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sabato 18 gennaio 2020

IL VOTO

Il voto non è quasi mai una forma di altruismo efficace. Se vuoi aiutare davvero il prossimo, anziché andare alle urne vai a lavorare e dona i tuoi guadagni a una buona ONLUS.

USATODAY.COM
It’s incoherent to say every vote helps, writes Jason Brennan, professor at Georgetown University’s McDonough School of Business.

mercoledì 24 luglio 2019

LA DEMOCRAZIA DELLE GENERAZIONI FUTURE

LA DEMOCRAZIA DELLE GENERAZIONI FUTURE
Il problema delle generazioni future è che non esistono e non possono rappresentare i propri interessi.
Ma c'è un’alternativa: poiché le generazioni si sovrappongono, dando più peso ai giovani tuteliamo anche chi deve ancora nascere. Esempio:
18–27 anni: ogni voto pesa 6 voti.
28–37 anni: ogni voto pesa 5.
38–47 anni: ogni voto pesa 4.
48-57 anni: ogni voto pesa 3.
58–67 anni: ogni voto pesa 2.
Oltre i 67 anni: ogni voto pesa 1.
I genitori, non solo potrebbero votare per i loro figli, ma ogni voto di minorenne conterebbe 10 voti (20 sotto i 10 anni).
P.S. In realtà l’ultimo trafiletto l’ho aggiunto io, in realtà non c’è nell’articolo. Secondo voi perché?

https://medium.com/@william.macaskill/age-weighted-voting-8651b2a353cc

giovedì 20 settembre 2018

CHI E’ JASON TRIGG?

CHI E’ JASON TRIGG?
Lavora in borsa.
Lavora in borsa e gestisce un hedge fund.
Lavora in borsa, gestisce un hedge fund e guadagna bene. Molto bene.
Fin qui la sua è una storia banale: di nuovi ricchi che hanno fatto soldi in borsa è pieno il mondo, e soprattutto ne è piena l’ America.
Ma la sua storia non finisce qui: Jason Trigg ha deciso di mantenere lo stile di vita che aveva da studente (vive in una stanzetta presa in affitto, consuma pasti al fast food o nei baretti, possiede solo un motorino, viaggia con i mezzi, fa vacanze brevi e vicine…) per donare tutto il sovrappiù del suo pingue compenso ad associazioni attive nel terzo mondo di cui si fida e acui chiede resoconti dettagliati.
Il suo pensiero è all’incirca questo: se avessi realizzato la mia vocazione in modo tradizionale forse a quest’ora sarei in Africa a spazzare i corridoi di qualche scuola periferica e malconcia destinata a chiudere. Scegliendo questa via alternativa, invece, ho già aperto 10 scuole con un corpo docente di eccellenza e metodi all’avanguardia.
Personalmente, ho qualche riserva su quel movimento che va sotto il nome di “effective altruism” ma dopo aver ascoltato la storia di Jason Trigg per lo meno vi potete fare una vaga idea di cosa si parla.
WASHINGTONPOST.COM
Some people join the Peace Corps to do good. But a few have concluded that joining hedge funds is a better way to save the world.

giovedì 13 settembre 2018

Contro la filantropia efficiente


Si racconta la storia di un tipo che dopo aver saputo che bastano $2000 per salvare una vita ha deciso di lavorare in un hedge Fund di Wall Street vivendo come uno studente e donando tutto ai poveri.

Critica uno vivendo Wall Street prima o poi diventi come tutti quelli di wall street e perderà il tuo impegno.

Critiche 3:00 in questo progetto Tu sei solo un mezzo e non è giusto concepirsi in questa maniera. Noi non siamo a mezzi ma fini.

https://www.nytimes.com/2013/06/04/opinion/brooks-the-way-to-produce-a-person.html?_r=0

martedì 16 gennaio 2018

2. Il mestiere di salvar vite

Immaginate di salvare una vita umana. Passando per la strada notate delle grida di aiuto e una casa che sta bruciando, con un calcio abbattete la porta e vi precipitate all'interno sfidando fumo e fiamme finché non trascinando fuori al sicuro un bambino che stava per soccombere. L'indomani siete su tutti i giornali e vi ricorderete per sempre di quel giorno.

