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lunedì 15 novembre 2010

Mulholland drive: lavori in corso.

I due più notevoli cineasti americani degli anni Novanta sono in tre: Quentin Tarantino e i fratellini Coen.

Tutti appartengono alla genealogia inaugurata da David Lyinch, autore spesso trascurato che invece, solo per questo, merita il culto che lo circonda.

Se volete toccare con mano la parentela osservate questo killer in azione e sappiatemi dire.



Certo, Mulholland drive è un film degli anni 00, ma l' accento della scena è tipico e questa è solo una riproposizione.

E poi Mulholland drive è il film che abbiamo visto ieri sera, e mi serviva una scusa. Abbiamo trattenuto il fiato a lungo, è una vetta lynchiana in grado di rinverdire i fasti di Twin Peaks.

Tuttavia è anche una storia decisamente criptica che ha scatenato gli ermeneutici.

Io ho avanzato un' ipotesi che mi soddisfa: si tratta in realtà di due storie divise dal sipario rosso che compare nello spettacolo dell' illusionista.

La prima storia è quella della smemorata, la seconda racconta un amore deluso con relativa vendetta.

Puo' ingannare il fatto che siano due storie giustapposte e che la prima occupi tre quarti del film.

Due storie sono coerenti al loro interno anche se tra loro non comunicano. Un po' come la fisica contemporanea, che spiega il mondo naturale con due teorie internamente coerenti ma tra loro incomunicabili.

Ma cio' che inganna ancor di più sta nel fatto che la seconda storia riutilizza personaggi e situazioni che già la prima storia ci aveva presentato, anche per questo procede molto più speditamente; l' artificio ci inganna facendoci credere che la storia sia unica, cosicchè cerchiamo dei collegamenti che in realtà, dobbiamo rassegnarci stremati, non esistono. A meno di digerire un numero inaccettabile di incoerenze.

Come se non bastasse le due storie sono entrambe monche in diversi punti. Fa niente, le amputazioni non generano assurdità. Ci sono parecchi thrillere che ci lasciano sospesi.

Ma perchè raccontare due storie con tanti vicendevoli rimandi ingannatori?

Penso che uno sceneggiatore di professione sarebbe meno sorpreso di noi.

E' pratica comune iniziare a buttar giù una storia promettente per constatare poi in seguito che non va da nessuna parte. Si ricomincia allora a raccontare una nuova storia cercando di non "sprecare" personaggi e pezzi di narrazione ideati in precedenza che riteniamo funzionare.

Basterebbe scrivere su un blog per rendersi conto di questa caratteristica andatura dello scrivere, mica c' è bisogno di inventare il plot di un film.

Sì, penso che il Mulholland drive ci racconti il mondo degli sceneggiatori e le intermittenze della loro scrittura. Siamo nel bel mezzo della scrittura di un film.