mercoledì 13 agosto 2014

Haidt and the Moral Foundations of the Welfare State, by Bryan Caplan http://econlog.econlib.org/archives/2014/08/haidt_and_the_m.html

giovedì 7 agosto 2014

Il lettore nel nuovo millennio

Mi riallaccio a un commento molto pregnante postato da F. Pecoraro sulla discussione che è avvenuta sul tuo profilo FB. Anch’io - che comunque sono sempre stata lettrice forte di narrativa e saggistica, e quindi se ho capito bene non faccio testo - leggo forse anche più di prima, ma ho sempre il tablet accesso, sono sempre sui social, zompo dall’ebook alla rete con una velocità che fa impressione anche a me, ho almeno tre libri di carta iniziati e li leggo a spizzichi fra una chiaccherata su FB e tre post sui vari, moltissimi blog che seguo, un paio di condivisioni, un video su youtube. È un tipo di lettura diversa, e non me la sento di affermare che sia meno concentrata o di valore inferiore rispetto a quella “novecentesca” a cui mi dedicavo fino a dieci anni fa. I tomi di sette, ottocento pagine non riesco più a leggerli, non importa quanto li trovi interessanti, intriganti, importanti, addirittura imprescindibili. Quelli che non ho letto nell’era precedente a questa so che ormai non li leggeró più - a meno che non mi servano per lavoro - e mi sono già messa il cuore in pace. Quello che mi stupisce è che ci siano ancora scrittori che ne partoriscono di volumi così e in tutta franchezza temo che siano delle ciofeche oppure dei cliff hanger, libri strutturati apposta per tenerti col fiato sospeso e farti arrivare alla fine. Ecco, di libri così non ho mai sentito il bisogno: ho letto con molta soddisfazione Finnegan’s Wake ormai due decenni orsono, che è tutt’altro che un cliff hanger - si vede che all’epoca ce la facevo. Ora mi sarebbe impossibile, e non perché sono invecchiata o cecata io, ma perché questa nuova pratica di lettura, interconnessa, frammentaria, transmediale, personalmente mi piace, mi diverte, mi soddisfa molto di più.


Mi ritrovo nel post di claudia (22.7 10.36). Il mio percorso di lettore è ben descritto nel suo resoconto, del quale sottoscrivo ogni parola. Con un’ aggiunta, ovvero un mutamento nelle preferenze personali. Noto infatti una decisa transizione dalla letteratura alla saggistica. Chissà che anche questa variante non sia imputabile a quella strumentazione tecnologica che tanto ha contribuito a frammentare la lettura. In fondo è la stessa strumentazione che agevola il contatto e la discussione con terzi, magari terzi sconosciuti: ed è molto più facile dilungarsi a discutere la tesi contenuta in un saggio che non l’ evocazione esalata da un verso.

Speriamo solo che questo mutamento nella mia “domanda” di lettore non sia condiviso dalla maggioranza, così da riorientare l’ offerta. Non sia mai. Molti scrittori, già oggi, non vedono l’ ora di riconvertirsi degradando le loro qualità per farsi “decifratori del reale”. Scrivono romanzi sognando di scrivere saggi. Li vedo ansiosi di rimpiazzare le affidabili quanto noiose metodologie quantitative con qualcosa che sia alla loro portata, qualcosa di “romanzesco”. Magari qualche bolsa allegoria con cui appesantire i loro testi. Temo il rischio si affievolisca quell’ intimità di relazione con le cose descritte che, se da un lato rappresenta un’ epistemologia decisamente scadente, dall’ altro è essenziale per avere un prodotto artistico. Già oggi, troppo spesso, l’ artista intervistato intona il suo “resistere, resistere, resistere!” fuori luogo. Questo uomo di mondo, una volta sul proscenio, resiste a tutto, anche a parlare del suo libro. A tutto, tranne che ad esecrare un qualche disegno di legge in itinere.