Ma c'è un altro modo per salvare una vita umana: donare 2.500 euro in modo oculato. Il vostro gesto non finirà sui giornali, non ve lo ricorderete per sempre ma potrete salvare una vita all'anno.

Immaginate di salvare una vita umana. Passando per la strada notate delle grida di aiuto e una casa che sta bruciando, con un calcio abbattete la porta e vi precipitate all'interno sfidando fumo e fiamme finché non trascinando fuori al sicuro un bambino che stava per soccombere. L'indomani siete su tutti i giornali e vi ricorderete per sempre di quel giorno.
Ma c'è un altro modo per salvare una vita umana: donare 2.500 euro in modo oculato. Il vostro gesto non finirà sui giornali e non ve lo ricorderete per sempre, ma potrete ripeterlo una vita all'anno.
#Amazon

2.Una vita all'anno

Scettici. Dambisa moyo. 60 anni un trilione di dollari tra gli Stati Uniti e niente di buono da mostrare.

William easterly. Tutto inefficace non dannosi.

Errori. Innanzitutto le cifre. A guardar bene non è così tanta spesa Pro capite.

Secondo errore...nulla da mostrare? Non direi proprio. Speranza di vita nei paesi subsahariani. Nel 1950 36,7 anni oggi 56 anni.

Sconfitto il vaiolo. 1977. È come se avessimo avuto la Direzione Territoriale del 1973.

nei vaccini le grandi vittorie. I morti sono calato di 5 milioni del 1960 al milione 400 del 2001. Malaria, da 3800000 a 700000. Diarrea da 4600000 a un milione e seicentomila.

Guardiamo i programmi fallimentari... sono moltissimi. Ma giudichiamo l'efficienza media e non l'efficienza mediana. Se finanziamo solo i migliori programmi il guadagno netto è impressionante. Esempio fornitura zanzariere come misura sanitaria è estremamente efficiente. Deworming come misura educativa è estremamente efficiente. Differenziale in efficienza è tale chea anche le ultime grezze diventano rilevanti.

Basta con gli eroismi. Salvare una vita ci rende eroi. Ma salvare una vita ci costa 3400 dollari all'anno potremmo salvarne tranquillamente una all'anno spendendo i nostri soldi in modo opportuno. Inutile tutte le occasioni per diventare eroi

