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giovedì 20 giugno 2019

A CHE SERVE CONTENERE IL DEBITO?

A che serve contenere il debito?
Fondamentalmente a farlo quando davvero è indispensabile, cioè quando la crisi morde sul serio. Sarebbe una catastrofe essere fortemente indebitati non trovare un ulteriore prestatore quando si è con l’acqua alla gola.
Ecco, se non vogliamo gravare le generazioni future con un debito pubblico in costante aumento, dobbiamo trovare un bel po’ di denaro. Ciò significa spendere meno o tassare di più.
Personalmente, preferirei frenare la spesa. Ad esempio, potremmo aumentare l’età pensionabile, mi sembra una misura intelligente. Il pensionamento anticipato lo si puo’ ottenere usando i propri risparmi. Ecco allora che acquisterebbero senso le parole di chi continua a ripetere: “abbiamo un alto debito ma anche un alto risparmio privato”).
Un altra mossa è la privatizzazione della scuola: oggi la retta di una scuola paritaria è circa la metà di quella di una scuola statale. Un bel risparmio.
Facciamo poi pagare la sanità a chi puo’ permetterselo. Sono stato ricoverato una settimana e non mi hanno chiesto un euro. Non sono ricco ma per un servizio simile qualche centinaio di euro potrei anche pagarlo. Altro bel risparmio per lo stato.

Ma riconosco che le mie preferenze potrebbero non riflettere quelle degli altri. Molte persone vogliono più tasse per garantire redditi minimi, prepensionamenti e il welfare in generale. Votiamo e decidiamo.

https://www.nytimes.com/2019/06/20/business/national-debt-trump.html


https://feedly.com/i/entry/QhasdlGC/je393PPTQKFFVBvU9pU8A5e2Nj247Raws0=_16b757fdc0a:3791d4:d044c787 

giovedì 30 giugno 2016

Ma Renzi ha aumentato o diminuito le tasse?

Mentre i conti ufficiali registrano un aumento delle imposte i portavoce del governo Renzi rivendicano una riduzione. Come mai?
L’equivoco risiede nella natura dei famosi 80 euro: devono considerarsi un aumento di spesa pubblica o una riduzione d’imposta?
Equiparare uno sconto sul prezzo ad un prezzo più basso non sembra una grande forzatura, eppure la contabilità nazionale fa scelte diverse e considera questo sconto una forma di spesa pubblica.
Se tagliamo i sussidi alle imprese tagliamo la spesa pubblica o aumentiamo le tasse alle imprese? Se scontiamo in Unico le ristrutturazioni della casa aumentiamo la spesa pubblica o riduciamo le tasse agli italiani? Se paghiamo più pensioni aumentiamo la spesa pubblica o alleggeriamo il carico fiscale?
Un renziano farebbe pesare queste operazioni sul fisco considerandole aumenti e riduzioni di tasse. Ma è corretto?
Lo stesso problema si è presentato agli studiosi intenti ad indagare la via ottimale per abbattere il deficit: meglio aumentare le imposte o tagliare la spesa? La risposta variava a seconda di come venivano definite imposte e spesa.
Alesina-Favero-Giavazzi in The output effect of fiscal consolidation plans concludono che è meglio tagliare la spesa. Batini-Callegari-Melina nel loro Successful Austerity in the United States concludono che è meglio aumentare la tasse. Peccato che i primi considerino il taglio di pensioni, sussidi ecc. come tagli di spesa mentre i secondi li considerino come aumenti d’imposta. E’ chiaro che la diversa definizione di imposte e spesa sia decisiva.
Matteo_Renzi_2015.jpeg
Ma veniamo alla soluzione che propongo. Personalmente, cercherei una certa coerenza affidandomi allo scontro ideologico in atto, che in queste materie vede contrapposti liberisti e statalisti.
Il liberista si oppone a tasse e spesa elevate: secondo lui distorcono le scelte degli individui.
Lo statalista ama invece il “tassa e spendi”: secondo lui si possono così realizzare progetti meravigliosi che non vedrebbero mai la luce.
La tassa preferita del liberista è la poll tax o tassa capitale: X euro a testa. E’ la tassa più semplice che meno influenza le scelte della gente: qualsiasi scelta fai la devi pagare e l’importo non varia.
La tassa preferita dallo statalista è invece molto articolata perché i suoi progetti di ingegneria sociale sono sempre molto “articolati”.
Ora, gli sconti sulle tasse sono un modo per “progettare” la società ideale, per spingerla in una certa direzione piuttosto che in un’altra: se sconto le ristrutturazioni edili le famiglie faranno una vacanza più breve pur di ristrutturare la casa sfruttando gli sconti da me proposti. Nel campo produttivo si rilancerà il settore edile a scapito degli altri settori. Ecco allora che ho modificato le scelte dei cittadini per realizzare un mio progetto di società ideale. Dal punto di vista ideologico, in questo caso, pesco nell’ideologia “statalista” e di conseguenza, siccome lo statalista ama tasse e spese elevate, è più coerente considerare questa misura come un aumento della spesa anziché una riduzione di tasse.
Lo stesso dicasi per gli 80 euro di Renzi: si è voluto elargire un compenso ad un settore ben identificato della classe media affinché – a detta del governo - avesse in tasca qualche soldo in più da spendere, più probabilmente affinché si orientasse diversamente nella sua scelta elettorale. Sia come sia si stavano progettando a tavolino dei comportamenti sociali ritenuti migliori rispetto alle alternative,   assumendo così il tipico atteggiamento “statalista”. In questo senso considerare la misura un aumento di spesa pubblica è più coerente.
Se si accetta questa impostazione dobbiamo concludere che la contabilità nazionale è corretta e il governo Renzi ha  aumentato le tasse.

