https://www.facebook.com/riccardo.mariani.585/posts/pfbid02XSaTHFE2Uc5zRNgFgoKgyfXw278w3ZqbwQKpCXfCLyvL2zA9TZdnSdoLfS4pARb2l?__cft__[0]=AZU8L8zgexUVn8u2xIjNX6H1ZqriEN40q5DlL8AihZUAnAH94lLY-SJ6bXUFF1A5aRlnATkTnweaJn2jvzsRnXvTYli1BcYxBy--m3Bd0mk_gu3HxPUfIos3AwJ7bATMrKt4mJCDSznQkPXDe2sTKRoL1Ut2O4kg1u3KoBsv3o4TkA&__tn__=%2CO%2CP-R
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martedì 27 agosto 2024
venerdì 27 settembre 2019
DA “MENO STATO, PIU’ MERCATO” A “PIU’ MERCATO NELLO STATO”
DA “MENO STATO, PIU’ MERCATO” A “PIU’ MERCATO NELLO STATO”
Abbiamo bisogno del governo per ottenere i beni pubblici, che sono una rilevante frazione di ciò che la gente vuole e di cui ha bisogno.
Purtroppo, i meccanismi impiegati per sostenere questa impresa sono decisamente inadeguati. Migliorarli è una sfida in campo da quando l'uomo ha inventato la città.
Per quasi tutta la storia si è pensato ad una piccola élite che con la violenza assolvesse bene o male a questo compito traendo una rendita in barba alla massa.
La democrazia è stata un passo avanti che aumentava l'approvigionamento del necessario e rendeva più sopportabili le violenze, tuttavia ora non ne possiamo dvvero più dell' ignoranza e della stupidità razionale dell’elettore medio, specie ora che, satollo, esercita sul serio i suoi diritti e ci tiene pure. Troppe le cattive politiche che ne conseguono.
Ecco, trovare meccanismi più adeguati è la sfida del futuro: come mettere più mercato nello stato?
https://mason.gmu.edu/~atabarro/PrivateProvision.pdf
giovedì 10 gennaio 2019
MEGLIO PUBBLICO O PRIVATO?
MEGLIO PUBBLICO O PRIVATO?
Per decidere nel merito bisogna considerare molte questioni complesse, ma ce n’è una che mi fa pendere sempre in favore del privato: le regole.
Se vuoi che una regola venga applicata, meglio che il “regolato” sia un privato. Quando il “regolato” è un ufficio pubblico le esigenze di costo o di opportunità politica prevalgono. Se il tetto di una scuola privata è di dubbia stabilità si puo’ chiudere tutto subito, se lo è quello di una scuola pubblica si tira avanti finché “non arrivano i fondi”. Prendete lo Statuto del Contribuente. Cosa succederebbe se l’ ADE fosse un privato? Il privato puo’ corrompere, il pubblico non ha nemmeno bisogno di farlo: se non riesce a rispettare le regole, quelle stesse regole sono di fatto sospese. La banca privata puo’ fallire, le banche pubbliche (in perenne stato di fallimento), proseguono allegramente ad operare per decenni: per loro quelle regole elementari di civiltà commerciale non si applicano.
Ricordando i problemi della giustizia italiana, userei allora questa metafora: la “privatizzazione” è la migliore “separazione delle carriere” disponibile.
https://feedly.com/i/entry/pCjzw1s9uw4o7o2a6k88mWl61VH8mv6Frk5BTARJuI0=_16829b43c32:173932b:3a104d3b
domenica 26 agosto 2018
ADAM SMITH MESSO SU UN RIGO
ADAM SMITH MESSO SU UN RIGO
L’insegnamento di Adam Smith, l’intellettuale che ha spiegato a tutti la modernità quando ancora doveva iniziare, puo’ essere ridotto ad una relazione di sinonimia che sta comodamente su un rigo: RISOLVERE = PRIVATIZZARE (*). In altri termini, ogni volta che la società umana ha un problema quel problema si riduce SEMPRE alla mancanza di un mercato che attende di essere realizzato.
(*) Chi si vergogna del termine PRIVATIZZARE utilizzerà RESPONSABILIZZARE ma la sostanza non cambia.
L’insegnamento di Adam Smith, l’intellettuale che ha spiegato a tutti la modernità quando ancora doveva iniziare, puo’ essere ridotto ad una relazione di sinonimia che sta comodamente su un rigo: RISOLVERE = PRIVATIZZARE (*). In altri termini, ogni volta che la società umana ha un problema quel problema si riduce SEMPRE alla mancanza di un mercato che attende di essere realizzato.
(*) Chi si vergogna del termine PRIVATIZZARE utilizzerà RESPONSABILIZZARE ma la sostanza non cambia.
AMAZON.IT
“La ricchezza delle nazioni” è uno dei più importanti libri che siano mai stati scritti. Adam Smith ha dimostrato come la divisione del lavoro e la conseguente specializzazione siano essenziali per la crescita economica e per migliorare il tenore di vita delle persone. Non...
giovedì 28 dicembre 2017
Privatizzazione totale
Molti beni sarebbero facilmente privatizzabili in quanto beni escludibili. Sanità, istruzione, strade, parchi, eccetera.
Chi si oppone dice, così solo i ricchi potrebbero permetterseli.
A chi fa presente che non è vero si dice che lo slogan non deve essere inteso alla lettera.
Ma l'argomento è efficace solo se inteso alla lettera. Quale sarebbe l'argomento reale? Suonerebbe così, i benefici marginali in termini di efficienza e incentivi sono inferiori ai costi marginali in termini di diseguaglianza. Già nel esporlo si capisce chiaramente che l'argomento perde di ogni efficacia.
lunedì 22 febbraio 2016
Changing the guard di Alex Tabarrok
Changing the guard di Alex Tabarrok
- Il pericolo delle carceri private: troppo efficienti. Rischio di mass incarceration visti i bassi costi e l'efficienza di gestione. Rischio zero amnistie.
- Altro rischio: scarsa trasparenza.
- Vantaggio: i privati nn scaricano sui contribuenti i costi delle risse, dei processi per maltrattamento ecc.
- Intro - tabarrok
- 3 vantaggi del privato. 1 costruisce più in fretta 2 opera a costi inferiori 3 la qualità è almeno pari a quella pubblica.
- La scarsa qualità delle prime prigioni?semplice: hai quello che chiedi. Nei primi contratti il governo aggiudicava solo in base ai costi. Solo ora esistono contratti multivariabile.
- Se il governo è inefficiente nel gestire le prigioni perchè mai dovrebbe essere efficiente nello scrivere i contratti o nel controllarne l'applicazione?
- Analogia: sicurezza negli aeroporti: l 11 settembre costituì un fallimento nella sicurezza ma in realtà tutti i servizi richiesti furono implementati. Era il contratto ad essere sbagliato. L'aeroporto più esposto ad attentati è quello di Tel Aviv e guarda caso la sicurezza è privata
- Bruce Benson: la privatizzazione delle carceri nn è auspicabile poichè rende più efficiente un servizio malvagio. Sarebbe come rendere più efficiente l'esazione delle tasse.
- Cap2 economics of prison kenneth avio
- I carcerati sono quadruplicati dagli 80 ai 90. Ma la prigione paga?
- La prigione riabilita? Martinson 1974: no (nothing work). Conclusione confermata dal the panel of research on rehabilitative techniques.
- Lattimore-Witte: molti programmi sono concepiti male. Recentemente Witte però si è portato sulle posizioni di Martinson. Forse qualche programma particolarmente accurato potrebbe avere qualche effetto nel breve termine. E forse anche nel lungo. Si passa al principio: "nulla funziona bene".
- E i programmi per chi è fuori, quelli almeno funzionano?
- meglio aiutare cercando lavoro che insegnando un lavoro.
- per mallar e thornton dare soldi è più efficace che fornire un lavoro, almeno se misuriamo il recidivismo
- conclusione: 1 la riabilitazione è estremamente costosa 2 nn abbiamo ancora capito cosa funzione 3 il one fits all non esiste.
- la prigione rende alla società? Le risorse dovrebbero essere concentrate per reprimere i giovani più pericolosi
- Donohue e siegelman calcolano un elasticità di deterrenza di 0.15. Considerati i costi sembrerebbe poco conveniente aumentare la popolazione carceraria usa. Ad ogni modo serve un termine di confronto verosimile per trarre conclusioni.
