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venerdì 4 maggio 2018

PIUTTOSTO CHE LAVORARE…

PIUTTOSTO CHE LAVORARE…
La cura dei bambini è faticosa, le donne intervistate dai ricercatori la mettono tra le ultime a livello di “felicità prodotta”.
Comunque MOLTO MEGLIO che lavorare!

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We've needlessly turned parenting into an unpleasant chore. Parents invest more time and money in their kids than ever, but the shocking lesson of twin and adoption research is that upbringing is much less important than genetics in the long run. These revelations have surprising implications for...

RIMORSO

RIMORSO
Molti ritengono che avere bambini renda infelici, ed in effetti la prova a cui sottopongono i genitori è pesante. Cosa è meglio per te? La capacità che abbiamo di prevedere la nostra felicità futura è assai limitata, la cosa migliore è guardare a chi ci somiglia e c’è già passato: 1) quanti tra coloro che hanno avuto figli nutrono dei rimorsi? 2) e tra coloro che non ne hanno avuti?
Risposta: 1) 7/91; 2): 2/3.
E aggiungo: nemmeno i bimbi "indesiderati" generano rimorso a distanza di anni! Al contrario, capita spesso che un bimbo abortito convintamente sia poi rimpianto.

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lunedì 3 novembre 2014

I bambini ci rendono felici?

Poiché recentemente ho letto parecchio sul tema, mi vengono di getto alcune considerazioni.
1) La risposta più rigorosa alla domanda di cui al titolo è "sì". Quando nascono i tuoi figli la tua felicità è in pericolo. Troppe ricerche lo confermano in modo concorde, non puo’ essere un caso.
2) Bisogna aggiungere che l' effetto negativo riscontrato è "tenue".
3) Talmente "tenue" che la felicità regalataci dal matrimonio (o comunque da un' unione stabile) lo compensa abbondantemente, Ovvero: un genitore sposato è mediamente più felice di un single, e questo anche se su di lui insiste il gravame che i figli sembrerebbero avere sulla felicità delle persone.
4) Memento: le ricerche sulla felicità restano comunque problematiche poiché i confronti intersoggettivi sono sempre difficili da fare. Mi spiego meglio: posso dire in modo attendibile che su una scala da “uno” a “dieci” mi sento felice "otto" ma non posso dire con certezza che il mio "otto" equivalga al tuo "otto".
5) L' infelicità che apportano i figli è chiara in alcune aree specifiche (godimenti puri, vita di società... e te credo, quando ti nasce un figlio la tua vita sociale si azzera o quasi). Lo è meno se consideriamo il "grado di soddisfazione generale" della persona oggetto d' indagine.
6) Ormai esistono molte banche dati che consentono di seguire un individuo nel corso degli anni. Dalle ricerche che ne fanno uso veniamo a sapere una cosa molto interessante: chi decide di avere figli di solito aumenta il grado della propria felicità (e per le donne è ancora più vero!). Naturalmente lo stesso dicasi per chi decide di non avere figli: anche costui aumenta la propria felicità assecondando la sua propensione. Condizione sufficiente per riscontrare questi effetti è quella di trovarci di fronte ad autentiche scelte di vita personali. In sintesi: le persone sono abbastanza razionali quando scelgono se avere o non avere figli.
7) Il punto 6) ci permette di concludere che, sebbene i figli globalmente abbiano un effetto negativo sulla felicità delle persone, chi ha scelto di averli ha agito razionalmente: senza quei figli sarebbe stato più infelice. E lo stesso, mutatis mutandi, si puo' dire anche per chi ha scelto di non averne.
8) Se torniamo a considerare il punto 4) dobbiamo concludere che la parte più affidabile delle ricerche (quella che non implica confronti intersoggettivi) mette in luce un "effetto positivo" piuttosto che "negativo". Questo anche se nelle ricerche globalmente considerate l’ “effetto negativo” – quello più problematico per la natura stessa delle ricerche - prevale su quello “positivo”.
9) La felicità di avere figli si manifesta soprattutto nel lungo periodo, e questo puo’ ingannare chi non è lungimirante o sospetta sempre delle tradizioni. Avere molti nipotini è piacevole. Un nipotino impegna meno di un figlio. Purtroppo senza figli i nipotini non ci saranno mai o saranno pochi. Spesso ce lo dimentichiamo.
10) E' bene ricordare anche che un figlio "non voluto" che ci capita tra capo e collo rende molto meno infelici di un figlio voluto che non arriva. Un bambino non voluto in arrivo sembra una tragedia, senonché la tragedia si ridimensiona molto presto, e magari si trasforma in una festa. Il figlio cercato e non ottenuto invece è una spina che ci tormenterà a lungo, forse per sempre.
11) L' impegno che profondiamo nella cura dei figli è stressante e fonte d’ infelicità ma – fortunatamente – anche eccessivo. Qualora lo razionalizzassimo, ci sono buone speranze di mitigare l' "effetto negativo" che la prole ha sulla nostra felicità. E magari di ribaltarlo in un “effetto positivo”.
12) La "felicità" non è comunque tutto nella vita di un uomo; c' è anche la "speranza", per esempio. In un certo senso potremmo dire che fare un figlio è "conveniente" poiché - rispetto alla "speranza" che ci regala la sua presenza - costa davvero poco in termini d "felicità".
13) Come distinguere tra "speranza" e "felicità"? nel pormi la domanda penso sempre ad un immigrato che ho conosciuto e che mi raccontava in modo appassionato quanto era felice al suo paese: ok, era più povero, ma anche più felice. Se la felicità fosse tutto quell' immigrato sarebbe tornato di corsa a casa. Posso ben dirlo visto che lo conosco come persona razionale. Ma lui non lo fa. Non lo fa perché solo stando qui (dove è un po' più infelice) puo' coltivare cio' che evidentemente reputa ancora più prezioso: la sua speranza.
14) Che poi tra figli e "speranza" ci sia un legame inscindibile lo spiega bene il poeta Charles Peguy:

