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giovedì 24 ottobre 2019

I TUOI BAMBINI NON SANNO CHE ESISTI

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I TUOI BAMBINI NON SANNO CHE ESISTI
Sai di essere genitore quando guardando il gruppo dei bambini ne noti uno più bello, più paffuto, più simpatico, a suo modo più intraprendente. E' il tuo.
E sei sinceramente meravigliato che non lo notino anche gli altri. Ma poi ti tranquillizzi, è ovvio, sono tutti un po' gelosetti.
Non fidatevi mai quando un genitore racconta di suo figlio. Vi sta solo dicendo in modo fiorito quanto è bravo come genitore. Anche i racconti dove lui appare imbranato e in difficoltà sono calcolati per dire: "guardate che genitore ironico (e quindi in gamba) che sono". Tutti conoscono questo sotto-testo: chi ha figli lo ascolta solo perché poi sarà il suo turno, chi non ha figli lo ascolta per pietà (e se puo' lo evita).
Ma chi è veramente un genitore? E' un tale davanti al suo bambino grida. Avete presente un piccolo che grida? Nessuno sa farlo smettere, neanche Nembo Kid. D'altro canto nessun genitore potrà mai aspettare che smetta da solo. Fate uno più uno...
Davanti al tuo bambino che grida tu stai lì, impotente: incassando il tuo fallimento sperimenti la miseria. Tanti piccoli momenti miserabili che si susseguono. E tu ancora lì, a inventarti qualche espediente su cui non riponi alcuna speranza. Ma non puoi semplicemente attendere, devi segnalare agli altri e a te stesso che ti stai dando da fare. Se non sei preparato a queste continue micro-umiliazioni, se non sai dimenticarle e ripartire, rinuncia fin dal principio.
Il genitore è una persona nel panico. Il genitore è solo, solissimo, i bambini non sanno che esisti. Sei come una pietra per lo scalatore: loro avanzano e tu lì, a sopportare il loro scarpone chiodato.
All'amico o alla suocera racconterai tutto di tuo figlio, dirai come è stato bravo dal pediatra o al ristorante ma ometterai quei momenti di panico e miseria che sono il vero cuore della genitorialità, quei prolungati momenti in cui non riesci a sistemare il seggiolino sul taxi mentre ti inzuppi sotto la pioggia, quei momenti in cui non sai neanche perché i tuoi meticolosi piani saltano in aria in un momento, quei momenti di assoluta indifferenza per una cosa che doveva piacergli, quei momenti in cui ti sei sporcato di merda perché non sta mai ferma, quei momenti che avevi sempre sognato in cui leggi le fiabe da un librone ma sei anche l'unico ad ascoltarti, quei momenti in cui la creatura imbratta in modo indelebile la casa in cui inviterai gli amici che ti giudicheranno, quei momenti di caos generale in cui sudando ti chiedi perché è andato tutto storto. Quei momenti in cui il sudore inonda il tuo disagio. Sì, un genitore è sempre sudato, ricordatelo. Il genitore emana odori sgradevoli, non ha tempo per sé. Quei momenti devi metterteli alle spalle per sempre, non una parola con nessuno, non una memoria con te stesso. Restano solo le foto belle. L'operazione non è difficile, in fondo ci riescono tutti, ma se ci ripensi, se sei uno dei pochi che ci ripensa...
Gira voce che in un passato glorioso i genitori lasciassero i loro figli vagabondare allo stato brado. Ma è una balla, ne sono sicuro. Non puo' che essere una balla. Non riesco a concepire un genitore senza associare il panico. Appena gli interlocutori a cui mostri i tuoi bambini si dileguano uno a uno, Lui torna. Quella dei genitori di una volta è una balla con cui si consolano i genitori di oggi. E' vero, certi padri sembrano più rilassati, ma solo perché intuiscono e scappano a gambe levate dal panico, il più lontano possibile. Cercano un angolino, magari al lavoro, un rifugio al riparo dove poter sfogliare le foto dei loro figli.
La storia dei genitori non è la loro storia, che si rassegnino. E' la storia dei loro figli. È una storia non ancora scritta, il panico è giustificato. Di quella storia i genitori sono esclusi, non conosceranno nemmeno il finale. Il genitore è in perenne ostaggio, come se fosse chiuso in una macchina con il bambino alla guida, un bambino che non sa affatto come guidare quell'affare, e non puoi scendere perché hai deciso di amarlo, quel bambino, prima ancora di sapere chi fosse in realtà, non puoi nemmeno coprirti gli occhi, devi tenerli aperti e cercare di parlargli continuamente. Un giorno si fermerà e noterà che ci sei anche tu in quella macchina. Magari racconterà a qualcuno di come sei morto e di come per molto tempo neanche si era accorto che tu fossi lì in preda al panico. Se ti va bene noterà come in fondo è bello avere qualcuno che è nel panico a causa tua. Noterà anche che probabilmente non avrà mai più al suo fianco una persona del genere. A quel punto anche tu diventerai "unico".
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martedì 22 ottobre 2019

INTERVISTA A AGNES CALLARD

INTERVISTA A AGNES CALLARD
Due passaggi.
C'è il tipo “Mozart” e il tipo “Beethoven”. Mozart, quando pensava alla musica, era semplicemente perfetto. Gli bastava scriverla ed era come se lo facesse sotto dettatura divina. Per Beethoven invece tutto era una lotta, doveva scrivere e riscrivere di continuo.
Il paradigma della genitorialità deve essere più centrale nell'etica e nella teoria delle decisioni, c'è qualcosa di gravemente sbagliato nelle filosofie che trascurano questo elemento. Nella nostra vita gran parte dei problemi assomigliano a quelli che deve affrontare un genitore, e se ci manca l’esperienza del genitore c'è qualcosa di carente nella nostra comprensione del mondo.
MEDIUM.COM
Is parenting undertheorized? Should we fear death? And if granted immortality, would we bore of bodily pleasures? Tyler wants to know.