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mercoledì 8 luglio 2020


Negli USA si fa un gran discutere se pagare i "danni di guerra" (riparazioni) ai discendenti degli schiavi neri. Sono davvero dovuti?

Per me no. Ricordo che i marxisti di qualche decennio fa enfatizzavano dati alla mano come la vita di un operaio di Detroit fosse peggiore di quella di uno schiavo del sud, ma non sarà questo il mio argomento. Un simile risarcimento contrasta con la responsabilità personale ma soprattutto è molto incerto. Supponendo di sapere che un individuo è il discendente di uno schiavo americano, dobbiamo ancora quantificare del danno effettivo. Il suo primo antenato schiavo probabilmente non sarebbe finito in America per altra via, e ci sono parecchie probabilità che lui sarebbe nato in Africa. Ora, già nel 1950 l'aspettativa di vita in Africa era di 37 anni rispetto ai 68 (a quel tempo) negli Stati Uniti. Ergo, non sappiamo nemmeno se il discendente di schiavi che intendiamo risarcire oggi sarebbe vivo qualora il suo avo non fosse stato portato in America con la forza.

Ma poi ci sono parecchie misure - solo all'apparenza più rispettabili - che impoveriscono i neri e li sfruttano ancora oggi, faccio solo 4 esempi:

- i piani regolatori che facendo lievitare artificiosamente i prezzi delle case impediscono di fatto ai neri di trasferirsi nei quartieri dei bianchi e stare così più vicini ai posti di lavoro più redditizi.

- Leggi sulle licenze professionali. Un grave limite alla possibilità di lavorare dei neri.

- Leggi sul salario minimo. Avvantaggiano il lavoratore medio ai danni degli ultimi che stanno sul mercato solo a salari inferiori a quello minimo, spesso si tratta dei neri.

- Leggi sulla droga. Quanti maschi neri sono in carcere a causa del proibizionismo?

giovedì 20 giugno 2019

I PIEMONTESI RISARCISCONO

I PIEMONTESI RISARCISCONO

Ammettiamo che l’unità d’Italia sia stata compiuta ai danni dei meridionali, i quali ora chiedono un risarcimento al nord. Come potrebbero sostenere tale pretesa?

Supponiamo che Giovanni venga erroneamente privato della sua libertà – diciamo che la polizia posiziona in modo fraudolento le sue impronte digitali sulla scena di un crimine per ottenere la condanna. Dopo aver passato anni in prigione, questa ingiustizia viene alla luce. Giovanni avrebbe senza dubbio diritto a una compensazione finanziaria significativa. Questa compensazione sarebbe finanziata dai contribuenti, anche se non avevano commesso loro l’ingiustizia. Inoltre, se Giovanni dovesse morire in prigione, sarebbe diritto dei figli ricevere il risarcimento, anche se non erano loro le vittime che hanno subito l’ingiustizia.

Ovviamente ci sarebbe molto di più da dire sulle riparazioni, ma prendo questo caso per affrontare due delle principali obiezioni: (1) i cittadini non dovrebbero pagare per ingiustizie che non hanno commesso e (2) non è richiesto un risarcimento perché le vittime originali dell'ingiustizia non possono essere risarcite.

lunedì 4 marzo 2019

BASTA CON L’ 8 MARZO!

BASTA CON L’ 8 MARZO!

Com’è bello litigare sul patriarcato!

Da quando sono sui social 1/8 dei miei interventi è su questo tema; non solo, sono gli interventi di maggior “successo” mediatico (che nel mio caso vuol dire due like).

Ma in un ambiente che mira all’efficienza non si puo’ perdere troppo tempo in quisquillie del genere. E allora che si fa? Guardate alle multinazionali: si media, si risarcisce il danno presunto, la si fa finita e si ricomincia a “produrre”. Il tutto indipendentemente dalle ragioni sostanziali.

Proposta: che ogni uomo paghi ad ogni donna una somma in denaro prefissata in qualità di risarcimento per cio’ che ha “sofferto” e la si faccia finita una volta per tutte.

La si faccia finita con il patriarcato, con le quote rosa, con il politically correct, con il metoo, con l’ 8 marzo, con tutto! Pari diritti e pedalare, si ricomincia da zero.

La soluzione che propongo presenta molti dubbi: le colpe dei padri non dovrebbero ricadere sui figli, molte donne non si ritengono danneggiate, molte altre si ritroverebbero disoccupate e in crisi esistenziale, la somma è difficile da determinare, eccetera eccetera.

Ad ogni problema pratico c’è una soluzione pratica e quelli teorici che non ce l’hanno pazienza, seguiamo l’esempio delle multinazionali: l’importante è mettere a tacere la cosa pagando.

Qualcuno dirà che dobbiamo modificare una cultura, con i soldi non si centra l’obbiettivo. Ma la cultura, almeno quella presente, esprime una preferenza, che senso ha modificare delle preferenze? Forse ha senso nel marketing ma non nella politica, la politica dovrebbe soddisfare le preferenze, non modificarle. E nella misura in cui la cultura passata influenza quella attuale vale il risarcimento di cui sopra.

P.S. Sia chiaro, non penso che il mio piano abbia successo: ci piace troppo litigare sul patriarcato!

http://www.overcomingbias.com/2019/03/consider-reparations.html