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mercoledì 12 febbraio 2020

HL Great Philosophers Are Bad Philosophers fakenous.net

PERCHE' I GRANDI PENSATORI PENSANO COSI' MALE?
In passato ho provato a leggere alcuni classici di filosofia, in particolare Platone, Hume e Kant. Non mi hanno fatto una grande impressione (salvo giusto Aristotele), diciamo che sono stato colpito fin da subito dalla loro scarsa lucidità. A volte sembravano violare la logica più elementare, commettevano non sequitur che anche uno principiante come me poteva cogliere. Altre volte (quasi sempre!), sembravano semplicemente stolti (ovvero, il contrario di saggi): proclamavano tutti contenti conclusioni assurde piuttosto che tornare indietro e mettere in discussione i loro punti di partenza.
In questo senso il nostro eminente Emanuele Severino - pace all'anima sua - è in buona compagnia. Ma davvero costui, lo uso come paradigma, quando afferma che tutto è eterno, che nulla scompare e nulla viene alla luce, che il cambiamento è un' illusione, che il divenire non esiste crede a quello che dice? Ma davvero? Qualsiasi sia il ragionamento a monte, e non voglio mettere in dubbio che sia altamente sofisticato, quando una persona assennata giunge a simili conclusioni come minimo torna indietro in cerca dell'errore e corregge qualcosa, che ne so, magari qualche premessa da cui è partito. Lui, come i suoi nobili colleghi, invece no. Lui tira dritto come se niente fosse. Lui afferma e difende per una vita intera le assurdità a cui è giunto.
Ma lo stesso vale per, che ne so, il "grande" Hume, il quale arriva costantemente a conclusioni assurdamente scettiche su praticamente tutto, e questo non sembra disturbarlo. Non fa una piega. Non si ferma a dire: "Wow, tutto cio' è semplicemente folle, forse i miei presupposti iniziali sono sbagliati". Il fatto è che questo dogmatismo e mancanza di buonsenso è incredibilmente diffuso tra i filosofi antichi e moderni. Che infatti finiscono regolarmente nelle barzellette.
Kant è forse peggio di Hume, una vera delusione; sì perché oltre ad essere implausibile è anche incasinatissimo e alquanto gergale, scrive per i colleghi più che per i lettori. Almeno leggere Hume è un piacere, Kant invece è una faticaccia, e quando ne tocchi i limiti e senti odore di truffa ti incazzi pure. Avete presente il famosissimo imperativo categorico? Quello per cui il comando morale va sottoposto al test dell'universalità: "cosa succederebbe se tutti facessero come te?". Ad esempio, se un assassino crudele armato fino ai denti bussa alla tua porta in cerca della sua vittima designata e la vittima si nasconde in casa tua, non puoi semplicemente mentire all'assassino e dirgli che la vittima è da qualche altra parte. No, non puoi. Che ne sarebbe infatti del mondo in cui vivi se tutti mentissero? Uh! Ma guarda, un comportamento