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lunedì 23 dicembre 2019

LA TRISTE VICENDA

Trigger Warning: qui parlo di aborto, argomento che puo' turbare chi non riesce ad affrontarlo su un piano unicamente razionale.
LA TRISTE VICENDA


Nella triste vicenda dell'aborto gli interessi in gioco sono tanti. Innanzitutto, quelli della madre, ovvero la sua sicurezza, la sua salute, ma anche gli oneri economici, emotivi e fisici della maternità. C'è poi il padre, che condivide gli oneri economici ed emotivi della genitorialità. Il feto mette in ballo nientemeno che la sua sopravvivenza. Infine la società in generale, che ha interesse nell'applicare la giustizia e preservare i diritti dei suoi membri. Il punto di conflitto sorge quando una madre (o entrambi i genitori) desiderano interrompere e sopprimere il feto prima del parte.
Prima di prendere di petto, qualche dato di contorno: 1) gli aborti sono in calo. 2) Per le donne sottoporsi ad aborto è meno rischioso che partorire. 3) Il rischio di un parto non è una bazzecola, ancora oggi sfiora quello di avere un incidente mortale in auto. 4) Le madri a cui è stato negato l'aborto hanno una probabilità significativamente maggiore ritrovarsi disoccupate, in condizioni di povertà e di utilizzare programmi di assistenza sociale (non traete conclusioni sui nessi) 5) i bambini indesiderati hanno una una maggiore probabilità di vivere in condizioni di povertà e di commettere crimini. 6) L'adozione è un'alternativa all'aborto ed elimina gli oneri socioeconomici a carico dei genitori. Tuttavia, l'adozione è raramente considerata. I gruppi pro-adozione denunciano che sia i pro-choice che i pro-life non presentano in modo adeguato questa opzione. E' anche vero che la capacità ricettiva dell'istituto è sottodimensionato rispetto agli aborti.
Ma poi, al di là del contorno c'è la pietanza, ovvero la domanda fondamentale: a che punto dello sviluppo del feto l'aborto diventa un atto eticamente deprecabile? Riduco a due le ipotesi in campo: 1)concepimento e 2) vitalità. Chi supporta la prima di solito ricorre alla cosiddetta "tesi del futuro", chi supporta la seconda alla "tesi della vita". Cerco di esporle in modo imparziale cosicché ognuno faccia la sua scelta, io alla fine non mancherò di assegnare la mia preferenza cercando però di tenere distinte le opinioni dai fatti.
Cominciamo dalla prima. In molti individuano nelle caratteristiche del feto - dimensione, livello di coscienza, capacità di provare dolore, ecc. - la variabile fondamentale su cui condurre gli approfondimenti del caso. Si sostiene cioè che una certa caratteristica, o la sua mancanza, conferisca al feto un diritto alla vita. Sfortunatamente, come vedremo, approcci del genere finiscono per avere effetti collaterali perversi, come quello di dare diritti a una pecora ma non a un bambino. Un punto di partenza più promettente lo fornisce il buon senso: chiediamoci perché uccidere un uomo come te o me sia sbagliato e verifichiamo se il medesimo standard sia applicabile o meno al feto.
Donald Robert Perry Marquis sosteneva, per esempio, che uccidere qualcuno come te o me sia prima facie condannabile poiché il defunto resta privato di una "vita futura", ovvero un bene che gli spetta di diritto. Il danno per il defunto, cioè, è la perdita del suo prezioso futuro prima ancora che la sofferenza per aver subito un atto violento. Questo è talmente vero che l'omicidio viene punito a prescindere dalla sofferenza della vittima. Chi muore nelle camere a gas non soffre, ma nessuno dubita che anche in questo caso un diritto sia stato violato. Chiaramente, questo approccio spiega perché sia sbagliato uccidere gli uomini adulti o i neonati, si tratta di soggetti che hanno un futuro, nessuno lo negherebbe. Lo sperma e un ovulo, al contrario, non hanno futuro che appartenga loro. A questo punto non resta che capire cosa ci troviamo di fronte nel caso dell'aborto. Le nostre intuizioni differiscono sullo status di un tipico zigote a singola cellula. Si puo' davvero dire che questo ente abbia un futuro? Un criterio prudenziale, ma soprattutto l'assenza di buone teorie alternative, consiglia una risposta affermativa alla domanda. Secondo molti, quella continuità di processo naturale che congiunge lo zigote all'individuo che sarà ci consente di parlare in modo legittimo di passato-presente-futuro. In altre parole: lo zigote è il nostro passato. E noi tutti siamo a pieno titolo il futuro di uno zigote. Se riuscite a pensare questa cosa non potete eludere la cosiddetta "tesi del futuro".
