Visualizzazione post con etichetta internalismo/esternalismo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta internalismo/esternalismo. Mostra tutti i post

lunedì 20 luglio 2020

ULTIMISSIMO AGGIORNAMENTO INTERNALISMO ESTERNALISMO. RETTIFICA DEI PRECEDENTI DEFINITIVO

https://feedly.com/i/entry/YOuvNotDOLafnT+infLBJvsnPgoYrAkkYjUfQaF57o8=_1844855b44b:252fb27:53488cc6

TUTTO IL SAPERE E' SOGGETTIVO Se ritieni che un'affermazione sia vera, ti accorgerai presto che la giustificazione della tua credenza è reperibile sempre e solo nel tuo cuore. Non tutti i filosofi sono d'accordo, per alcuni di loro la giustificazione sta da qualche parte fuori dal nostro cuore (e di noi in generale). Si fanno chiamare "esternalisti". Qui bisogna evitare un equivoco diffuso tra noi profani, molti pensano di reperire la giusficazione all'esterno per il semplice fatto di affidarsi, per esempio, al "metodo scientifico", o al "metodo della chiaroveggenza". Occorre però chiedersi come mai ci si affida al "metodo X", e non si potrà che rispondere "perché mi ha convinto", dopodiché sarà chiaro che questa convinzione riguarda il mio cuore, ovvero l'interiorità del soggetto. La posizione "esternalista" è incongrua poiché conduce ad una descrizione delirante degli stati mentali del soggetto. E' compatibile infatti con conclusioni di questo tenore: "l'affermazione A mi sembra più vera dell'affermazione B ma credo a B e non ad A". Solo un pèazzo potrebbe avere un simile stato mentale. L'internalista, al contrario, giudica vero cio' che gli sembra vero. E se sopraggiungono delle prove che gli fanno cambiare idea, cambierà anche il suo stato mentale di conseguenza. Da Jacques Monod in poi la scienza ha un sacro terrore del soggetto, cosicché, i filosofi che intendono apparire come suoi paladini s'ingegnano in modo cervellotico per sostenere ancora l'idea esternalista in una battaglia impossibile se non dando un addio ideologico al senso comune (e anche ai profani che vogliono farsi una semplice idea nel merito di queste questioni). P.S. Il gergo filosofico (internalismo, soggettivismo...) è fastidioso, e qui lo evito, ma ha una sua giustificazione. Ammettiamo che un "soggettivista" nel senso descritto creda anche che le sue facoltà di apprendimento siano affidabili. In un caso del genere nulla lo distingue da un oggettivista nel senso comune del termine. Per non ingenerare equivoci i filosofi moderni - rigorosi ma barbosi - usano il termine "internalismo" anziché "soggettivismo".

**********************




C'è un soggettivismo che si contrappone all'oggettivismo e al realismo e che, volente o nolente, flirta con il relativismo e lo scetticismo. Molti, non a torto, lo ritengono pericoloso, di solito però viene confuso con il cosiddetto internalismo e si finsce per buttare il bambino con l'acqua sporca. Facciamo un po' di chiarezza.

1) Facciamo un ripassino. Le posizioni internaliste riguardano in generale l'epistemologia e quindi, indirettamente l'etica e l'estetica. In esse si assume che la conoscenza è basata sull'introspezione: io so di sapere (coscienza di sapere qualcosa). E' questo il fondamento di tutto. La conclusione di un sillogismo è vera per inferenza dalle premesse ma le premesse iniziali sono vere perché la mia coscienza interiore lo intuisce e me lo rivela. Io ho accesso a queste informazioni. L'apparenza ESTERIORE dell'alluzinazione è la medesima della realtà, ma attraverso l'introspezione INTERIORE io posso distinguere tra l'una e l'altra. Il soggetto, alla fine è al centro di tutto, ma come si puo' ben vedere, cio' non degenera nello scetticismo, anzi, si tratta di una mossa per combattere le scetticismo: la coscienza è fondamento. L'esternalismo nega tutto questo e condiziona la conoscenza ad elementi esteriori, per esempio il fatto di aver seguito una procedura corretta. Per l'esternalismo la conoscenza è sempre inferenziale, per l'internalismo invece deriva da un accesso diretto alla coscienza, almeno in ultima analisi.