- Prison privatizzazione public policy di samuel brakel e kimberly gaylord
- tesi: privatizzare parte della macchina carceraria. L efficienza crescerà ovunque.
- opposizione alla privatizzazione. Motivi:1 deteriora l'immaginario simbolico 2 ci sono problemi legali
- l importanza di un buon contratto.
- il problema delle carceri statali:1 costi 2 sovra popolazione.
- oggi negli usa la maggior parte dei servizi di giustizia (prigioni, tribunali, polizia) è privata.
continua
sabato 5 dicembre 2015
L'ingranaggio della libertà di David Friedman
L'ingranaggio della libertà di David Friedman
- Cap1 difesa della proprietà
- 1 le xsone sono diverse
- 2 le risorse sono scarse
- Titte le libertà sono riducibili alla pp
- Mercati competitivi: nn esiste il win take all
- I ricconi comamdano? Ci si arricchisce vendendo a tutti nn ai più ricchi
- Capitalismo e hippy: a cuba vanno nei campi di lavoro
- Cap3 critiche alla pp
- 1 è immorale xchè si fonda sull egoismo
- Ob: l alternativa è mettere la cenere sotto il tappeto. L amore è sempre possibile. È l amore pbbligatorio ad essere interdetto
- 2 si vreano diseg
- Ob: nn è vero la generosità è sempre possibile. È la generosotá obbligatoria ad essere proibita
- 3 gli uomini nn sono mai veramente liberi
- Ob: vero ma qs nn è un male
- Cap4 robin hood tradito
- Un penny un voto ma si dosa e si vota tutti i giorni
- La democrazia aiuta la classe media nn i poveri: se la cl media nn aouta i poveri xchè dovrebbe eleggere un politico che lo costringa
- Es previdenza: se la gode chi campa a lungo. Mn i poveri quindi
- Es agricoltura. Sissidi e prezzi più alti x i poveri
- Es soldi all università e alla cultura
- Es stip minimo: pagaro da chi sta in basso
- E i ricconi? Declinano anche loro
- Riv industriale: l opposiz è conservatrice un motivo ci sarà
- Cap6 monopolio
- Storia: molte commissioni volute dai monopolisti
- La concentraz dei mercati aumenta? No
- Monopolio naturale: raro e con inconv ridotti.
- Conta solo la conc potenziale. Tutti
- Prodotti sono in conc tra loro nave vs aerei
- Prezzi predatori: nn esisrono storicamente. Il caso montato della standard oil
- Oligopolio: aggirare l accordo è facile. Basta nn tutelarli anzichè vietarli
- Monopolio di staro: l unico robusto
- Cap 9 salute
- Ognuno di noi dà valori differenti a vita e salute
- Valore infinito della vita?: nn attraversare mai la strada
- Le politiche della sanità riposa interamente su qs fallacia
- Parte 2 vendere tutto
- Vendere le scuole col voucher
- Vendere le strade con project financing e bolletta stradale
- Vendere i trasporti con uber
- Vendere tribunali e polizia con le focj in rete d accordo
- Regole: principio di resp vs princ di prudenza
- Droga: guerra ai criminali nn alla droga
- Diritti dei ragazzi di andarsene da casa
- Vuoi ul socialismo: compralo cfr capitalizzazione di borsa vs monte salari
- Il contrario di scarso è gratuito nn abbondante
- Inquinamento: il problema è che certi beni nn sono appropriabili
- Spendere e votare
- Parte III i veri problemi
- Privatizzazione dei tribunali
- La guerra nn conviene
- I benefici del mercato: 1 posso scegliere 2 posso confrontare
- Differenza tra socialismo e caital: nel caputalusmo puoi essere e fare il socialista
- Difesa: votare coi soldi
- Stato minimo: destinato solo a crescere
- In caso di guerre restare neutrali
- Democrazia: una buona legge è un bene pubblico quindi nn verrá mai prodotta
- Prassi: educare e dare esempio
- Etica: il libertarismo è uno scheletro che ignuno può rimpolpare come vuole
continua
sabato 14 novembre 2015
No crac Tyler Cowen
- Programma: superare i ns bias e sfruttare quelli altrui
- Cap 1 la complessità delle motivazioni
- Il mercato è ovunque. Chi lo nega nn capusce che il centro del mercato è l incentivo nn il denaro. Che il problema è come scambiare nn cosa scambiare.
- Perchè nn ci sono tanti mercati x il miglioramento xsonale?
- Setting del mercato: operazione delicata.
- Landsburg e friedman: spesso peomuovono la caricatura dell economista. Il setting del mercato e la complessità delle motivazioni per loro contano poco
- L economia applicata è un arte.
- Una buone teoria economica: 1 deve entrare in una cartolina 2 deve capirla la nonna
- Per alcuni l imperfezuone umana è la fine della storia per altri l inizio.
- Cap 2 ii e ie
- Cosa incentiva l uomo: 1 premi/punizioni e 2 riconoscimento/rispetto
- Ul problema: 1 spiazza 2 e viceversa
- L apologo dei piatti sporchi: nn pago mia figlia x lavarli. Incentivo il suo desiderio di far parte della famiglia. Incentivo interiore ii
- Puntare ii è molto più economico ma nn sempre possibile
- L apologo del rivenditore mostra come ie possa essere la soluzione migliore.
- Il problema: la soluzione ottimale varia da xsona a persona da contesto a contesto da cultura a cultura.
- L apologo dei parcheggi. Le multe nn funzionano con i diplomatici kuwaitiani
- Facile dire "privatizziamo"
- Pagare gli studenti: funziona dove gli studenti sono demotivati.
- L approvazione sociale conta.
- Certi premi possono mettermi sotto pressione. Autodistruzione.
- Cap 3 esempi di complessità
- La scommessa di fare sport. Può rovinarmi il gusto di farlo.
- Legarsi le mani: strategia logica ma il bisogno di controllo è istinto base.
- Quando pagare molto sul lavoro: quando la missione richiede talento occultabile (complessità). In qs caso la paga nn motiva ma conferisce uno status.
- Propaganda contro il fumo: fai come gli altri!
- Economisti contro i ritardi: multe. All asilo sono state vissute come un autorizzazione!
- Come far rispondere all rsvp? Distribuire biglietti della lotteria a chi risponde per primo.
- come motivare l avvocato o il dentista? 1 regali di natale 2 procacciatori di clienti
- perché a marakesh ci serve una guida? per tener lontane le altre
- le riunioni di lavoro a che servono? 1 per consolidare potere e gerarchie 2 per fare squadra e motivare in qs modo
- cap 4 incentivi e cultura
- beni scarsi nella società del benessere: attenzione e tempo. la sensazione di un rilassamento
- in questi casi l incentivo dobbiamo applicarlo su di noi
- ti piace l arte ma ti vengono le gambe da museo (specie se passi più tempo a leggere i cartelli) e sei contento quando il concerto finisce
- l abbondanza ti fa sentire in colpa. costo opportunità.
- l arte non è mai stata tanto economica cosa c è che non va?
- due consigli: 1 ammettere cosa scarseggia 2 rassegnarsi a quel che si perde
- consigli al museo: 1 scegliere il quadro da portarsi a casa per ogni sala 2 saltare netta la prima sala (troppo traffico) 3 stroncare anche i grandi maestri 4 fuori: quali quadri restano in testa?
- confrontare i quadri e tornarci su a costo di trascurarne altri
- ammettere: noi non amiamo l arte per l arte ma per l immagine che ci conferisce. esiste un fattore io
- un museo non è mc donald non sta lì per farti felice, devi lavorarci su altrimenti...
- i guai della sovraesposizione: gioconda guglielmo tell. forse è anche per questo che la gente non ama il contatto frequente con la grande arte
- consigli per letture noiose
- leggere in mezzo stimola l interesse
- saltare dove la noia raggiunge una soglia x
- leggere bene l inizio magari più volte
- leggere tutto a volo d uccello poi riprendere
- cominciare leggendo il riassunto del libro
- prendere appunti su nomi ed eventi principali
- mollare il libro più spesso. robert hall: se non hai mai perso un aereo passi troppo tempo negli aeroporti
- cambiare l ideologia sottostante al libro. ci fa sembrare più intelligenti dell autore turlupinato
- la lettura d avanguardia è sovvenzionata. un tempo la condivisione con il lettore era più forte
- perché compriamo solo dischi recenti? cos è questo irrazionale amore per il nuovo?
