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lunedì 23 ottobre 2017

Manifesto per un “paese dinamico”: tassare le cose, non le persone

Manifesto per un “paese dinamico”: tassare le cose, non le persone

Ci guadagnerebbe la nostra privacy: gli immobili sono facili da individuare. Niente più indagini, niente più controlli sui conti correnti, niente più limiti all’uso del contante, niente più giustificazioni da dare con inversione della prova. Ma soprattutto niente più controllori: il personale dell’agenzia entrate diminuirebbe di 2/3.
D’altronde, la rendita parassitaria da immobili si insinua ovunque: lo sapevate che un bar in centro guadagna quanto uno in periferia sebbene riceva il quintuplo degli ordini? La differenza, infatti, viene accaparrata dalla rendita, ovvero dall’affitto delle mura. Non si tratta quasi mai di “redditi meritori”; sarebbe decisamente meglio se il sistema premiasse altre ricchezze, come quella immateriale che deriva dalle idee.
Come valutare il valore degli immobili per individuare la base imponibile?
Basterebbe trasformare la tassa sugli immobili in una “Harbenger tax”: il proprietario autovaluta la sua proprietà e contemporaneamente la mette in vendita a quel valore.
Basta con quella ridicola finzione del catasto. A proposito: anche qui 2/3 del personale a trovarsi un vero lavoro.
Gli immobili sarebbero sempre permanentemente in vendita. Tutti gli immobili, non solo i privati.
Una soluzione talmente geniale che oltre al problema fiscale ne risolve un altro ben più importante: come allocare efficacemente gli spazi fisici.
Per farvi un’idea di cosa c’è in gioco immaginatevi solo di possedere un terreno molto esteso e di volercostruire una città: come procedete razionalmente per massimizzare il valore della vostra proprietà?
Con un’asta combinatoria. Ovvero, si propongono per esempio 10 ipotesi di città diverse divise in 100 lotti ciascuna, dopodiché si fa un’asta in cui le immobiliari fanno le loro offerta su ciascun lotto. In base all’esito si costruisce la città con il più alto valore.
Questo metodo è “efficiente”: ognuno finisce per possedere lo spazio a cui dà più valore.
Purtroppo, oggi le cose non stanno in questi termini: quando per esempio si progetta lacostruzione di un centro commerciale c’è sempre il proprietario di un pollaio che vende la sua striscia di terra a valori iperbolici speculando sul fatto che da lui dipende la realizzazione dell’intero piano. Per la serie: “la rendita parassitaria si insinua ovunque”. È chiaro che un’ Harbenger tax” risolverebbe brillantemente il caso consegnando gli spazi a chi sa valorizzarli al meglio.
Il pacchetto “Harberger tax+aste combinatorie” opportunamente raffinato sarebbe una svolta che sostituirebbe con soluzioni di mercato molta “democrazia inefficiente”.
Potrebbe sostituire per esempio i piani regolatori,oggi fonte di corruzione, bustarelle e inefficienze.
Ma sarebbe una soluzione anche all’annoso problema degli espropri: pensate alla costruzione di una strada o di un condotto fognario.
Accelererebbe la riqualificazione di aree dismesse: un problema centrale nelle nostre città.
Favorirebbe l’affitto sulla proprietà: che per le famiglie significa ricchezza più diversificata e maggiore flessibilità sul lavoro. Secondo voi l’affitto è più diffuso in Germania o in Italia?
In poche parole: renderebbe più dinamiche le nostre città e il nostro paese.
grata

sabato 30 luglio 2011

Libertarianism A-Z utilities

Autostrade, acquedotti, gas… spesso vengono scambiate per beni pubblici e si chiede che di esse si occupi lo stato.

In realtà lo stato deve limitarsi a regolare una concorrenza che sarebbe problematica per la natura stessa di questi beni, stando ben attento a non intromettersi nella gestione.

martedì 12 luglio 2011

Auction vs. Beuty Contest

La gara sostituisce il beuty contest nell’ assegnazione delle licenze TV, lo ha deciso il governo Monti.

Mossa saggia degli esperti? No, solito trucchetto per incassare il “pizzo di Stato”.

Si dirà: ma come! Lo Stato da padrone dell’ etere fa legittimamente pagare il suo uso.

E perché mai lo Stato dovrebbe essere padrone dell’ etere?

Non esistono valide ragioni visto che l’ etere non è certo un bene pubblico.

Caso mai lo è la regolamentazione che ne disciplina l’ uso, ma quella s’ incarna proprio nel “beuty contest”.

Trucchetti del genere per raggranellare quattro soldi sono comprensibili, tutto fa brodo. Ma che vengano ostentati da chi sulla fronte porta stampato: “finalmente giustizia è fatta” indigna anche chi ha smesso di indignarsi da un bel po’ di tempo.

lunedì 31 marzo 2008

Opere pubbliche: più contratto, meno esproprio

Rimpiazzare le procedure di esproprio mediante indennizzo con aste efficienti è il sogno di molti liberali. Si potrebbero cogliere almeno un paio di vantaggi: facilitare la costruzione di opere pubbliche e trasferire l' iniziativa delle stesse sui privati.

Purtroppo aste del genere non esistono ma ci si puo' avvicinare. Nel seguente schemino mi ripropongo di formulare in modo semplificato alcune idee avanzate sul tema.