del genere, del tutto ragionevole, ha problemi con il test kantiano (o forse è lui che ha qualche problemino e andrebbe ritoccato?). E che dire dell'argomento con cui Kant sostiene la sua famosa idea? Scommetto che non ne avete mai sentito parlare, vero? Questo perché quasi nessuno lo insegna in classe, e il motivo è semplice: è veramente poco poco poco convincente (uso un eufemismo). Ma per giudicarlo così va prima capito, un'impresa che va oltre le forze di molti, forse anche di Kant. Insomma, non vale la pena discuterne, se non per evidenziarne la prolissità e l'inconsistenza.
Non parliamo poi del guazzabuglio di Platone; Esempio fresco fresco di ieri: quando nella Repubblica Trasimaco obbietta a Socrate che i governanti pensano solo a se stessi e trattano la popolazione come un pastore tratta le pecore, ovvero tosandole e mungendole a proprio beneficio, io mi frego le mani perché finalmente si affronta un tema sempre attuale e mi accingo speranzoso ad ascoltare la risposta di uno degli spiriti più elevati dell'umanità intera. E invece Socrate prende la parola e parte con un pallosissimo trattato sulla pastorizia completamente fuori luogo (ma ha capito che quella di Trasimaco era solo un'analogia????), poi fa un parallelo con la medicina che c'entra come i cavoli a merenda e infine dice che per governare bene i governanti vanno pagati bene. Cosa per altro non vera (anche se magari ai suoi tempi era così) ma perlomeno con un minimo di attinenza all'argomento posto da Trasimaco, che nel frattempo si sarà addormentato. Certo che la delusione è stata massima. Non ho imparato nulla, molto più costruttivo guardare il grande fratello VIP e la lite tra la Volpe e la Rusic.
Potrei andare avanti per ore: ma perché i "grandi pensatori" pensano così male?
Ipotesi mia: perché per diventare un grande pensatore non devi pensare bene, devi essere, per l'appunto, "grande". I grandi filosofi più che filosofi sono "grandi".
La grandezza riguarda l'influenza che hai sugli altri. Devi farti leggere ma soprattutto devi far discutere. La gente deve trovarti interessante, se presenti idee semplici, chiare e ragionevoli, nessuno avrà voglia di discuterne. Se dici: "le cose tendono ad essere come sembrano", il dibattito muore. Molto meglio avere idee genialmente implausibili. Guarda a Kant: l'idea di collocare lo spazio e il tempo dentro di noi anziché fuori, quello sì che fa discutere! Purtroppo, la gran parte delle idee implausibili e provocanti sono tavolini a tre gambe, non si reggono in piedi, ed è proprio per questo, forse, che abbiamo una storia della filosofia fatta da mediocri pensatori.
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Great Philosophers Are Bad Philosophers
fakenous.net
Citation (APA): fakenous.net. (2020). Great Philosophers Are Bad Philosophers [Kindle Android version]. Retrieved from Amazon.com