- risposta: la musica ci dà identità. non posso identificarmi col vecchio devo essere originale. più gente detesta un genere più individui vi si identificano
- quelli a cui piace tutto? quelli che hanno superato il problema identitario. i più esperti.
- la musica ribelle? un segno del consumismo: non appena i giovani avevano da spendere il mercato li ha studiati
- una legge: il meglio di qualsiasi genere di solito è di qualità. solo il fattore io ci fa odiare un genere.
- come avvicinare qualsiasi musica: pensarla come se parlasse di me.
- com è difficile cambiare idea: se abbiamo pagato per un ricco buffet mangiamo tutto. se abbiamo lottato per qualcosa diamo valore a prescindere.
- tirannia dello status quo: serve per cementare amore e figli ma in ambito culturale è disastrosa.
- cap 5 segnali
- I segnali che mandiamo sono la ns pubblicità
- Se i fiori fossero gratis le donne nn li gradirebbero
- Il segnale è efficace solo se si crede che sia involontario
- Come lasciare la tavoletta del water? Economista: così come è. Segnalista: abbassata in segno di rispetto x la moglie.
- Una scuola dura senza che la durezza sia necessaria. Sacrifici nn necessari. Segnali di xseveranza
- In amore vince chi fugge? È una strategia troppo facile da imitare. Prima bisogna dimostrare la propria unicità.
- Ronin hanson: teoria radicale anti segale (anti ipocrisia)
- La sanità senza segnali. Costerebbe la metà.
- Robin: uno gnostico un predicatore armato bs l ipocrisia.
- Il progetto di robon è utopico. Meglio adattarsi
- Come tesistere alla tortura?
- Il nugiardo nn distoglie gli occhi. Semmai li fissa fin troppo
- Il bugiardo gesticola poco.
- Il b è eccessivamente preciso
- Per capire cosa pensa X chidili cosa pensa che pensi Y. Noi riteniamo comune la ns esperienza.
- Controsegnale: la falsa modestia
- Vestirsi troppo bene nn dà affidamento
- Non annunciate mai belle notizie. Prima o poi escono da sole
- Il casual funziona solo con chi ha già reputazione.
- Sengnali + controsegnali = nn si può nn segnalare.
- Controsegnalare se esistono buone prospettive senza rischio caduta. Chi controsegnala rischia con chi inganna ma anche con chi segnala
- Le donne segnalano di più. Vita interessante ma anche stressante.
- Cap 6 l autoinganno
- Matrimonio; memoria selettiva sul coniuge
- Studenti: la maggioranza si crede sopra la media
- Il controsegnale x eccellenza: la falsa modestia. Il sacrificio dell io passato
- Le virtù dell autoinganno: ci tende più produttivi e affidabili
- Nn prendere la pillola contro l a! Realismo depressivo
- Economia che prospera su a: le palestre coi loro abbonamenti mensili.
- Lo studente "bravo ma nn si impegna": è una scusa x giustificare i voti.
- Strategia ottima: usare l a come stabilizzante generale superandolo selettivamente
- Contro il consumosmo: fare un acquisto che ci metta i sensi di colpa. Pagare separatamente.
- Studio: x molti è solo tempo contro i sensi di colpa. Risolvere problemi rispondere a domande.
- Pensare da soli. In gruppo si impara poco. Rimeditare.
- Quantificate le probabilità
- Autocontrollo e autoinganno: aereo vaccino
- Siamo più razionali se pensoami agli altri
- Pandemia: cercare il virus e mettere in quarantena o estendere i pronto soccorsi. Seconda strategia più efficace ma la prima titilla il ns autocontrollo
- Terrorismo. Meglio sviluppare i soccorsi che sgominare le bande. Ma è la seconda strategia che titilla
- Sanitá: innovare o preoccuparci dei nn assicurati?
- Prevenire o combattere?
- Ambiente: controllare o resistere?
- Cap 8 peccato e forza di volontàF
- Ieri c erano meno peccato? C era meno di tutto
- Oggi ci sono mercati x pgni peccato. Esempi: errori ortografia su ebay. Noleggio ospiti x matrimoni. Vendota alibi. Fornitura sottofondi telefonate. Moduli x il consenso al rapporto. Lezioni x i possibili ergastolani
- Continua
- Cap 9 i regali di natale
- Walgfogel ha calcolato il peso morto dei regali. valore dono 80% del costo. i donatori peggiori sono gli anziani, per loro meglio il denaro.
- il regalo vale la pena solo se consideriamo la gioia del nonatore
- regalo segnale: ti dimostro come ti conosco quanto ti penso.
- Elemosina efficiente: meglio dare a chi nn chiede
- es: evitare le mance, sono uno spreco. aiutano chi ha un lavoro. fanno risparmiare il proprietario
- voglia di affiliazione. prevale sul reale altruismo. ci piace stare coi vincenti
- le donne belle raccolgono più fondi
- pro microcredito: compatibile con la disciplina del lavoro
- pro microcredito: leva di mezzo gli scocciatori che tormentano chi riceve doni.
lunedì 7 settembre 2015
Privatize Marriage by David Boaz
David Boaz sul matrimonio
- Cosa significa "privatizzare i matrimoni"? Significa considerare il matrimonio come un contratto qualsiasi che lo stato è chiamato ad applicare...
- La privatizzazione del m. risolve i problemi legati al m. omo e alla poligamia...
- Nel Medioevo - epoca d'oro della Cristianità - il m. era un contratto privato tra famiglie...
- L'intromissione massiccia dello stato comincia nel XX secolo: il divorzio senza addebito diviene obbligatorio (per altro con grave nocumento alle donne, rimediato solo attraverso altri gravi squilibri)...
- La privatizzazione è il toccasana x diversi conflitti sociali. Gli esempi sono facili: p. la religione e nn avremo più guerre di religione, p. l'arte e nn dovremo decidere più cos'è pornografia, privatizziamo la cultura e non avremo più invadenti crociate culturali...
- Lasciamo che fioriscano 100 fiori (100 contratti): matrimonio tradizionale, matrimonio di garanzia: ogni Chiesa avrà i suoi moduli, basta con il monopolio della modulistica, basta con il one-fit-all...
continua
domenica 24 novembre 2013
Le trappole del PIL
"GDP: A Bad Measure of Well-Being, by David Henderson" http://feedly.com/k/Int5An
martedì 13 novembre 2012
Dallo stato alla società
Da tenere a mente:
1. E' più importante la "velocità" o la "maniera"?
2. il burocrate non sa "calcolare", e non è solo questione di mega pc, le informazioni sono disperse ed ineffabili non sono "dati". Di più, a volte si formano contestualmente all' azione (lezione Mises/Hayek).
3. Il burocrate manca d' incentivi (lezione Friedman/Buchanan).
4. distinguiamo tra privatizzazione e esternalizzazione: nel secondo caso manca la concorrenza. Se una funzione statale è dannosa, conseguirla in modo efficiente peggiora le cose: l' esternalizzazione delle prigioni ha consentito di persistere nel perseguimento dei victimless crime. Per l' autentica privatizzazione ci manca la parola, che ne dite di "devolution"?
5. come effettuare le privatizzazioni? In ordine preferenziale: 1. vendere e abbassare le tasse con il ricavato; 2. dare azioni a tutti 3. dare azioni ai lavoratori dell' impresa privatizzata
6. Non tutto è privatizzabile come auspicato. Vedi solo il caso delle strade.
http://www.cato-unbound.org/2012/10/01/sheldon-richman/from-state-to-society/
1. E' più importante la "velocità" o la "maniera"?
2. il burocrate non sa "calcolare", e non è solo questione di mega pc, le informazioni sono disperse ed ineffabili non sono "dati". Di più, a volte si formano contestualmente all' azione (lezione Mises/Hayek).
3. Il burocrate manca d' incentivi (lezione Friedman/Buchanan).
4. distinguiamo tra privatizzazione e esternalizzazione: nel secondo caso manca la concorrenza. Se una funzione statale è dannosa, conseguirla in modo efficiente peggiora le cose: l' esternalizzazione delle prigioni ha consentito di persistere nel perseguimento dei victimless crime. Per l' autentica privatizzazione ci manca la parola, che ne dite di "devolution"?