Il portico del mistero della seconda virtù

 
La fede che più amo, dice Dio, è la speranza.
La fede, no, non mi sorprende.
La fede non è sorprendente.
Io risplendo talmente nella mia creazione.
Nel sole e nella luna e nelle stelle.
In tutte le mie creature.
Negli astri del firmamento e nei pesci del mare.
Nell'universo delle mie creature.
Sulla faccia della terra e sulla faccia delle acque.
Nei movimenti degli astri che sono nel cielo.
Nel vento che soffia sul mare e nel vento che soffia nella valle.
Nella calma valle.
Nella quieta valle.
Nelle piante e nelle bestie e nelle bestie delle foreste.
E nell'uomo.
Mia creatura.
Nei popoli e negli uomini e nei re e nei popoli.
Nell'uomo e nella donna sua compagna.
E soprattutto nei bambini.
Mie creature.
Nello sguardo e nella voce dei bambini. Perché i bambini sono più creature mie.
Che gli uomini.
Non sono ancora stati disfatti dalla vita.
Della terra.
E fra tutti sono i miei servitori.
Prima di tutti.
E la voce dei bambini è più pura della voce del vento nella calma della valle.
Nella quieta valle.
E lo sguardo dei bambini è più puro dell'azzurro del cielo, del bianco latteo del cielo, e di un raggio di stella nella calma notte.
Ora io risplendo talmente nella mia creazione.
Sulla faccia delle montagne e sulla faccia della pianura.
Nel pane e nel vino e nell'uomo che ara e nell'uomo che semina e nella mietitura e nella vendemmia.
Nella luce e nelle tenebre.
E nel cuore dell'uomo, che è ciò che di più profondo v'è nel mondo.
Creato.
Così profondo da esser impenetrabile a ogni sguardo.
Tranne che al mio sguardo.
Nella tempesta che scuote le onde e nella tempesta che scuote le foglie.
Degli alberi della foresta.
E al contrario nella quiete d'una bella serata.
Nelle sabbie del mare e nelle stelle che son sabbia nel cielo.
Nella pietra della soglia e nella pietra del focolare e nella pietra dell'altare.
Nella preghiera e nei sacramenti.
Nelle case degli uomini e nella chiesa che è la mia casa sulla terra.
Nell'aquila mia creatura che vola sui picchi.
L'aquila reale che ha almeno due metri d'apertura d'ali e fors'anche tre.
E nella formica mia creatura che striscia e che ammassa miseramente.
Nella terra.
Nella formica mio servitore.
E fin nel serpente.
Nella formica mia serva, mia infima serva, che ammassa a fatica, la parsimoniosa.
Che lavora come una disgraziata e non conosce sosta e non conosce riposo.
Se non la morte e il lungo sonno invernale.
(...)
Io risplendo talmente in tutta la mia creazione.
Nell'infima, nella mia creatura infima, nella mia serva infima, nella formica infima.
Che tesaurizza miseramente, come l'uomo.
Come l'uomo infimo.
E che scava gallerie nella terra.
Nel sottosuolo della terra.
Per ammassarvi meschinamente dei tesori.
Temporali.
Poveramente.
E fin nel serpente.
Che ha ingannato la donna e che perciò striscia sul ventre.
E che è mia creatura e che è mio servitore.
il serpente che ha ingannato la donna.
Mia serva.
Che ha ingannato l'uomo mio servitore.
Io risplendo talmente nella mia creazione.
In tutto ciò che accade agli uomini e ai popoli, e ai poveri.
E anche ai ricchi.
Che non vogliono esser mie creature.
E che si mettono al riparo.
Per non esser miei servitori.
In tutto ciò che l’uomo fa e disfa in male e in bene.
(E io passo sopra a tutto, perché sono il signore, e faccio ciò che lui ha disfatto e disfo quello che lui ha fatto).
E fin nella tentazione del peccato.
Stesso.
E in tutto ciò che è accaduto a mio figlio.
A causa dell'uomo.
Mia creatura.
Che io avevo creato.
Nell'incorporazione, nella nascita e nella vita e nella morte di mio figlio.
E nel santo sacrificio della messa.
In ogni nascita e in ogni vita.
E in ogni morte.
E nella vita eterna che non avrà mai fine.
Che vincerà ogni morte.
Io risplendo talmente nella mia creazione.
Che per non vedermi realmente queste povere persone dovrebbero esser cieche.
La carità, dice Dio, non mi sorprende.
La carità, no, non è sorprendente.
Queste povere creature son così infelici che, a meno di aver un cuore di pietra, come potrebbero non aver carità le une per le altre.
Come potrebbero non aver carità per i loro fratelli.
Come potrebbero non togliersi il pane di bocca, il pane di ogni giorno, per darlo a dei bambini infelici che passano.
E da loro mio figlio ha avuto una tale carità.
Mio figlio loro fratello.
Una così grande carità.
Ma la speranza, dice Dio, la speranza, sì, che mi sorprende.
Me stesso.
Questo sì che è sorprendente.
Che questi poveri figli vedano come vanno le cose e credano che domani andrà meglio.
Che vedano come vanno le cose oggi e credano che andrà meglio domattina.
Questo sì che è sorprendente ed è certo la più grande meraviglia della nostra grazia.
Ed io stesso ne son sorpreso.
E dev'esser perché la mia grazia possiede davvero una forza incredibile.
E perché sgorga da una sorgente e come un fiume inesauribile
Da quella prima volta che sgorgò e da sempre che sgorga.
Nella mia creazione naturale e soprannaturale.
Nella mia creazione spirituale e carnale e ancora spirituale.
Nella mia creazione eterna e temporale e ancora eterna.
Mortale e immortale.
E quella volta, oh quella volta, da quella volta che sgorgò, come un fiume di sangue, dal fianco trafitto di mio figlio.
Quale non dev'esser la mia grazia e la forza della mia grazia perché questa piccola speranza, vacillante al soffio del peccato, tremante a tutti i venti, ansiosa al minimo soffio,
sia così invariabile, resti così fedele, così eretta, così pura; e invincibile, e immortale, e impossibile da spegnere; come questa fiammella del santuario.
Che brucia in eterno nella lampada fedele.
Una fiamma tremolante ha attraversato la profondità dei mondi.
Una fiamma vacillante ha attraversato la profondità delle notti.
Da quella prima volta che la mia grazia è sgorgata per la creazione del mondo.
Da sempre che la mia grazia sgorga per la conservazione del mondo.
Da quella volta che il sangue di mio figlio è sgorgato per la salvezza del mondo.
Una fiamma che non è raggiungibile, una fiamma che non è estinguibile dal soffio della morte.
Ciò che mi sorprende, dice Dio, è la speranza.
E non so darmene ragione.
Questa piccola speranza che sembra una cosina da nulla.
Questa speranza bambina.
Immortale.