Parte introduttiva
Evidenzia (giallo) - Posizione 2
Great Philosophers Are Bad Philosophers
Evidenzia (giallo) - Posizione 5
Plato, Aristotle, Descartes, Hume, Kant.
Evidenzia (giallo) - Posizione 6
I was struck by how bad they were at thinking.
Evidenzia (giallo) - Posizione 6
bad at logic,
Evidenzia (giallo) - Posizione 8
extremely poor judgment, happily proclaiming absurd conclusions to the world, rather than going back and questioning their starting points.
Nota - Posizione 8
####### il caso severino
Evidenzia (giallo) - Posizione 10
These were not the best philosophers of the past that we were reading. They were merely the greatest philosophers.
Nota - Posizione 10
ipotesi
Evidenzia (giallo) - Posizione 12
Bad Thinking
Nota - Posizione 12
Tttttttt
Evidenzia (giallo) - Posizione 14
Aristotle is perhaps the best at thinking. Most of his errors are pretty reasonable mistakes,
Nota - Posizione 16
Ttttttttt
Evidenzia (giallo) - Posizione 16
Plato
Evidenzia (giallo) - Posizione 17
Thrasymachus says that government leaders rule solely for their own good, and treat the populace the way a shepherd treats sheep, to be used for their wool and meat.
Nota - Posizione 18
Il dubbio di T. Socrate risponde in modo assurdo. Fa un parallelo con la medicina e comincia a parlare di pastorizia come se mm avesse colto l analogia
Nota - Posizione 27
Ttttttttt
Evidenzia (giallo) - Posizione 27
Hume
Evidenzia (giallo) - Posizione 28
The biggest problem with Hume was that he was constantly drawing absurdly skeptical conclusions, about almost everything, and this doesn’t seem to bother him.
Nota - Posizione 29
Le assurditá di Hume
Evidenzia (giallo) - Posizione 32
all ideas are copies of impressions.
Nota - Posizione 32
Il suo punto di paetenza
Evidenzia (giallo) - Posizione 33
Later, he notices that certain concepts really don’t seem as if they could have been formed by copying impressions.
Nota - Posizione 33
Esempio le veritá logiche
Evidenzia (giallo) - Posizione 35
What would a rational person say at that point? “Ok, so my hypothesis was false. I wonder what the right account is?” Not Hume. He just declares that we do not in fact have those concepts.
Evidenzia (giallo) - Posizione 39
he basically says, “Yeah, that’s a counterexample to my theory, but it’s a weird case, so let’s not worry about it,”
Nota - Posizione 41
Ttttttttttt
Evidenzia (giallo) - Posizione 41
Kant
Evidenzia (giallo) - Posizione 43
you always have to act in such a way that you could will that the maxim of your action was a universal law.
Nota - Posizione 44
La teoria dell imperativo categorico
Evidenzia (giallo) - Posizione 44
E.g., if a murderer comes to your door looking for his intended victim, and the victim happens to be hiding in your house, you can’t just lie to the murderer and tell him the victim is somewhere else. Because you can’t will that everyone always lie.
Nota - Posizione 46
Ma é quasi sempre falsa
Evidenzia (giallo) - Posizione 46
What about Kant’s argument for the Categorical Imperative? I bet you can’t say what the argument was, can you? That’s because almost no one covers it in classes or discusses it in the literature. And that’s because it’s completely unconvincing and not worth discussing, except to make points about bad arguments.
Nota - Posizione 48
Ma la sorpresa più grossa
Evidenzia (giallo) - Posizione 55
How Bad Is That?
Nota - Posizione 55
Ttttttt
Evidenzia (giallo) - Posizione 59
Greatness What Is It?
Nota - Posizione 59
Tttttttttt
Evidenzia (giallo) - Posizione 62
Greatness, however, is more about influence. Western philosophy is a big, 2000-year + conversation. The “great” philosophers are the participants who had the greatest influence
Nota - Posizione 64
Def
Evidenzia (giallo) - Posizione 64
They said stuff that other people found interesting,
Evidenzia (giallo) - Posizione 66
The Greatness-Badness Connection
Nota - Posizione 66
Tttttttttt
Evidenzia (giallo) - Posizione 68
Think about how one goes about influencing a conversation, and getting other people to talk about oneself. It’s not by saying the most reasonable things. It’s by saying things that are interesting or enjoyable to discuss.
Evidenzia (giallo) - Posizione 70
it actually helps if your ideas are implausible.
Evidenzia (giallo) - Posizione 71
“Things are pretty much the way they seem
Nota - Posizione 71
Ecco una cosa che nn desta grande interessa
Evidenzia (giallo) - Posizione 73
look at Kant. His idea of locating space and time in us is startlingly original.
Nota - Posizione 73
Esempio
Evidenzia (giallo) - Posizione 74
Hume: isn’t it just outrageous and amazing how he argues against the justification of basically everything we know?
Nota - Posizione 74
Altro esempio
Evidenzia (giallo) - Posizione 75
But, of course, most ideas that are amazing or outrageous are also very badly wrong.
Evidenzia (giallo) - Posizione 79
Our Confusion
Nota - Posizione 79
Tttttttttt
Evidenzia (giallo) - Posizione 84
the factors by which people were selected for inclusion need not involve truth or cogency of reasoning.
Nota - Posizione 85
Ordine spontaneo

