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venerdì 28 febbraio 2020

IL DILEMMA DI DARWIN-L'EROE DELL'ILLUMINISMO

L'EROE DELL'ILLUMINISMO
E' l'anti-illuminsta per eccellenza, un cuginetto di Edmund Burke e Joseph de Maistre. Parlo di quel musone del reverendo Thomas Robert Malthus. E' lui che fornì l'idea chiave che consentì a Darwin e Wallace di risolvere i loro problemi e fondare l'evoluzionismo (ferro di lancia della Nuova Ragione): il Principio della Popolazione. Quella roba per cui gira e rigira il nostro obbiettivo finale è sempre quello di riprodursi.
L'immagine può contenere: 1 persona, primo piano

Tabù dell'incesto, culto della verginità, virtù della castità, celibato sacerdotale, orgoglio omosessuale, fedeltà sponsale, ascetismo, vita monastica, maternità responsabile, programmazione familiare, e un mondo moderno in cui i migliori filiano meno...
Caro Carletto, chiedo a te, ma non è che qualcosa non quadra nella tua teoria applicata all'uomo?
Non chiedo ai neo-darwiniani, perché se domani scoprissimo una specie che soffoca la prole dopo averla partorita saprebbero spiegarmi in due minuti la sapiente strategia riproduttiva che sta dietro certi comportamenti apparentemente dissennati, salvo fare una comoda marcia indietro non appena si viene a sapere che la singolare pratica era stata mal descritta.

mercoledì 10 maggio 2017

Evoluzionismo e altruismo

Darwin ha da sempre un problema: Spiegare l'altruismo.
Se la vita è solo una competizione per la sopravvivenza, perché gli ospedali? Perché i sussidi di disoccupazione? perché la santità?
Forse Darwin può spiegare molte cose in termini di scambio tra vicini ma entra in crisi quando considera il cosiddetto "effective altruism", ovvero l’altruismo verso estranei?
Oppure dobbiamo ritenere che i Santi della religione cristiana siano davvero dei perversi che agiscono in preda a pulsioni contronatura?
C'è chi reagisce all’imbarazzo affermando curiosamente che la lotta darwiniana riguardava i nostri antenati, noi ne siamo fuori.
Ok ma il darwinismo non era una teoria generale?
Huxley, ci invita a guardare alla lotta degli stati per le colonie, oppure alla lotta ferina tra i poveri, laddove la pressione è più acuta.
Conclude dicendo che comunque la Storia presenta anche degli intervalli.
Le sue osservazioni lasciano perplessi: il proverbiale bulldog si è trasformato in un innocuo barboncino.
Ma esistono alternative, forse la cosiddetta "via ipocrita" offre qualche spunto in più: se i fatti contraddicono Darwin allora peggio per i fatti.
Essi non esistono, sono mere illusioni.
In altri termini, certi comportamenti nascondono una profonda ipocrisia, l'uomo è essenzialmente ipocrita, specie quando gioca a fare l’altruista.
I darwinisti sociali aderiscono a questo indirizzo e chiedono di togliere di mezzo le ipocrisie per giocare a carte scoperte.
Ma sono loro i primi a schermirsi dicendo che aiutare i poveri è controproducente anziché dire molto più semplicemente che è contronatura.
Inoltre non si vede una ragione valida che giustifichi la loro battaglia: perché mai dovrebbero promuovere l'inevitabile?
Infine ci sono i distratti. Sono acculturati e scolarizzati, sanno bene che si DEVE credere al darwinismo ma nemmeno vogliono negare che esistano ospedali e sussidi ai più bisognosi. Come risolvono costoro il dilemma?
Semplicemente se ne disinteressano, tirano dritti per la loro strada, la cosa in fondo non è affar loro. Affar loro è solo “fare la cosa giusta”.
COMMENTO PERSONALE
Fra le tre risposte la via ipocrita mi sembra la più percorribile. Essa – almeno sulla carta - riesce a giustificare anche l'altruismo più radicale, il cosiddetto "altruismo nerd" o "effective altruism". In questi casi il soggetto intende essere altruista in modo astratto, ovvero scegliendo i beneficiari sulla carta senza farsi coinvolgere dall'empatia che anzi, per una scelta razionale diventa un ostacolo.
Ebbene, l'ipocriticista può sempre dire che questi soggetti non intendono esibire la propria bontà ma la propria intelligenza (e non c'è dubbio che anche questo è un attributo apprezzato), in particolare il proprio dominio sulle emozioni: non è facile trattare il mio bambino alla stregua di uno sconosciuto africano che rovista nelle discariche di Nairobi, ci vogliono notevoli doti che vengono spesso apprezzate e ricompensate. Specie quando il mondo si fa piccolo e anche la persona più distante si fa sempre più vicina. naturalmente si tratta di una posizione offensiva visto che riduce San Francesco ad un mero esibizionista.

giovedì 14 gennaio 2016

Perché facciamo figli?