5. come effettuare le privatizzazioni? In ordine preferenziale: 1. vendere e abbassare le tasse con il ricavato; 2. dare azioni a tutti 3. dare azioni ai lavoratori dell' impresa privatizzata
6. Non tutto è privatizzabile come auspicato. Vedi solo il caso delle strade.
http://www.cato-unbound.org/2012/10/01/sheldon-richman/from-state-to-society/
mercoledì 2 dicembre 2009
Darwinisti conservatori alla riscossa
"Se il mercato non ha bisogno di un pianificatore centrale, perché la vita dovrebbe necessitare di un artefice intelligente?”.
La teoria darwiniana, come teoria scientifica, a volte lascia dei dubbi a chi l' approccia per la prima volta. Probabilmente perchè è troppo semplice, non abbisogna nemmeno di formalizzazione matematica! Come si puo' spiegare "tutto" senza nemmeno una formuletta?
In realtà non è altro che una trasposizione in ambito naturalistico della teoria economica del Laissez Faire (liberismo?): anche organizzazioni complesse e funzionanti possono emergere spontaneamente senza un pianificatore che modelli il tutto dall' alto.
Non solo, l' economia vanta una primogenitura: Darwin mutuo' i formalismi di cui abbisognava dal suo amico Malthus. Solo con i classici argomenti dello "small government" la macchina di Darwin poteva lubrificarsi al punto giusto e intraprendere la sua inarrestabile corsa.
Se l' evoluzionismo fila via liscio ridicolizzando i tentativi "creazionisti", perchè mai quei concetti non vengono ripresi in ambito sociale per ridicolizzare la necessità di un governo centrale robusto?
Sono concetti piuttosto abrasivi se trasposti con gli opportuni ritocchi nelle scienze sociali, questa ammissione va fatta. Guai comunque a chi se li dimentica e a chi evita di accennarli anche solo sottovoce.
A tener sveglia la mente possono aiutare due recenti pubblicazioni: La Politica secondo Darwin e Darwinian Conservatism
Probabilmente si puo' credere sia a Darwin sia al paternalismo progressista. Anzi, si puo' senz' altro visto che in molti ci riescono. Sarebbe bello però che costoro ci spiegassero come fanno.
La teoria darwiniana, come teoria scientifica, a volte lascia dei dubbi a chi l' approccia per la prima volta. Probabilmente perchè è troppo semplice, non abbisogna nemmeno di formalizzazione matematica! Come si puo' spiegare "tutto" senza nemmeno una formuletta?
In realtà non è altro che una trasposizione in ambito naturalistico della teoria economica del Laissez Faire (liberismo?): anche organizzazioni complesse e funzionanti possono emergere spontaneamente senza un pianificatore che modelli il tutto dall' alto.
Non solo, l' economia vanta una primogenitura: Darwin mutuo' i formalismi di cui abbisognava dal suo amico Malthus. Solo con i classici argomenti dello "small government" la macchina di Darwin poteva lubrificarsi al punto giusto e intraprendere la sua inarrestabile corsa.
Se l' evoluzionismo fila via liscio ridicolizzando i tentativi "creazionisti", perchè mai quei concetti non vengono ripresi in ambito sociale per ridicolizzare la necessità di un governo centrale robusto?
Sono concetti piuttosto abrasivi se trasposti con gli opportuni ritocchi nelle scienze sociali, questa ammissione va fatta. Guai comunque a chi se li dimentica e a chi evita di accennarli anche solo sottovoce.
A tener sveglia la mente possono aiutare due recenti pubblicazioni: La Politica secondo Darwin e Darwinian Conservatism
Probabilmente si puo' credere sia a Darwin sia al paternalismo progressista. Anzi, si puo' senz' altro visto che in molti ci riescono. Sarebbe bello però che costoro ci spiegassero come fanno.
lunedì 16 novembre 2009
La logica della Zucchina
Vallauri espone la logica della Zucchina, eccola:
Da ascoltare tutto.
Dunque vediamo se ho capito:
1) Giovanni coltiva le zucchine e le vende a Fabio;
2) Fabio le raccoglie dai produttori e le smercia al distributore Antonio;
3) Antonio le smista al ristorante di Giacomo;
4) Giacomo le utilizza per comporre un piatto particolare che serve poi nel suo ristorante di lusso, Franco se lo gusta pagandolo un capitale.
Domanda: perchè i soldi si concentrano su Giacomo e non, per esempio, su Antonio?
Eppure tutti i passaggi sono essenziali per giungere all' esito finale: il ruttino di Franco.
La "logica della zucchina" ha la risposta pronta: perchè Giacomo è il più vicino al pagatore finale mentre Antonio è il più lontano.
La risposta è "pronta", non c' è che dire, ma poco convinvente, direi. Perchè mai i soldi non dovrebbero fluire verso il più lontano? il Sultano del Brunei è lontanissimo dai pagatori ma non se la passa niente male. Invece il mio benzarolo fatica a pagare il mutuo.
Certo, cio' che fa Giovanni è essenziale affinchè Giacomo possa servire il suo piatto. Ma forse non è essenziale Giovanni!
Anche cio' che fa Giacomo è essenziale. Ma in questo caso è essenziale anche Giacomo con il suo locale. Per questo i soldi vanno verso di lui.
Penso che questa logica sia più convincente rispetto a quella delle zucchine.
Invalidando la logica della zucchina vengono invalidati anche i ragionamenti che seguono.
In particolare, Vallauri lamentava uno scarso finanziamento spontaneo alla ricerca di base. La lamentela è fondata, ma per tutt' altre ragioni rispetto a quelle esposte nella "logica della zucchina". In questo settore i benefici degli investimenti non sono, per ora, "appropriabili".
Mi viene un dubbio. Con la logica della zucchina Vallauri lamentava anche i bassi stipendi dei professori. Invalidata la logica della zucchina, tale lamentela risulterebbe infondata.
Come se non bastasse, in questo caso non puo' essere fatta valere nemmeno la logica della "non appropriabilità"!
Forse la "logica della zucchina" serviva per tenere insieme tutto. Mi viene un sospetto: non sarà che Vallauri è un professore?
Da ascoltare tutto.
Dunque vediamo se ho capito:
1) Giovanni coltiva le zucchine e le vende a Fabio;
2) Fabio le raccoglie dai produttori e le smercia al distributore Antonio;
3) Antonio le smista al ristorante di Giacomo;
4) Giacomo le utilizza per comporre un piatto particolare che serve poi nel suo ristorante di lusso, Franco se lo gusta pagandolo un capitale.
Domanda: perchè i soldi si concentrano su Giacomo e non, per esempio, su Antonio?
Eppure tutti i passaggi sono essenziali per giungere all' esito finale: il ruttino di Franco.
La "logica della zucchina" ha la risposta pronta: perchè Giacomo è il più vicino al pagatore finale mentre Antonio è il più lontano.
La risposta è "pronta", non c' è che dire, ma poco convinvente, direi. Perchè mai i soldi non dovrebbero fluire verso il più lontano? il Sultano del Brunei è lontanissimo dai pagatori ma non se la passa niente male. Invece il mio benzarolo fatica a pagare il mutuo.
Certo, cio' che fa Giovanni è essenziale affinchè Giacomo possa servire il suo piatto. Ma forse non è essenziale Giovanni!
Anche cio' che fa Giacomo è essenziale. Ma in questo caso è essenziale anche Giacomo con il suo locale. Per questo i soldi vanno verso di lui.
Penso che questa logica sia più convincente rispetto a quella delle zucchine.
Invalidando la logica della zucchina vengono invalidati anche i ragionamenti che seguono.
In particolare, Vallauri lamentava uno scarso finanziamento spontaneo alla ricerca di base. La lamentela è fondata, ma per tutt' altre ragioni rispetto a quelle esposte nella "logica della zucchina". In questo settore i benefici degli investimenti non sono, per ora, "appropriabili".
Mi viene un dubbio. Con la logica della zucchina Vallauri lamentava anche i bassi stipendi dei professori. Invalidata la logica della zucchina, tale lamentela risulterebbe infondata.