sabato 14 ottobre 2017

Far bene del bene


Far bene del bene


Volete far del bene?
Occupatevi innanzitutto di cosa è bene occuparsi.
Qual è il problema più importante che abbiamo?
Tre criteri possono aiutare.
1. La scala
Occupatevi di problemi che si presentano su larga scala.
Difficilmente il candidato riguarderà i paesi ricchi dove abitate: siamo una minoranza irrilevante rispetto alla popolazione mondiale.
C’è gente ossessionata dallo stand-by del televisore, oppure dal coperchio da mettere sul pentolino quando bollono le patate. Inezie trascurabili.
Il nostro intuito non ci aiuta nel valutare l’entità di un problema: se una petroliera fa naufragio spendiamo per salvare 2000 uccelli imbrattati quanto basta per salvarne 20.000 finanziando programmi standard. La scala del nostro intervento ci sfugge.
Ci interessa il “qui ed ora”, ma nel “qui ed ora” il bene possibile è minimo.
Leggere meno i giornali – il trionfo del “qui ed ora” – fa bene al “bene”.
Lasciate perdere il cancro e dedicatevi piuttosto ai vermi parassiti che colpiscono molte più persone e hanno cure efficaci.
2. L’interesse
Il problema più importante è un problema negletto. Quelli su cui l’attenzione è vigile hanno già una schiera di adepti indaffarati.
Possiamo declassare questioni come il riscaldamento globale, di cui si parla un giorno sì e l’altro pure.
Ai problemi di salute nei paesi ricchi si dedica già una miriade di medici, inutile unirsi alla folla. Molto meglio guardare ai paesi poveri.
Quanta più gente si dedica ad un problema, tanto meno è probabile che voi facciate la differenza.
E’ come raccogliere i frutti da un albero: se altri sono già passati di lì probabilmente non ci sarà più nulla da raccogliere nei rami bassi, dovreste avere inusuali doti di arrampicatore per contribuire in modo significativo allo spoglio.
I problemi più negletti sono quelli che si manifestano raramente. Faccio un esempio: l’impatto di un asteroide con il nostro pianeta sarebbe realmente disastroso, ma poiché non ci sono precedenti vicini nessuno se lo fila e i “frutti bassi” abbondano.
Anche qui ripeto l’ovvio: leggere meno i giornali – il trionfo del male modaiolo -fa bene al bene.
2. La soluzione
Dare la precedenza ai problemi facili da risolvere.
Ridurre la criminalità giovanile è impresa ardua, non abbiamo una ricetta. Meglio lasciar perdere.
I crimini passionali non rispondono bene alla deterrenza, come affrontarli? Boh. Penso alla violenza sulle donne, come affrontarla? Magari bastassero pene più pesanti. L’unica cosa razionale da fare è far scivolare questi problemi in secondo piano nell’agenda del benefattore.
Ci si dedichi piuttosto alla malaria installando nuove zanzariere: è un’operazione facile ed efficace fin da subito nel salvare vite umane.
Un problema diventa più meritevole quando è facile da risolvere.
***
Sulla base dei tre criteri isolo sei questioni da mettere in cima all’agenda.
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1. Sanità globale
Dopo quanto detto capiamo tutti che l’unica sanità sulla quale vale la pena investire è quella del terzo mondo, magari procurandosi le risorse tagliando la nostra.
Lo sapevate che ogni anno muoiono tre milioni di persone in meno per diarrea rispetto a 40 anni fa? Di fronte a successoni del genere direi che vale la pena di insistere e darci dentro.
Vaccini, antibiotici, cibo e acqua salubre… questa è roba che serve sempre.
2. Future generazioni
Noi siamo assillati sul presente e il secondo principio ci impone di concentrarci su ciò che è negletto.
Nessuno è più negletto di chi non esiste, per esempio le “future generazioni”.
Prevenire la sofferenza di una persona ora è 100 volte meno efficace che prevenire la sofferenza di 100 persone tra 100 anni.
Chi non esiste non vota e non puo’ far sentire la sua voce. Per questo la sua “non voce” deve essere per noi più stentorea di qualsiasi voce reale.
I problemi di chi non esiste sono molto astratti, inadatti ad essere colti dai “buoni superficiali”. Occorre una “bontà profonda” per intercettarli: un  problema astratto non crea empatia, non richiama aiuti.
Le future generazioni saranno oltretutto più numerose delle nostre vista la tendenza della popolazione mondiale a crescere, e qui interviene il primo principio.
