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mercoledì 17 luglio 2019

IL GIORNO CHE DIVENTAI SESSISTA (ma anche razzista)

IL GIORNO CHE DIVENTAI SESSISTA (ma anche razzista)

Fu quando rimbalzando di link in link finii in una discussione Facebook nella quale una Tizia confessava candidamente di aver abusato del proprio fidanzato, non solo, descriveva anche l’evento specifico. Insomma, quel giorno aveva bisogno che lui le facesse un favore, ma lui si mostrava poco disponibile (forse giocava l’Inter), cosicché lei di punto in bianco scoppia a piangere. Si badi bene che non aveva pianto ad arte per manipolarlo, solo perché era triste (lei stessa lo precisava). Tuttavia, questa ragazza che si mostrava alfabetizzata e consapevole, era convinta di aver compiuto un “abuso”, perché la sua definizione di "abuso" era: "fare qualcosa che fa stare male il tuo partner evitando di rispettare certi confini della rispettiva autonomia”. Ecco, piangendo, avrebbe fatto sentire in colpa il suo fidanzato e invaso brutalmente i “confini” della sua autonomia.

Chi esce fregandosi le mani da una storia del genere? Ovvio, chi abusa (realmente) del proprio partner: non esiste più un termine per designarlo ed isolarlo! Voglio dire, un tempo il mondo era diviso in due categorie di persone: che abusava del prossimo e chi no. I primi erano persone da evitare. Oggi, a quanto pare, non è più così. La parola “abusare” ha perduto ogni valore informativo.

Ma sono tante le parole che più o meno recentemente hanno perso ogni valore informativo, penso a: “sessista”, “razzista”, “fascista”, “molestatore”, “omofobico”, “xenofobo”, ma anche “povero”, “svantaggiato”, “autistico”... Provate solo a leggervi certi saggi sui dieci comandamenti riveduti e corretti da “cardinaloni” alla moda, come minimo scoprirete di essere dei ladri omicidi.

Ad ogni modo, così come il povero in canna sfrutta l’iper-inflazione per vedere da vicino come è fatto un bigliettone da 500 euro, io sfrutto l’inflazione parolaia per provare l’ebbrezza di definirmi pubblicamente sessista, razzista, fascista e molestatore di donne inermi. In attesa di diventare pedofilo.

sabato 13 luglio 2019

GAFFE

GAFFE
Hai appena fatto una gaffe sessista? Oppure omofoba? Oppure razzista?...
Prega... ma non scusarti: deluderesti i tuoi e faresti capire agli altri che non si sono indignati a sufficienza.


PAPERS.SSRN.COM
Politicians and other public figures often apologize after making controversial…

martedì 9 luglio 2019

ODIO A VANVERA

ODIO A VANVERA
Lo stato mette sui pacchetti di sigarette l’avvertenza: “il fumo uccide”.
Lo fa perché odia i fumatori? Assurdo.
Supponiamo che ti stia sorpassando con la mia auto e che tu mi abbia lanciato dei segnali per avvisarmi che più avanti il ponte è interrotto, e che metto a rischio la mia vita se proseguo in quella direzione. A questo punto io reagisco indignato accusandoti di odiarmi. Probabilmente resterai sbigottito da questa mia reazione.

Eppure, se un prete avverte gli omosessuali praticanti che andranno all’inferno diventa in automatico un “odiatore”.

https://feedly.com/i/entry/v0v+7Ya8tssIZvd3/pcnFRr3HwvY/5YK3FGc2t65c0Y=_16bd2b63da1:206cccc:310c681b