Come se non bastasse, in questo caso non puo' essere fatta valere nemmeno la logica della "non appropriabilità"!
Forse la "logica della zucchina" serviva per tenere insieme tutto. Mi viene un sospetto: non sarà che Vallauri è un professore?
sabato 14 novembre 2009
Mercati ripugnanti
Strategie per metterli su. Link.
martedì 5 agosto 2008
Perchè i managers non si uccidono tra loro?
Interessante domanda posta da Robin Hanson.
Un killer costa poco (intorno ai 7.000 dollari) e i guadagni possono essere immensi.
Tra i leader politici e i capi della criminalità organizzata la pratica dell' omicidio è molto più diffusa.
Possibili risposte:
Diversamente che in politica non esistono moventi ideologici. Il movente ideologico è il più adatto ad istillare odio. Inoltre è molto più semplice da celare.
I managers non sono criminali abituali, non sanno muoversi a loro agio in quell' ambito. Inoltre hanno molto da perdere rispetto ad un boss della mafia che è già implicato in azioni penali.
Anche il politico puo' avere relazioni nei servizi segreti. Tutte entrature che rendono per lui il crimine meno costoso.
L' attitudine allo scambio puo' rendere più appetibili delle vie alternative all' omicidio.
La risposta ideologicamente più intrigante potrebbe essere un altra: la lunga esposizione al mercato, attraverso vie che adesso non interessa indagare, rinforza il nostro senso etico. Cio' spiegherebbe perchè i managers, tra i personaggi di potere, sembrano i più pacifici.
Un killer costa poco (intorno ai 7.000 dollari) e i guadagni possono essere immensi.
Tra i leader politici e i capi della criminalità organizzata la pratica dell' omicidio è molto più diffusa.
Possibili risposte:
Diversamente che in politica non esistono moventi ideologici. Il movente ideologico è il più adatto ad istillare odio. Inoltre è molto più semplice da celare.
I managers non sono criminali abituali, non sanno muoversi a loro agio in quell' ambito. Inoltre hanno molto da perdere rispetto ad un boss della mafia che è già implicato in azioni penali.
Anche il politico puo' avere relazioni nei servizi segreti. Tutte entrature che rendono per lui il crimine meno costoso.
L' attitudine allo scambio puo' rendere più appetibili delle vie alternative all' omicidio.
La risposta ideologicamente più intrigante potrebbe essere un altra: la lunga esposizione al mercato, attraverso vie che adesso non interessa indagare, rinforza il nostro senso etico. Cio' spiegherebbe perchè i managers, tra i personaggi di potere, sembrano i più pacifici.
martedì 22 luglio 2008
Quando la neurobiologia fa bene alla libertà
Quando sul giornale appare la notizia di una nuova conquista della neurobiologia, tra i libertari c' è sempre qualcuno che trema.
I motivi sono almeno due.
Innanzittutto, qualcuno pensa, man mano che il cervello viene scannerizzato, si finisce per ridurre l' uomo ad un robot programmabile/prevedibile ed evapora un concetto prezioso come quello di libertà.
Calma, rispondo. Il concetto di libertà ha natura filosofica, non scientifica. I suoi destini si giocano nell' agone delle credenze filosofiche ed etiche. Mi sembra di averlo già detto, per esempio qua. Bisogna aver cara la libertà e contemporaneamente avere la scienza come religione, per farsi venire i sudori freddi.
Oltretutto, anche in un' ottica meramente utilitaria, non è detto che alla pratica dei cervelli scannerizzati seguano dei limiti alle libertà, semmai il contrario (ne parlavo qua e qua).
Ma poi c' è un secondo timore: i modelli liberisti neo-classici si fondano sull' ipotesi dell' uomo razionale, la scannerizzazione revoca continuamente in dubbio questo assunto.
Anche qui soccorrono alcune rassicurazioni in fondo già fatte: il mercato induce un doppio beneficio. Per sfruttare il primo occorrono individui razionali. Ma il secondo funziona al meglio proprio quando la ragione canonica latita.
Finalmente esce un libro che difende il libero scambio con gli argomenti delle neuroscienze, l' ha scritto Michael Shermer, trattasi di The mind of the market.
In Italia, per molti, il mercato è sinonimo di avidità, ma Shermer dimostra come il libero scambio, attraverso meccanismi darwiniani, abbia plasmato la neurobiologia della cooperazione, della fiducia interindividuale, della capacità di non tradire anche quando conviene (tipico dell'uomo razionale), eccetera.
Il processo è abbastanza semplice, facciamo l' esempio della fiducia. La fiducia è un bene di grande valore, sui grandi numeri esisteranno alcune comunità che la sviluppano a livello neuronale tra i membri che le compongono. Queste comunità si arricchiranno molto di più rispetto alle comunità diffidenti. In un mondo aperto saranno anche quelle più potenti ed "adatte" ad esercitare un predominio di natura evolutiva. In altri termini, il mercato favorisce un contagio benefico tra civiltà. Naturalmente sto parlando di una "fiducia" matura, di quelle che non porgono tre volte la guancia.
Davide qui sembra interessato all' argomento e chiede esempi storici di dinamiche similari. In questo libro ne trova parecchi.
Ma la filosofia di Shermer, presa in blocco, appare a dir poco incapace di indicare una plausibile stella polare. Sembra anzi destinata ad avvinghiarsi su se stessa. L' autore infatti è maestro quando ci spiega che i comportamenti razionali non sono tutto e che l' adozione e il contagio di principi etici puo' essere decisivo per lo sviluppo e l' arricchimento di una nazione. Peccato che con la sua scelta "riduzionista" e scientista azzeri poi il valore dell' etica, ovvero del bene più prezioso sulla base del suo stesso ragionamento. Tylor Cowen sul WP sembra cogliere la contorsione.
I motivi sono almeno due.
Innanzittutto, qualcuno pensa, man mano che il cervello viene scannerizzato, si finisce per ridurre l' uomo ad un robot programmabile/prevedibile ed evapora un concetto prezioso come quello di libertà.
Calma, rispondo. Il concetto di libertà ha natura filosofica, non scientifica. I suoi destini si giocano nell' agone delle credenze filosofiche ed etiche. Mi sembra di averlo già detto, per esempio qua. Bisogna aver cara la libertà e contemporaneamente avere la scienza come religione, per farsi venire i sudori freddi.
Oltretutto, anche in un' ottica meramente utilitaria, non è detto che alla pratica dei cervelli scannerizzati seguano dei limiti alle libertà, semmai il contrario (ne parlavo qua e qua).
Ma poi c' è un secondo timore: i modelli liberisti neo-classici si fondano sull' ipotesi dell' uomo razionale, la scannerizzazione revoca continuamente in dubbio questo assunto.
Anche qui soccorrono alcune rassicurazioni in fondo già fatte: il mercato induce un doppio beneficio. Per sfruttare il primo occorrono individui razionali. Ma il secondo funziona al meglio proprio quando la ragione canonica latita.
Finalmente esce un libro che difende il libero scambio con gli argomenti delle neuroscienze, l' ha scritto Michael Shermer, trattasi di The mind of the market.
In Italia, per molti, il mercato è sinonimo di avidità, ma Shermer dimostra come il libero scambio, attraverso meccanismi darwiniani, abbia plasmato la neurobiologia della cooperazione, della fiducia interindividuale, della capacità di non tradire anche quando conviene (tipico dell'uomo razionale), eccetera.
Il processo è abbastanza semplice, facciamo l' esempio della fiducia. La fiducia è un bene di grande valore, sui grandi numeri esisteranno alcune comunità che la sviluppano a livello neuronale tra i membri che le compongono. Queste comunità si arricchiranno molto di più rispetto alle comunità diffidenti. In un mondo aperto saranno anche quelle più potenti ed "adatte" ad esercitare un predominio di natura evolutiva. In altri termini, il mercato favorisce un contagio benefico tra civiltà. Naturalmente sto parlando di una "fiducia" matura, di quelle che non porgono tre volte la guancia.
Davide qui sembra interessato all' argomento e chiede esempi storici di dinamiche similari. In questo libro ne trova parecchi.