Perché le mie tre virtù, dice Dio.
Le tre virtù mie creature.
Mie figlie mie fanciulle.
Sono anche loro come le altre mie creature.
Della razza degli uomini.
La Fede è una Sposa fedele.
La Carità è una Madre.
Una madre ardente, ricca di cuore.
O una sorella maggiore che è come una madre.
La Speranza è una bambina insignificante.
Che è venuta al mondo il giorno di Natale dell'anno scorso.
Che gioca ancora con il babbo Gennaio.
Con i suoi piccoli abeti in legno di Germania coperti di brina dipinta.
E con il suo bue e il suo asino in legno di Germania. Dipinti.
E con la sua mangiatoia piena di paglia che le bestie non mangiano.
Perché sono di legno.
Ma è proprio questa bambina che attraverserà i mondi.
Questa bambina insignificante.
Lei sola, portando gli altri, che attraverserà i mondi passati.
Come la stella ha guidato i tre re dal più remoto Oriente.
Verso la culla di mio figlio.
Così una fiamma tremante.
Lei sola guiderà le Virtù e i Mondi.
Una fiamma squarcerà delle tenebre eterne.
(...)
Si dimentica troppo, bambina mia, che la speranza è una virtù, che è una virtù teologale, e che di tutte le virtù, e delle tre virtù teologali, è forse quella più gradita a Dio.
Che è certamente la più difficile, che è forse l'unica difficile, e che probabilmente è la più gradita a Dio.
La fede va da sé. La fede cammina da sola. Per credere basta solo lasciarsi andare, basta solo guardare. Per non credere bisognerebbe violentarsi, torturarsi, tormentarsi, contrariarsi. Irrigidirsi. Prendersi a rovescio, mettersi a rovescio, andare all'inverso. La fede è tutta naturale, tutta sciolta, tutta semplice, tutta quieta. Se ne viene pacifica. E se ne va tranquilla. È una brava donna che si conosce, una brava vecchia, una brava vecchia parrocchiana, una brava donna della parrocchia, una vecchia nonna, una brava parrocchiana. Ci racconta le storie del tempo antico, che sono accadute nel tempo antico. Per non credere, bambina mia, bisognerebbe tapparsi gli occhi e le orecchie. Per non vedere, per non credere.
La carità va purtroppo da sé. La carità cammina da sola. Per amare il proprio prossimo basta solo lasciarsi andare, basta solo guardare una tal miseria. Per non amare il proprio prossimo bisognerebbe violentarsi, torturarsi, tormentarsi, contrariarsi. Irrigidirsi. Farsi male. Snaturarsi, prendersi a rovescio, mettersi a rovescio. Andare all'inverso. La carità è tutta naturale, tutta fresca, tutta semplice, tutta quieta. È il primo movimento del cuore. E il primo movimento quello buono. La carità è una madre e una sorella.
Per non amare il proprio prossimo, bambina mia, bisognerebbe tapparsi gli occhi e le orecchie.
Dinanzi a tanto grido di miseria.
Ma la speranza non va da sé. La speranza non va da sola. Per sperare, bambina mia, bisogna esser molto felici, bisogna aver ottenuto, ricevuto una grande grazia.
È la fede che è facile ed è non credere che sarebbe impossibile. È la carità che è facile ed è non amare che sarebbe impossibile. Ma è sperare che è difficile
(...)
E quel che è facile e istintivo è disperare ed è la grande tentazione.
La piccola speranza avanza fra le due sorelle maggiori e su di lei nessuno volge lo sguardo.
Sulla via della salvezza, sulla via carnale, sulla via accidentata della salvezza, sulla strada interminabile, sulla strada fra le sue due sorelle la piccola speranza.
Avanza.
Fra le due sorelle maggiori.
Quella che è sposata.
E quella che è madre.
E non si fa attenzione, il popolo cristiano non fa attenzione che alle due sorelle maggiori.
La prima e l'ultima.
Che badano alle cose più urgenti.
Al tempo presente.
All'attimo momentaneo che passa.
il popolo cristiano non vede che le due sorelle maggiori, non ha occhi che per le due sorelle maggiori.
Quella a destra e quella a sinistra.
E quasi non vede quella ch'è al centro.
La piccola, quella che va ancora a scuola.
E che cammina.
Persa fra le gonne delle sorelle.
E ama credere che sono le due grandi a portarsi dietro la piccola per mano.
Al centro.
Fra loro due.
Per farle fare questa strada accidentata della salvezza.
Ciechi che sono a non veder invece
Che è lei al centro a spinger le due sorelle maggiori.
E che senza di lei loro non sarebbero nulla.
Se non due donne avanti negli anni.
Due donne d'una certa età.
Sciupate dalla vita.
È lei, questa piccola, che spinge avanti ogni cosa.
Perché la Fede non vede se non ciò che è.
E lei, lei vede ciò che sarà.
La Carità non ama se non ciò che è.
E lei, lei ama ciò che sarà.
La Fede vede ciò che è.
Nel Tempo e nell'Eternità.
La Speranza vede ciò che sarà.
Nel tempo e per l'eternità.
Per così dire nel futuro della stessa eternità.
La Carità ama ciò che è.
Nel Tempo e nell'Eternità.
Dio e il prossimo.
Così come la Fede vede.
Dio e la creazione.
Ma la Speranza ama ciò che sarà.
Nel tempo e per l'eternità.
Per così dire nel futuro dell'eternità.
La Speranza vede quel che non è ancora e che sarà.
Ama quel che non è ancora e che sarà.
Nel futuro del tempo e dell'eternità.
Sul sentiero in salita, sabbioso, disagevole.Sulla strada in salita.
Trascinata, aggrappata alle braccia delle due sorelle maggiori,
Che la tengono per mano,
La piccola speranza.
Avanza.
E in mezzo alle due sorelle maggiori sembra lasciarsi tirare.
Come una bambina che non abbia la forza di camminare.
E venga trascinata su questa strada contro la sua volontà.
Mentre è lei a far camminar le altre due.
E a trascinarle,
E a far camminare tutti quanti,
E a trascinarli.
Perché si lavora sempre solo per i bambini.
E le due grandi camminan solo per la piccola.
Charles Péguy
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Aggiunte postume.
ADD1. Quando si partorisce si soffre ma si è contenti. Evidentemente urge chiarificazione dei termini. L' happiness degli americani esprime un piacere e si distingue dal concetto di joy che esprime soddisfazione, realizzazione, gioia esistenziale. Il rilievo è importante e integra il tema di cui al numero 12, ovvero (la felicità non è tutto). Per i particolari rinvio a Tim O'Connor su BQO.

mercoledì 5 settembre 2012

Consigli all’ egoista perché faccia più figli

Il messaggio della scienza alle coppie: ci sono ottimi motivi per fare qualche bambino in più rispetto a quello che avete pianificato.