Meglio tagliare la spesa o diminuire le tasse?

  • l campione. La prima differenza riguarda il campione utilizzato. AFG studiano 17 paesi OCSE (Australia, Austria, Belgio, Canada, Germania, Danimarca, Spagna, Francia, Regno Unito, Irlanda, Italia, Giappone, Olanda, Portgallo, Stati Uniti), nel periodo 1980-2005. BCM studiano 4 paesi (Francia, Italia, Giappone, Stati Uniti) più i paesi dell'area Euro aggregati in una singola entità, in vari periodi (dai 40 anni tra il 1970 e il 2010 per la Francia, ai 24 anni tra il 1985 e il 2009 per l'aggregato area Euro). Non c'è niente di sbagliato nell'utilizzare un campione piuttosto che un altro, ma naturalmente da campioni diversi si ottengono tipicamente risultati diversi.
  • TECNICA. AFG studiano gli effetti di interi piani di consolidamento fiscale in ciascun paese, cioè piani esplicitamente disegnati per ridurre il deficit pubblico e mettere il debito pubblico su un sentiero sostenibile. Gli shocks fiscali considerati sono quindi solo quelli di tipo "negativo", consistono cioè di eventi che riducono il disavanzo pubblico. Inoltre, questi shocks vengono identificati utilizzando un metodo narrativo. Questo significa studiare la storia fiscale di ciascun paese e classificare particolari eventi come (parte di) piani di consolidamento fiscale. Si selezionano cioè a priori i casi da studiare. BCM, invece, considerano shocks fiscali di entrambi i segni, sia negativi (che sono quelli rilevanti durante una fase di riduzione del deficit) sia positivi (che sono rilevanti durante una fase di aumento del deficit) e utilizzano un metodo basato su una tecnica molto
  • SPESA E IMPOSTE AFG definiscono "tasse" come le entrate fiscali, e definiscono "spesa" come l'intera spesa pubblica, inclusiva dei trasferimenti a famiglie e imprese. BCM, invece definiscono "tasse" come imposte nette, cioè entrate fiscali al netto dei trasferimenti a famiglie e imprese, e "spesa" come spesa pubblica in senso stretto. Questo può portare a interpretare in modo molto diverso gli effetti di un consolidamento basato sulla riduzione dei trasferimenti. Facciamo un esempio, il piano del governo italiano di tagliare per circa 10 miliardi i sussidi alle imprese. Si tratterebbe di riduzione della spesa oppure di aumento delle imposte? È vero che tecnicamente le imposte nette (essendo la differenza tra imposte e trasferimenti e sussidi di questo tipo) aumenterebbero, ma di fatto si tratterebbe di minori uscite per il settore pubblico, con le imposte (lorde) che resterebbero invariate. ...  Se andiamo a guardare la fonte dell'analisi narrativa di AFG, vediamo che non pochi episodi di consolidamento nel loro campione hanno una preponderante componente di riduzione dei trasferimenti. La mia opinione è che sia sostanzialmente corretto considerare la riduzione dei trasferimenti come riduzione della spesa. Lo stesso varrebbe per una qualsiasi riduzione della spesa pensionistica come, di nuovo, nel recente caso italiano. Un episodio di consolidamento fiscale basato sulla riduzione dei trasferimenti viene quindi classificato come "riduzione di spesa" da AFG ma come "aumento di imposte (nette)" da BCM.
  • Precisione della stima. Infine, la sesta differenza nella tabella, riguarda un punto tecnico (sono grato a Carlo Favero per avermelo fatto notare). Le simulazioni di AFG permettono di costruire "intervalli di confidenza", cioè una misura della precisione delle stime. La metodologia scelta da BCM non lo consente. Sappiamo quindi che la conclusione di AFG è "precisa", in un senso statistico. Nulla sappiamo sulla precisione della conclusione
  • In conclusione, il mio giudizio è che il tipo di eventi fiscali considerati da AFG siano del tutto analoghi a quelli in atto in Italia e in Europa da 1--2 anni a questa parte. BCM, in questo senso, misurano gli effetti di eventi fiscali la cui composizione è molto diversa da quelli in corso.