Ma la filosofia di Shermer, presa in blocco, appare a dir poco incapace di indicare una plausibile stella polare. Sembra anzi destinata ad avvinghiarsi su se stessa. L' autore infatti è maestro quando ci spiega che i comportamenti razionali non sono tutto e che l' adozione e il contagio di principi etici puo' essere decisivo per lo sviluppo e l' arricchimento di una nazione. Peccato che con la sua scelta "riduzionista" e scientista azzeri poi il valore dell' etica, ovvero del bene più prezioso sulla base del suo stesso ragionamento. Tylor Cowen sul WP sembra cogliere la contorsione.
lunedì 14 luglio 2008
Idee o interessi?
Quando la forza bruta conta, l' arte di persuadere il prossimo con sottili ragionamenti non è certo coltivata. Non ce n' è motivo, basta la minaccia.
Ma in democrazia l' arte di convincere diventa importante. Il voto dell' esperto conta quanto quello dell' insipiente. Il voto dell' interessato eguaglia quello del distratto.
Probabilmente è per questo che la democrazia, nella sua illustre figliolanza, annovera anche un brutto anatroccolo: la propaganda ideologica.
Non fatemi identificare l' ideologia con il demonio, le cose non stanno così. Anche e soprattutto attraverso l' ideologia, un uomo costruisce la propria identità. Cosa spinge tante persone a perdere il proprio tempo per telefonare ad una trasmissione radiofonica ed esporre, in 15 secondi, un' opinione politica che si perderà presto nel nulla insieme alle altre? Spesso l' ideologia e la costruzione dell' identità.
Quando l' interesse viene depotenziato, quasi sempre cede il posto all' ideologia e non certo all' imparzialità. E' un fenomeno già incontrato considerando il funzionamento di un forum libero. Ovvero un luogo dove non ci sono interessi in ballo e le identità sono labili. Un posto dove c' è poco o nulla da perdere e si è nelle condizioni migliori per dire la propria liberandosi dai pregiudizi. Ma è proprio questa mancanza di interessi e la necessità di costruire la propria identità a stimolare e dare centralità ad un pensiero ideologico.
L' ideologia/pregiudizio è trainante persino in epoche come la nostra dove sembra sopita. Forse ora lo è ancora di più poichè in forme striscianti agisce insinuandosi senza tanto chiasso piazzaiolo.
Sulle questioni decisive sembra avere sempre l' ultima parola. Noi invece ci aspettiamo che dietro le quinte manovrino Grandi Fratelli a protezione dei loro interessi privati. Riteniamo che siano loro i principali ostacoli verso il progresso comune. Ingenui! Siamo in democrazia e quasi tutto viene controllato dall' ideologia.
Landier/Thesmar/Thoenig/ (Investigating capitalism aversion) trovano che, nei vari Paesi da loro studiati, le riforme decisive sono quasi sempre impedite da motivazioni ideologiche. Convinzioni gridate con orgoglio ai quattro venti, convinzioni per le quali ci battiamo con valore inscenando quelle "lotte" che ci realizzano e ci divertono più di qualsiasi scampagnata fuori porta.
Altro che manovre dietro le quinte ordite dagli Interessi Forti. L' accusa contro gli Interessi Forti spesso debbono essere re-indirizzate contro le Passioni Civili.
Quando l' ideologia non si manifesta in un pensiero strutturato (male) e manifestato con iattanza, assume le forme della diffidenza conservativa: il nuovo è sempre incerto e malefico. Non si sa perchè ma è così. Per "ideologia".
Landier et al. fanno dell' Italia addirittura un caso di scuola.
Come uscirne? Come fare in modo che l' ideologia ceda almeno un po' all' interesse e alle soluzioni pragmatiche?
E' molto difficile, perchè se parliamo di interessi pubblici, per poterli trasformare in privati, occorre spingere le cose giungendo al limite di un baratro, fino a che il "mal comune" cessi di essere un "mezzo gaudio" per il singolo. A quel punto anche nel "singolo" prevarrà l' interesse personale e la voglia di "risolvere i problemi".
E in fondo è proprio questa l' unica via che vedono gli autori per favorire riforme pro-mercato: le disfunzioni, a poco a poco, toglieranno risorse a tutti impoverendo sempre più la società. E, la storia insegna, la povertà è il medico più efficace contro le ideologie anti-mercato. Specie se il nostro vicino se la spassa. Ma le teste sono incredibilmente "de coccio".
In merito puo' essere utile l' articolo di Giorgio Barba Nervetti sul 24 ore di domenica 13.7.2008.
Ma in democrazia l' arte di convincere diventa importante. Il voto dell' esperto conta quanto quello dell' insipiente. Il voto dell' interessato eguaglia quello del distratto.
Probabilmente è per questo che la democrazia, nella sua illustre figliolanza, annovera anche un brutto anatroccolo: la propaganda ideologica.
Non fatemi identificare l' ideologia con il demonio, le cose non stanno così. Anche e soprattutto attraverso l' ideologia, un uomo costruisce la propria identità. Cosa spinge tante persone a perdere il proprio tempo per telefonare ad una trasmissione radiofonica ed esporre, in 15 secondi, un' opinione politica che si perderà presto nel nulla insieme alle altre? Spesso l' ideologia e la costruzione dell' identità.
Quando l' interesse viene depotenziato, quasi sempre cede il posto all' ideologia e non certo all' imparzialità. E' un fenomeno già incontrato considerando il funzionamento di un forum libero. Ovvero un luogo dove non ci sono interessi in ballo e le identità sono labili. Un posto dove c' è poco o nulla da perdere e si è nelle condizioni migliori per dire la propria liberandosi dai pregiudizi. Ma è proprio questa mancanza di interessi e la necessità di costruire la propria identità a stimolare e dare centralità ad un pensiero ideologico.
L' ideologia/pregiudizio è trainante persino in epoche come la nostra dove sembra sopita. Forse ora lo è ancora di più poichè in forme striscianti agisce insinuandosi senza tanto chiasso piazzaiolo.
Sulle questioni decisive sembra avere sempre l' ultima parola. Noi invece ci aspettiamo che dietro le quinte manovrino Grandi Fratelli a protezione dei loro interessi privati. Riteniamo che siano loro i principali ostacoli verso il progresso comune. Ingenui! Siamo in democrazia e quasi tutto viene controllato dall' ideologia.
Landier/Thesmar/Thoenig/ (Investigating capitalism aversion) trovano che, nei vari Paesi da loro studiati, le riforme decisive sono quasi sempre impedite da motivazioni ideologiche. Convinzioni gridate con orgoglio ai quattro venti, convinzioni per le quali ci battiamo con valore inscenando quelle "lotte" che ci realizzano e ci divertono più di qualsiasi scampagnata fuori porta.
Altro che manovre dietro le quinte ordite dagli Interessi Forti. L' accusa contro gli Interessi Forti spesso debbono essere re-indirizzate contro le Passioni Civili.
Quando l' ideologia non si manifesta in un pensiero strutturato (male) e manifestato con iattanza, assume le forme della diffidenza conservativa: il nuovo è sempre incerto e malefico. Non si sa perchè ma è così. Per "ideologia".
Landier et al. fanno dell' Italia addirittura un caso di scuola.
Come uscirne? Come fare in modo che l' ideologia ceda almeno un po' all' interesse e alle soluzioni pragmatiche?
E' molto difficile, perchè se parliamo di interessi pubblici, per poterli trasformare in privati, occorre spingere le cose giungendo al limite di un baratro, fino a che il "mal comune" cessi di essere un "mezzo gaudio" per il singolo. A quel punto anche nel "singolo" prevarrà l' interesse personale e la voglia di "risolvere i problemi".
E in fondo è proprio questa l' unica via che vedono gli autori per favorire riforme pro-mercato: le disfunzioni, a poco a poco, toglieranno risorse a tutti impoverendo sempre più la società. E, la storia insegna, la povertà è il medico più efficace contro le ideologie anti-mercato. Specie se il nostro vicino se la spassa. Ma le teste sono incredibilmente "de coccio".
In merito puo' essere utile l' articolo di Giorgio Barba Nervetti sul 24 ore di domenica 13.7.2008.
mercoledì 4 giugno 2008
Ragioni esoteriche e ragioni essoteriche
Ci sono almeno un paio di ragioni per cui una società organizzata intorno ad istituzioni di mercato abbia buone possibilità di evolvere e raggiungere uno status invidiabile di prosperità
Solo della prima di queste ragioni è lecito parlare con un certo orgoglio, quindi sparo subito tutte le mie cartucce.
