i posteri, a non picchiare i bambini, ad educare la prole, eccetera. In queste "prediche" sono i più ardenti e sembrano davvero sinceri.

I naturalisti non dovrebberò il Lunedì distruggere la mia venerazione per la coscienza e aspettarsi poi di ritrovarmi in venerazione il Martedì.

Persino scegliere la sopravvivenza sottointende che la vita sia meglio della morte. "Meglio"? E cosa diavolo significa più una simile parola? In termini Naturalistici non sembra traducibile.

Un comando morale non era vero o falso quanto puo' esserlo una nausea o uno sbadiglio?

Forse se lo sono dimenticato e, devo dirlo, meglio così! Meno male che esistono i "Martedì", meno male che esiste l' incoerenza.

***

Si tratta di semplici obiezioni, e quando si tenta una risposta per forza di cose "sofisticata", quelle obiezioni tornano a riproporsi in una forma leggermente più sofisticata. Non si scampa, per me sono convincenti.

Infine, poichè chi non riesce ad essere Naturalista rientra all' ingrosso tra coloro che credono nel soprannaturale, penso che finirò in quella compagnia.

***

Per i tipi Lindau è uscita una nuova edizione di Miracoli di C.S. Lewis. Vale davvero la pena di rinfrescarsi le idee di base prima di entrare in una Chiesa.

lunedì 17 novembre 2008

Elaborazioni

Molti lettori moderni hanno da sempre trovato proficuo farsi spiegare l' Amore dall' immaginifico Barthes, recentemente ho trovato un altrettanto valido Cicerone in grado di illustrare al meglio le labirintiche Stanze del Dolore, si tratta di C.S. Lewis. Fresco vedovo, tenne un diario in cui stenografò le tappe della sua elaborazione. Tutti i "vedovi" dovrebbero avvicinare queste poche note. Di seguito pronuncio il mio "grazie" avvalendomi delle sue parole.

Grazie, caro CSL, grazie per la meticolosità con cui ci hai spiegato quanto il dolore assomigli alla paura.

Nel tuo naufragio fatichi a rintracciare una voglia per capire? Ebbene, grazie per aver illustrato con tanta vivacità questo sentimento che spadroneggia in ogni cuore avizzito.

Mi hai diffidato dall' adagiarmi nel Buon Senso e di questo te ne sono grato. Che palle quando Lui ti ricorda una per una le tue mille risorse, quando accenna alla tua felicità di "prima". E' proprio stando assorti in questo catechismo che la stilettata rovente del ricordo fa più male.

Ti ringrazio per aver consigliato l' Angoscia piuttosto che la Commiserazione. Crogiolarsi nella seconda evoca solo una falsa immagine di ..., in pochi minuti ci costruiamo un malefico fantoccio che la sostituisce.

Nessuno aveva mai raccontato meglio la pigrizia del dolore. L' orrore per ogni sforzo, anche minimo. Mi hai fatto capire al volo perchè le persone sole diventano così sciatte e, alla fine, sporche e disgustose. A che pro cominciare qualcosa? Prima non si aveva mai tempo, ora non esiste altro che tempo. Anche questo corpo, quando era il corpo dell' amante aveva ben altra importanza. Ora è una casa vuota che puo' deperire dolcemente.

Neanche tu vuoi mai sentir parlare di destino, mi fa piacere. Questo burocratico vigile, la sua fredda regolamentazione del traffico: io a destra, tutte le persone a cui tengo a sinistra.

Nulla tornerà mai come prima, l' hai gridato forte e hai fatto bene. In caso contrario Dio sarebbe proprio un pagliaccio che ci strappa di mano la scodella di minestra per restituircela uguale un attimo dopo.

Ci volevano le tue scelte parole per raccontare come si deve l' affare delle foto rimaste. Nessuno di noi, chissà come mai, ne possiede di belle, e anche nell' immaginazione non riusciamo più a vedere distintamente il suo viso. E pensare che stanotte, chiudendo gli occhi, ci apparirà perfettamente il grugno di quel tale incrociato casualmente per strada. Ma il tuo cattolicesimo, caro CSL, non ti fa disperare: domattina un Prete mi darà una piccola cialda rotonda sottile, fredda e insapore. E' uno svantaggio che questa cosa non possa ambire alla benchè minima somiglianza con cio' a cui mi unisce? Chi vuole Cristo si disinteressa delle cose che gli somigliano, la passione ardente ci rende iconoclasti.

Caro CSL, ti devo proprio stringere la mano perchè hai accennato davvero con proprietà alle deviazioni che subisce in questi casi la conversazione con amici, dominata com' è, non dal dolore, non dalla pietà, non dalla paura ma da quel micidiale isolante che è l' imbarazzo. Sei imbarazzante per tutti quelli che incontri. Leggi loro in faccia l' incertezza se "accennare" o meno. Grazie per aver fissato con maestria quella voglia di sparire, e anche quella voglia di avere gente intorno, purchè non ti rivolgano la parola, purchè parlino solo tra loro.

CSL, sei un vero maestro della microfisica del lutto. Nel lutto sei sempre in tensione: è per via della frustrazione continua a cui sottoponi tutti quegli impulsi che ormai erano diventati abitudine. Una miriade di pensieri e sentimenti che silenziosamente ti avevano invaso ricorrendo di continuo nella tua giornata e che avevano come oggetto ...