mercoledì 8 febbraio 2017

La pacifica invasione di Sanremo

Da Ricky Martin a Tiziano Ferro, anche quest’anno Sanremo è piena di gay. Una volta tanto l’invasione sembra pacifica, anche dal punto di vista delle “guerre culturali” in atto.
La cosa, in fondo, non desta molto fastidio, persino i miei amici-facebook più omofobi si limitano ad una battutina di rito e tirano diritto. Perché?
***
Giova tornare ad una fondamentale distinzione tra due tipi di personalità: quella nomade e quella stanziale.
La prima la ereditiamo probabilmente dal nostro antenato più distante, il cacciatore/raccoglitore, la seconda dal nostro antenato più prossimo, l’ agricoltore. Ma vediamo alcuni punti dove la differenza è più percepibile.
  1. Il nomade è sessualmente promiscuo, lo stanziale è monogamo e fedele.
  2. Il nomade punta sul proprio talento (una risorsa trasportabile), lo stanziale sul suo patrimonio.
  3. Il nomade è più intellettuale/spirituale, lo stanziale più materialista (orientato al possesso materiale).
  4. Come conseguenza di 2 e 3, il nomade è più artista e professionista, lo stanziale più artigiano e capitalista.
  5. Il nomade è più cosmopolita, lo stanziale più nazionalista.
  6. Il nomade ha pochi figli, lo stanziale un nugolo.
  7. Il nomade punta sull’individualismo, lo stanziale sulla lealtà al gruppo.
  8. Il nomade punta sul piacere, lo stanziale sul lavoro duro.
  9. Il nomade ama le sfide, lo stanziale il sacrificio.
  10. Il nomade è libertario, lo stanziale autoritario e gerarchico.
  11. Il nomade viaggia molto e vede tante cose nuove, lo stanziale si insedia, si muove poco e vede sempre le stesse cose.
  12. Il nomade parla molto di sesso, lo stanziale non ama l’argomento.
  13. Il nomade ha una dieta varia e salubre, lo stanziale ha una dieta consolidata.
  14. Il nomade adora i bambini (ne ha pochi!), lo stanziale li sacralizza.
  15. Il nomade aborre la guerra, lo stanziale la considera spesso necessaria.
Personalmente, mi sento uno stanziale. Forse. Ci sono anche giorni in cui mi sento nomade.
Una cosa è certa: intellettuali e artisti tendono al nomadismo, almeno in questo periodo storico.
Anche l’asse ricchi/poveri corre parallelo a quello nomadi/stanziali.
La distinzione mi sembra interessante poiché diversi conflitti politico/culturali sono riconducibili a questa distinzione di personalità.
***
Ebbene, a quanto pare i gay sono nomadi.
Forse è proprio per questo non ci disturba rilevare la loro presenza in un contesto di arte e spettacolo come Sanremo. Gay e artisti sono nomadi ed è del tutto normale che spesso si ritrovino mescolati. Nessuno si sorprende che Hollywood sia piena di gay più o meno repressi: se non stanno lì dove devono stare?
Diverso è quando pretendono, per esempio, di avere una “famiglia tradizionale” o di contare nelle Forze Armate. Allora lì la mentalità stanziale sente come un’ insopportabile invasione di campo… e scatta l’omofobia.
ferr

domenica 4 gennaio 2015

Un argomento razionale per l' omofobia

Qui uso il termine omofobia in senso lato: è omofobica qualsiasi posizione che sostiene un trattamento differenziato per gli omosessuali. Escludo quindi il significato più militante del termine, ovvero: una persona è omofobica quando odia gli omosessuali. 

Veniamo ora al sodo.

Premessa maggiore: ogni bimbo che viene al mondo è un bene sia per i genitori che per l' umanità intera. In questo senso procreare è un atto che realizza delle esternalità positive. L' ipotesi diventa plausibile se ciò che produce quella persona, specie in termini di idee, è maggiore di ciò che consuma, ovvero se il bimbo che viene alla luce è un cervello prima che uno stomaco. Una condizione altamente probabile specie nelle società avanzate. È la classica posizione difesa con buone ragioni dai natalisti, ovvero da studiosi non implicati nel conflitto pro/anti-gay.

Premessa minore: in una società che legittima l' omosessualità gli omosessuali tenderanno a procreare molto meno degli eterosessuali mentre in una società che stigmatizza gli omosessuali costoro saranno spinti a sposarsi e ad avere figli (come è successo finora, specie se l' ipotesi di un' omosessualità di origine genetica o virale venisse confermata).

Tesi: l' omosessualità va quindi tassata in qualche modo per riequilibrare l' esternalità positiva di cui gode. La tassazione può avvenire anche in natura sottraendo dei diritti.

Considerazioni finali: si tratta di una variante della tassa sul celibato, senonché viene pagata in natura. La premessa maggiore è la più problematica e, secondo i miei standard, per quanto plausibile, non sufficientemente confermata da poter essere adottata.

venerdì 14 marzo 2014

Matteo e Francesco

Matteo vuole abbassare le tasse. Tutti sono d' accordo, cosicché ci si scanna su quale tassa abbassare prima.

Francesco vuole una Chiesa più clemente verso chi sbaglia. Tutti sembrano d' accordo, cosicché ci si scanna su chi indulgere prima.

Consiglio non richiesto a Matteo: abbassi l' IRAP piuttosto che l' IRPEF. Meglio far spendere chi investe piuttosto che chi consuma. Solo l' investitore puo' innovare, e la ricchezza duratura di un paese dipende unicamente dalla sua capacità di innovare.

Consiglio non richiesto a Francesco: indulga verso i gay piuttosto che verso i divorziati. In fondo i primi sono un numero infimo rispetto ai secondi. Oltretutto i presunti guasti che creano alla comunità sono congetture indimostrate mentre i danni e la disgregazione sociale del "divorzio facile" è ormai conclamata, specie nelle classi medio-basse (poverini: il divorzio è un bene di lusso e non gliel' aveva detto nessuno). Meglio allora evitare qualsiasi forma di sponsorizzazione indiretta.