giovedì 28 novembre 2019

SEVERINO, SPIEGATI!

SEVERINO, SPIEGATI!
Emanuele Severino, per molti il nostro massimo filosofo, è assurto a notorietà per aver negato l'esistenza del tempo in TV gettando tutti nello sconforto e nella meraviglia. In realtà chi ha fato il liceo ci assicura che ha illustri predecessori. Il problema, semmai, è trovarne uno che l'abbia fatto in modo chiaro, ovvero analitico.
Forse l'ho trovato: J.M.E. McTaggart.
Vediamo come vede le cose il McTaggart. Gli eventi nel tempo possono essere passati, presenti o futuri, dove queste proprietà si intendono reciprocamente esclusive. Ora considera un evento "e". Prima che si verifichi "e" è nel futuro. Mentre sta accadendo è nel presente. Dopo che si verifica è nel passato. Pertanto, "e" è sia nel futuro che nel presente che nel passato. Ma questo è contraddittorio, poiché, come abbiamo detto, gli attributi di passato, presente e futuro si escludono a vicenda. Ergo: il tempo non esiste.
Come se ne esce? Per esempio così: supponiamo che l'evento sia la scrittura di questo post: ora è nel presente, ieri era nel futuro e domani sarà nel passato. Nulla può avere proprietà incompatibili contemporaneamente; tuttavia, non c'è contraddizione nel fatto che una cosa abbia proprietà incompatibili in momenti diversi.
McTaggart risponde che l'obiezione implica l'introduzione di una seconda serie temporale. La serie temporale originale prevedeva "eventi ordinari" che possono verificarsi nel passato, nel presente e nel futuro. La seconda serie temporale, invece, coinvolge "eventi passati" che si verificano nel passato, "eventi presenti" che si verificano nel presente ed "eventi futuri" che si verificano nel futuro. Ma l'impertinente considerazione di McTaggart può essere sollevata nuovamente per questa seconda serie: la presenza stessa di "e", tanto per dire, ha la proprietà di poter essere passata, presente e futura. Ancora una volta, queste sono proprietà incompatibili, quindi torna la contraddizione. Inutile dire che la replica a questa risposta di McTaggart sarebbe simile alla precedente e la discussione si inabisserebbe in un regresso infinito.
Ma la presenza del regresso infinito a chi dà rgione? A chi afferma o a chi nega l'esistenza del tempo?
Il regresso infinito, non spiegando nulla, dà ragione a chi non deve spiegare nulla. E' McTaggart (con Severino) che deve spiegarci la bizzarra affermazione per cui il tempo non esisterebbe!
Mc Taggart potrebbe rispondere che siamo noi a dover spiegare le contraddizioni che si creano postulando l'esistenza del tempo. Qui occorre chiarire un punto che abbiamo dato per scontato: il principio di non contraddizione.
Ammettiamo che il principio di non contraddizione sia questo: nulla al mondo può avere due o più proprietà incompatibili contemporaneamente. In questo caso utilizzare il regresso è legittimo per gli oppositori di Mc Taggart poiché non c'è nessuna contraddizione che devono spiegare.
Ma ammettiamo che il principio di non contraddizione fosse: nulla al mondo può avere due o più proprietà incompatibili, indipendentemente dal fatto che siano possedute contemporaneamente o in momenti diversi. In questo caso il ricorso al regresso è vano, ma per fortuna non ce n'è bisogno visto che basta rigettare questa strana versione del principio di contraddizione per mettersi al sicuro dalle bizzarrie filosofiche.

lunedì 15 ottobre 2018

Emanuele Severino contro “Emanuele Severino”

Emanuele Severino contro “Emanuele Severino”