2) Se vogliamo respingere lo scetticismo non dobbiamo confondere soggettivismo e internalismo. Esempio: le cascate del Niagara sono uno spettacolo maestoso, potremmo perfino definirle "belle" ma, domanda, questa bellezza permane nel momento in cui non viene in contatto con l'occhio umano? Sembrerebbe di poter rispondere di no. Che senso ha una bellezza a prescindere dal soggetto che l'ammira? Non riesco nemmeno ad immaginarmela. Ma si puo' andare anche oltre con gli esempi, pensate a un suono, che senso ha questo concetto senza un orecchio umano che ascolta? Il suono senza orecchio sembrerebbe inconcepibile, tanto è vero che la scienza ci dice che esistono soltanto le frequenze d'onda, i suoni non sa nemmeno cosa siano, in fondo sono solo una nostra esperienza interiore, ma se noi non ci siamo. Facendo questi esempi voglio solo dire che la presenza del soggetto è indispensabile affinché certi fenomeni si concretizzino. La battaglia al soggettivismo potrebbe buttare via il bambino con l'acqua sporca, ovvero l'internalismo (fondamento soggettivo) con il

3) Affinché l'internalismo non vanifichi la sua battaglia contro lo scetticismo occorre però che si avvalga del concetto di "coscienza retta", ovvero di natura umana. L'errore introspettivo sistematico comporta quindi una nattura difettosa (perversa). Il bello, il buono e il vero esistono in potenza e la nostra mente puo' riconoscerli tramite l'intuizione introspettiva. Esempio: il soggetto trasforma una certa lunghezza d'onda in rosso, ma un soggetto daltonico la trasforma in verde. Qual è qui il soggetto "ben funzionante"? Qual è il soggetto che deve correggersi? Si tratta allora di recuperare Aristotele? Sì, ma la distinzione tra atto e potenza non è altro che il modernissimo "nulla si crea, nulla si distrugge". Ora, si tratta di capire come tarare il linguaggio: una presenza in potenza è un "esserci" a tutti gli effetti? Potremmo rispondere di no per evitare le derive mistiche di certo platonismo, ma rispondendo di no il ruolo del soggetto ritornerebbe centrale. Ecco, questo soggettivismo è quello che definirei "sano".

***

L'internalismo della conoscenza, a sua volta, non va confuso con l'internalismo della mente. Quest'ultimo è una posizione tipica sull'origine dell'intenzione e delle credenze. Se io sto davanti a un albero il fatto di sapere che sto davanti a un albero origina da un fatto esterno a me, ovvero la presenza di un albero di fronte a me. Ma se io desidero qualcosa, dove origina questo desiderio? L'internalista lo considera autentico, ovvero originato nel soggetto. L'esternalista invece dà più importanza alla componente esterna, proprio come nel caso della conoscenza fattuale che abbiamo visto nel caso dell'albero. Chiaramente c'è sia una componente interiore che una componente esteriore, ma qui si tratta di prendere partito per una delle due. In questo caso la posizione internalista è particolarmente adatta a combinarsi con l'individualismo. Detto questo ciascuno vede come una posizione internalista non rischia certo di scadere nel relativismo, anzi, è la posizione esternalista che rischia di sacrificare il libero arbitrio dell'individuo.

martedì 30 giugno 2020

ULTIMO AGGIORNAMENTO INTERNALISMO ESTERNALISMO. RETTIFICA DEI PRECEDENTI

SOGGETTIVISMO E SOGGETTIVISMO.

C'è un soggettivismo che si contrappone all'oggettivismo e al realismo e che, volente o nolente, flirta con il relativismo e lo scetticismo. Molti, non a torto, lo ritengono pericoloso, di solito si presenta nelle forme del cosiddetto internalismo.

1) Facciamo un ripassino. Le posizioni internaliste possono essere estetiche, etiche o epistemologico. In esse si assume che la rappresentazione mentale che ci facciamo delle cose è tutto ciò che possediamo per giudicarle. Purtroppo, la rappresentazione mentale di un'allucinazione è identica alla rappresentazione mentale dell'originale, e questo, lo si capisce al volo, è un varco che alletta lo scettico. Per distinguere le due cose e scansare lo scetticismo occorre allora un'intuizione del soggetto che faccia leva all'esterno (esternalismo), alla realtà. La realtà, in altri termini, possiede un marchio qualitativo (indescrivibile) in grado di distinguerla dalla sua allucnazione, e noi possiamo coglierlo con un'intuizione che trascende la rappresentazione mentale a nostra disposizione. Un'etica, un'estetica e un'epistemologia non scettiche dovrebbero essere "esternaliste".