Secondo altri, invece, l'aborto è moralmente accettabile fino a quando il feto non sviluppa le strutture necessarie per la percezione degli stimoli esterni. La capacità da parte del feto di sperimentare una sofferenza cosciente è decisiva. Senza quella sofferenza, il "contorno" di cui sopra, ovvero il carico fisico, mentale ed economico imposto alla madre prevarrebbe. Poiché i requisiti minimi per la percezione cosciente sono effettivamente soddisfatti solo dopo la cosiddetta "vitalità fetale", sarà proprio questo momento a costituire la barriera etica che cerchiamo.
Ebbene, a livello empirico, alcune strutture neurologiche sono necessarie per la percezione del dolore. Pertanto, finché queste strutture non sono presenti e attive, la percezione non può verificarsi. Per provare dolore, il sistema nervoso deve formare le sue sinapsi spino-talamiche che si proiettano sul talamo, che poi si connettono a loro volta ai neuroni talamo-corticali, che si innervano nella corteccia (la regione della coscienza). Queste componenti devono essere tutte attive per consentire la percezione del dolore. Sulla base di studi multipli, i neuroni ricettivi si sviluppano intorno alle 19 settimane, gli afferenti talamici raggiungono la corteccia dopo 20-24 settimane e l'attività somato-sensoriale provocata dall'attività talamica è rilevabile intorno alle 28-29 settimane. Prima di tale sviluppo del sistema nervoso, l'esperienza del dolore di un feto sarebbe probabilmente simile a quella di un individuo in coma, ovvero nulla. Pertanto, quando si considera un aborto prima di questa fase di sviluppo, stiamo bilanciando (1) i danni indubitabili e sopra descritti che affronta la madre, un agente cosciente, contro (2) i danni inflitti ad un'entità che non "sperimenta" nulla. La tesi della "vitalità" comporta che di fatto il feto sia intoccabile solo dal momento in cui non richiede più un corpo entro il quale sopravvivere (a 28-29 settimane puo' essere tenuto in vita all'esterno). La "vitalità" rappresenta un momento speciale nello sviluppo di un feto, perché, oltre a provare dolore, superata questa soglia puo' vivere la sua vita senza rappresentare più un rischio significativo per il benessere fisico della madre.
I fautori della "tesi vitale" sostengono in sintesi che poiché un feto prima delle 28/29 settimane non è in grado di "soffrire in modo cosciente", è possibile abortirlo. Tuttavia, ci sono momenti in cui anche un uomo fatto e finito non è cosciente, per esempio quando è temporaneamente in coma. Gli stessi sostenitori della "tesi vitale" propongono questa analogia per il feto non vitale. Eppure, per quanto in quelle condizioni non si soffra, cio' non significa che si possa essere eliminati. Basta spingere oltre l'analogia per comprenderlo. La capacità cosciente di soffrire non sembra una variabile chiave per decidere cosa è consentito fare. Oltretutto, è improbabile che un feto vitale o un bambino abbiano un senso di sé molto superiore a quello di un cane o di un delfino. E' vero semmai il contrario, cosicché, stando alla "tesi della vitalità", dovrebbe essere lecito sacrificare i primi per salvare i secondi, cosa che contrasta in modo stridente con le nostre intuizioni. Per questi motivi, l'esperienza della sofferenza non sembra essere ciò che rende sbagliato raschiare un feto. In questo senso, la "tesi del futuro" sembrerebbe prevalere.
