Visualizzazione post con etichetta angelo tosato etica cattolica. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta angelo tosato etica cattolica. Mostra tutti i post

mercoledì 13 novembre 2019

LA RAZIONALITA' DI GESU'

LA RAZIONALITA' DI GESU'
Se le vite umane hanno tutte pari valore, allora una mamma dei paesi ricchi dovrebbe abbandonare suo figlio per dedicarsi ai bambini poveri. Questo, almeno, secondo ragione, ma non secondo buon senso.
Esiste un modo per conciliare le due cose e uscire dall'imbarazzo? Forse sì, ma solo se si guarda al "lungo periodo" e alle generazioni future.
In questo caso, qualora ognuno di noi si dedichi a ciò per cui è più portato - nel caso della mamma accudire il proprio figlio - si contribuirà a creare un mondo più prospero da lasciare in eredità alle generazioni future.
In questo caso, il sacrificio delle sparute generazioni presenti, avvantaggerà le ben più nutrita schiera di quelle future, mandando in pari la "bilancia etica". La terra crescerà più ricca e florida a tutto vantaggio della maggioranza che la abiterà in futuro.
Naturalmente tutto questo ragionamento sta in piedi se un futuro non ci sarà, qualora la fine sia immanente tutto cade. In questo caso la ragione prevarrebbe necessariamente sul buon senso. Pensate solo a una figura come quella di Gesù Cristo, il suo insegnamento morale è stato giudicato da molti come assurdo e distruttivo poiché chiedeva, per esempio, di rinunciare ad ogni possesso e di rompere ogni legame familiare. Ma per quanto appena detto comprendiamo come diventi razionale se inquadrato in una prospettiva apocalittica, che in effetti era quella adottata da Gesù Cristo e dalle prime comunità cristiane.
Per chiudere vorrei evidenziare la curiosa contraddizione di cui al titolo. Fateci caso, le persone più concentrate sul futuro - ovvero i progressisti - sono anche quelle che più promuovono politiche sociali orientate al presente, ovvero politiche ridistributive e altre politiche di ostacolo alla crescita economica. D'altro canto, le persone che più "vedono nero", ovvero i conservatori pessimisti, sono anche quelle più sensibili a politiche orientate al futuro, ovvero alla crescita economica e più disposti a rinunciare al welfare in favore della generazione presente.

AMAZON.COM
Growth is good. Through history, economic growth, in particular, has alleviated human misery, improved human happiness and opportunity, and lengthened human lives. Wealthier societies are more stable, offer better living standards, produce better medicines, and ensure greater autonomy, greater fu...
Commenti
Scrivi un commento...