martedì 15 dicembre 2015

Jeffrey Miron on Fiscal Imbalance | askblog

Jeffrey Miron on Fiscal Imbalance | askblog:



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The fundamental economic reality implied by fiscal imbalances is that the “rich” economies are not as rich as they would like to believe; they are planning far more expenditure than they can afford. Recognizing this fact sooner rather than later does not eliminate the problem, but it allows for more balanced, rational, and ultimately less costly adjustments. And if attention to fiscal imbalance helps cut ill-advised expenditure, economies can have their cake and eat it too.
I think that this way of putting it is vulnerable to the comeback that we can always cancel our debt, since we owe it to ourselves. I prefer to characterize the problem as one of creating political friction because of the need to disappoint people’s expectations. See my classic (in my opinion) Lenders and Spendersessay

giovedì 8 luglio 2010

La dinamica dei bilanci pubblici

Un' assurdità comunemente sostenuta è che l' evasione obbliga il contribuente onesto a pagare di più. Ma non è così. Gli oneri fiscali che vengono evasi o elusi non vengono assunti da altre persone. Se il mio vicino lavora in nero, le mie aliquote fiscali non aumentano.

Charles Adams

Da un punto di vista statico Adams è inappuntabile, ma da un punto di vista dinamico?

Anche.

Questo per la buona ragione che qualsiasi aumento di entrate viene inevitabilmente speso dalla politica, persino prima che si sia realizzato. Volete qualche esempio?

Se siamo arrivati a far spendere dal burocrate il 50% delle ricchezze prodotte quando un tempo non si azzardava oltre la soglia del 10%, un motivo ci sarà. Magari la retorica della "lotta all' evasione" un ruolo nello sfacelo ce l' ha.

venerdì 25 giugno 2010

Il taglio della spesa è recessivo?

Si è aprte la guerra per capire se abbassare la spesa pubblica sia una misura recessiva.

Alcuni ne parlano facendo i finti tonti (Krugman), e a smascherarli ci pensa Landsburg.

Altri sembrano più disposti a ragionare sulla cosa (Wolf), e a precisare ci pensa Alesina.