Amazon vs Hachette

Certo che se Amazon fa propaganda la fa bene, l’ altro giorno ho comprato un e-book del 1998 a 15 euro e ancora fremo di rabbia, guardacaso proprio per i motivi elencati nel link! Ecco, uno è già un po’ incazzato per certi prezzi, e poi si sente anche dire che a pretenderli così alti sono gli editori, i quali attaccano Amazon perché non vorrebbe mai superare una certa soglia…. beh, come minimo non sono nelle condizioni psicologiche adatte per “lottare contro il monopolio”, ho piuttosto la netta sensazione che un salsicciotto caldo (non vagamente promesso ma già servito in tavola) mi sia stato sfilato dal piatto.
“Ma se poi il libro l’ hai comprato allora gli editori in fondo avevano ragione…”. Nel mio caso sì ma in generale sembrerebbe di no. Questa ricerca ( http://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=450220) per esempio conclude che “… a 1 percent drop in price — a mere 25 cents on a $25 book — increased the number of units sold by 7 percent to 10 percent…”.
Che poi Amazon - con self-publishing, bundling e quant’ altro si inventerà - faccia bene anche agli autori non è affatto certo: la torta sarà più grande ma non è detta che lo sia anche la loro fetta. L’ importante è che faccia bene al consumatore, di cui il lavoratore (creativo e non creativo) è al servizio. Ma forse questa è ideologia.
Certo che capisco gli editori, si preoccupano per la distribuzione al dettaglio che si assottiglia e ora devono anche preoccuparsi della fuga degli autori. E nemmeno la “fuga” di argomenti che possano far presa su persone neutrali non gioca certo a loro favore.
Gridano: “monopolio”. Ma il concetto di “monopolio” produttivo è piuttosto vago se preso in sé, non sappiamo bene nemmeno quali prodotti siano in concorrenza tra loro: ieri sono andato al negozietto per comprare il Corriere ma poi ho visto la Nutella in occasione e ho investito tutto nel barattolone famiglia. Non mi sarei mai aspettato che Corriere della Sera e Nutella fossero in concorrenza ma ieri ne ho avuto la riprova. E allora non basta lanciare allarmi su concetti vaghi (monopolio, bibliodiversità…), per smuovere l’ antitrust bisogna indicare i danni reali ricevuti dal consumatore.

venerdì 1 agosto 2014

Metafisica

La metafisica studia l' essere in quanto tale e non nelle sue specificazioni, come fa invece la scienza. Atto, potenza, forma, materia, essenza, esistenza, sostanza, accidente... sono tutti aspetti dell' essere. L' essere è il concetto più ampio della metafisica, di conseguenza non puo' appartenere a qualcosa di più generale.

L' essere è una realtà trascendentale, che viene prima di tutte e che comprende tutte le altre. Le realtà trascendentali non possono essere ripartite poiché non vi è nulla di più generale di cui possono essere parte. Lo studio dell' essere è l' ontologia.

Parmenide nega il divenire: poiché nel cambiamento una cosa ne causa un' altra, in generale dovremmo poter dire che il non-essere causa l' essere. Ma questo è impossibile.

Aristotele rende conto del cambiamento distinguendo tra atto e potenza (l' essere in atto deriva dall' essere in potenza e non dal non-essere).

La causa del passaggio dalla potenza all' atto è sempre un ente attuale.

La catena di cause contingenti possono regredire all' infinito nel tempo ma la catena di cause necessarie hanno una causa prima, altrimenti non potremmo definire come necessari i suoi effetti. La catena necessaria è simultanea (fuori dal tempo) e la "necessità" di cui parliamo riguarda la logica più che la fisica.

La causa efficiente e proporzionata già contiene i suoi effetti (in potenza). Causa ed effetti esistono quindi contemporaneamente, l' asincronia riguarda solo le modalità (atto/potenza) degli enti coinvolti. Cio' spesso non è compreso da chi interpreta la causa aristotelica nel senso moderno.

La causa prima già contiene i suoi effetti (in potenza) ed è sempre attuale. Se una causa prima non esistesse non esisterebbero neanche gli effetti che invece possiamo constatare, questo perché causa ed effetto sono contemporanei e la diacronia riguarda solo le modalità potenza/atto.

Forma e materia caratterizzano l' ente anche se, contrariamente ad atto e potenza, non li caratterizzano tutti. Gli angeli, per esempio, hanno una forma ma sono immateriali.

Altra distinzione importante è quella tra oggetto e fenomeno. L' oggetto ha una sua fisicità e le sue proprietà possono essere ben rese attraverso descrizioni fisiche. Il fenomeno è inestricabilmente legato alla coscienza umana e non puo' essere compreso in assenza di coscienza. Per esempio, il suono è da molti ritenuto un fenomeno poiché il sordo non puo' comprenderlo appieno, per quanto comprenda perfettamente il resoconto oggettivo che lo descrive.