C’è chi pensa che il miglior modo per aiutare il mondo sia metter via un lascito vincolato a 100 anni lasciandolo a disposizione delle generazioni future. Non è un’idea peregrina: cento anni fa questo genere di aiuto sarebbe senz’altro stato tra i più meritevoli.
3.Biosicurezza
Vi ricordate quell’inchiesta giornalistica in cui tramite internet ci si procurava dei segmenti di DNA del virus del vaiolo? Assemblati opportunamente e inoculati in 10 persone avrebbero ucciso 10 milioni di vittime, a detta degli esperti di salute pubblica.
Il problema delle pandemie future si candida ad essere tra i più seri e negletti.
Nel prossimo secolo potrebbero morire più di 100 milioni di persone a causa della mancata biosicurezza.
All’anno oggi spendiamo circa 300 miliardi di dollari per fronteggiare il riscaldamento globale e 1 miliardo per prevenire le pandemie.
Quello della biosicurezza è un problema su cui si puo’ agire: regolamentare i laboratori, predisporre kit pratici di diagnosi sul posto…
4 Intelligenza artificiale
Probabilmente il prossimo secolo vedrà una svolta nella storia umana di entità pari a quella della rivoluzione industriale: l’intelligenza artificiale sembra alle porte.
Come minimizzare i rischi di catastrofe? L’umanità potrebbe essere schiavizzata dagli emulatori! E’ il cosiddetto “control problem”.
Affrontare il “control problem” è un filone di ricerca importantissimo quanto al momento negletto.
Merita sforzi maggiori.
5. Prediction market
Gran parte dei problemi che ci colpiscono derivano dal fatto che la politica sceglie male.
In particolare è la democrazia sceglie male, i politici democratici sembrano spesso folli continuamente vittime di derive populiste.
Quale alternativa proporre? L’idea dei “prediction market” sembra allettante, si tratta di vincere l’apatia e le resistenze di casta.
Ce ne sono altre, uno sforzo in questo senso è quanto mai prezioso.
5. Meta
Ricordate quella barzelletta?: Poiché avevo 99 problemi ho capito che era necessario stabilire una priorità. Ora ho 100 problemi.
Ebbene, il centesimo problema è senz’altro il più impellente, quello che merita più attenzione.
Come capire l’importanza di un problema? Questo è il problema più importante.
Piuttosto che donare ad una ONLUS che “fa”, donate ad una ONLUS che valuta quel che fanno le ONLUS. Piuttosto che donare a chi si impegna su un problema urgente, donate a chi valuta quali sono i problemi più urgenti.
6. Immigrazione
La libera immigrazione è il programma anti-povertà più efficiente mai concepito.
L’immigrato medio migliora in modo spaventoso la sua condizione materiale e, quando si integra, acquisisce anche una mentalità più appropriata.
Le sue rimesse al paese di origine (anche quelle immateriali in termini di mentalità) sono un ulteriore sollievo per l’umanità.
Il problema dell’ “aiutarli a casa loro” è che l’abbiamo già fatto ripetutamente nella storia post-coloniale e abbiamo fallito ripetutamente. Aiutarli facendoli venire qui invece funziona. Insistiamo con la soluzione che funziona anziché con quella fallimentare.
E poi ci sono molti modi per farlo.
Esempio: molti piani regolatori limitano l’edificabilità facendo schizzare i prezzi delle case, specie nei quartieri di lusso. Si tratta di un trasferimento di ricchezza ex-lege dai nullatenenti ai proprietari. I primi vengono espulsi dal cuore della città che è anche il cuore dell’attività economica, il che li penalizza nella ricerca di un lavoro redditizio. La classe media dei paesi ricchi beneficia di queste leggi a discapito dei più poveri e degli immigrati.
7. Fumo
Il pedaggio in vite umane che chiede il tabacco è altissimo. Uccide più dell’ AIDS e della malaria messi insieme. Tuttavia, il numero di fumatori nel mondo cresce.
In questi casi il problema è che se uno vuol suicidarsi, salvargli la vita non aumenta la felicità nel mondo, cosicché l’aiuto profuso è di fatto pari a zero.
La cosa migliore è proporre alternative al fumo.
La sigaretta elettronica potrebbe salvare un numero elevatissimo di vite umane aggirando brillantemente il problema di cui sopra.
Anche se l’efficacia di questo strumento specifico è al momento controverso, indica comunque la direzione verso cui muoversi.