Se non tornano i conti il prete parla di "Mistero", l'evoluzionista duro e puro di "Grande Illusione". Così per quest'ultimo io starei con mia moglie giusto per procreare, e se, ora che non è più tempo per certe cose, tardo a rottamarla è giusto perché sono un illuso che si auto-inganna. Ettore, la tua versione dei fatti, per quanto fondata e diffusa, è per me poco esauriente, semplicemente non risponde a quella nitida esperienza che fatico a considerare una semplice "illusione", da qui un'ingiunzione: dei darwiniani prendiamo la scienza ("so qualcosa") e buttiamo la filosofia ("so tutto quel che c'è da sapere, il resto è illusione"). Ecco allora una versione alternativa: l'amore è tra le cose che rendono più felice e realizzato l'animo umano; conosco gente che ama anche perfetti sconosciuti, tuttavia la cosa più facile d'amare è la donna "che abbiamo scelto/che ci ha scelto" e i bambini avuti con lei. I bambini li ho voluti fare perché volevo qualcuno da amare (per i motivi suddetti) ma anche perché, vedendo quanto è bella la vita, vorrei che altri ne godano. Siccome poi credo di vivere nel "mondo migliore possibile", o qualcosa del genere, non mi stupisco che la natura corrobori questo progetto.

mercoledì 17 giugno 2015

David Stove: Darwinian fairytales. I

  • Darwin ha un problema. Spiegare l'altruismo. Per lui la vita è una competizione per sopravvivere. Ma allora, perchè gli ospedali? Perchè i sussidi di disoccupazione? Forse Darwin può spiegare in termini di scambio l'altruismo tra vicini ma quello puro dell'"effective altruism"? Deriva genetica? La religione cristiana è davvero contronatura?
  • C'è chi reagisce dicendo che la lotta darwiniana riguardava i nostri antenati. Ok ma il darwinismo nn era una teoria generale? Huxley ci invita a guardare alla lotta degli stati per le colonie, oppure alla lotta ferina tra i poveri, laddove la pressione è più acuta. Conclude dicendo che comunque la Storia presenta anche degli intervalli. Le sue osserva. Le sue osservazioni nn sembrano molto convincenti.
  • Forse la "via ipocrita" offre qualche spunto in più: se i fatti contraddicono Darwin allora peggio per i fatti. Essi non esistono, sono mere illusioni. Certi comportamenti nascondono una profonda ipocrisia, l'uomo è essenzialmente ipo rita. I darwinisti so iali aderiscono a qs. indirizzo e chiedono di togliere di mezzo le ipocrisie per giocare a carte scoperte. Ma sono loro i primi a schermirsi dicendo che aiutare i poveri è controproducente anzichè dire che è contronatura. Inoltre nn si vede una rabione valida che giustifichi la loro battaglia: perchè mai dovrebbero promuovere l'inevitabile?  Considera i promotori dell'eugenetica, si preoccupano che "i più adatti" nn si riproducano abbastanza.
  • Infine ci sono i distratti. Sono acculturati e scolarizzati, sanno bene che si DEVE credere al darwinismo ma nemmeno vogliono negare che esistano ospedali e sussidi ai più bisognosi. Ma come risolvono il dilemma? Semplicemente se ne disinteressano, tirano dritti per la loro strada, la cosa in fondo nn è affar loro.
  • IMHO: il dilemma proposto non mi sembra mettere all'angolo la posizione "ipocriticista". Essa riesce a giustificare anche l'altruismo più radicale, il cosiddetto "altruismo nerd" o "effective altruism". In questi casi il soggetto intende essere altruista in modo astratto, ovvero scegliendo i beneficiari sulla carta senza farsi coinvolgere dall'empatia che anzi, per una scelta razionale diventa un ostacolo. Ebbene, l'ipocriticista può sempre dire che questi soggetti non intendono esibire la propria bontà ma la propria intelligenza (e nn c'è dubbio che anche questo è un attributo apprezzato), in particolare il proprio dominio sulle emozioni: non è facile trattare il mio bambino alla stregua di uno sconosciuto africano che rovista nelle discariche di Nairobi, ci vuole una certa freddezza e doti del genere venvono spesso utili nella lotta per la sopravvivenza cosicchè diventa vantaggioso farne mostra.