E’ vero, chi ha figli è più infelici di chi non li ha. Ma:

1. la differenza è minima;

2. la differenza è facilmente compensabile (molti sacrifici non sono in realtà necessari);

3. 2/3 di coloro che non hanno figli si pentono;

4. molti benefici vengono dopo (es.: diventare nonni).

Naturalmente il consiglio di “fare un figlio in più” deve tener conto che i figli sono indivisibili e che alcune persone hanno un’ avversione molto spiccata per i bambini.

Ci sono poi altre motivazioni per fare un figlio in più:

1. donare la vita a un bambino significa renderlo più felice;

2. donare la vita un bambino rende il mondo un posto migliore;

3. il miglior modo per aumentare la felicità di bambini consiste nell’ adottarne uno.

Certo, queste ultime motivazioni non toccano l’ egoista. Anzi, per dirla tutta sono particolarmente mirate sulle elites di un paese.

martedì 28 febbraio 2012

Que sera, sera… ovvero: umiltà, coraggio e saggezza SAGGIO

When I was just a little girl
I asked my mother, what will I be
Will I be pretty, will I be rich
Here's what she said to me.
Que Sera, Sera,
Whatever will be, will be
The future's not ours, to see
Que Sera, Sera
What will be, will be.
Doris Day
Bryan Caplan – Selfish reason to have more kids
Nel 1992 Gary Becker vinse il suo bravo premio Nobel, aveva fatto una scoperta illuminante: “l’ economia è ovunque”.
Mica solo in borsa o al Ministero delle Finanze, ovunque: ecco allora che inciampi nella logica economica tra le bande criminali, nelle pratiche razziste, in quelle discriminatorie, nei processi in tribunale, nelle comunità terapeutiche, nelle strategie di disintossicazione, nel mondo delle diete e della cartomanzia, nei metodi di studio, nelle scelte legate alla carriera come in quelle amorose… ma soprattutto, ed eccoci a noi, nella famiglia.
Bryan Caplan è un fan di GB, ricorda con emozione il giorno in cui lo incrociò in mensa alla Chicago University, annovera il Nobel a lui assegnato tra i più significativi del secolo e considera seminale il suo lavoro, ma soprattutto lo ringrazia tutti i giorni per aver evitato a un giovane e brillante economista come lui di doversi occupare di cose mortalmente noiose come i tassi d’ interesse, l' indicizzazione dei salari e i derivati di borsa. Eppure, tutta la gratitudine del mondo non lo ha distolto da una convinzione radicata: le conclusioni del mitico “chicagoano” sulle dinamiche familiari di questo secolo non reggono, non reggono proprio per niente.
La genia dei “beckeriani” si era messa in mente di spiegare il calo della fertilità in Occidente in termini di “egoismo razionale”. Le loro ipotesi, per quanto debolucce, sono comunque da prendere sul serio, passiamole allora in rassegna:
- innanzitutto ci si concentrò sulla condizione femminile: ora che per le donne lavorare rende molto di più, rinunciare a un’ ora di lavoro – e un figlio impone rinunce massicce - è particolarmente oneroso. Caplan non è convinto, c’ è anche il rovescio della medaglia: in un mondo con più opportunità di lucro per la donna diventa conveniente lavorare di meno, guadagnare di più e avere più figli;
- con la fine della famiglia patriarcale il potere contrattuale delle donne è diventato più forte. Caplan scuote il capoccione: l’ osservazione sarebbe pertinente se le donne oggi volessero “meno figli” rispetto agli uomini, si dà il caso che semmai è vero il contrario;
- secondo alcuni i contraccettivi spiegano tutto. Tra costoro non c’ è certo Caplan: i contraccettivi erano già pienamente disponibili prima del baby boom, come la mettiamo?;
- c’ è chi ritiene che un tempo i figli supportassero la vecchiaia, con il welfare questo servigio si rende superfluo. Caplan brontola: peccato che nella sostanza non sia mai andata veramente così, i flussi di cassa, per quanto la cosa sorprenda i più, sono sempre stati a senso unico: dai vecchi ai giovani.
I beckeriani hanno sia ispirato che deluso Caplan: oggi siamo più ricchi, possiamo permetterci molti più figli, oggi la tecnologia ci supporta al meglio - pensate per un attimo al tormento di vostra nonna intenta a lavare a mano i pannolini –, siamo anche più longevi per goderci i nipotini… possibile che simili contrappesi non siano stati presi minimamente in considerazione?
Quando gli scenari fondati sull’ egoismo razionale vacillano, esistono solo tre valide alternative per spiegare il comportamento umano: valori, invidia ed errori.
1. valori: assistiamo da decenni a una loro metamorfosi, il matrimonio non è più un traguardo ambito e mettere al mondo un’ anima non è più né un dovere né una realizzazione personale (per molti non è più nemmeno un’ anima cio’ che si mette al mondo!);
2. invidia: l’ invidia sociale ci impone carichi di cura inutilmente gravosi; oggi anche un genitore mediocre sarebbe considerato “ottimo” secondo gli standard di ieri, ma quel che conta per l’ invidioso è il confronto col vicino o il collega, chi se ne importa di “ieri” e dei livelli presi in assoluto: si vuole essere considerati “ottimi” secondo gli standard relativi. Perché mettere al mondo un secondo figlio se diventa molto faticoso garantirgli uno stile di vita almeno pari a quello dei compagni di scuola?
3. bias: i genitori di oggi vorrebbero essere lungimiranti, prima di mettere al mondo un figlio ci ponzano e ci riponzano all’ infinito, calcolatrice alla mano. Diciamola così: secondo Caplan il miope ha molti figli, il “lungimirante carico di bias” ne ha pochi e il “lungimirante accurato” torna a volerne molti. Noi siamo passati dalla miopia alla lungimiranza superficiale, ora dobbiamo accingerci al secondo balzo, e il libro ci spiega come.
Ecco allora le tesi del volume concentrate in pochi righi:
1. I genitori possono migliorare di molto la qualità della loro vita senza danneggiare quella dei pargoli, questo perché il “fattore genetico” conta molto più di quel che si è soliti pensare, e cio’ induce molti errori di valutazione.