lunedì 10 luglio 2017

Tutti i guai del consumo etico

Tutti i guai del consumo etico

THE MORAL CASE FOR SWEATSHOP GOODS – Doing Good Better: Effective Altruism and a Radical New Way to Make a Difference by William MacAskill
***
Argomento: lo sfruttamento dei lavoratori poveri, il consumo verde, il fair trade, il vegetarianesimo, il chilometro-zero, eccetera.
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How can consumers make the most difference?
The clothing retailer American Apparel, known for selling ‘fashionable basics’ like solid-colour T-shirts, proudly claims to be ‘sweatshop free’.
Note:SWEATSHOP FREE
The popularity of American Apparel is just one example of a trend towards ‘ethical consumerism’, where people spend a little more money on goods that are produced by workers who are treated well,
Note:CONSUMO ETICO
Sweatshops are factories in poor countries, typically in Asia or South America, that produce goods like textiles, toys, or electronics for rich countries under pretty horrific working conditions.
Note:DEFINIZIONE
Because conditions in sweatshops are so bad, many people have pledged to boycott goods produced in them, and a number of organisations devoted to ending the use of sweatshop labour, such as United Students Against Sweatshops, National Mobilisation Against Sweatshops, SweatFree Communities and the ingeniously named No Sweat Apparel, have proliferated in service to the cause. For this reason, there’s significant public animosity towards big companies such as Nike, Apple and Disney
Note:BOICOTTAGGIO
In developing countries, sweatshop jobs are the good jobs. The alternatives are typically worse, such as backbreaking, low-paid farm labour, scavenging, or unemployment. The New York Times columnist Nicholas D. Kristof illustrated this well when he presented an interview with Pim Srey Rath, a Cambodian woman who scavenges plastic from dumps in order to sell it as recycling.
Note:ROVISTARE IN DISCARICA
A clear indicator that sweatshops provide comparatively good jobs is the great demand for them among people in developing countries. Almost all workers in sweatshops choose to work there,
Note:DOMANDE DI ASSUNZIONE
The average earnings of a sweatshop worker in Brazil are $2,000 per year: not very much, but $600 a year more than the average earnings in Bolivia, where people generally work in agriculture or mining. Similarly, the average daily earnings among sweatshop workers are: $2 in Bangladesh, $5.50 in Cambodia, $7 in Haiti and $8 in India. These wages are tiny, of course, but when compared to the $1.25 a day many citizens of those countries live on, the demand for these jobs seems more understandable.
Note:PAGA DELLO SFRUTTATO
Nobel Laureate and left-wing economist Paul Krugman has stated, ‘The overwhelming mainstream view among economists is that the growth of this kind of employment is tremendous good news for the world’s poor.’ Jeffrey Sachs, Columbia University economist and one of the foremost proponents of increased efforts to help those in extreme poverty, has said, ‘My concern is not that there are too many sweatshops but that there are too few.’
Note:PERSINO A SINISTRA SI AMMETTE A DENTI STRETTI
The four East Asian ‘Tiger economies’ – Hong Kong, Singapore, South Korea, and Taiwan – exemplify speedy development, having evolved from very poor, agrarian societies in the early twentieth century to manufacturing-oriented ‘sweatshop’ countries mid-century and finally emerging as industrialised economic powerhouses in recent decades.
Note:TIGRI ASIATICHE
Bangladesh had a large number of children employed in ready-to-wear garment sweatshops at the time. Out of fear that this act would pass, factories quickly laid off 50,000 child workers. According to the US Department of Labor, rather than going to school or even finding better jobs, ‘it is widely thought that most of them have found employment in other garment factories, in smaller, unregistered, subcontracting garment workshops, or in other sectors’. Considering that transnational corporations typically pay much higher wages than domestic sweatshops, the lives of these youths likely became worse. Indeed, an investigation by UNICEF found that many of these laid-off underage garment workers had resorted to even more desperate measures to survive, including street hustling and prostitution.
Note:BANDO AL LAVORO MINORILE IN BANGLADESH
The correct response is to try to end the extreme poverty that makes sweatshops desirable places to work in the first place.
Note:LA RISPOSTA CORRETTA