Emanuele Severino non smette mai di pensare, la cosa traspare chiaramente da ogni sua foto. Se poi consideriamo il fatto che pensa sempre la stessa idea comprendiamo meglio il livello di profondità che ha raggiunto la sua elucubrazione. Anche per questo propongo la mia critica in modo timido e mettendo avanti le mani: si tratta di qualcosa che è poco più di uno scherzo :-). Eppure, non posso esimermi in nome del principio per cui “i nemici dei miei amici sono miei nemici”.
Ma chi sono i nemici di Emanuele Severino (ovvero i miei amici)? Essenzialmente uno: “Emanuele Severino”. O meglio, le virgolette (“”). La sua pluridecennale battaglia contro le virgolette lo ha lentamente condotto  verso uno scontro ancora più terribile: Emanuele Severino (ES) contro il Buon Senso (BS). E, si badi bene, non si tratta di una rappresentazione denigratoria poiché il Buon Senso gode di pessima fama in filosofia.
{… Disclosure: 1) io sono grande amico del BS, 2) non ho mai letto un libro di ES fino in fondo (nemmeno un suo articolo) e 3) a scuola non ho mai studiato queste materie…}
LA MANIA DI TIRARE TUTTO FUORI DAL TEMPO
Che differenza c’è tra l’osservazione che “Socrate è castano” e il fatto che Socrate è castano?
BS ci fa dire che la prima è una frase, il secondo un… fatto, per l’appunto.
Ora, che differenza c’è tra una frase e un fatto?
Ci sono tante differenza, la principale è che la prima “abita” fuori dal tempo, il secondo nel tempo. I concetti, in altri termini, non cambiano, gli oggetti sì. Un triangolo, tanto per dire, non invecchia, tu sì.
Le frasi sono un po’ come etichette poste fuori dal tempo che noi preleviamo e utilizziamo per facilitare la vita che trascorriamo nel tempo: sono utili, anzi, indispensabili. Oserei dire che il linguaggio è una peculiarità umana.
Ebbene, attraverso le virgolette noi esprimiamo questa differenze; cose da un lato, etichette dall’altro. Ma ES sembrerebbe odiare le virgolette, vorrebbe che non esistessero, lui è un razionalista e siccome la differenza tra A e “A” è difficile da descrivere a parole, allora, nei suoi piani, sarebbe meglio non esistesse del tutto.
Nella foga di eliminare le virgolette ES finisce per assimilare un po’ troppo la frase “Socrate è castano” e il fatto per cui  Socrate è castano. A volte, per esempio, sembra che entrambe queste due “cose” debbano dimorare entrambe fuori dal tempo, una dimensione del tutto naturale per la frase “Socrate è castano”, un po’ meno per il fatto per cui Socrate sarebbe castano. Che succede infatti quando Socrate invecchia e la canizie sopravanza? Il tempo, infatti, sembra agire eccome su Socrate, altro che “fuori dal tempo”. Come uscirne? Con la pillola universale, quella che a militare curava tutte le malattia. In filosofia la pillola universale è la categoria dell’illusione: se qualcosa c’ è ma non dovrebbe esserci allora è un’illusione. Ecco, per ES il tempo è un’illusione: il Socrate castano è in realtà eterno, non puo’ finire nel nulla (nichilismo!) per essere sostituito d’emblé da un Socrate imbiancato. L’occidente, sempre secondo Severino, ha firmato la sua condanna nel momento stesso in cui ha cominciato a “pensare” in questo modo distorto e intimamente nichilistico: così facendo, infatti, ha pensato quel nulla che mette in tutti i suoi pensieri e finirà per inghiottirlo. A supporto cita Einstein, che gode di buona stampa. Sono trent’anni che sento Severino maledire il “divenire” e dire che il nulla si porterà via l’occidente intero. Non vorrei che prima o poi anche lui, come gli orologi rotti, possa dire: “avete visto che avevo ragione?” (in realtà lo dice ogni volta che la borsa cala di 3 punti). E il Socrate imbiancato? In che relazione sta il Socrate imbiancato con il Socrate castano? Personalmente, non l’ho capito molto bene, probabilmente i due coesistono fuori dal tempo in una dimensione preservata dall’azione corruttrice del mondo come ci appare, esattamente come le due frasi “Socrate è castano” e “Socrate è bianco”.  Non capisco cosa questo possa significare in concreto – forse dovremmo farci buddisti o abbracciare non so quale misticismo parmenideo – ma affinché i conti di ES quadrino deve essere così.