2. I genitori vivono spesso in uno stato d’ ansia ingiustificato: i nostri ragazzi non sono mai stati tanto al sicuro come oggi.
3. Egoismo e altruismo puntano nella stessa direzione: i genitori che hanno un figlio in più migliorano sia il loro stato che quello del pianeta.
Scusate se liquido la terza tesi con una citazione per passare poi ad altro:
… ci sono due visioni dell’ umanità… nella prima le persone sono stomaci che camminano… più persone significa più stomaci che digeriscono, e quindi meno cibo per gli altri… nella seconda visione la persona è un cervello che produce idee… più persone significa nella sostanza più idee… più idee per me, più idee per tutti…
Veniamo dunque al cuore del libro, quando nasce il tuo primo figlio, gli amici al bar fanno a gara per avvertirti che “la tua vita cambierà”, però te lo dicono con un risolino sarcastico: non dargli retta, la gente è superficiale, specie al bar; i bambini sono molto più simpatici e meno impegnativi di quel che si crede.
Aggiungo subito un’ avvertenza, però: se avete intenzione di indossare i panni del Genitore Tipo del Terzo Millennio (GTTM), il risolino degli amici è più che giustificato. Il GTTM è specializzato nel trasformare la presenza di un bimbo in un onere gravoso. Per fortuna esiste una preziosa alternativa: il GR (Genitore Razionale). Per avere un’ idea di cosa sia basta tirare indietro le lancette dell’ orologio e pensare ad esempio a vostro padre che, quando chiedevate un passaggio per la festa, rispondeva con osservazioni inoppugnabili: “non sono mica il tuo autista”. Mio padre non era particolarmente razionale, ma a volte basta avere molti figli per diventarlo in fretta.
Di seguito, un po’ alla rinfusa, alcune buone notizie per genitori in cerca di relax.
SONNO. Ci sono alcuni genitori che girano per anni come zombi. Forse non è mai esistito un problema tanto impellente dalla soluzione tanto lineare. Togliamo i neonati e i casi patologici, la fonte della tortura è sempre l’ overparenting: basta un metodo Ferber qualsiasi per appianare in pochi giorni ogni cosa: avrete notti di sogno, pisolini diurni compresi.
ATTIVITA’. L’ ingenuo pensa che incentivare le attività del figlio garantisca un break al genitore. Tutte palle, non si tratta di pause ricreanti ma di concitati pit stop da formula uno: lo accompagnerete in capo al mondo, farete un nervoso e inconcludente giretto nei dintorni per poi tornare a riprenderlo e trascinarlo altrove. Morale: un genitore felice deve affrettarsi ad abbandonare alla svelta tutte le attività extra sgradite al figlio (e sono molte), ci guadagneranno entrambi.
VACANZE. Sono un incubo per molti genitori: perché pagare migliaia di euro per la peggiore settimana dell’ anno, quella in cui continueremo a ripetere mentalmente e a voce alte: “questa è la prima e l’ ultima volta!”? Tanto per cominciare, i bambini non sono fan dei lunghi viaggi in auto, oltretutto per loro un posto vale l’ altro, basta che si giochi e ci si diverta; privilegiare località vicine è scelta oculata, anche se la cosa migliore in assoluto sarebbe sostituire la vacation con la staycation: quanti posti che non abbiamo mai visto sono raggiungibili in giornata (BC è nato a Los Angeles senza mai aver messo piede a Hollywood!).
DISCIPLINA. Nel punire il genitore è solito dire: “lo faccio per il tuo bene”, oppure: “costa più a me che a te”. Il fatto è che il GTTM ha finito nel credere alla sua stessa “propaganda”! Le cose stanno assai diversamente: le regole facilitano la vita, la vita di tutti, innanzitutto quella dei genitori. Sceglietele in modo da centrare questo obiettivo, ma soprattutto rispettate la saggezza dei tempi che in materia parla chiaro: CCC: Chiarezza, Coerenza e Conseguenzialità. E non lamentatevi se la nonna mina i vostri sforzi: il bimbo sa distinguere. E non lamentatevi se per il piccolo la disciplina vale solo a casa: sapendo distinguere, è normale che sia così, consolatevi piuttosto pensando che in fondo è proprio in casa che la quiete e l’ ordine vi beneficiano di più. Se poi i vostri bimbi amano la Tv e i dolci, avete risolto anche il problema della terza “C”, quella relativa a premi e punizioni. La super tata ha sdoganato persino “l’ angolo dei cattivi”: non credevo ai miei occhi nel vedere le pesti più pesti accettare supinamente la messa all’ angolo: dieci minuti di “dolce umiliazione” risolvono intere giornate facendo lievitare la serenità di tutti.
CONTROLLO. Bambini più indipendenti, uguale meno ammorbanti controlli, sbrigatevi dunque a renderli tali. E non dimenticate che dopo una certa età è più pericoloso portare il bimbo al supermercato con voi che lasciarlo solo a casa. Avete ancora paura di qualcosa? Concentratevi: probabilmente è una fantasia perversa innescata dalla visione sviante del telegiornale. Se siete a corto di idee per rendere indipendente il pargolo potreste provarci circondandolo con tre o quattro fratellini, in alternativa digitate su Google “worst american mom”: uscirà il faccione di Lenore Skenazy, ci penserà lei a suggerirvi stratagemmi per eludere faticose e inutili supervisioni.
SICUREZZA. I nostri bambini non sono mai stati tanto al sicuro come oggi. Ci sono un mucchio di “buone notizie” circa le “cattive notizie”: le tragedie ascoltate alla TV istillano paure almeno tanto stupide quanto l’ entusiasmo che prende taluni nell’ udire che Tizio ha vinto il primo premio della lotteria. La vera notizia in merito è che malattie, incidenti, omicidi, suicidi, guerra, rapimenti… seguono pervicacemente un’ unica tendenza che predomina da decenni: quella verso il basso.
COME SEPPELLIRE UN PROBLEMA. Avete mai cambiato l’ olio alla macchina perdendo mezza giornata per poi scoprire che il benzinaio accanto fa tutto in dieci minuti per cinque euro? Ecco, coi bambini spesso funziona così: molti problemi spariscono all’ istante, basta “seppellirli” sotto un mucchietto di banconote, non esitate a ricorrervi, ne bastano davvero poche per scampare alle piaghe d’ Egitto: appaltare a terzi i lavori più noiosi è un problema solo per tirchi, autolesionisti e tutti coloro incapaci di trasformare i soldi in felicità: pranzi d’ asporto, baby sitter elettroniche e in carne e ossa, lavanderia, spese on line, nidi… dateci dentro, e chi più ne ha più ne metta.