Fairtrade certification is an attempt to give higher pay to workers in poor countries. It’s commonly used for consumables grown in developing countries, such as bananas, chocolate, coffee, sugar and tea.
Note:DEFINIZIONE FAIRTRADE
First, when you buy Fairtrade, you usually aren’t giving money to the poorest people in the world. Fairtrade standards are difficult to meet, which means that those in the poorest countries typically can’t afford to get Fairtrade certification. For example the majority of Fairtrade coffee production comes from comparatively rich countries like Mexico and Costa Rica,
Note:IL FAIRTRADE NON AIUTA GLI ULTIMI
Second, of the additional money that is spent on Fairtrade, only a very small portion ends up in the hands of the farmers who earn that money. Middlemen take the rest. The Fairtrade Foundation does not provide figures on how much of the additional price reaches coffee produces, but independent researchers have provided some estimates. Dr Peter Griffiths, an economic consultant for the World Bank, worked out that for one British café chain… less than 1% of the additional price of their Fairtrade coffee reached coffee exporters in poor countries. Finnish Professors Joni Valkila, Pertti Haaparanta and Niina Niemi found out that, of Fairtrade coffee sold in Finland, only 11% of the additional price reached the coffee-producing countries….
Note:GLI INTERMEDIARI SI ACCAPARRANO IL GROSSO
Finally, even the small fraction that ultimately reaches the producers does not necessarily translate into higher wages. It guarantees a higher price for goods from Fairtrade-certified organisations, but that higher price doesn’t guarantee a higher price… for the farmers who work for those organisations….
Note:NON TUTTO VA AI SALARI
Given this, there is little altruistic reason to buy Fairtrade products. In buying Fairtrade products, you’re at best giving very small amounts of money to people in comparatively well-off countries.
Note:CONCLUSIONE
Another major area of ethical consumerism is ‘green living’. Per person, UK citizens emit nine metric tons of carbon dioxide equivalent every year. (Recall that carbon dioxide equivalent, or ‘CO2eq’, is a way of measuring your carbon footprint that includes greenhouse gases other than carbon dioxide, like methane and nitrous oxide. For example one metric ton of methane produces as much warming as twenty-one metric tons of carbon dioxide, so one metric ton of methane is twenty-one metric tons of CO2eq.) As we’ve seen, climate change is a big deal. It’s therefore natural to want to do something about it, and the obvious way is to move to a lower-carbon lifestyle.
Note:GREEN LIVING
One common recommendation… is to turn off or shut down electronic devices when you’re not using them, rather than keeping them on standby. However, this achieves very little compared to other things you could do: one hot bath adds more to your carbon footprint than leaving your phone charger plugged in for a whole year;
Note:STAND BY
hours. Another common recommendation is to turn lights off when you leave a room, but lighting accounts for only 3% of household energy use, so even if you used no lighting at all in your house you would save only a fraction of a metric ton of carbon emissions.
Note:SPEGNERE LE LUCI?
Plastic bags have also been a major focus of concern, but even on very generous estimates, if you stopped using plastic bags entirely you’d cut out 100kg CO2eq per year, which is only 0.4% of… your total emissions….
Note:SACCHETTI DI PLASTICA
Similarly, the focus on buying locally produced goods is overhyped: only 10% of the carbon footprint of food comes from transportation whereas 80% comes from production, so what type of food you buy is much more important than whether that food is produced locally or internationally. Cutting out red meat and dairy for one day a week achieves a greater reduction in your carbon footprint than buying entirely locally produced food.
Note:KM0
However, there is an even more effective way to reduce your emissions. It’s called offsetting: rather than reducing your own greenhouse gas emissions, you pay for projects that reduce or avoid greenhouse gas emissions elsewhere.
Note:OFFSETTING
While the carbon we release by flying or driving is certain and verifiable, the carbon absorbed by offset projects is less attestable.
Note:LA TIPICA CRITICA ALL’OFFSETTING
Monbiot’s concern doesn’t… provide a good argument against carbon offsetting in general. It just shows we’ve got to do some research in order to find a way of offsetting that’s genuinely effective. That’s what we did at my organisation Giving What We Can….