Una società informata ai principi borghesi fornisce i "giusti" incentivi affinchè si operi alacremente al servizio del prossimo.
Sebbene in essa la fortuna resti elemento ineliminabile, il merito e il talento vengono spesso premiati quando non esaltati.
Cio' fa sì che merito e talento fioriscano e diano slancio alla costruzione di un bene comune.
Quando parlo di "giusti incentivi" mi riferisco ad incentivi corretti per un soggetto dotato di una natura che non puo' escludere un certo egoismo. Siamo dunque distanti da deleterie farneticazioni utopistiche.
Ma veniamo alle note dolenti.
La seconada ragione è infatti piuttosto infamante e da almeno un secolo ad essa non si puo' più nemmeno accennare. Parlo del darwnismo sociale, un processo che si coniuga bene con le strutture del capitalismo.
Come avviene questo connubio? Semplice: le istituzioni capitalistiche e il successo economico creano disparità di dotazioni tra i componenti della società. Cio' fa sì che nella "lotta per la sopravvivenza" esistano individui più attrezzati di altri e destinati a prevalere.
Se così è, nel tempo, la selezione formerà gruppi sociali sempre più idonei al fine di perseguire ricchezza e sviluppo. Le generazioni successive saranno spurgate della parte più "difettosa" del corpo sociale, della parte più aliena dal successo economico, della parte meno adatta a produrre ricchezza.
Oggi questo non è più vero in quanto la nostra sensibilità non ci consente di accettare questi processi un tempo abituali ed esemplificabili in molte forme.
Esempio, tanto per capirsi: su cinque concepimenti il ricco aveva tre nascite e mezzo, il povero neanche due. Evidentemente cio' era implicato alla disparità nelle dotazioni sanitarie e nell' alimentazione. E' evidente che imponendo una "sanità universale" il processo darwiniano venga smorzato: tutti avranno 2 nascite e mezzo.
Solo della prima di queste ragioni è lecito parlare con un certo orgoglio, quindi sparo subito tutte le mie cartucce.
Una società informata ai principi borghesi fornisce i "giusti" incentivi affinchè si operi alacremente al servizio del prossimo.
Sebbene in essa la fortuna resti elemento ineliminabile, il merito e il talento vengono spesso premiati quando non esaltati.
Cio' fa sì che merito e talento fioriscano e diano slancio alla costruzione di un bene comune.
Quando parlo di "giusti incentivi" mi riferisco ad incentivi corretti per un soggetto dotato di una natura che non puo' escludere un certo egoismo. Siamo dunque distanti da deleterie farneticazioni utopistiche.
Ma veniamo alle note dolenti.
La seconada ragione è infatti piuttosto infamante e da almeno un secolo ad essa non si puo' più nemmeno accennare. Parlo del darwnismo sociale, un processo che si coniuga bene con le strutture del capitalismo.
Come avviene questo connubio? Semplice: le istituzioni capitalistiche e il successo economico creano disparità di dotazioni tra i componenti della società. Cio' fa sì che nella "lotta per la sopravvivenza" esistano individui più attrezzati di altri e destinati a prevalere.
Se così è, nel tempo, la selezione formerà gruppi sociali sempre più idonei al fine di perseguire ricchezza e sviluppo. Le generazioni successive saranno spurgate della parte più "difettosa" del corpo sociale, della parte più aliena dal successo economico, della parte meno adatta a produrre ricchezza.
Oggi questo non è più vero in quanto la nostra sensibilità non ci consente di accettare questi processi un tempo abituali ed esemplificabili in molte forme.
Esempio, tanto per capirsi: su cinque concepimenti il ricco aveva tre nascite e mezzo, il povero neanche due. Evidentemente cio' era implicato alla disparità nelle dotazioni sanitarie e nell' alimentazione. E' evidente che imponendo una "sanità universale" il processo darwiniano venga smorzato: tutti avranno 2 nascite e mezzo.
Il campione nonchè propalatore del darwinismo sociale fu Herbert Spencer. Con i suoi ululati fece di tutto per farsi notare in Europa ma il suo acre messaggio non riuscì a varcare le alpi: la barriera della nascente cultura idealistica si dimostrò invalicabile. Bobbio, nella sua storia della cultura italiana, vede nella neutralizzazione di queste spiacevolezze l' inizio dei rapporti difficile che da lì in poi il nostro paese instaurò con la cultura di stampo scientifico.
Il ruolo che il darwinismo sociale ha giocato nel creare le strabilianti condizioni dell' umanità contemporanea è sottaciuto per pudore ma secondo Gregory Clark è stato di gran lunga superiore rispetto al ruolo delle "giuste istituzioni". Queste ultime hanno cominciato a far sentire il loro influsso solo negli ultimi due secoli e hanno potuto farlo grazie al fatto di agire nei confronti di un' umanità "selezionata".
Il darwinismo sociale opera ovunque ma è particolarmente efficiente nelle società con un germe istituzionale capitalista.
Guardando alla storia dell' uomo questo germe è sviluppato più nelle società agricole rispetto a quelle dei cacciatori e raccoglitori. In particolare dalle società agricole europee e asiatiche. Contano poi anche una serie di fattori legati ai costumi e alle contingenze. Ma qui le cose si complicano e bisogna cedere la parola all' esperto. A GM, per esempio.
Il lavoro di GM, con la mole e la passione dirompente di chi scrive "il libro della vita", si prodiga per sostenere che il darwinismo sociale si è fatto sentire in Europa molto più che altrove. E proprio a cio' l' Europa deve le fortune che l' hanno condotta a conquistare il mondo fino all' imposizione ovunque del suo modello democratico e liberale.
Il ruolo che il darwinismo sociale ha giocato nel creare le strabilianti condizioni dell' umanità contemporanea è sottaciuto per pudore ma secondo Gregory Clark è stato di gran lunga superiore rispetto al ruolo delle "giuste istituzioni". Queste ultime hanno cominciato a far sentire il loro influsso solo negli ultimi due secoli e hanno potuto farlo grazie al fatto di agire nei confronti di un' umanità "selezionata".
Il darwinismo sociale opera ovunque ma è particolarmente efficiente nelle società con un germe istituzionale capitalista.
Guardando alla storia dell' uomo questo germe è sviluppato più nelle società agricole rispetto a quelle dei cacciatori e raccoglitori. In particolare dalle società agricole europee e asiatiche. Contano poi anche una serie di fattori legati ai costumi e alle contingenze. Ma qui le cose si complicano e bisogna cedere la parola all' esperto. A GM, per esempio.
Il lavoro di GM, con la mole e la passione dirompente di chi scrive "il libro della vita", si prodiga per sostenere che il darwinismo sociale si è fatto sentire in Europa molto più che altrove. E proprio a cio' l' Europa deve le fortune che l' hanno condotta a conquistare il mondo fino all' imposizione ovunque del suo modello democratico e liberale.
lunedì 2 giugno 2008
Realisti senza realtà. La vendetta dell' idealista libertario.
L' anatema più celebre contro i libertari fu lanciato dal grande filosofo Thomas Hobbes, l' autore del Leviatano.
Secondo lui l' istituzione statale, per quanto spiacevole, s' imponeva come necessaria.
Fuori dallo stato c' è solo cio' che definiva "società naturale", un ambiente in cui:
"... la vita dell' uomo si fa solitaria, povera, perfida, brutale e breve".
Sono parole immortali. Sono parole passate a prverbio e talmente vicine al buon senso - se solo si pensa ai primitivi - che ormai in pochi si peritano di soppesare.
Restano comunque i libertari e il loro idealismo un po' fanciullesco.
Ma forse il grande realista britannico non aveva visto bene la realtà. Forse non ne aveva nemmeno i mezzi.
Oggi li abbiamo e Gregory Clark è uno dei più abili nel maneggiarli.
Basterebbe osservare "la storia dell' uomo in un diagramma" per notare subito come il tenore di vita dei nostri simili non sia mai significativamente cambiato dalla preistoria al 1800.
Infatti GC lo nota. Ripetutamente. Anche perchè vorrebbe spiegare la singolare vicenda.