IL MERCATO DELLE VACCHE. Se desiderate che vostro figlio assolva a un compito straordinario particolarmente oneroso fate in modo che per lui ne valga la pena: prima dell’ adolescenza non possiede sentimenti morali a cui fare appello, ma comprende benissimo lo scambio di favori: il significato di premi e ricompense è immediatamente disponibile anche alla sua mente: mercanteggiare in molti casi è una vera ancora di salvezza. A una certa età si puo’ ricorrere persino al denaro, perché no? Usare il denaro per essere buoni genitori non è solo fattibile, è già fatto: i genitori che lo usano coi figli sono mediamente genitori più sereni e soddisfatti.
STRESS DI SECONDA MANO. Pensate al vostro benessere, e se la cosa vi disturba, pensate che anche i bambini sono soggetti a molti stress, il principale è lo stress di risulta, ovvero lo stress dei genitori che si riflette su di loro. Quindi: rilassatevi al più presto, fatelo per loro!
ESPERIMENTI. Gli amici vi ripeteranno: “il primo figlio ti porta via il 99% del tempo libero, il secondo il restante 1%”; loro lo dicono per canzonarvi, ma voi concentratevi cogliendo la strepitosa buona nuova che nasconde questa presa in giro: il secondo figlio è incredibilmente meno oneroso del primo! In realtà non dedicheremo solo l’ 1% dei nostri sforzi al secondo figlio, molto più semplicemente dimezzeremo gli sforzi sul primo. Bene, non vi resta che considerare gli effetti (praticamente nulli) di questo “dimezzamento” e mordervi le dita per non averlo attuato prima. Se ancora titubate e volete approfondire, fate pure un terzo figlio e così via: man mano che si procede, la qualità del primogenito migliorerà. Chi non è curioso si limiti ad apprendere subito la lezione senza bisogno di esperimenti ed educhi l’ unico figlio come se ne avesse cinque.
GENI. Se c’ è una materia foriera di buone notizie per chi ama le famiglie numerose, questa è la psicologia evolutiva. Si è dedicata molto a districare il viluppo nature\nurture ponendo la sua lente su famiglie molto particolari: 1. quelle che adottano 2. quelle con gemelli (omozigoti e non), 3. quelle con gemelli adottati separatamente. Il fatto è che se sono alto nessuno penserà mai che cio’ è dovuto all’ educazione ricevuta, ma se sono scortese ecco che le cose cambiano. La psicologia evolutiva ci dice in sintesi che non c’ è ragione di farle cambiare poi così radicalmente, e questa è una grande notizia per chi non vuole sobbarcarsi sforzi inutili.
SALUTE. I genitori non incidono sulla speranza di vita dei loro figli, e nemmeno granché sulle loro condizioni di salute (dei genitori sciagurati in questo post non si parla). La loro azione avrà giusto un piccolo effetto su fumo, alcool e droghe.
INTELLIGENZA. Il genitore spia il suo pupillo mentre gioca coi compagni nella speranza di cogliere una superiorità intellettiva, e dopo aver fantasticato un po’, ritiene di avere in mano indizi concreti. Se l’ erede a scuola non è granché, lo si deve al fatto che si distrae di fronte al banale. E intanto, vai con video, libri, musei, e operazioncine per l’ “enachment”. La triste realtà è che i genitori possono ben poco nello stimolare l’ intelligenza dei figli, sul lungo periodo gli illusori successi ottenuti svaniranno.
FELICITA’. Se voglio vedere mio figlio felice gli compro un gelato, cosa c’ è di più facile? E poi con un simpaticone come me ci si diverte sempre. Non c’ è niente di più facile che fare del proprio figlio una persona felice. Sbagliato: la felicità, l’ infelicità e l’ autostima futura non dico siano come la statura ma quasi.
SUCCESSO. I bambini sono circondati da genitori che nei giorni pari li invitano a seguire i loro sogni e nei giorni dispari li esortano a non stare perennemente con la testa tra le nuvole. Sembra che tutti vogliano ardentemente il loro successo, non si limitano ad aiutarli nei compiti, pianificano loro la vita nei dettagli! Dietro una vita di successo si suppone ci sia lo slancio di una famiglia coesa e determinata. Ebbene, gli studi sui gemelli dicono praticamente che se non è vero il contrario poco ci manca.
CARATTERE. Il genitore illuminato e illuminista tenta di consolarsi: “se non posso fare di lui un genio, almeno ne farò una persona equilibrata e onesta”. Pia illusione: empatia e coscienziosità sono tratti della personalità piuttosto rigidi, figuriamoci che nemmeno i futuri comportamenti criminali sembrano dipendere dall’ educazione inoculata.
VALORI. Qui si comincia a ragionare. Il padre milanista ha quasi sempre un figlio che sarà milanista per tutta la vita, e essere milanisti – cheché se ne dica - non è certo scritto nei geni. Religione, ideologia e fede politica funzionano un po’ come il tifo: c’ è margine per operare (anche se si rischia di trasmettere l’ etichetta senza un’ adeguata passione).
AMORE FILIALE. Genitori amorevoli e rispettosi saranno sempre ricambiati, per quanti siano gli errori fatti in buona fede.
cristo benedicente
Cranach il vecchio; Gesù benedicente i bambini
Arrivati alla fine consentitemi solo tre codine.
La prima chiusa è un avvertimento: al mondo non esistono mica solo i genitori e i geni. Quindi, una volta ridimensionato il determinismo educativo, evitiamo di fantasticare sul determinismo genetico, sarebbe da stolti. I geni ci spiegano al massimo un 50%, e il resto? Ognuno ci metta quel che crede, io, per esempio, ci metto la libertà: se i genitori contano meno del previsto questo è perché i loro figli sono persone essenzialmente libere.
La seconda chiusa è la preghiera del genitore consapevole:
… Signore, dammi l’ umiltà per accettare cio’ che non posso cambiare, il coraggio per cambiare cio’ che posso cambiare e la saggezza per distinguere tra le due cose…