Note:MA MONBIOT ESAGERA
The charity we ultimately decided was best is called Cool Earth. Cool Earth was founded in 2007 in the United Kingdom by businessman Johan Eliasch and MP Frank Field, who were concerned with protecting the rainforest and the impact that deforestation might have on the environment. The charity aims to fight global warming by preventing deforestation, primarily in the Amazon.
Note:PER IL TUO OFFSETTING DONA A COOL EARTH
It uses donated money to help develop… rainforest communities economically to a point where they do better by not selling their land to loggers….
Note:COSA FA
Cool Earth claims it costs them about $100 to prevent an acre of rainforest from being cut down, and that each acre locks in 260 metric tons of CO2. This would mean that it costs just about 38¢ to prevent one metric ton of CO2 from being emitted.
Note:CALCOLARE L’OFFSETTING
Using this figure, the average American adult would have to spend $105 per year in order to offset all their carbon emissions.
Note:105 DOLLARI OGNI ANNO. STIMA MOOLTO CONSERVATIVA
George Monbiot claimed that carbon offsetting is a way of ‘selling indulgences’, in reference to the medieval practice in which Christians would pay the Church in exchange for forgiveness for their sins. On a similar theme, a satirical website, CheatNeutral.com, offers the following service: ‘When you cheat on your partner you add to the heartbreak, pain and jealousy in the atmosphere.
Note:ALTRE OBIEZIONI POCO SIGNIFICATIVE
the animal welfare argument is much stronger for some animals than for… others, because some sorts of animal produce involve a lot more suffering on the part of the animals than others. In fact, eliminating chicken and eggs removes the large majority of animal suffering from your diet. This is because of the conditions those animals are kept in, and the number of animals needed to provide a given number of calories….
Note:VEGETARIANI: CONCENTRARSI SUI POLLI
The only quantitative estimates of farmed animal welfare I’ve been able to find come from Bailey Norwood, an economist and agricultural expert. He rated the welfare of different animals on a scale of –10 to 10, where negative numbers indicate that it would be better, from the animal’s perspective, to be dead rather than alive. He rates beef cattle at 6 and dairy cows at 4. In contrast his average rating for broiler… chickens is –1, and for pigs and caged hens is –5. In other words, cows raised for food live better lives than chicken, hens, or pigs, which suffer terribly…The second consideration is the number of animals it takes to make a meal. In a year, the average American will consume the following: 28.5 broiler chickens, 0.8 layer hens, 0.8 turkeys, 0.37 pigs, 0.1 beef cows, and 0.007 dairy cows; in the UK people eat less meat on average but, like Americans, consume far more chickens and hens than cows. These numbers might suggest that cutting out chicken has a far bigger impact than any other dietary change. However, most broiler chickens live for only six… weeks, so insofar as we care about how long the animal spends in unpleasant conditions on factory farms, it’s more appropriate to think about animal years rather than animal lives. In a year, the number of animal years that go into the average American’s diet are as follows: 3.3 from broiler chickens (28.5 chickens consumed, each of which lives six weeks = 3.3 animal years), 1 from layer hens, 0.3 from turkeys, 0.2 from pigs, 0.1 from beef cows, and 0.03 from dairy cows. Combining these two considerations, we arrive at the conclusion that the most effective way to cut animal suffering out of your diet is to stop eating chicken, then eggs, then pork: by doing so, you’re taking out the worst suffering for the most animals for the longest time….
Note:STIMA SOFFERENZA/CALORIE
Psychologists have discovered a phenomenon that they call ‘moral licensing’ that describes how people who perform one good action often compensate by doing fewer good actions in the future… Amazingly, even just saying you’d do something good can cause the moral licensing effect. In another study, half the participants were asked to imagine helping a foreign student who had asked for assistance in understanding a lecture. They subsequently gave significantly less to charity when given the chance to do so than the other half of the participants, who had not been asked to imagine helping another student….
Note:PERICOLI DEL CONSUMO ETICO: CI FA DIVENTARE CATTIVI