giovedì 20 ottobre 2011

Department of Isn’t

David Stove – Darwinian fairytales
Ricordate David Stove?… Qualcuno ha detto che leggerlo è come veder danzare Fred Astaire. Ebbene, ho voluto concedermi un giro di walzer in sua compagnia.
In questo libro lo sfavillante filosofo non nasconde la sentita disistima che nutre per certo darwinismo e in genere per quelle teorie che hanno sempre una risposta a tutto; il che, ci viene detto, è un pessimo segnale per chi ambisce allo status di “scienza”.
Sono le cosiddette puppet-theory: voi siete pupi manovrati da un invisibile puparo. Che poi il puparo sia l’ “inconscio”, la “classe” o i “geni”, poco importa.
Non di rado, si osserva, quando il paradigma darwiniano incontra difficoltà nel rendicontare i crudi fatti, l’ adepto finisce per prendersela con i fatti stessi e passa repentinamente quanto tacitamente dal registro relativo all’ “essere” a quello relativo al “dover essere”.
Purtroppo di fatti che “creano problemi” ce n’ è una caterva. In questo voluminoso tomo ci si limita a prendere in considerazione quelli che iniziano con la “a” (aborto, alcolismo, altruismo, ascetismo, adozione…).
Precisiamo solo una cosa per non ingenerare equivoci: il libro non parla di biologia, non s’ indaga sull’ origine della specie. Ci si limita a far notare come i caposaldi della teoria di Darwin non spieghino affatto la storia conosciuta dell’ uomo (e dici poco!), limitandosi ad alternare verità ovvie a scioccanti falsità, roba a cui nessuna persona istruita potrebbe mai prestare fede in modo serio. A meno che non faccia finta, il che capita spesso, specie tra i più preparati.
L’ interesse è dunque sull’ “uomo” e sulle “società umane”. Ovvero, in termini darwiniani, su sociobiologia e psicologia evolutiva.
Risiede in questi saperi un dilemma genuinamente darwiniano, provate a pensarci: da un lato l’ evoluzionismo è maledettamente plausibile, dall’ altro la vita dell’ uomo come la constatiamo non è affatto quella sfrenata competizione per sopravvivere che dovrebbe essere.
Ryan McIlhinney neo luce dei fumetti
Come riconciliare tessere che non vogliono sapere in alcun modo di incastrarsi?
C’ è chi si limita a convivere con il dilemma: si tratta di coloro che hanno frequentato un buon college e non se la sentono di rinnegare la prima affermazione (gliel’ hanno instillata con dovizia di particolari persone tanto distinte e a modino, e ora ne vanno molto fieri). Cio’ non toglie che, per quanto miopi, abbiano ancora occhi sulla testa per vedere confermata anche la seconda.
Sto parlando dei “soft man”.
L’ “hard man”, invece, ingaggia la sua battaglia personale con i fatti: l’ uomo “dovrebbe” competere di più per la sua sopravvivenza, altro che balle! Al diavolo ospedali, preti, soldati, filantropia!… se mandiamo “al diavolo tutto”, i conti quadreranno.
Nello stesso Darwin covava probabilmente un “Hard man”. La nipotina Gwen Ravatar, nel suo libro di memorie, ritraeva un nonno completamente privo della capacità di relazionarsi con persone dall’ umile condizione, dalla salute precaria o dallo spirito religioso. Come escludere che fosse all’ opera una sorta di rimozione tesa a “far quadrare i conti”?
Infine c’ è il “cave man”: secondo lui una volta l’ uomo “lottava” egoisticamente per la propria sopravvivenza. “Una volta”, oggi il giro del fumo è ben diverso: ci siamo civilizzati e certi e cose non si fanno più.
Quando parla il “cave man”, l’ “hard man”, per quanto suo correligionario, si sente mancare e mette una mano sul volto in modo da mascherare lo scoramento, poi scalpita e diventa viola dal livore. Come dargli torto: tirare una riga e dire che “la teoria vale fino a qua” getta tutto nel ridicolo e sortisce un effetto controproducente.
Tutto, in fondo, puo’ essere ricondotto al problema dell’ altruismo. Purtroppo circolano tra noi uomini che hanno tutta l’ aria di essere altruisti… e questo non è ammissibile!