Ma davvero il "potenziale" conta quanto l'attuale? Molti non sono disposti ad accettarlo. Da un lato si dubita che abbia senso parlare del "futuro" di un feto; certo, immaginiamo cio' che diverrà, immaginiamo il suo potenziale ed estrapoliamo i suoi diritti da lì. Tuttavia, un feto incarna un potenziale ma non si può dire che "possieda attualmente quel futuro". Perché? Secondo Boonin, il valore intuitivo del futuro deve avere un corrispettivo in un valore attuale che nel caso del feto non c'è, visto che latitano le adeguate strutture neurologiche atte ad esperire la vita. Un feto vitale, al contrario, desidera il cibo, il contatto ravvicinato ed è sensibile alla voce dei genitori: è già cio' che sarà in futuro.
Quanto alla persona in coma, l'analogia per Boonin non regge: esiste una chiara distinzione tra un'entità che ha avuto in passato un'esperienza cosciente e un'entità che cosciente non è mai stata. Una persona che dorme in coma ha ancora i suoi ricordi, i suoi desideri, tutto è presente e codificato nel suo cervello al momento in un limbo; il fatto che sia temporaneamente inconsapevole non significa che non esistano più quei beni! Non abbiamo diritto di azzerare questo suo patrimonio. Al contrario, un feto prima di essere vitale non ha alcun desiderio, nessuna memoria, nessun patrimonio da dover preservare. Nel caso speciale di un feto, inoltre, l'ubicazione ha eccome un significato morale. Il feto che vive all'interno e dipende dal corpo della madre, comporta costi e rischi immediati per la l'ospite. Al contrario, una volta uscito da quel corpo, il feto/neonato non pone più di queste minacce, per quanto sulla madre gravino ancora i significativi oneri economici e sociali della maternità.
Francamente non so fino a che punto una replica del genere puo' risultare convincente. A me personalmente non convince. Il futuro di cui è privato il feto non dipende certo dal fatto che il feto ne debba averne coscienza qui ed ora. Nemmeno un bambino di 4 anni ha una buona comprensione di cosa significhi essere un 60enne, eppure del suo futuro fa parte anche quel periodo della vita. Se il bambino di 4 anni viene ucciso, ha perso non solo le relazioni che in qualche modo comprende in quanto bambino di 4 anni perché fanno parte della sua vita già in questo momento, ma anche un futuro estraneo a ogni discernimento attuale, come la sua carriera o i suoi figli, ovvero ciò che avrebbe trovato prezioso e significativo da adulto. Anche la replica sull'uomo in coma è carente. Si dice che costui, contrariamente al feto, ha una memoria già formata di cui verrebbe privato, che ha cioè un patrimonio pregresso, a fronte del nulla fetale. Tuttavia, le cose non cambierebbero affatto anche ipotizzando che azzeri tutta la sua memoria e la sua personalità precedente: l'interdetto ad uccidere rimarrebbe, e rimane in nome del suo diritto al futuro (visto che il passato non c'è più). Proprio come nel caso del feto.
Per concludere, personalmente considero rilevanti due fattori: 1) è ragionevole, in caso di sesso consensuale, attribuire ai genitori una qualche responsabilità nei confronti del feto che hanno procreato. Questo obbligo deriverebbe dal fatto che si sono impegnati in attività le cui conseguenze sono ben note, o dovrebbero esserlo. 2) In secondo luogo, nel valutare lo status del feto, la "tesi del futuro" mi sembra più stringente rispetto alla "tesi della vitalità". L'equiparazione tra feto vitale e delfino, nonché quella tra feto non vitale e uomo in coma, secondo me risolvono la contesa. Tuttavia, ammetto che vedere uno zigote monocellulare come persona va contro la mia intuizione, cosicché constato che all'attribuzione di questo status pervengo unicamente attraverso gli argomenti migliori a disposizione e le ragioni prudenziali.
Detto questo, ammetto anche di vedere con orrore la presenza di burocrati incaricati di far portare a termine le gravidanze. Favorirei piuttosto una legislazione decentrata a livello regionale con l'unico vincolo di consentire in materia un'obiezione di coscienza a tutto campo. La prima misura esalta la sperimentazione sociale di cui abbiamo sempre bisogno per il calcolo delle conseguenze, la seconda tutela dei diritti e impone un minimo di costo a chi intraprende attività che mi sembrano eticamente condannabili.