Reinhold Niebuhr

E infine, un giudizio: a mio parere il libro è abbastanza convincente… e siccome ideas have consequences…

sabato 14 gennaio 2012

Amarsi ancora

Il linguaggio dei testi ciellini, sulla scorta del modello fornito da Don Giussani, è spesso animato da una tensione esistenziale immanente che a volte rischia di rendere il messaggio piuttosto criptico. Sarà che dovendo battere sempre sui medesimi tasti si cerca aiuto nella densità concettuale e nell’ intimismo spinto, forse per aggirare la pedanteria dottrinaria. In questo senso il Massimo Camisasca di Amarsi ancora è un’ eccezione poiché predilige uno stile scorrevole, piano, qua e là perfino naif.

Si vede che l’ obbiettivo primario è posto nel farsi comprendere e non nel prevenire obiezioni.

Il libro, in soldoni, è un’ apologia della famiglia a cui aderisco senza nemmeno ricorrere alla fede: la famiglia è il luogo privilegiato dove sperimentare l’ altruismo, un luogo prezioso da preservare con cura.

Dove mai potremmo ritrovare, infatti, qualcosa del genere?

Chiarisco meglio questo punto prendendo a termine di paragone una comunità concorrente: lo Stato-Nazione. Perché la Famiglia è superiore alla Nazione? I motivi sono essenzialmente due:

1. Il primo è evidente: in famiglia l’ altruismo è “naturale”. All’ interno dello Stato-Nazione è sempre posticcio (richiede pratiche coercitive per realizzarne una parvenza).

2. Il secondo è meno evidente: noi non riteniamo mai lecito adottare comportamenti criminosi per avvantaggiare i nostri figli. Nell’ ambito dello Stato-Nazione invece sì: ingaggiando una guerra, per esempio, sappiamo con certezza che uccideremo degli innocenti (comportamento di solito ritenuto criminoso) tuttavia accettiamo ugualmente la nozione di “guerra giusta”.

Il libro è una rivista leggera di topoi legati alla famiglia.

Dipendenza. La vita familiare la esalta. E’ cosa buona visto che, come diceva Chesterton: “coloro che hanno fiducia solo in se stessi stanno al manicomio”.

Prolificità. C’ è l’ esaltazione della famiglia numerosa: il mondo è dei prolifici, lo dice anche il freddo demografo. Musica per le orecchie di un natalista che sulla scia di Julian Simon vede i bambini come “the ultimate resource”. Musica con una nota stonata: chi esalta la forza della famiglia numerosa non puo’ nel paragrafo successivo denunciarne la debolezza chiedendo a gran voce che soccorra la stampella dei sussidi statali.

Genitori: il Padre “prende per mano” e introduce i figli al “rischio”. Affrontare il rischio richiede un calcolo razionale. La Madre introduce al “principio di precauzione” stendendo una rete. Entrambi i ruoli sono importanti: le rischiose piroette sono affrontate con più fiducia grazie alla rete, la rete non ha senso senza le piroette. Bella l’ armonia tra questa visione e le conclusioni della psicologia evolutiva più avanzata.

La preghiera. In famiglia è un dovere. La preghiera richiede silenzio e nell’ epoca della connessione continua “fare silenzio” diventa già di per sé un’ impresa meritoria. Altre raccomandazioni: alternare preghiere standard con preghiere personalizzate. In queste ultime inserire sempre qualche notizia di cronaca attinta dal giornale per dare vivacità e presenza sostanziale.

Dopo un litigio pregare sempre: è un modo per stare insieme in armonia senza la necessità di parlarsi direttamente, un modo per “sbollire”.

Fallimenti. Sono uno stimolo prezioso per:

1. guardare in faccia i nostri limiti e

2. non giudicare chi ci sta vicino.

Siamo limitati e siamo anche chiamati a non giudicare il nostro prossimo. C’ è forse qualcosa d’ altro che deve sapere un buon cristiano?

Fecondità. E’ difficile negarne il valore, anche per quanto detto prima.

Tuttavia non capisco bene gli insegnamenti impartiti in materia di contraccezione: quella naturale viene ammessa. Ma mentre il termine “naturale” mi appare appropriato quando lo uso come ho fatto all’ inizio, qui mi appare invece oscuro.

Aborto. E’ un misfatto: Camisasca chiama a testimonianza il peso che ogni donna che abortisce porta con sé per tutta la vita. Preferisco l’ argomento dello slippery slope.

Educazione. L’ atto educativo forma sia il bambino che il genitore: si sta – insieme - a tu per tu con la realtà. L’ adulto tende a dimenticare che esiste una realtà a lui esterna e da cui “dipende”, gli occhi del bimbo (l’ “uh!” della Marghe quando appare un gatto) glielo ricorda.

Ci siamo noi, la realtà ma anche il senso. Non si puo’ educare senza ricorrere a un discorso sensato. L’ educazione è sempre educazione al senso. Difficile motivare senza proporre un’ identità.

Scuola. A scuola le persone precedono nozioni e regole. A scuola, poi, si rafforza l’ amicizia, un sentimento che forma l’ individuo almeno quanto i rapporti familiari (e forse anche di più).

Società. La famiglia è tenuta ad entrare in una rete familiare, pena la sua morte per implosione. Gli oratori contribuiscono alla nascita del clan.

Insegnamento della fede. Non occorre aver compiuto studi speciali, basta l’ amore e l’ esempio: i bambini (più che ascoltare) ci guardano.

Mi fermo qui sebbene il libro continui affrontando argomenti interessanti come il fidanzamento, i beni nel matrimonio, la tecnologia educativa, l’ amore che muore, i nonni, l’ adozione, l’ affido ecc.