venerdì 9 giugno 2017

Il bene dove non te l'aspetti

Dolo e colpa sembrano all’origine degli atti che condanniamo.
Senza dolo o colpa è difficile emettere una sentenza di condanna morale.
L’atto criminale non merita assoluzione, ma nemmeno un comportamento colpevole puo’ essere perdonato.
La considerazione è importante perché è grave ma la colpa molto più diffusa.
Se Mister Y guida ubriaco e investe un bimbo sulle strisce si macchia di una grave colpa.
D’accordo, non voleva uccidere, nel momento in cui guidava non era consapevole, se ci limitassimo a quel lasso di tempo lui sarebbe innocente: non c’è né colpa né dolo nell’incidente che procura.
In effetti, se qualcuno viene drogato da terzi con la forza non puo’ certo essere ritenuto eticamente responsabile di quel che combina dopo.
Mister Y è “colpevole” perché “avrebbe potuto” conoscere i rischi. Riteniamo la sua negligenza una forma larvata di intenzione.
***
Fin qui tutto liscio, ma ecco che cominciano i problemi.
Facciamo il punto: un tribunale morale chiamato a condannare, condanna solo per dolo e per colpa. La presenza di un’intenzione nell’imputato – chiara o larvata - sembra fare la differenza.
Pensiamo ora ad un tribunale chiamato a premiare. Sembrerebbe che basti agire in modo simmetrico all’altro tribunale.
Il dolo ha una facile corrispondenza: al criminale si contrappone il giusto. A Hitler si contrappone San Francesco.
Ma qual è il contraltare del “colpevole”? Qual è il contraltare di Mister Y?
Chiamiamolo Mister X.
Alla nostra intuizione immediata un simile personaggio sfugge, tanto è vero che non abbiamo una parola per identificarlo con chiarezza.
Il colpevole (Mister Y) trascura un male eventuale che poi si realizza, per questo lo condanniamo.
Mister X dovrebbe essere un tale che trascura un bene eventuale che poi si realizza, per questo dovremmo ammirarlo!
Esiste una persona del genere?
Si propone spesso l’esempio del manager avido: viene proposto a costui un business plan che realizza alti profitti ma che come effetto collaterale deteriora l’ambiente. Lui reagisce così: “dell’ambiente me ne frego, mi interessano solo i profitti, procediamo”. E noi – naturalmente – condanniamo un simile figuro.
In una variante della storiella al manager viene proposto un piano che realizza alti profitti e in più, come effetto collaterale, migliora l’ambiente. Lui reagisce così: “dell’ambiente me ne frego, mi interessano solo i profitti, procediamo”. Ora che facciamo? Ci profondiamo in elogi così come prima abbiamo condannato con sprezzo? Se seguissimo la logica del giudizio precedente dovremmo farlo, siamo in una situazione perfettamente simmetrica.
Cio’ che ci rende difficile elogiare il manager avido è cio’ che ci rende difficile intuire l’esistenza di Mister X, anche se realizziamo in modo chiarissimo l’esistenza del suo contraltare, Mister Y.
Cerchiamo ora di correggere il nostro bias cognitivo: Mr Y trascura un male eventuale che poi si realizza, noi lo condanniamo moralmente. Mr X trascura un bene eventuale che poi si realizza, noi dobbiamo elogiare moralmente il suo comportamento.
***
Vediamo ora le conseguenze teologiche che derivano dall’eliminazione del bias cognitivo di cui sopra.
Padre Tosato dice che il messaggio evangelico puo’ convivere con la logica del capitalismo solo se siamo disposti ad accettare come meritorio un bene prodotto con senza intenzionalità.
A prima vista la cosa sembra impossibile.
Ma noi già accettiamo come perfettamente naturale  la situazione simmetrica, ovvero deprechiamo un male prodotto senza intenzionalità: quello dell’ubriaco che investe il bambino.
L’imprenditore (Mister X) potrebbe essere il contraltare dell’ubriaco (Mister Y): pensa solo al suo profitto ma crea ricchezza per tutti. Non pensa direttamente al bene che fa ma lo realizza in concreto.
L’ubriaco (Mister Y) pensa solo al suo piacere ma porterà la morte in strada. Non pensa direttamente al male che fa ma lo realizza concretamente.
Così come Mister Y è condannabile e merita l’ Inferno, Mister X è ammirabile e merita il Paradiso.
Mister Y avrebbe potuto pensare al possibile male e frenarsi. Non lo ha fatto. Merita una condanna all’ Inferno.
Mister X avrebbe potuto pensare al possibile bene e frenarsi. Non lo ha fatto. Merita un assunzione in Paradiso.
Il tutto contro la nostra distorta intuizione ma conformemente alla nostra ragione.
bbbbbbbbbbbbb