Prendiamo il caso di una strada (o di una ferrovia). Cerchiamo di ricalcare anche per questo caso le tipiche procedure d' asta impiegabili nel caso NIMBY.


Purtroppo il caso della "strada" è molto più incasinato del caso "NIMBY", alcune ulteriori forzature si rendono necessarie.

Il fatto poi che da noi non esistano aste nemmeno per i casi NIMBY è abbastanza scoraggiante.

Ma non abbattiamoci, raccogliamo le energie e procediamo.

Il principio sarebbe quello di stipulare un contratto punendo gli esosi poichè dietro l' esoso spesso si cela l' opportunista ovvero il vero "nemico analitico" del liberale.

Vediamo se articolando l' azione generale in una dozzina di punti si riesce ad esporla meglio.
  1. Tutti gli espropriandi devono essere individuati e invitati all' asta.
  2. L' asta è istantanea (se fosse telematica sarebbe il massimo).
  3. Il tempo che intercorre tra l' invito e la formulazione del prezzo domandato dai proprietari dovrebbe essere breve (in modo da alzare i costi di transazione di un accordo tra proprietari).
  4. Tutti gli invitati devono fomulare un prezzo (chi non lo fa subirà delle penalizzazioni).
  5. Il produttore dell' opera pubblica formula in busata chiusa il suo prezzo standardizzato.
  6. Sia per la domanda che per l' offerta esisterà un prezzo medio standardizzato.
  7. Se il catasto funzionasse, il presso offerto dalle istituzioni potrebbe orientarsi sui valori catastali, ovvero sui valori che fungono da base alla tassazione.
  8. Al termine dell' asta, confrontando il prezzo medio standardizzato della domanda e il prezzo medio standardizzato dell' offerta, si decide se il contratto è chiuso.
  9. Qualora non sia chiuso, i proprietari che ne hanno impedito la chiusura verranno colpiti da una tassa di scopo (una tassa il cui impiego è vincolato nella costruzione di strade, per esempio).
  10. L' individuazione dei proprietari penalizzati è semplice: basta prendere chi ha domandato mediamente di più, escluderlo dalla domanda complessiva e valutare se la nuova domanda standardizzata sarebbe stata accettata. Se ancora no, si procede con il secondo proprietario che ha chiesto di più, e così via.
  11. In caso di collusione e offerte di pari importo i proprietari penalizzati saranno individuati mediane sorteggio.
  12. Nota che la tassa di scopo non sarebbe poi così campata in aria: il proprietario che la versa, paga le sue tasse normali su un valore catastale che è di gran lunga inferiore al valore che lui stessa dimostra di reputare un valore reale.
  13. Le tasse di scopo potrebbero essere utilizzate nelle aste successive per alzare il prezzo offerto dall' Istituzione.
  14. Le Istituzioni valuterebbero alternative di percorso potendo fare offerte sempre più convenienti. Non è escluso che, a distanza di tempo, le istituzioni possano riproporre l' offerta ai medesimi proprietari.
  15. E' necessario imporre un limite di tempo (e eventuali penalizzazioni) all' autorità per chiudere almeno un' asta in cui ci sia impiego delle tasse di scopo. In caso contrario le aste potrebbero essere un pretesto per esigere tasse arbitrarie.
  16. Nel caso l' asta debba concludersi con una chiusura del contratto (es.: i lavori sono già iniziati), le tasse di scopo andrebbero a beneficiare i restanti componenti del gruppo dei proprietari. E' necessario prevedere incentivi all' autorità per non ribassare (penali di tempo, redistribuzione delle tasse di scopo dopo un certo numero di aste non chiuse...) (input dovuto a Libertyfirst).

Naturalmente ci sono altre complicazioni: come isolare i "disturbati"? Bisogna limitarsi ai proprietari dei terreni?, come standardizzare il disturbo? Tutta roba che si affronterà dopo aver fatto il primo passo, inutile pensarci in questa prima fase.

Per un' esposizione analitica di aste del genere e similari, basta consultare l' opera dei Nobel di quest' anno.



Problema aggiuntivo: quando l' acquirente è lo Stato, come indurlo a formulare offerte di mercato? Basta aprire l' asta a tutti. L' acquirente, qualora l' acquisto si chiuda, verrà sorteggiato tra il vincitore d' asta e lo Stato (vedi Landsburg p.140.

http://assets.wharton.upenn.edu/~faulhabe/nimby.pdf

http://www.economicprincipals.com/issues/2009.05.24/412.html

lunedì 10 dicembre 2007

Riforma del trasporto pubblico locale

Sostenere la domanda.

Alitalia in crisi, ora di privatizzare

Per la Klein sarebbe sciacallaggio.

Liberalizzare le ferrovie

...e se va male si riprova altrimenti.
Il mito della Gran Bretagna. Bisognerebbe precisare che le difficoltà sono sorte dalla privatizzazione della rete e non certo da quella relativa alla produzione dei servizi. Visto che parliamo di un' attività regolamentata, si capirebbe immediatamente come il problema stia nel set di regole adottato e non nella privatizzazione in sè (a proposito, ecco una proposta alternativa).
E poi, perchè si parla della Gran Bretagna e non della Svezia.