Ci sono perdite che concentrano il loro colpo in un punto. Altre, per esempio la nostra, ti accerchiano e fatichi ad approntare una difesa. CSM, grazie alla tua penetrazione, attingi in profondità e ci regali una risposta: lei era per te molte cose: tua figlia e tua madre, tua allieva e tua maestra, tuo suddito e tua padrona, tua amante ma anche portatrice dei frutti più succosi tipici delle amicizie maschili.

Concordo con te quando descrivi la notte tipica del sofferente: il guaio non è il mal di denti ma il fatto che non si puo' pensare ad altro. Il dolore va subito ma, da vero despota, richiede anche di essere pensato in continuazione.

Bravo, hai sbaragliato parecchi miti ed hai ragione nel dire quanto sia indifferente tornare nei posti in cui sei stato felice con ... la cosa non procura alcun trasalimento emotivo: se ti manca il sale lo senti su tutte le pietanze. Non pensare a lei è ancora peggio: tutto quello in cui ci impegnamo è minato da un difetto, da continui errori, da sottili ma ineluttabili imperfezioni. Come quei sogni dove non accade nulla, dove nulla hai da raccontare al mattino ma che non vorresti mai rifare.




Hai una sola parola, ma quanto pesa!, sui sofferenti che vogliono prolungare il loro dolore: certo, in questo c' è la vanità malsana dell' eroismo, del convincere se stessi che nell' esercito di coloro che hanno subito un lutto non siamo semplici fanti; ma c' è anche una voglia di completezza, di vivere fino in fondo ogni fase del Matrimonio partendo dalla Luna di Miele per impantanarsi dove stanno. Non si accorgono che l' abbandono al dolore anzichè legarci ci distacca. "I morti vengono a dirci che il nostro pianto fa loro male". La saggezza popolare ha le sue ragioni profonde.

C' è un sentimento che riesci a rendere con la massima forza: lo spavento, passato qualche tempo dagli eventi, con cui ci accorgiamo che è all' opera un lento processo che farà di ... una donna sempre più immaginaria. Non esiste più una realtà concreta ad arrestarci mentre perpetriamo questa truffa. Non c' è più quell' impatto con qualcosa di molto vicino, di intimo e tuttavia resistente, sempre e inconfondibilmente altro. Sulla sua immagine deposito via via piccole scaglie di me, mie impressioni, mie scelte, fino alla deturpazione completa. Basterebbe una telefonata di 5 minuti per dissolvere simili fantasmi.

E' una fortuna che la tua compagnia ci confermi su così tanti punti e trovi le parole vivide da sostituire alle nostre sbiadite impressioni. In particolare in materia di Fede. Man mano che vado avanti nella vita trovo mille motivi che ne esaltano la bellezza feconda. Purtroppo una delle supposte qualità viene meno: la capacità di consolare. Era un' illusione il pensiero per cui un' assenza potesse essere colmata dalla fede. Devo dedurre che se pregare per i Morti mi ha appagato in passato, era perchè di quei Morti non mi è mai importato gran che, non mi è mai importato disperatamente della loro sorte.

Se la religione non consola, non consola nemmeno la riflessione. Nella sofferenza non si puo' far altro che soffrire. Bravo a CSL, scrittore che meglio di altri porta alle nostre coscienze questo messaggio cristallino.

Guarire. Per fortuna che tu, tra i pochi, ti premuri di spiegarci la natura della guarigione che ci attende: non siamo reduci dall' asportazione dell' appendicite, ci hanno amputato una gamba! Guariremo, le ferite si rimargineranno, ma non saremo più bipedi. Siamo una nave con due motori sistemati ai lati di cui uno è vittima di averie irreversibili. Con il solo rimasto dobbiamo rientrare in Porto se esiste mai un Porto. Non ci resta che evitare di girare in tondo.

Chi soffre è un inesperto, l' intensità del suo animo lo frega, pensa di conoscere più intimamente di altri l' oggetto della sua afflizione. Si crede sensibile e disprezza chi nelle sue condizioni ha cessato di soffrire. Invece, e su questo il mio amico CSL è categorico, chi ne è venuto fuori ricorda meglio e sa di più proprio perchè ha cessato di soffrire. Non si può ottenere cio' che vogliamo troppo intensamente: "facciamo una chiccherata" è una frase che garantisce il silenzio generale; "stanotte devo dormire sodo e riposarmi" è il preludio ad una veglia tormentata.

Mai avevo sentito rimproverare la dipartita con tanto affetto e pertinenza. Quando ti accorgi di non voler tornare ad essere felice come lo eri prima di conoscere la sua ..., ecco che le rivolgi la tua retorica ed affettuosa domanda: hai mai saputo cara quanto ti sei portata via andandotene? Mi hai spogliato anche del passato, anche di tutte le cose che non abbiamo fatto insieme.

Il dolore rende cattivi, attizza la voglia di "restituire i colpi" senza preoccuparsi tanto della mira. Chi meglio di te ha sviluppato il rozzo concetto del rigo precedente? Quando poi l' assenza deriva da scelte subite, bisogna mettersi all' opera affinchè quelle scelte appaiono a noi stessi come segnate. Si lavora alacremente per abrutirsi, rendersi repellenti al fine di poter finalmente consolarsi pensando: siccome sono così non poteva che andare così.

Forse la dolcezza di ... all' inizio mi voleva dire: "Bussate e vi sarà aperto". Il mio amico CSL prima ha bevuto una birretta con me, poi, accompagnandomi a casa tenendomi sotto braccio, distrattamente, quasi senza volerlo, mi ha spiegato che "bussare" non significa dare pugni e calci alla porta come invasati. E che a chi non ha la capacità di ricevere neanche l' onnipotenza potrà mai dare.