2) Quindi condanniamo senza appello ogni forma di soggettivismo? Calma, vediamo un altro aspetto di questa vicenda, cerco di renderlo con un esempio. Le cascate del Niagara sono uno spettacolo maestoso, potremmo perfino definirle "belle" ma, domanda, questa bellezza permane nel momento in cui non viene in contatto con l'occhio umano? Sembrerebbe di poter rispondere di no. Che senso ha una bellezza a prescindere dal soggetto? Non riesco nemmeno ad immaginarmela. Ma si puo' andare anche oltre con gli esempi, pensate a un suono, che senso ha questo concetto senza un orecchio umano che ascolta? Il suono senza orecchio sembrerebbe inconcepibile, tanto è vero che la scienza ci dice che esistono soltanto le frequenze d'onda, i suoni non sa nemmeno cosa siano, in fondo sono solo una nostra esperienza interiore, ma se noi non ci siamo...

3) In uno ho spiegato perché noi dobbiamo temere il soggettivismo, in due perché è difficile farne a meno. Uno e due non sembrano compatibili: se esiste una qualità esterna che rende bello un oggetto (o autentico), questa qualità esiste a prescindere da chi la coglie. Esiste un modo per sintetizzare tutto in modo accettabile?

4) Ipotesi: il bello, il buono, il vero esistono in potenza a prescindere dal soggetto ma esistono in atto grazie alla presenza di un soggetto. Il soggetto è una sorta di filtro che - se "funziona" correttamente" - trasforma la potenza in atto. Questo "funziona" indica l'esistenza di una natura soggettiva pertinente. Esempio: il soggetto trasforma una certa lunghezza d'onda in rosso, ma un soggetto daltonico la trasforma in verde. Qual è qui il soggetto "ben funzionante"? Qual è il soggetto che deve correggersi? Si tratta allora di recuperare Aristotele? Sì, ma la distinzione tra atto e potenza non è altro che il modernissimo "nulla si crea, nulla si distrugge". Ora, si tratta di capire come tarare il linguaggio: una presenza in potenza è un "esserci" a tutti gli effetti? Potremmo rispondere di no per evitare le derive mistiche di certo platonismo, ma rispondendo di no il ruolo del soggetto ritornerebbe centrale. Ecco, questo soggettivismo è quello che definirei "sano".

sabato 30 maggio 2020

post corretto (vedi internalismo) L BRUTO

IL BRUTO (internalismo vs esternalismo) Le cose esistono perché esistono. Punto e basta. La Gioconda è bella perché è bella. Punto e basta. Uccidere gli innocenti è sbagliato perché è sbagliato. Punto e basta. Il semaforo rosso è rosso perché è rosso. punto e basta. Giustificare le cose in questo modo significa appellarsi al fatto bruto, qualcosa che sta fuori di noi, che ha un'evidenza sua propria indiscutibile. E' un atteggiamento che viola il principio di ragion sufficiente, ovvero l'assunto per cui tutto ha una spiegazione a prescindere dalla nostra conoscenza.
Ma i problemi del "brutalismo" non sono finiti: anche in sogno le cose esistono. Il quadro di Michelangelo non dice niente a mio figlio. Il leone è un assassino di gazzelle innocenti ma nessuno lo processa. Sia l'ape che il daltonico non vedono affatto il rosso del semaforo.
E allora? Il rosso è rosso perché rosso oppure no? Oppure c'è un altro motivo?

A questo difetto pone rimedio il relativista che dice: vivi e lascia vivere. Ovvero: le evidenze valono per te, non per gli altri, per esempio per l'ape o il daltonico. Ma anche lui si trova presto nella melma, quanto afferma significa forse che l'omicidio è una colpa solo per chi la ritiene tale? Il relativista vacilla, "vivere e lascia vivere" è bello, ma come risplviamo mi conflitti?
L'alternativa al relativismo è l'appello alla natura: il rosso è rosso per chi possiede una retta natura umana. Il daltonico corregga il suo difetto con un occhiale e il rosso lo vedrà anche lui, se non lo fa e passa con il semaforo rosso verrà multato. Ma perché il difetto è nel daltonico e non negli altri? Perché la convenzione che sia così funziona meglio, e se una convenzione funziona bene possiamo tranquillamente chiamarla "realtà". L'appello alla natura funziona bene anche in ambito morale: il leone non viene trascinato in tribunale solo perché non ha una natura umana. Funziona un po' meno bene nel campo estetico: non apprezzare Caravaggio significa forse essere dei pervertiti? Il punto debole dell'appello alla natura sta nei suoi abusi e la facile accusa di immoralità e perversione.