Ma quali sono i vantaggi che ci regala una simile posizione? No perché io rinuncio a BS solo se vengo remunerato a dovere, sia chiaro. Sì, certo, leviamo di mezzo il tempo, e in filosofia se si puo’ levare di mezzo qualcosa è sempre un successo. Tuttavia, il tempo, nei fatti della vita, è un’evidenza talmente potente che nel mio resoconto, anche se resta, non mi dà particolare fastidio. C’è poi la questione del nichilismo, che però non ho afferrato fino in fondo. Il fatto che le cose finiscano puo’ essere spiacevole ma renderle tutte eterne per evitare l’inconveniente mi sembra decisamente poco riconciliabile con l’esperienza quotidiana. Non c’è un rimedio meno radicale e più conforme al BS? Per me sì, ma qui non è la sede adatta per discuterne.
LA MANIA DI TIRARE TUTTO NEL TEMPO
Ma torniamo alle virgolette di cui sopra, ES le odia a tal punto che quando non riesce a neutralizzarle portando le cose della vita fuori dal tempo cerca di portare i concetti nel tempo.
Qualcuno ricorda per esempio il problema filosofico dei futuri contingenti? Forse chi ha fatto il liceo avrà una reminiscenza, si tratta di un imbarazzante problema logico che sorge quando si considerano quelle affermazioni che predicono un evento futuro né inevitabile né impossibile. Se dico “questo post avrà una conclusione” (si notino le virgolette), posso ben considerare vera una frase del genere (leggetelo tutto e constaterete che in effetti ha una fine). Domanda: oggi questa affermazione è vera, ok, ma lo era anche ieri? Evidentemente sì. Magari io, ieri, non sapevo con esattezza che lo fosse ma lei era vera ugualmente. Ora, l’imbarazzo sta nel fatto che se l’affermazione era vera “anche ieri”, allora il semplice evento che io abbia concluso questo post non è una mia libera scelta ma qualcosa di determinato a priori. Infatti, già ieri poteva dirsi con certezza che la cosa si sarebbe verificata. ES, razionalista impunito e purissimo, non oppone resistenza e cede alla logica paradossale dei futuri contingenti: considera legittimo questo ragionamento e conclude che sì, è così, noi tutti siamo :determinati” (eterni e determinati, dunque). Ma il BS, a cui tutto questo puzza tremendamente, si oppone eccome e replica: no, io ho concluso liberamente il mio post, se solo avessi voluto non lo avrei fatto, quindi il ragionamento di cui sopra è in qualche modo fallace. In realtà, esistono buoni argomenti per sostenere le conclusioni del buon senso,  basta riabilitare l’uso delle virgolette, ovvero differenziare la frase “questo post avrà una conclusione” da fatto che questo post avrà una conclusione: la prima esiste fuori dal tempo, il secondo nel tempo. E’ chiaro che se qualcosa esiste fuori dal tempo dire che esiste oggi o esiste ieri non ha senso (i filosofi dicono che indicizzare l’eterno  è illecito), cosicché chiedersi se la frase “questo post avrà una fine” era vera IERI è una domanda senza senso poiché è privo di senso far viaggiare avanti e indietro nel tempo una frase che è sensata solo se considerata in una dimensione atemporale.
RITENTA. SARAI PIU’ FORTUNATO
Nella canonica distinzione tra intellettuali-volpe (che sanno molte cose) e intellettuali-ricci (che ne sanno una sola ma grande), ES appartiene chiaramente alla seconda categoria: ogni volta che lo leggo va a parare sempre lì! Eppure non convince mai: il suo tentativo di “tirare tutto fuori dal tempo” mi sembra uno sforzo innaturale nonché sterile, il suo tentativo di “tirare tutto nel tempo” mi sembra addirittura illegittimo. Direi, almeno per ora, di stare fedeli al Buon Senso, domani si vedrà.
Risultati immagini per emanuele severino