Fin qui la famiglia ideale di Camisasca. Ma la famiglia reale dei numeri?

A questo punto di solito attaccano le geremiadi e si comincia a parlare di declino, di egoismo, di gratificazione dell’ io.

Ma chi i numeri li sa maneggiare - per esempio Gianpiero Dalla Zuanna e Guglielmo Weber nel loro Cose da non credere – ci invita all’ ottimismo.

La famiglia è viva e vegeta (lo sanno soprattutto i pubblicitari), non solo, è più che mai di moda l’ innovazione introdotta dalla Famiglia Cristiana: l’ amore.

In questo senso non bisogna idealizzare troppo il passato, quando era “estesa” lo era per le condizioni economiche imposte dalla mezzadria, la famiglia dei braccianti in realtà era “nucleare” proprio come quella dei nostri condomini/alveare. Spesso non si andava oltre il contratto; oggi l’ affetto tra i coniugi è più sincero. Ci si separa di più anche perché non si sopporta che venga a mancare. Non solo: quando ci si separa c’ è sempre una reale sofferenza, altro che “festa di divorzio”. Certo, si convive molto di più, magari si fa il primo figlio fuori dal Matrimonio, ma in testa, alla fine, c’ è sempre quello, anche quando non ci si arriva.

L’ ideale rimane quello di una coppia che si ama per sempre. Il Matrimonio non ha certo perso il suo fascino, a esso ambiscono perfino gli omosessuali.

Oltretutto ancora oggi il matrimonio è una buona assicurazione contro la povertà.

Il legami familiari sono intensi come non mai, specie da noi: il fenomeno dei bamboccioni ne è un sintomo. E’ sempre esistito nei secoli e oggi si è esasperato solo perché le famiglie sono più ricche e possono garantire al bamboccione una vita agiata per più tempo.

Ma perché allora si fanno così pochi figli?

Sul punto le risposte sembrano ormai chiare, le traggo dal libro di Della Zuanna e Weber – Cose da non credere:

… nelle zone ricche del mondo a legami familiari forti (la sponda Nord del Mediterraneo e l’Asia centrale), la bassa fecondità è anche oggi il grimaldello utilizzato dai genitori per garantire ai figli – o all’unico – figlio – una condizione sociale migliore… In questi paesi non è vero che le coppie non vogliono avere più figli: all’opposto, molte coppie vivono con sofferenza la rinuncia ad avere un figlio in più. Il fatto è che i bambini con più fratelli sono penalizzati dal punto di vista economico, godendo di opportunità assai inferiori rispetto ai figli unici e a chi ha un solo fratello…

Ancora:

contrariamente all'opinione diffusa, la famiglia italiana non si sta sfaldando; gli italiani fanno pochi figli non per basso reddito o carenza di servizi ma perché per i figli «le coppie italiane vogliono il "massimo" e quindi non accettano servizi di basso livello o situazioni abitative inadeguate»… leggi tutto.

C’ è chi pensa che egoismo e edonismo ostacolino la procreazione (es. il Papa). Ma forse le cose non stanno proprio così visto che nella nostra società, contrariamente al passato, i più ricchi fanno più figli dei poveri. Anche il cittadino medio, a pagamento, sceglie di far figli. D’ altronde, in passato, il baby boom e il boom dell’ economia italiana sono andati di pari passo. Tradotto: il nemico della prolificità non è l’ avidità di ricchezze.

In altri termini: il bisogno di molti figli è sentito ancora oggi e quando accumuli ricchezza la investi volentieri per “comprare” figli.

D’ altro canto è pur vero che i nostri nonni, mediamente molto più poveri di noi, avevano una prole più numerosa.

Cosa risolve il puzzle? Semplice, l’ invidia sociale. Basta tenerne conto per riordinare le tessere.

La vita dei nostri nonni era quella, punto. Non cambiava poi molto se avevi due o quattro figli: un piatto di polenta a mezzodì, la minestra la sera, i mandarini a Natale, la scuola del paese, niente vacanze, massimo una gita a Porlezza; per il resto era lavoro in campagna e gioco nei boschi per i più piccoli.

A quel punto tra due e quattro sceglievi quattro e ti facevi pure la pensione.

La società contemporanea offre invece stili di vita alquanto differenti, un ventaglio di scelte molto ampio. Con la libertà arriva l’ invidia e volendo “dare il massimo” alla nostra famiglia possiamo concederci al più un figlio o due.

Il bimbo diventa un po’ il nostro supereroe.

Alexandre Nicolas supeeroi fetali

In Europa, si sa, il tarlo dell’ invidia sociale e del conformismo è particolarmente laborioso. Tutti vogliono dare “il massimo” in termini di vacanze, di scuola, di cure mediche, di tempo libero, di accessori, di abbigliamento… Se non “dai il massimo” ti senti “lasciato indietro” e ti sale l’ ansia da status, il risentimento, il livore, la confusione mentale;  cominci a immaginare complotti, a cacciare le streghe, a stanare gli untori, a perseguire la speculazione, a demonizzare la ricchezza, a marciare ad Assisi, a fare scioperi generali…

Controprova: negli USA, paese in cui la parola “europeo” è un insulto corrosivo equivalente a “rosicone”, fanno tutti molti più figli in condizioni che sono anche più precarie delle nostre.

Soluzioni: 1. Autoritarismo (imponiamo un unico stile di vita favorendo l’ egalitarismo a suon di sussidi). 2. Curare l’ invidia sociale.

La prima via è una scorciatoia allettante, e infatti l’ Europa sembra aver imboccato proprio quella sovvenzionando le famiglie affinché possano “dare il massimo” a più figli.

E le nazioni europee che non possono permetterselo (per esempio noi), semplicemente restano col figlio unico.

Un’ idea della seconda via, quella in salita, la danno i ciellini stessi realizzando comunità con stili di vita alternativi che neutralizzino l’ ansia da status e da conformismo. Lì dentro puoi avere cinque figli perché se poi ti manca lo zainetto griffato o la settimana bianca non ti senti un marziano. Pazienza, porterai a scuola il borsone liso del papà e farai le “vacanzine” di gruppo a Passo Rolle. Il tutto accompagnato dalla questione dell’ identità: averla è decisivo per stemperare la frenetica voglia di gregge.