TRINITA' E COSCIENZA
Nessuno capisce la dottrina cristiana della Trinità se non rielaborandola in modo macchinoso. Io stesso ho cercato di capirla abbinandola alla dissociazione di personalità, senonché un concetto del genere evoca patologie che disturbano la sacralità del concetto di partenza. Tuttavia, forse è possibile evitare questo inconveniente restando nell'ambito di una antropomorfizzazione leggibile. Addirittura potremmo partire dall'ortodossia della scienza in materia di pensiero umano: la teoria modulare della mente. L'inividuo "sano" puo' essere pensato in modo più rigoroso come una molteplicità di menti (moduli mentali) in perenne lotta tra loro. Il caso più semplice: quando devo decidere se ingollare o meno un Pinguì fuori orario, scateno una lotta tra una delle mie menti attratta dagli zuccheri e un'altra delle mie menti, più lungimirante, attratta dal benessere che dona una bassa glicemia. Alla fine una delle due vincerà, di solito quella stregata dallo zucchero. E la coscienza grazie alla quale mi percepisco come un'unica persona? Non ha nessun ruolo in questa lotta, non è un giudice che assegna la palma. Si limita a prendere atto e a narrare una storia plausibile della vicenda per "giustificare" quanto faccio. Deve farlo nei confronti degli altri, perché io devo coltivare il mio capitale sociale; ma anche nei confronti delle altre menti, perché io devo sentirmi giustificato e, se non voglio disgregarmi e subire un TSO, devo in qualche modo far sì che tutte le mie personalità continuino a collaborare per tirare avanti insieme. Domanda: mentre è facile capire il coordinamento tra Padre, Figlio e Spirito Santo, come interpretare la lotta tra i vari moduli?
leggendo il libro di robert wright sul buddhismo.