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venerdì 19 giugno 2015

Thomas Kuhn: The structure of scientific revolutio,

Introduzione.

  1. ci concentriamo un po' troppo sulle teorie finite, e questo ci trae in inganno, se guardassimo alla loro graduale formazione ci faremmo un'immagine ben diversa della scienza. in qs senso i manuali sono come guide turistiche
  2. La tipica caricatura della scienza: la scienza è fatta di osservazioni formalizzabili da cui fuoriescono formule generali. la conoscenza cresce gradualmente x fasi successive e la storia si limita a documentare qs crescita... lo storico deve stabilire chi ha fatto cosa ed elencare le scoperte che descrivono la crescita del nostro sapere.
  3. Eppure noi non potremmo rispondere alla domanda "chi ha scoperto l'ossigeno?". Perché? Perché quella appena fatta è una caricatura. nemmeno è così semplice distinguere la componente scientifica di un' attività. 
  4. la fisica aristotelica era un mito? no. ma se era scienza allora la scienza nn è propriamente quello che crediamo.
  5. le nuove ricerche storiche nn hanno uno sguardo "verticale": nn si guarda alla relazione tra galileo e noi ma a quella coi suoi colleghi. La comunità scientifica ha un ruolo centrale e questo dovrebbe dirci qualcosa sui complessi processi che informano un'attività apparentemente banale e in grado di staccarsi nettamente dalla mitologia.
  6. come emerge la teoria vincente?: studiando con lo stesso metodo lo stesso fenomeno (es. la luce) si può giungere ad esiti molto diversi. più che il metodo, per giustificare il proprio percorso, contano allora gli a priori l' esperienza passata (cosa si è studiato), cosa colpisce la nostra curiosità, perché privilegiamo certi esperimenti su altri. Tutte le possibili strade sono egualmente scientifiche ma in buona parte incommensurabili tra loro: non si puo' rispondere in modo determinato a questi perché.
  7. Le osservazione hanno un ruolo necessario ma tutt'altro che esclusivo. Altrettanto importante è l'idea condivisa sugli elementi costitutivi dell'universo e su come interagiscano con i nostri sensi. Ogni paradigma ha le sue basi e cresce su quelle, in esse c è una parte di arbitrio e la resistenza di una troria dipende anche dall affezione della comunità a quel paradigma. Quando il paradigma cede parliamo di rivoluzione scientifica. Si noti che il paradigma si propone sia come premessa che come conclusione, infatti, gli elementi base e il modo in cui reagiscono con i nostri sensi puo' essere "scoperto" ma è anche alla base delle nostre "scoperte".
  8. La teoria e i fatti nn sono facilmente separabili, innanzitutto per il motivo di cui al punto precedente: certi paradigmi teorici ci guidano inevitabilmente a vedere certi fatti piuttosto che altri. Spesso poi taluni fatti debbono essere congetturati e naturalmente lo si fa in modo conforme al paradigma adottato.

venerdì 7 gennaio 2011

L' economia, una scienza a cavallo

L' economia è una scienza?

Probabilmente sì, ma bisogna guardare alla biologia più che alla fisica.

By biology, I do not mean the study of the human cell, which we have made a great deal of progress understanding though there is more to learn. I am thinking of biology in the sense of an ecosystem where competition and emergent order create a complex interaction of organisms and their environment. That sounds a lot like economics and of course it is. But we would never ask of biologists what the public and media ask of economists. We do not expect a biologist to forecast how many squirrels will be alive in ten years if we increase the number of trees in the United States by 20%. A biologist would laugh at you. But that is what people ask of economists all the time. Economists should be honest and say that the tasks they are often asked to do are outside the scope of economics as we know it and perhaps outside the scope of economics as it will ever be known

http://cafehayek.com/2011/01/what-is-economics-good-for.html

Puo' essere utile a questo punto vagliare la distinzione tra problemi complessi e problemi complicati.

We treat complex things as if they were merely complicated... distinguished between complicated systems, which can be modeled mathematically, and complex systems, for which there is no mathematical model which can say, if X is the situation then do Y. Sustainability, healthy communities, raising families have all been given as examples of such complex systems and processes. Peacebuilding would be another, women's empowerment, natural resource management, capacity building initiatives, innovation systems, the list goes on and on. Complexity science pulls back the curtain on these processes and it can force you to think about the world you live in in a different way.

http://denniswhittle.blogspot.com/2011/01/ben-ramalingam-on-complexity-and-aid.html

Direi che un problema è complicato quando è sensato dedicarsi ad approntare una soluzione, quando cioè in teoria basta una mente (dotata di un modello). Magari una mente con forte potenza di calcolo, un super pc.

La soluzione di un problema complesso (esempio: come costruire una matita e renderla disponibile quando serve) è invece casuale ed implica l' intervento di una moltitudine di menti.

Il guaio dei problemi economici è che probabilmente sono a cavallo della mobile soglia tra complicato e complesso. Per i primi ha senso elaborare un modello, per i secondi ha senso solo seguire un indirizzo: decentrare le decisioni e moltiplicare le menti in campo.