Visualizzazione post con etichetta #hanson razzismo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta #hanson razzismo. Mostra tutti i post

venerdì 5 giugno 2020

NOSTALGIA DELLE FAKE NEWS.

Il NYT dice che che l'uso della forza da parte della polizia contro i neri è sette volte più frequente. Si resta perplessi ripensando a quella dozzina di studi empirici che concludono come la razza non incida su fenomeni come l'azione della polizia, la custodia cautelare, il patteggiamento, la condanna o la durata della pena.
Il mistero della discrasia è presto svelato, la letteratura sul razzismo della polizia di solito si chiede se i tassi relativi di arresto e condanna sono sproporzionati rispetto ad alcuni gruppi razziali, ma controlla questo dato con altri fattori rilevanti come la propensione al crimine degli appartenenti a quella razza. Il NYT non controlla con nulla. Già che c'era avrebbe potuto dire con tono scandalizzato che TUTTE le esecuzioni capitali sono inflitte a esseri umani. Qui il vuoto di contenuto informativo è macroscopico ma, sia chiaro, la logica sottostante è la medesima.
Già, il NYT non controlla con nulla e fornisce così una distorsione informativa nello stile vellutato dei "giornaloni" rispettabili. Non sarebbe stata meglio una bella fake news? Di sicuro, nella sua patente assurdità, sarebbe stata più innocua.
Immagina di essere un poliziotto chiamato ad arginare il crimine nel tuo quartiere. Che fai? Cerchi di perseguire le persone più facili da incastrare e della cui condanna sei più certo. E' forse questa una scelta razzista? Chiedo perché è proprio quello che fa la polizia americana di molte città.
Le persone povere, non qualificate e impulsive fanno meno sforzi per cancellare le tracce, hanno meno competenze, pianificano con meno zelo il loro misfatto. Di conseguenza, è probabile che lo sforzo della polizia contro di loro abbia più successo. E' forse sbagliato impegnarsi laddove le possibilità di successo sono maggiori? Puo' esistere un razzismo razionale?
Alcuni crimini sono di fatto più facili da perseguire e condannare, il che potrebbe essere una iattura per i neri. Ma vogliamo davvero sostenere che i crimini dei bianchi siano socialmente più nocivi? Sarebbe davvero difficile pensarlo.

martedì 26 novembre 2019

DISCRIMINARE E' BELLO

https://feedly.com/i/entry/pCjzw1s9uw4o7o2a6k88mWl61VH8mv6Frk5BTARJuI0=_16ea3d927fd:f0998b:890aa44d
DISCRIMINARE E' BELLO
Il mondo moderno si basa molto sulla divisione del lavoro, per questo viviamo in luoghi diversi, abbiamo stili di vita diversi e frequentiamo persone diverse. Ma anche nel mondo antico c'era una divisione dei compiti, cosicché le persone si formavano delle aspettative sulle altre persone assegnando loro dei "ruoli sociali" sulla base di talune caratteristiche esteriori immediatamente visibili.
Ad esempio, in una società con "ruoli di genere", ci sono aspettative ampiamente condivise riguardo ai tipi di compiti che le donne svolgono rispetto agli uomini. A volte queste aspettative erano così forti che alle donne era impedito fare altro. Ma più comunemente le aspettative potevano essere violate pagando un prezzo. C'erano ruoli sociali ovunque, legati alla famiglia, all'etnia, alla classe, all'età, al corpo, alla personalità e al luogo di nascita.
Quando esiste un modello sperimentato con successo è naturale e conveniente conservarlo per massimizzare l'informazione e rendere più prevedibile la società. Possiamo così sapere in anticipo le persone più adatte per certi compiti. Inoltre, si riducono i costi per programmare la formazione e le affiliazioni delle persone già nella prima fase della loro vita. Un bel guadagno.
E' la competizione tra gruppi a garantirci poi che certi equilibri nella distribuzione dei ruoli sono più efficienti di altri, per alimentare la competizione dovremmo favorire la diversità e il pluralismo.
Lo stereotipo che si forma puo' essere troppo forte o troppo debole. Nel primo caso facciamo eccessivo affidamento sulle aspettative iniziali e sperimentiamo troppo poco con le alternative. Ma con ruoli sociali troppo deboli, non sfruttiamo al meglio informazioni facilmente accessibili.
Ad esempio, consideriamo la variabile clima atmosferico. Se cresci in un clima particolare, la probabilità di vivere in un clima simile quando sarai adulto è elevata, quindi per te ha senso fin dall'inizio adattare le tue abitudini a quel contesto. Quando in seguito si cercherà una persona che viva e lavori al meglio in quel clima, ha senso optare per dei candidati che lo hanno già sperimentato, magari da secoli o millenni in modo tale che abbiano sviluppato un vantaggio sia culturale che genetico. Spesso costoro avranno sviluppato delle caratteristiche esteriori collaterali che faciliteranno la loro individuazione.
Capita che la società possa talvolta restare bloccata in equilibri inefficienti dove l'assegnazione tradizionale dei ruoli ha perso di senso visti i cambiamenti del contesto. Qui - al fine di sbloccare la situazione - le regole "antidiscriminatorie" possono giocare un ruolo al fine di allentare gli stereotipi. Purché si tenga conto che:
1) la libertà di sperimentare gioca un ruolo importante quando si tratta di scoprire nuovi equilibri, di conseguenza è giusto usare con parsimonia la coercizione.
2) Dovremmo attenderci un ruolo limitato nel tempo per qualsiasi regola anti-discriminatoria ricordandoci che noi dobbiamo "scoprire" il nuovo equilibrio efficiente, non cercare di raggiungerne uno di natura ideologica che abbiamo già in testa.
3) Anche quando i ruoli sociali possono cambiare, ci sarà un costo per tali cambiamenti, e quindi sarà spesso più conveniente insistere con la tradizione se il gioco non vale la candela.