METABOLIZZARE LO SCANDALO
Bach ce lo figuriamo tutti come un rappresentante dell'ortodossia, come un sobrio luterano tutto casa e organo, un fedele servitore dell'autorità ecclesiastica e nobiliare del suo tempo. Uno con un solo obbiettivo fisso nella mente: cantare la Gloria di Dio e dei suoi rappresentanti in terra.
La sua vita reale fu ben diversa, la disponibilità di nuove fonti richiede una revisione profonda del personaggio.
Dobbiamo immaginarcelo piuttosto come un irritante brontolone sempre al limite della dissidenza. Anche i ben informati sulla sua vita sembrano non sapere - o dimenticarsi - che è stato in carcere per aver accoltellato un collega nel corso di una rissa per strada. I suoi exploit da bevitore - con annesso addebito alle casse della curia - sono ormai una certezza (birra, birra e ancora birra). Fu accusato di adulterio per aver ripetutamente invitato donnine nella stanza appartata dietro l'organo. Era anche noto per non rispettare gli impegni presi con le autorità senza fornire spiegazioni. E la sua vita sessuale? Qui non abbiamo notizie certe, ma cosa dovremmo speculare dai suoi venti figli "conosciuti"? Un altro record? E dal secondo matrimonio sprint con una fresca ventenne (quando viaggiava per la quarantina)? Aggiungiamoci i suoi problemi disciplinari e le insolenze verso gli studenti. Nei verbali del Consiglio di Lipsia viene bollato come "incorreggibile" e si fa riferimento al suo continuo turpiloquio. Dalle stesse carte apprendiamo della sua testardaggine e della sua irascibilità.
E la musica? Fu poi così ligia alla tradizione? Fu una mera sistematizzazione del passato? Anche qui, andando alle fonti, esce un'immagine ben diversa. L'ostentato tecnicismo e l'inventiva esasperata disturbava non poco l'austera comunità luterana. Molti i lamenti per le sue interminabili improvvisazioni nel corso del servizio liturgico, a quel tempo apparivano decisamente fuori luogo. Il collega Johann Adolphe Scheibe giudicava le sue partiture ampollose e confuse. Ma lo stesso Bach si spingeva a dire che "il nuovo gusto musicale richiedeva innovazioni profonde...", oppure che "la musica della tradizione non sembra più adatta alle nostre orecchie...". Per i contemporanei la musica del maestro era "offuscata da un eccesso di artisticità" e costipata da "una massa senza fine di metafore e immagini", la si riteneva una musica che ostentava in modo narcisistico una sequela di inutili virtuosismi trapuntati da dissonanti e fastidiose progressioni che rendevano la melodia irriconoscibile mancando così di rispetto a quella necessaria semplicità che facilitava la comprensione dei misteri divini, unico fine della "vera musica sacra". Per i dettagli sulle lamentele rinvio alle "sei pratiche sovversive" contenute nelle partiture bachiane che il musicologo Laurence Dreyfus s'incarica di descrivere con cura.
Se questa fu la reazione di molti contemporanei non stupisce che l'arte del grande maestro fu prontamente accantonata dopo la morte. Il suo recupero coincise con un crescente senso di nazionalismo tedesco e con un risveglio religioso, questi movimenti escogitarono un modo per usare il genio di Bach in modo da far avanzare le proprie agende.
Insomma, la tesi mi sembra chiara: Bach - esattamente come il chitarrista blues Robert Johnson o il compositore ragtime Scott Joplin - è uno scandalo dei suoi tempi che viene recuperato come "leggenda" in un momento successivo allorché la sua eredità puo' essere fatta rientrare in una narrazione accomodante per il potere.
Lo schema di Ted Gioia è noto (i grandi artisti sono tutti sovversivi) e il suo sforzo per avvalorarlo degno di nota. C'è solo una cosa che lo indebolisce: il fatto che nella stessa epoca, specie in Italia, cresce una scuola di musicisti ben più disancorata dalla tradizione rispetto a Bach. Pensiamo solo a Monteverdi. Non sarà forse per questo che il Maestro tedesco viene percepito come un rappresentante della classicità?