sabato 23 novembre 2019

IL ROBOT ABORTITO

https://feedly.com/i/entry/P/D2sW+G6HI3TtS+1E4tQwAjOdn54cnXIUUgTNGR5YA=_16e936faff9:a6314a:69b9f616
IL ROBOT ABORTITO
Restare buoni amici quando la si pensa diversamente è dura ma quando la si pensa diversamente sull'aborto è letteralmente un'impresa. Dall'omicidio al grumo di cellule c'è una certa distanza percettiva (e l'altro diventa automaticamente un cretino).
Propongo un espediente. Immagina, come molti credono, che un giorno avremo un'intelligenza artificiale senziente. E' plausibile pensare che molte persone le negheranno questa qualità. Non abbiamo accesso alla coscienza cosicché non ci saranno pistole fumanti da indicare. Gli argomenti a favore e contro la coscienza dell'IA finiranno per essere metafisici. Mi immagino già le zuffe e la convinzione assoluta di avere ragione. Ci saranno serissimi argomenti filosofici sulla natura delle persone e della coscienza, ma nessuno darà molto peso agli argomenti della controparte. I transumanisti, è ovvio, si schiereranno per la concessione di diritti minimi e i conservatori per la loro negazione.
Un po' come il dibattito sull'aborto ora, ma a parti rovesciate. Oggi, i progressisti di solito negano la personalità dell'oggetto in discussione (il feto) e i conservatori la affermano.
Immagina adesso che le intelligenze artificiali possano assumere una forma fisica e apparire come umane. Magari non sempre faranno il loro dovere, ogni tanto si immischieranno nei nostri affari, talvolta risultando pericolosi. Di fronte a questi pericoli alcuni uomini opteranno per uccidere (o rompere) i molestatori. Certo, si tratta di esseri abbastanza simili a noi, che ragionano anche meglio di noi, ma probabilmente non sono come noi e quindi non ci sarebbe niente di sbagliato nel liberarsene quando disturbano. Non sono persone in fondo.
Tuttavia, man mano che il tempo passa i progressisti "inventori di diritti" inizieranno a protestare picchettando i luoghi dove a loro dire si compiono le stragi. Caricheranno la polizia, bloccheranno le strade. Infine il problema diventerà politico con partiti che nasceranno per salvaguardare i robot.
Pro-life: penso che questi robot siano vivi. Penso che abbiano anime, li ho visti piangere. E penso che non dobbiamo ucciderli anche se mi rendo conto che a volte rappresentano un rischio. Dopotutto sono persone, non dico tanto ma almeno il diritto alla vita va loro garantito.
Pro-choice: tu non capisci i rischi che ci fanno correre queste macchine. Certo, sembrano innocenti ma rappresentano un onere per la comunità e tu ci stai dicendo che dobbiamo tollerare la loro presenza in nome della tua strana teoria religiosa secondo cui i robot sono senzienti, ma questo è semplicemente pazzesco? Voglio dire, dai, sono solo robot, sono "grumi di bit e cellule" impastate tra loro!
A questo punto il pro-choice conservatore snocciola tutti i vari argomenti pro-aborto citando i classici che parlando di aborto venivano citati contro le sue tesi.
Questa inversione ideologica potrebbe essere fruttuosa per la reciproca comprensione? Forse sì, forse no. Se devo dirla tutta non sono molto fiducioso: oggi animalisti di sinistra e anti-abortisti di destra si scannano amabilmente senza far tanto caso all'inversione che generano le due diatribe sull'anima degli animali.