Il fatto che esista qualcosa del genere è piuttosto imbarazzante e come dice solennemente Wilson (suscitando i frizzi di Stove): “la cosa richiede ulteriori approfondimenti”.
Il dott. Dawkins non riesce per esempio a rassegnarsi al fatto che mamma gibbone s’ intristisca allorché un’ altra femmina del branco gli rapisce la prole per adottarla. Ma come? La pratica è diffusa da sempre, il “rapito” sopravviverà altrove concedendole la libertà di accoppiarsi nuovamente riproducendosi prima del previsto. Meglio di così?! Eppure la mamma “liberata” si aggira melanconica e non trova pace. E non trova pace neanche il dott. Dawkins che si rigira a sua volta nel letto sudato in cerca di riannodare fili che ormai vanno per conto loro. Pensa al suo giocattolino tanto bello che quella stupida scimmia ha disfato inopinatamente. Per parafrasare Wilson: “la cosa richiede ulteriori approfondimenti”.
Ammettiamo di stare uno di fronte all’ altro carichi del nostro egoismo darwiniano e ammettiamo che la mia azione dipenda dalla tua e viceversa… e viceversa, e viceversa, e viceversa… In questo gioco di specchi la conoscenza è limitata e in una condizione del genere, non si sa affatto come sia meglio agire, cosicché qualsiasi strategia egoistica conserva una sua plausibilità, anche la strategia di “comportarsi come un altruista”. Puo’ essere strategica persino la capacità di resettare la propria coscienza per depurarla dalle volizioni egoistiche dimenticando così chi si è realmente in origine.
Seguendo una traccia del genere è facile spiegare in termini egoistici l’ altruismo, anche quello più sentito e sincero! In altri termini: noi siamo sinceri ed esprimiamo desideri autentici solo quando siamo egoisti, il resto (quello che non rientra nello schemino) è pura illusione creata ad arte. Roba che noi crediamo di fare e di vedere ma che non esiste (in quanto non contemplata).
Detto questo, non abbiamo risolto però un bel niente.
Abbiamo solo dimostrato che, in termini darwiniani,… possiamo spiegare tutto!
Se siamo a corto di spiegazioni e - forse perché siamo un po’ cinici amiamo l’ allure darwiniana - possiamo pescare questa “spiegazione” tra le molte disponibili sul mercato. Se abbiamo invece altri gusti, ci serviremo presso un’ altra bottega. Ma cio’ non ci evita di tornare alla considerazione inziale: avere una teoria che spiega tutto a priori non è certo un buon segno per chi ambisce fare della scienza.
Anche il Santo in fondo sa benissimo che rischia sempre l’ esibizionismo (banale verità). Tutti lo sanno, ma pochi honest truth seeking negherebbero che esista anche solo in piccola parte qualcosa come la santità! Negarlo equivarrebbe ad affermare una scioccante falsità. E basta una parte davvero piccola per mettere in crisi i bulldog di Darwin.
Ricordo che Tyler Cowen prendeva amabilmente in giro il suo collega evoluzionista Hanson dicendo che lo avrebbe nominato a capo del Department of Isn’t”.
Infatti, quando l’ evoluzionista integrale non riesce a darsi ragione di una certa azione umana che si prefigge X, dice che in realtà si prefigge Y: si fa una certa cosa ma in realtà si vuole camuffare l' intenzione di farne un’ altra. Ed è proprio cio’ a cui si dedica giorno e notte il vecchio buon Robin:
Food isn’t about NutritionClothes aren’t about ComfortBedrooms aren’t about SleepMarriage isn’t about RomanceTalk isn’t about InfoLaughter isn’t about JokesCharity isn’t about HelpingChurch isn’t about GodArt isn’t about InsightMedicine isn’t about HealthConsulting isn’t about AdviceSchool isn’t about LearningResearch isn’t about ProgressPolitics isn’t about Policy… no sex?  Can that somehow be signaling to get more sex?…
Il che in parte è senz’ altro vero, non bisogna essere ingenui. Ma solo in parte!
La parte che manca, ci dice Stove, è un bello sbrego proprio nel bel mezzo di una teoria per il resto tanto carina come quella darwiniana.