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sabato 30 maggio 2020

post corretto (vedi internalismo) L BRUTO

IL BRUTO (internalismo vs esternalismo) Le cose esistono perché esistono. Punto e basta. La Gioconda è bella perché è bella. Punto e basta. Uccidere gli innocenti è sbagliato perché è sbagliato. Punto e basta. Il semaforo rosso è rosso perché è rosso. punto e basta. Giustificare le cose in questo modo significa appellarsi al fatto bruto, qualcosa che sta fuori di noi, che ha un'evidenza sua propria indiscutibile. E' un atteggiamento che viola il principio di ragion sufficiente, ovvero l'assunto per cui tutto ha una spiegazione a prescindere dalla nostra conoscenza.
Ma i problemi del "brutalismo" non sono finiti: anche in sogno le cose esistono. Il quadro di Michelangelo non dice niente a mio figlio. Il leone è un assassino di gazzelle innocenti ma nessuno lo processa. Sia l'ape che il daltonico non vedono affatto il rosso del semaforo.
E allora? Il rosso è rosso perché rosso oppure no? Oppure c'è un altro motivo?

A questo difetto pone rimedio il relativista che dice: vivi e lascia vivere. Ovvero: le evidenze valono per te, non per gli altri, per esempio per l'ape o il daltonico. Ma anche lui si trova presto nella melma, quanto afferma significa forse che l'omicidio è una colpa solo per chi la ritiene tale? Il relativista vacilla, "vivere e lascia vivere" è bello, ma come risplviamo mi conflitti?
L'alternativa al relativismo è l'appello alla natura: il rosso è rosso per chi possiede una retta natura umana. Il daltonico corregga il suo difetto con un occhiale e il rosso lo vedrà anche lui, se non lo fa e passa con il semaforo rosso verrà multato. Ma perché il difetto è nel daltonico e non negli altri? Perché la convenzione che sia così funziona meglio, e se una convenzione funziona bene possiamo tranquillamente chiamarla "realtà". L'appello alla natura funziona bene anche in ambito morale: il leone non viene trascinato in tribunale solo perché non ha una natura umana. Funziona un po' meno bene nel campo estetico: non apprezzare Caravaggio significa forse essere dei pervertiti? Il punto debole dell'appello alla natura sta nei suoi abusi e la facile accusa di immoralità e perversione.

L'appello alla natura si coniuga spesso con il teismo, questo al fine di far fronte all'altro difetto del brutalismo, la rinuncia al principio di ragion sufficiente. Questa rinuncia, come dicevamo, brucia ai brutalisti stessi, che spesso la superano con l'appello al caso o al regresso infinito delle cause. Ma il primo è irrealistico quando si sta di fronte a miracoli come la vita, mentre il secondo suona molto più cervellotico dell'appello a Dio.

Ho cercato di illustrare la dialettica tra butalismo, relativismo e naturalismo+teismo. C'è anche chi ritiene che nessuna di questa posizioni regga, che dobbiamo affidarci ad una uarta posizione. Ma qual è uesta quarta posizione? Dicono di non conoscerla ancora ma di ritenerla la più probabile. Non saprei dire quanto legittimo sia un giudizio del genere. Nelle scienze si dice che un modello è criticabile solo con un altro modello, qui mi sembra la stessa cosa.