sabato 2 novembre 2019

OBIEZIONE EFFICACE

OBIEZIONE EFFICACE
A quanto pare l'obiezione di coscienza sugli aborti potrebbe diminuirne il numero in modo apprezzabile.
Reazione pro-choice: visto che fa danni concreti alle donne! Bastano pochi ospedali "sabotati" per inguaiarne parecchie.
Reazione pro-life: visto il mancato aborto non crea grandi danni! Se non sei nemmeno disposta a fare qualche chilometro per procurartelo il lamento è "pompato".
MARGINALREVOLUTION.COM
From a recent paper by Joanna Venator and Jason Fletcher: In this paper, we estimate the impacts of abortion clinic closures on access to clinics in terms of distance and congestion, abortion rates, and birth rates. Legislation regulating abortion providers enacted in Wisconsin in 2011-2013 ultimate...

sabato 29 giugno 2019

ABORTO E BAMBINO

Come si spiega il fatto che quanto più cresce il disinteresse per l'aborto, tanto più cresce la sacralizzazione del bambino?

Ipotesi testabili?

mercoledì 22 maggio 2019

F aborto huemer

http://fakenous.net/?p=392
There is one thing that the extreme pro- and anti-abortion people can agree upon: that the issue is intellectually trivial, the correct answer blindingly obvious. They just disagree about which position is blindingly obvious and which stupidly evil.
I think the issue of abortion is difficult
Very few people think either that all fetuses have a right to life from the moment of conception, or that no fetuses have a right to life even one second before birth. Almost everyone has some intermediate position.
most “pro-life” people are people who draw the line relatively early, while “pro-choice” people draw it relatively laterWhich makes it bizarre that some people would think you are stupid or evil if you don’t draw the line in the same place they do
The moment when the fetus first has a heartbeatWhen the fetus becomes consciousSome say that the moment of conception is special, because it is at that point that there is first an entity with a genuine potential to become a person
Maybe potential personhood confers the same right to life as actual personhoodWhen the fetus acquires a soul Suppose we are highly uncertain whether abortion is seriously wrong. What should public policy then be? Two prima facie plausible arguments:It should be prohibited, because in general, if an action has a pretty good chance of killing some innocent people, that action will be prohibitedIt should be permitted, because in general, a person should only be legally punished when the state is pretty sure that person has done something wrong.

Aborto. Si discute sempre animatamente dividendosi tra chi è “contro” e chi è “pro”.
Visto che su quel fronte il dibattito sembra bloccato, propongo due schieramenti alternativi: chi trova questo dilemma etico “facile” da risolvere e chi invece lo trova “difficile”.

mercoledì 10 aprile 2019

BUSSOLA IDEOLOGICA

BUSSOLA IDEOLOGICA SOSPESA

Liberali, libertari, liberal, liberisti, anarco-capitalisti, anarchici, statalisti, socialisti, socialdemocratici, lieberal-socialisti, comunisti, fascisti, sovranisti, populisti, radicali, moderati, progressisti, conservatori, di destra, di sinistra… che gran casino, io non ci capisco più niente.

Alla fine per orientarmi faccio solo una domanda: “tu che ne pensi dell’aborto.

domenica 17 febbraio 2019

OBIEZIONE


Una interessante obiezione ascoltata ieri: “se l'aborto equivale ad un omicidio allora è solo una cinica tattica politica parlare degli aborti a lungo termine come di qualcosa di particolarmente odioso”.

http://edwardfeser.blogspot.com/2019/02/abortion-and-culpability.html

sabato 6 ottobre 2018

ABORTO E OBIEZIONE

ABORTO E OBIEZIONE
In un conflitto tra diritti quello omissivo prevale su quello attivo, almeno in una società liberale. Perché? Perché solo il primo massimizza le opportunità.
Esempio: diritto ad abortire e diritto all’obiezione sono in chiaro conflitto. Prevale il secondo perché omissivo, ovvero e lascia maggiori alternative alla controparte una volta che viene rispettato.