Un cambiamento puo' essere sostanziale o accidentale. Nel secondo l' ente non perde la sua natura. La parte accidentale dell' ente dipende dalle circostanze mentre la parte sostanziale è indipendente.

Capire significa dar conto delle 4 cause: materiale (da dove deriva la materia dell' ente), formale (da dove deriva la forma dell' ente), efficiente (da dove deriva l' ente) e ultima (dove è destinato l' ente). la causa efficiente (necessaria) sembra vicina al senso comune ma spesso viene equivocata poiché non puo' essere compresa disgiuntamente dalla causa finale, che invece è ripudiata dalla modernità. La causa efficiente incarna la legge predisposta per realizzare la causa finale.

L' essenza è cio' che rende un ente tale. Si distingue dall' esistenza perché noi possiamo capire l' essenza di un ente anche senza sapere se esiste. L' unico ente in cui esistenza ed essenza coincidono è Dio.

Cosa distingue sostanza ed essenza? Se si prescinde dall' aspetto materiale sono sinonimi. Noi non possiamo conoscere la sostanza di un ente a prescindere dalla sua esistenza mentre possiamo conoscere la sua essenza.

Realista è colui che crede nell' esistenza delle essenze, per esempio Platone. Tommaso credeva che le essenze esistessero realmente, ma mai disgiunte dall' ente. Tuttavia riteneva che le essenze fossero concepibili anche in modo disgiunto dall' ente (avevano cioè un' esistenza mentale come concetti). Era dunque un realista moderato o "realista immanentista".

Il significato di un termine è la realtà esterna a cui si riferisce, indipendentemente da cio' che conosciamo o consideriamo della realtà designata da quel termine. Il senso di una parola è invece la realtà designata per come la conosciamo o per quel che la consideriamo nel discorso che stiamo facendo. Esempio: Edipo vuole sposare Giocasta. Giocasta significa una persona che è la madre di Edipo ma la parola, nel discorso di Edipo, non ha certo qual senso. Senso e riferimento di un termine non sono la stessa cosa.

Analitico è un giudizio vero in virtù del suo senso. Sintetico è invece un giudizio da verificare a prescindere da cio' che significa. Molti dubitano che una distinzione del genere abbia senso ma siccome tutti sappiamo dividere i giudizi secondo questo criterio non si vede perché mai dovremmo rinunciarvi.

Una conoscenza a priori è giustificata a prescindere dall' esperienza, una conoscenza a posteriori non puo' prescindere dall' esperienza. Cio' non toglie che la prima possa dipendere da una esperienza, magari pregressa. Si dice solo che non è giustificata da alcuna esperienza ma è valida per l' appunto a priori.

Due pezzi di carta bianchi hanno in comune la bianchezza mentre hanno di specifico il fatto di essere due pezzi di carta. Cio' che hanno in comune è detto Universale. Cio' che hanno di specifico è detto di particolare.

Gli Universali esistono? Se credi di no allora sei un nominalista se credi di sì sei un realista. Francamente non si capisce bene perché mai non dovrebbero esistere visto che di loro chiunque di noi ne parla come se esistessero.

Gli universali esistono a prescindere dai particolari? Se credi di sì allora credi in una conoscenza trascendente (o platonica) se credi di no allora credi in una conoscenza immanentista. Forse l' immanentismo è la posizione più legata al senso comune, d'altronde noi facciamo esperienza degli universali sono venendo a contatto con i particolari.

La posizione immanentista sugli universali non rinnega necessariamente la trascendenza: si puo' essere realisti immanentisti e dualisti sostanzialisti. Si puo' credere cioè nell' anima: una realtà trascendentale concepibile anche separatamente dai corpi. (Per una difesa del dualismo sostanzialista vedi The evolution of the soul]

Fondamento. Una credenza è fondata quando è dedotta da credenze fondate. Ma esistono anche credenze fondate sull' auto-evidenza: quelle logiche fondamentali, quelle matematiche fondamentali... e secondo gli epistemologi riformate anche altre: quelle circa la realtà esterna, la mente, le cause... e anche la credenza in Dio. Anche realtà trascendentali possono quindi essere auto-evidenti.