lunedì 6 agosto 2018

IL PARADOSSO DI ZENONE RISOLTO

IL PARADOSSO DI ZENONE RISOLTO
Achille, simbolo di rapidità, deve raggiungere la tartaruga, simbolo di lentezza. Achille corre dieci volte più svelto della tartaruga e le concede dieci metri di vantaggio. Achille corre quei dieci metri e la tartaruga percorre un metro; Achille percorre quel metro, la tartaruga percorre un decimetro; Achille percorre quel decimetro, la tartaruga percorre un centimetro; Achille percorre quel centimetro, la tartaruga percorre un millimetro; Achille percorre quel millimetro, la tartaruga percorre un decimo di millimetro, e così via all'infinito; di modo che Achille può correre per sempre senza raggiungerla.
Molti, tra l’insoddisfazione generale, considerano la storia di Achille come la dimostrazione che il movimento sia solo un’illusione (e con esso anche il tempo). Si va da Parmenide all’influente filosofo Emanuele Severino, ma anche l’originale scrittore da cui ho tratto la storiella: Jorge Louis Borges.
Tuttavia, ci sono modi più sensati di risolvere il paradosso delle serie infinite da completare. Di solito, infatti, si generano da una confusione tra due significati ben distinti di “infinito”: il primo considera tale una serie progressiva in cui non esiste l’ultimo membro (o ultimo evento), il secondo una serie in cui la realizzazione di tutti i membri (o eventi) richiederebbe un tempo eterno. La serie infinita nel primo senso non puo’ essere completata ma si esaurisce ugualmente poiché per esaurirsi non necessità affatto che di realizzi l’ultimo evento della serie. Questa analogia dovrebbe chiarire meglio il punto: se io ti chiedo durante la mia assenza di nutrire i cuccioli che ho in casa, tu li nutrirai tutti: se ho una tartaruga, nutrirai anche lei; ma se non ho una tartaruga tu, anche qualora non la nutrissi, avrai adempiuto ugualmente al tuo compito: cio’ che non c’è non puo’ realizzarsi. Allo stesso modo per adempiere una serie infinita non è necessario che si realizzi l’ultimo evento per il semplice motivo che in una serie di questo genere l’ultimo evento non esiste. La serie di frazioni che separa Achille dalla tartaruga, quindi, si esaurirà senza completarsi e Achille procederà a quel sorpasso che tutti noi vediamo e di cui non abbiamo affatto intenzione di dubitare (alla faccia di filosofi affascinanti ma improbabili quali Parmenide, Severino e Borges).

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Commen

lunedì 19 gennaio 2015

Eco e il Nulla

Possibile che il Maestro non ravvisi in qualche piega del testo un tradimento di Parmenide che preluda per vie traverse al collasso dell'Occidente? Se nemmeno questa idea compulsivamente utilizzata con successo dal Filosofo nell' esegesi di qualsiasi pagina da lui letta nell' ultimo mezzo secolo riesce a far presa sull' opera romanzesca  di Eco, allora siamo davvero di fronte ad una parete levigata che non offre appigli di sorta.

Fenomenologia di Eco: da sempre l' uomo è in cerca di un grande Alleato da ostentare, da Dio a "mio cuggino" il campionario è vario. Il tipo umano semi-colto, semi-competente, semi-lettore, semi-ateo, semi-uomo... trova nella vaporosa erudizione di Eco il suo accreditamento, ovvero
un buon succedaneo al titolo di studio.

giovedì 4 luglio 2013

L' uomo dall' idea fissa

Riccardo Mariani ha condiviso un link.
Emanuele Severino, il nostro massimo filosofo. Ovvero, del come si puo’ far carriera con una sola idea (e che idea!).

Non riesco proprio a tacerla, eccola: frasi tipo “LA LEGNA E’ DIVENTATA CENERE” sono palesemente contradditorie, questo perché la copula “E’” esprime identità nonostante la parola “LEGNA” designi qualcosa di molto diverso dalla parola “CENERE”.

Ebbene, non sottovalutate la cosa perché sotto il peso di queste contraddizioni l’ Occidente è destinato a collassare quanto prima (quando esattamente Severino non lo dice, anche se lancia moniti ad ogni cedimento del MIB).

A voi neofiti tutto cio’ apparirà singolare. Poi apparirà curioso. Poi apparirà strano, molto strano. Poi capirete cosa significa “avere nostalgia di un buon pragmatista americano”. Poi, giustamente, lascerete perdere perché avete un fracco di arretrato da sbrigare in giornata.

http://www.youtube.com/watch?v=9NN-HGrMq0w
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