lunedì 16 luglio 2018

UN BUON ARGOMENTO ABORTISTA

UN BUON ARGOMENTO ABORTISTA
Il paradosso di Sorite afferma che - come principio generale - se da un mucchio di sabbia levi un granello di sabbia ottieni un altro mucchio di sabbia, dal che deriva che, iterando questa pratica, dobbiamo necessariamente concludere che anche un granello di sabbia costituisce un mucchio di sabbia, il che è assurdo. Analogamente: se da un uomo levo una cellula otterrò ancora un uomo, dal che deriva che, iterando questa pratica, dobbiamo concludere che una singola cellula umana costituisce un uomo, il che è assurdo. Risolvendo il paradosso di Sorite potremo risolvere anche il paradosso dell'uomo a cui sottraggo le cellule una ad una.
Il paradosso di Sorite puo’ risolversi in vari modi: 1) concentrandosi sul punto di partenza dell’intero processo, cioè dicendo che i mucchi di sabbia non esistono in quanto tali, oppure 2) concentrandosi sul punto d’arrivo dell’intero processo, cioè ammettendo che in qualche modo anche un granello di sabbia puo' dirsi che costituisca un “mucchio” di sabbia, oppure 3) facendo notare che il paradosso deriva dal fatto che il concetto di “mucchio” è imprecisato, una volta che sarà precisato sarà anche possibile individuare quando nel processo descritto un “mucchio” cesserà di essere tale. La terza soluzione sembrerebbe quella più di buon senso. Parallelamente si potrebbe dire che una volta precisato il concetto di “uomo” sapremo dire a che punto del processo di sottrazione cellulare non avremo più un uomo di fronte a noi. In definitiva, rispetto a ritenere cruciali l’inizio e la fine del processo il buon senso ci spinge a privilegiare un punto intermedio.
Il paradosso di Sorite puo’ facilmente applicarsi anche ad un processo di addizionale oltre sottrattivo: quando ottengo un “mucchio” di sabbia aggiungendo granello a granello? Gli abortisti fanno notare: e perché mai il paradosso di Sorite non dovrebbe potersi applicare anche all’uomo nella sua fase nascente oltre che nella sua fase morente?
PHILPAPERS.ORG
Warren Quinn was widely regarded as a moral philosopher of remarkable talent. This collection of his most important contributions to moral…
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martedì 10 aprile 2018

