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mercoledì 4 novembre 2015

La spesa pubblica nel XX secolo di Vito Tanzi

La spesa pubblica nel XX secolo di Vito Tanzi
  • 3 governi: 1 piccoli 2 medi 3 grandi.
  • Settori di spesa e indicatori: istruzione salute distribuzione ambiente stabilità giustizia brevetti efficacia delle regole
  • Soglia: dal 1960 al 2005
  • Tesi: oltre il 25/) comincia il churning. Spreco. Fin qui p indagine.
  • La spesa ottima: congettura: tra il 15 e il 25.
  • Tesi: dopo i 60 i paesi che hanno contenuto la spesa hanno offerto prestazioni uguali se nn migliori.
  • Una caso di churning: la spesa universitaria.
  • Stima: elimina il churning e la spesa si riduce al 30.
  • Efficacia della spesa: fino al 60 ok dopo ko.
  • Misura: riportare la spesa al 1960. Ci sono ampi margini x tagliare.
  • Misura; occorre una agenzia dedicata a tener sotto ctrl la spesa.
  • La spese esplode nel dopoguerra. Prima il welfare era zero
  • Tesi; la spesa cresce x mancanza di fiducia nel privato. Un fenomeno evitabile.
  • Tesi: sono le idee che fanno esplodere la spesa.
  • Fonti di finanziamento: tasse deficit inflazione
  • Il ruolo di keynes nell rsplosione. La legge buchanan
  • Grande depressione: la costituzone americana cambiata x far posto al new deal
  • Riforme: speriamo nella globalizzazione
  • Impatto della spesa: difficoltà di valutazione. Costo opportunità
  • Cosa serve alla riforma? Clima intellettuale consenso compensazioni reti di base
  • Perotti: tagliamo i costi della politica, vendiamo immobili e partecipazioni, tagliamo la spesa militare... tutto giusto ma ancora di molto insufficiente. E' necessario intervenire allora sulla carne viva: istruzione, sanità, previdenza. dobbiamo attenderci rivolta in assenza di gradualismo e competenza chirurgica. così è stato per germania gb e altri paesi, e così continua ad essere per l italia.
  • I tempi della riforma sono lunghi. 10 anni.
  • Responsabilita: trasparenza.
conclusioni

giovedì 11 novembre 2010

Il dramma dei tagli alla spesa

Mezzo secolo fa, la spesa pubblica in Italia, così come in altri Paesi, era circa la metà del livello attuale. Nel 2008 la spesa primaria, cioè la spesa pubblica al netto del pagamento di interessi sul debito pubblico, era il 43,6 per cento del PIL. In quell’anno in Australia era il 30,4 per cento; nella Svizzera era il 31,0 per cento; in Giappone era il 33,5 per cento;in Canada e negli Stati Uniti era il 36,1 per cento. Nella spendacciona Norvegia, la spesa primaria era il 38,5 per cento del PIL (dati del FMI).

Oltre agli ostacoli politici nella riduzione della spesa che sono ovvi, sarebbe davvero così dannoso portare la spesa pubblica primaria italiana (quella al netto degli interessi sul debito pubblico) al livello di quella norvegese? È vero che la riduzione della spesa ridurrebbe la qualità della vita in Italia? Forse la diminuirebbe fino a raggiungere quella dei Norvegesi o degli Svizzeri? Magari!


Vito Tanzi