Forse è meglio ripeterlo: nell' Inghilterra del 1651 - anno in cui il grande filosofo proferiva il suo motto eterno - non si disponeva di mezzi materiali (case, cibo, vestiti...) granchè superiori rispetto a quelli di cui disponeva l' uomo del medioevo o il babilonese.
Neanche l' introduzione dell' agricoltura, che in molte zone soppiantò la caccia e la raccolta, fu in grado di alzare significativamente il tenore di vita. Il motivo è abbastanza semplice e mi permetto di non soffermarmi su di esso.
Semmai l' agricoltura introdusse alcuni istituti "capitalistici" da cui derivò una forte differenziazione all' interno dei componenti della società. Cominciarono a distinguersi proprietari e lavoratori.
Questa differenziazione distorce la prospettiva con cui guardiamo al nostro passato.
Dai romanzi, dai quadri spesso veniamo a contatto con lussuose tolette, con stoffe di pregio, con vestiti eleganti e quant' altro.
Ma non sappiamo di avere a che fare con un ceto elevato composto da una sparuta minoranza isolatasi grazie ai meccanismi sopra accennati parlado della rivoluzione agricola del neolitico.
In una tribù primitiva niente del genere è riscontrabile, cio' non toglie valore all' equivalenza fatta circa i living standard delle due società.
Secondo lui l' istituzione statale, per quanto spiacevole, s' imponeva come necessaria.
Fuori dallo stato c' è solo cio' che definiva "società naturale", un ambiente in cui:
"... la vita dell' uomo si fa solitaria, povera, perfida, brutale e breve".
Sono parole immortali. Sono parole passate a prverbio e talmente vicine al buon senso - se solo si pensa ai primitivi - che ormai in pochi si peritano di soppesare.
Restano comunque i libertari e il loro idealismo un po' fanciullesco.
Ma forse il grande realista britannico non aveva visto bene la realtà. Forse non ne aveva nemmeno i mezzi.
Oggi li abbiamo e Gregory Clark è uno dei più abili nel maneggiarli.
Basterebbe osservare "la storia dell' uomo in un diagramma" per notare subito come il tenore di vita dei nostri simili non sia mai significativamente cambiato dalla preistoria al 1800.
Infatti GC lo nota. Ripetutamente. Anche perchè vorrebbe spiegare la singolare vicenda.
Forse è meglio ripeterlo: nell' Inghilterra del 1651 - anno in cui il grande filosofo proferiva il suo motto eterno - non si disponeva di mezzi materiali (case, cibo, vestiti...) granchè superiori rispetto a quelli di cui disponeva l' uomo del medioevo o il babilonese.
Neanche l' introduzione dell' agricoltura, che in molte zone soppiantò la caccia e la raccolta, fu in grado di alzare significativamente il tenore di vita. Il motivo è abbastanza semplice e mi permetto di non soffermarmi su di esso.
Semmai l' agricoltura introdusse alcuni istituti "capitalistici" da cui derivò una forte differenziazione all' interno dei componenti della società. Cominciarono a distinguersi proprietari e lavoratori.
Questa differenziazione distorce la prospettiva con cui guardiamo al nostro passato.
Dai romanzi, dai quadri spesso veniamo a contatto con lussuose tolette, con stoffe di pregio, con vestiti eleganti e quant' altro.
Ma non sappiamo di avere a che fare con un ceto elevato composto da una sparuta minoranza isolatasi grazie ai meccanismi sopra accennati parlado della rivoluzione agricola del neolitico.
In una tribù primitiva niente del genere è riscontrabile, cio' non toglie valore all' equivalenza fatta circa i living standard delle due società.
sabato 17 maggio 2008
Privatizzare, liberalizzare... ma soprattutto insegnare l' economia
Ma come diavolo si arricchisce un Paese? Sicuramente, da qualche parte nella biblioteca borgesiana dedicata a l tema, sta pure scritto, magari per sbaglio. Una fallimentare sintesi bloggesca potrebbe essere questa.
La distinzione canonica mette da una parte chi punta sulla qualità delle istituzioni e dall' altra chi punta tutto sulla cultura. I primi risolvono in quattro e quatr' otto con ricette chiare, i secondi, che pronunciano sempre degustandola la parola "complessità", hanno ricette epocali e s' indignano se qualcuno tenta una verifica seppur minima.
Non sarà questo uo di quei 99 casi su cento in cui la soluzione sta nel mezzo? probabilmente sì, e tutti lo sanno.
Magari il "mezzo" è l' isitituzionalizzazione di una certa cultura.
Indottrinare sembra funzioni. Prendete dei ragazzi, isegnate loro l' economia e loro tenderanno a comportarsi da economisti.
"Privatizzare", "liberalizzare"... a molti già solo la parola innervosisce. Probabilmente non hanno studiato l' economia. Se lo avessero fatto la loro reazione sarebbe ben diversa.
Funziona persino quando i cervellini sottoposti ad esperimento sono già piuttosto formati.
Passiamo ai fatti.
Ray Fisman sperimenta con gli allievi di Harvard. Caspita, quanto conta l' insegnante per plasmare il futuro cittadino, e non è neanche necessario che l' argilla sia particolarmente tenera e duttile per avere effetto:
"...all students [at Yale Law School] are required to take courses in contracts and in torts, and they're randomly assigned to an instructor for each class. Some of these teachers have Ph.D.s in economics, some in philosophy and other humanities, and some have no strong disciplinary allegiances at all. Professors are encouraged to design their courses as they see fit. Instructors from economics may emphasize the role of contracts in making possible the efficiency gains of the marketplace, while philosophers may emphasize equal outcomes for contracting parties. So economists teach about efficiency and philosophers teach about equality.
To figure out whether this affected their young charges, we put 70 Yale Law students in a computer lab, and had them play a game that would reveal to us their views on fairness....It turns out that exposure to economics makes a big difference in how students split the pie, in terms of both efficiency and outright selfishness. Students assigned to classes taught by economists were more likely to give a lot when it was cheap to do so. But they were also much more likely to take the whole pie for themselves..."
Capito cari liberali: privatizzare, liberalizzare... ma soprattutto insegnare economia!
La distinzione canonica mette da una parte chi punta sulla qualità delle istituzioni e dall' altra chi punta tutto sulla cultura. I primi risolvono in quattro e quatr' otto con ricette chiare, i secondi, che pronunciano sempre degustandola la parola "complessità", hanno ricette epocali e s' indignano se qualcuno tenta una verifica seppur minima.
Non sarà questo uo di quei 99 casi su cento in cui la soluzione sta nel mezzo? probabilmente sì, e tutti lo sanno.
Magari il "mezzo" è l' isitituzionalizzazione di una certa cultura.
Indottrinare sembra funzioni. Prendete dei ragazzi, isegnate loro l' economia e loro tenderanno a comportarsi da economisti.
"Privatizzare", "liberalizzare"... a molti già solo la parola innervosisce. Probabilmente non hanno studiato l' economia. Se lo avessero fatto la loro reazione sarebbe ben diversa.
Funziona persino quando i cervellini sottoposti ad esperimento sono già piuttosto formati.
Passiamo ai fatti.
Ray Fisman sperimenta con gli allievi di Harvard. Caspita, quanto conta l' insegnante per plasmare il futuro cittadino, e non è neanche necessario che l' argilla sia particolarmente tenera e duttile per avere effetto:
"...all students [at Yale Law School] are required to take courses in contracts and in torts, and they're randomly assigned to an instructor for each class. Some of these teachers have Ph.D.s in economics, some in philosophy and other humanities, and some have no strong disciplinary allegiances at all. Professors are encouraged to design their courses as they see fit. Instructors from economics may emphasize the role of contracts in making possible the efficiency gains of the marketplace, while philosophers may emphasize equal outcomes for contracting parties. So economists teach about efficiency and philosophers teach about equality.
To figure out whether this affected their young charges, we put 70 Yale Law students in a computer lab, and had them play a game that would reveal to us their views on fairness....It turns out that exposure to economics makes a big difference in how students split the pie, in terms of both efficiency and outright selfishness. Students assigned to classes taught by economists were more likely to give a lot when it was cheap to do so. But they were also much more likely to take the whole pie for themselves..."
Capito cari liberali: privatizzare, liberalizzare... ma soprattutto insegnare economia!
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