Anti-abortisti alla prova

Anti-abortisti alla prova

Kevin Williamson è stato assunto qualche tempo fa dalla rivista online “The Atlantic” in quanto opinionista pro-life ed è stato successivamente licenziato per aver esposto la tesi pro-life: l’aborto è la soppressione di una vita umana, ovvero un crimine equiparabile in qualche modo all’omicidio. Il mandante di questo crimine – la donna incinta – deve pagare per averlo commesso.
E’ curioso che la chiarezza di Kevin Williamson sia stata mal digerita anche da molti ambienti anti-abortisti. In realtà bisogna subito dire che anche laddove l’aborto è o è stato illegale, la donna che abortisce non è mai perseguita per aver infranto la legge, si preferisce punire le cliniche abortiste e i medici. Perché? Da che mondo e mondo il mandante di un crimine ha colpe maggiori del killer?
Come conferma anche la vicenda di Williamson, la discussione politica su un’eventuale legge anti-abortista verte per lo più su “chi” colpire trascurando temi nella sostanza ben più importanti quali l’entità della pena e le modalità di applicazione. Se io fossi un abortista, per esempio, preferirei pene leggere alla donna che pene pesanti ai dottori, sarebbe il modo più efficace per tutelare la libertà di scelta. Perché allora tanta attenzione sul target e così poca su severità e probabilità?
Per rispondere faccio una premessa: le regole che siamo chiamati ad osservare sono a volte giuste a volte ingiuste, come distinguerle? Un metodo fallibile ma pratico sta nel considerare altamente sospette le regole occulte e invece “giuste” quelle proposte e applicate in modo palese. Quando si teme di agire allo scoperto di solito c’è sotto del marcio. Il metodo scelto per occultare le regole consiste generalmente nel renderle indirette, nel fare cioè in modo che siano dei terzi ad esserne colpiti e a dover scaricare poi sul vero obbiettivo le conseguenze. Per esempio, l’ IVA è un’ imposta occulta poiché viene versata dalle imprese e poi ricaricata nei prezzi in modo occulto affinché il consumatore paghi la sua parte. L’IMU è invece un’imposta palese poiché sono io che devo calcolarla, compilare il bollettino e pagarla. In materia di regole il trucchetto del governo consiste quindi nel concentrarle tutte sul lato del “business”, un soggetto che ai nostri occhi appare “disumano” e quindi non particolarmente meritevole di compassione. Quando un onere colpisce un’entità “disumana” siamo più disposti ad accettarlo, anche se poi, indirettamente, colpirà anche noi in modo occulto: lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Se invece quell’onere colpisse delle persone in carne ed ossa (magari noi) ci apparirebbe brutale, scorretto e sbagliato.
Immaginatevi la polizia irrompere nelle nostre case per arrestare la badante o la baby sitter senza documenti multandoci pesantemente. Sarebbe uno spettacolo penoso e inaccettabile. Immaginate poi se i NAS vi entrassero in casa perquisendo il vostro frigo in cerca di alimenti scaduti! Tutto cio’ ci sembrerebbe un po’ esagerato. Anche di fronte al problema dell’immigrazione clandestina preferiamo prendercela con gli “scafisti”. Lo stato chiede poi ai datori di lavoro di trattenere le tasse e i contributi INPS dei loro dipendenti in modo tale che costoro – non percependo quanto accade – accettino meglio un trattamento vessatorio.
Ma perché si agisce in questo modo? Per evitare che si attivi la nostra intuizione morale legata al buon senso: se la regola fosse applicata in modo semplice e diretto apparirebbe in tutta la sua portata vessatoria e ingiustificabile. Per questo un governo astuto reindirizza la coercizione verso attori “disumani” come le società commerciali, in questo modo maschera meglio il suo bullismo. Il governo ci impone mille regole, ma lo fa indirettamente prendendosela con chi ci vende le cose.
Un paio di obiezioni prima di concludere. Qualcuno fa notare che una regola diretta sarebbe di difficile applicazione. Sbagliato, il metodo delle taglie e delle spie è in sé efficacissimo, se non funziona è solo perché crea un preoccupante conflitto sociale; ma questo difetto non fa che confermare la tesi di partenza: il conflitto sociale si genera proprio perché la regola che lo spione o il cacciatore di taglie fa osservare in modo tanto solerte non corrisponde alla nostra intuizione morale. Altri opinano che sarebbe ingiusto colpire un “soggetto debole” che agisce in stato di bisogno. Si potrebbe rispondere che quanto più scemano le responsabilità di un “soggetto debole”, tanto più calano anche quelle dei soggetti (scafisti, mammane…) che forniscono l’unico aiuto di cui puo’ disporre il soggetto debole.
Conclusione: chi pensa che una regola sia sbagliata dovrebbe insistere affinché sia applicata in modo palese e diretto, in questo modo la sua ingiustizia emergerebbe in modo palese. Questo vale anche per gli anti-abortisti: perché nicchiare di fronte alle uscite di Kevin Williamson? Se l’aborto è un crimine si punisca innanzitutto il criminale numero uno di tutta questa faccenda: la donna mandante. Se la cosa ci disturba dovremmo preoccuparci, forse c’è una discrasia tra le parole e l’intuizione morale. Oltretutto, il fronte abortista ha fatto della chiarezza un suo punto di forza, ancora recentemente a Roma il Movimento per la Vita ha esposto dei cartelloni giganti perché fosse chiaro a tutti chi viene fatto fuori quando si abortisce.
Risultati immagini per antiabortisti roma manifesti

venerdì 6 aprile 2018

Il finto pluralismo

Un editorialista di Atlantic, noto pro-life, espone la tesi pro-life: poiché abortire equivale ad uccidere un bambino chi si macchia di questo delitto deve andare in galera. Viene licenziato. La sua posizione pro-life era nota, anzi, probabilmente stava lì proprio per dar modo al giornale di esibire un certo pluralismo. Perché allora l'indignazione seguita dal licenziamento? Due ipotesi: 1) chi l'ha assunto era uno stupido incapace di fare 1+1; 2) la testata finge indignazione per potersi liberare di una voce non più funzionale al finto pluralismo ricercato.

Roughly half the country apparently believes that abortion = baby murder. Pro-choice people (including me): “Oh, yeah, we know that. We disagree. But we understand that…
BLEEDINGHEARTLIBERTARIANS.COM

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