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giovedì 21 giugno 2012

Esercizi spirituali per giovani lavoratori – Rimini, maggio 2012

A maggio ho partecipato agli Esercizi spirituali dei Giovani Lavoratori di Cl in quel di Rimini, con don Eugenio Nembrini si trattava di riflettere su queste parole pronunciate all’ inizio dell’ annata da don Julian Carron:
… la realtà è sempre positiva…
Di sicuro non si arrivava impreparati visto che il tema ci aveva “tormentato” per mesi nelle scuole di comunità (da me, per la verità, quasi sempre bigiate con la scusa del mollusco), ne avevo ormai sentite di cotte e di crude, eppure la comprensione piena rimaneva offuscata da una sottile nebbiolina: come puo’ la Realtà – che contiene anche molto “male” – essere positiva in sé? In essa ci sarà del “positivo” e del “negativo”, quel che possiamo azzardarci ad affermare grazie alla fede è la presenza di un “saldo” a nostro favore, ma possiamo davvero andare oltre?
Certo, si puo’ ripiegare su una spiegazione semplice e diretta: pur essendoci sia il “male” che il “bene”, le due essenze non si limitano a guardarsi poiché, spesso, è proprio dal male che origina il bene; ma questa è una spiegazione che tralascia quell’ avverbio sibillino - “sempre” – che a me sembrava il cuore della faccenda.
Nonostante i grandi “ponzamenti” rivieraschi, nonostante il tonificante silenzio alternato al bordone costante di Mozart, Beethoven e… Chieffo, la nebbiolina, devo ammettere, è rimasta fino al termine della tre-giorni, dopodiché, per non lasciare le cose a penzoloni, ho aderito in fretta e furia alla decodificazione più semplice mollando ogni ulteriore riflessione per gettarmi su 730 e bilanci. Le mie urgenze m’ imponevano di entrare nella trama del Reale anziché meditarla dal punto di vista del tessitore.
NYT1
Solo oggi, forse, quella nebbiolina si dirada. Il soccorso imprevisto mi giunge da un’ idea del filosofo Robert Nozick: la “macchina dell’ esperienza”, un oggetto mentale grazie al quale si confutavano le filosofie edoniste e utilitariste, ovvero le filosofie che affermano l’ equivalenza tra “bene” e “piacere”.
Sentite di cosa si tratta: una volta connessi grazie ad alcuni elettrodi impiantati nel cervello a una “macchina dell’ esperienza” opportunamente manovrata da un’ équipe di neuro scienziati, possiamo ricevere da essa ogni sorta di piacere limitandoci a stare in poltrona (per i più facoltosi sono disponibili anche comodissime bare).
La “macchina dell’ esperienza” non esiste nella realtà, ma l’ importante, qui, è che la si possa immaginare, domani, chissà, potrebbe anche esistere qualcosa di analogo, ma tutto cio’ per noi è irrilevante.
Alla cavia dell’ esperimento viene rappresentata vividamente con tanto di particolari proprio questa situazione, dopodiché viene posta la domanda chiave: preferisci connetterti alla macchina per il resto dei tuoi giorni e vivere quindi una vita di piaceri senza fine – nel qual caso firma qui e qui - oppure preferisci rinunciare, uscire da questa stanza e continuare a vivere la tua vita? Perché se così agitato? Calma, non decidere subito, dormici sopra, prendi tutto il tempo che vuoi, consulta chi vuoi e ripassa al laboratorio con la risposta definitiva, dopodiché procederemo secondo i tuoi desiderata.
Molte persone – addirittura la maggioranza! - hanno optato per la seconda alternativa e sono usciti da stanza e bara, dal che, ammettendo che costoro fossero ben consapevoli della scelta, si traggono alcune considerazioni che si riflettono pesantemente sugli Esercizi Spirituali di Rimini.
Infatti, mentre la vita vissuta nella “bara” attaccati alla macchina è fatta di soli piaceri, la vita reale, come ognuno sa, è fatta di piaceri e di dolori; il che significa che la maggioranza delle persone coinvolte nell’ esperimento ha barattato almeno un “piacere” con un “dolore”.
Bell’ affare!, dirà qualcuno, e lo capisco bene: come puoi mai barattare un piacere in cambio di un dolore? Eppure, ci scommetto, noi tutti comprendiamo la scelta operata della maggioranza, magari qualcuno non la condivide ma la comprende e ne è stato tentato; non solo, una volta che la trattiamo alla stregua di una scelta consapevole, c’ è solo un modo per giustificarla: la realtà, per molti, ha qualcosa di positivo in sé, e questo al di là del fatto che ci propini piacere o dolore.
L’ ultimo passaggio è facile facile: una volta comprese con naturalezza le ragioni della “scelta” della maggioranza, diventa scorrevole anche l’ impervia lezione di Carron.
Bene, ora, finalmente, le parole di Carron risuonano forti e chiare: grazie Carron per l’ insegnamento, grazie Nembrini per averci regalato un prezioso tempo di riflessione in grado di spezzare la frenetica routine, ma soprattutto grazie all’ ateo Robert Nozick, che ha chiarito tutto a tutti, qualsiasi sia la fede di chi medita quelle parole solo all’ apparenza esoteriche ma in realtà così umane.