L'appello alla natura si coniuga spesso con il teismo, questo al fine di far fronte all'altro difetto del brutalismo, la rinuncia al principio di ragion sufficiente. Questa rinuncia, come dicevamo, brucia ai brutalisti stessi, che spesso la superano con l'appello al caso o al regresso infinito delle cause. Ma il primo è irrealistico quando si sta di fronte a miracoli come la vita, mentre il secondo suona molto più cervellotico dell'appello a Dio.

Ho cercato di illustrare la dialettica tra butalismo, relativismo e naturalismo+teismo. C'è anche chi ritiene che nessuna di questa posizioni regga, che dobbiamo affidarci ad una uarta posizione. Ma qual è uesta quarta posizione? Dicono di non conoscerla ancora ma di ritenerla la più probabile. Non saprei dire quanto legittimo sia un giudizio del genere. Nelle scienze si dice che un modello è criticabile solo con un altro modello, qui mi sembra la stessa cosa.

venerdì 12 luglio 2019

post corretto (vedi internalismo) OGGETTO E NATURA

OGGETTO E NATURA

Giovanni e Giuseppe sono due anti-relativisti, pensano che esista una morale assoluta, una bellezza assoluta, e magari anche una verità assoluta. ma non pensano questa cosa esattamente nella stessa maniera. Seguono esempi.

Giovanni pensa che uccidere un innocente sia oggettivamente sbagliato.

Giuseppe pensa che uccidere un innocente non sia conforme alla natura umana.

Giovanni pensa che i quartetti d’archi di Beethoven siano oggettivamente belli.

Giuseppe pensa che i quartetti d’archi di Beethoven siano in armonia con la natura umana.

Giovanni e Giuseppe hanno un nemico comune (il relativismo) ma anche tra loro, come abbiamo visto, ci sono delle differenze. Per Giovanni la giustizia e la bellezza sono proprietà di un oggetto (o di un evento) che sta fuori e noi riconosciamo, per Giuseppe invece sono qualcosa che si costruisce dentro di noi. Giovanni mette al centro le cose, Giovanni l’uomo. Per Giovanni giustizia e bellezza esistono a prescindere dall’esistenza dell’uomo, per Giuseppe no. Per Giovanni le cascate del Niagara sono belle anche se non ci fossero uomini ad ammirarle, cosa che Giuseppe negherebbe senza esitare.

Voi con chi state? Proviamo a vedere cosa dice la scienza, ormai il tribunale ultimo per tutte le questioni.

Lo scienziato che fa il filosofo tende ad assecondare Giovanni, questa figura (Monod?) ha una vera fobia per il “soggetto” e appena puo’ lo esclude dal suo schema.

Ma lo scienziato che fa lo scienziato tende invece ad assecondare Giuseppe: se l’uomo trova bella una tela blu di Yves Klein, lui sa che un’ape nemmeno lo vede quel blu (lo vede rosso e non si puo’ certo dire che si sbaglii). Il colore, senza un soggetto che lo crei in sé nemmeno è colore ma giusto una lunghezza d’onda, difficile pensare allora che la bellezza esista oggettivamente. Allo stesso modo, un leone che uccide una gazzella, uccide un innocente ma nessuno lo colpevolizza, anche se avesse delle alternative: è la sua natura! Compie quindi un atto (uccidere l’innocente) che non è oggettivamente malvagio.

Conclusione: l’appello alla natura è un’ottima strategia per combattere in modo coerente il relativismo, non lasciamoci confondere dagli abusi compiuti in suo nome nel corso della storia.

E adesso l'ultima domanda, quella a cui è più ostico rispondere: in questo articolo si realizza uno degli abusi di cui sopra?

https://www.aldomariavalli.it/2019/07/11/la-morte-di-vincet-lambert-leutanasia-di-stato-e-gli-errori-filosofici-e-contro-la-fede/