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venerdì 17 febbraio 2023

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domenica 5 gennaio 2020

PERDITE DI TEMPO: LA STORIA DEL PENSIERO

Non mi piace molto la storia, è talmente complessa che ho sempre l'impressione si possa dire quel che si vuole, tanto qualche argomento da qualche parte lo si raccatta sempre. Non so perché ma gli storici scrivono sempre libroni enormi, se l'autore non è uno squisito stilista - e ce ne sono - diventano subito papponi illeggibili. Forse pensano che chi scrive il libro più alto abbia ragione? Quasi quasi trovo più adatti al compito certi giornalisti.
E non faccio eccezione per la storia delle idee, anzi. Per me, ragioniere, è stato un sollievo apprendere che al liceo non si studiava filosofia ma "storia della filosofia". Di colpo le mie frustrazioni sono svanite, da paria sono assurto a uomo libero; non so davvero a cosa serva studiare "storia della filosofia". Non capisco nemmeno perché esista una materia del genere, o per lo meno perché esistono degli specialisti.
Non voglio essere equivocato, i famosi filosofi del passato sono generalmente interessanti, quello che non capisco bene è perché ci siano degli specialisti che si arrovellano tanto su di loro, perché cioè un campo della ricerca accademica sia dedicato alla materia.
Cosa stanno cercando di scoprire questi studiosi? Forse cercano negli archivi degli scritti dimenticati dai geni del passato? In genere no. Forse tracciano le radici storiche di idee particolari? Direi di no. Forse vogliono capire se particolari teorie proposte da personaggi storici siano vere o false? Mmmm... No. Sappiamo già che sono quasi tutte false.
Nella mia esperienza questa gente legge l'opera di un grande filosofo del passato, quindi sceglie un passaggio particolare in uno dei libri e ne discute all'infinito con i suoi pari. Sperano di trovare un'interpretazione nuova, qualcosa a cui nessuno aveva pensato prima. In genere trovano molto divertente negare che il filosofo abbia mai detto qualcosa per cui va famoso.
Le loro tesi sono di questo tenore: "ora sappiamo cosa intendeva il filosofo P con l'espressione E. Voleva dire X e non Y, come vi hanno raccontato". La cosa non ha una grande importanza filosofica, e tu magari hai letto per ore e ore (in effetti, come tutti gli storici, anche gli storici della filosofia scrivono libri dalla lunghezza record).
Certo, potresti pensare che, poiché il grande filosofo pensava X, questa è almeno in parte una prova che X sia vero. Ma sarebbe una prova estremamente debole. Sarebbe infatti molto meglio considerare direttamente quali ragioni filosofiche serie ci sono per credere a X: per un'indagine approfondita basterebbe un libro che sia la metà della metà della metà di quello scritto sul filosofo P. Inoltre, sapere quali pensieri attraversavano il cervello di una certa persona non ha un interesse storico notevole. Lo sforzo non vale la candela: cio' che conta è la ricezione storica di Aristotele, non cio' che lui "pensava veramente".
E così si spendono una marea di energie intellettuali su questioni di poco conto. Non è un problema secondario, parliamo qui di persone intelligenti, ovvero di una risorsa estremamente scarsa. Un vero spreco.
E' difficile che un lavoro del genere trovi una sua retribuzione, in genere si impara la storia della filosofia per poi insegnarla poi ad altri, magari nei licei pubblici, dove la materia è obbligatoria e quindi non occorre trovarsi una clientela. Quando si intende avviare un corso di storia della filosofia, di solito si assume qualcuno specializzato in storia della filosofia. In realtà basterebbero i filosofi ordinari. Lo storico specializzato si pone rebus interpretativi complicati e sottili che rischiano di confondere la platea disinteressata che ha di fronte, piuttosto che renderla edotta.
Ma c'è di più, e scusatemi se arrischio questa analogia un po' provocatoria. Prendiamo una persona religiosa: c'è una buona possibilità che il libro sacro contenga errori o passaggi fuorvianti che l'adepto tenta di razionalizzare a posteriori. Ebbene, gli storici di solito trattano le figure storiche da loro scelte con più rispetto e deferenza di quanto trattino una qualsiasi figura contemporanea che avanza obiezioni su un argomento specifico, questo facilita gli errori.
Siamo nani sulle spalle di giganti, quindi siamo molto più alti dei giganti, vediamo più lontano di loro, vediamo più chiaramente, è del tutto normale che quanto i giganti ci riferiscono di aver visto sia il più delle volte inattendibile ed errato. In passato, la conoscenza umana nel suo insieme era in uno stato completamente diverso. Duecento anni fa nemmeno esisteva la scienza! Era molto più difficile l'accesso al lavoro dei filosofi precedenti e l'interazione fruttuosa con i contemporanei, anche la formazione era meno rigorosa.
Ci sono persone che ancora oggi si dicono seguaci di Aristotele. Ma se Aristotele vivesse oggi, probabilmente non sarebbe un aristotelico. Essere un grande pensatore, anche il più grande, non è così importante come avere accesso alla conoscenza umana accumulata negli ultimi 2000 anni. Questo è il motivo per cui il lavoro di pensatori molto meno grandi nati oggi ha più probabilità di essere corretto rispetto al lavoro di Aristotele. I tomi di logica vergati da Aristotele oggi sono sintetizzabili in quattro paginette.
Nella visione di Aristotele, il mondo è composto da cose che hanno per loro destino una funzione naturale. Noi, invece, vediamo il mondo popolato da oggetti e soggetti (coscienze). Non esiste un destino particolare, almeno per la materia. Questa cosa della teleologia è un po' stupida se vivi nel XXI secolo. L'idea di teleologia - scopi o "funzioni" che esistono in natura - non contribuisce più a nulla oggi. Tutti i fenomeni materiali sono spiegabili per causalità meccanicistica.
Ma perché uno spreca tanto tempo con la storia della filosofia? Boh, forse piace quel senso di insularità che garantisce: entri nel mondo di un autore e vivi protetto in quell'universo, non esiste altro. Se sei un semplice filosofo, le obiezioni fioccano da tutte le parti come bombe, ti contendi uno spazio che tutti vogliono. Il tuo mondo è aperto e continuamente invaso da altri. Lo storico non sta sostenendo che una certa tesi sia vera, sta solo dicendo che alcune tesi filosofiche sono supportate dai testi. Uno storico della filosofia puo' permettersi di vivere con la guardia bassa. La filosofia, per lui, è relax e archivistica, non duello e riflessione.
In conclusione, penso che le persone debbano porsi le grandi domande della filosofia, non perdere tempo con la storia della filosofia. Dovrebbero pensare, ad esempio, a qual è la cosa giusta da fare, non a ciò che Kant reputa la cosa giusta da fare; dovrebbero pensare a ciò che è reale, non a ciò che Platone ha detto essere reale.