venerdì 8 gennaio 2016

Etica cattolica e società di mercato di AAVV Antiseri Tosato Novak Zoller

Etica cattolica e società di mercato di AAVV Antiseri Tosato Novak Zoller
  • Cap1 dario antiseri
  • 3 motivi per il mercato: 1 più benessere 2 più diritti 3 più pace
  • Le alternative contro la povertà 1 più ricchezza 2 più ridistribuzione. 2 crea dipendenza. 1 crea più soddisfazione
  • Cosa mettiamo al centro? Le buone intenzioni o la responsabilità?
  • La ricchezza nn salva ma neanche la miseria
  • Protagonisti: novak sirico garello naudet tosato sturzo tocqueville bastiat rosmini ropke
  • Rosmini: la prop valorizza la persona
  • Confusione tra individualismo e egoismo. Mettere l individuo al centro nn significa postularlo egoista
  • Thoreau: nn c è odore peggiore di quello della bontà andata a male
  • I 2 meriti di leone e della rerum novarum: 1 difesa della prop 2 allarme sui buonintenzionati
  • Sturzo e la libertà della scuola.
  • Cap2 novak
  • Le 3 virtù dell impresa:
  • 1 creatività. Imprenditori e idee. Imprenditori come don chisciotte, speculatore. Contro weber e l imprenditore disciplinato. Capitale umano, imprenditori e conoscenza
  • 2 comunità. L impresa è una comunità che si muove in una comunità. In ogni impresa si fa qual osa con gli altrimper gli altri.
  • 3 realismo. Con lmimpresa si fa del bene vero e veramenge sostenibile. È richiesta intell pratica buon senso e nn idee campate in aria o astrazioni
  • Valori giudaico cristiani: la terra nn è da conservare ma da conoscere (è conoscibile in quanto creazione di un intelligenza) e trasformare per l uomo
  • Il nucleo nn è l individualismi ma l impresa, il luogo dove gli individui si aggregano
  • Cap3 zoller la religione usa
  • Individualismo religioso e concorrenza religiosa
  • Una chiesa moralista e anti istituzionale
  • Tesi: abolire la dottrina sociale. Senza dottrina sociale il credente sarà liberale.
  • Il 95% crede in dio. Il campione di credenti coincide con quello nazionale, nn c è una prevalenza di anziani
  • Origini del pluralismo: entrare tra i puritani era difficile, un club esclusivo. Così si formarono club meno esclusivi ed esigenti
  • Costituzione: nn ci sono preferenze confessionali, la concorrenza è quindi reale.
  • Una religione orientata sull al di qua. Importanti i servizi che fornisce. Da qui il suo pragmatismo
  • Moralismo. Prevale sulla teologia
  • Avversione x le istituzioni, sentite come chiesa alternativa
  • Il punto sul cristianesimo: dottrine sociali contrastanti. Concordanza solo sull esistenza di realtà pre politiche. Si potrebbe ripartire dal mcd del liberalismo classico.
  • Cap.4 angelo tosato vangelo e ricchezza
  • Tesi: molti luoghi comuni quando si parla di vangelo e ricchezza
  • L insegnamento evangelico nn è sapienziale ma apocalittico
  • Nella bibbia il povero e umile è l israelita perseguitato
  • Della ricchezza si giudica spesso la provenienza e l uso. Non l essenza
  • Il metodo. 1 esegesi: contestualizzare il senso della lettera 2 ermeneutica: attualizzazione di quell insegnamento
  • La lettura stereotipata e naif:  il vangelo annunzia una ricchezza nuova svalutando quella terrena e condannandola insieme a chi la detiene. D altro canto sono esaltati i poveri
  • Un insegnamento del genere sarebbe 1 dannoso per il vivere sociale e 2 inattendibile.
  • Dannosità. La laboriosità di chi valorizza le cose del mondo sarebbe un vizio spingendo verso una società indigente e mendicante. Un destino disumano. Una ricetta che ha senso solo se rinuncia all universalismo
  • Inattendibilità. Contraria al buon senso altrove apprezzato. Contraria all' insegnamento della tradizione (la chiesa ha sempre combattuto il pauperismo).
  • Tesi: la nuova ricchezza annunziata dal vangelo è terrena, in coerenza con l animo israelita
  • Non si svaluta la ricchezza terrena in sè ma si ritiene che quella attuale sia destinata a rovina per l avvento di un nuovo regno. È necessario "convertirla" al più presto
  • Gesù annuncia un apocalissi, un cataclisma terreno inducendo ansia e urgenza: vendere, vendere...
  • Pensiamo ad un imminente crollo di borsa: "nn accumulare tesori perchè saranno sono destinati alle tarme". Investire invece in beni che avranno corso nel nuovo regno di dio in terra: il paradiso terrestre. Siamo di fronte quindi ad una oculata consulenza finanziaria o d investimento, altro che deprezzamento dei valori terreni.
  • Oggi sappiamo che l imminenza del regno nn esiste quindi il consiglio di vendere puó essere tralasciato. Resta la sensibilità all investimento opportuno
  • Problema: la ricchezza sembra cmq demonizzata in sè: 1 tentazioni 2 cio e mammona 3 seminatore
  • 1: ricchezza di provenienza demoniaca
  • 2: condannato il farsi schiavo della ricchezza
  • 3: non si parla della ricchezza ma delle sue seduzioni. Ad ogni modo la similitudine spina ricchezza nn è di gesù (nn compare nella parabola) ma della chiesa primitiva (compare nel commento).
  • Eppure gesù 1 sembra condannare i ricchi in quanto tali 2 li invita a liberarsi dalla ricchezza
  • 1 in luca la condanna più pura: guai ai ricchi. Nota però la contraddizione col resto. Anche la chiesa primitiva ha evitato condanne generalizzate di qs tipo: guai ad alcuni ricchi!
  • 2 anche qui contraddizione con il resto della parola e singolarità. Si richiede invece la disponibilità a perdere tutto, qs sì.
  • Il ricco epulone nn è condannato perchè ricco ma perchè insensibile alla sofferenza, oltrechè avaro.
  • Marta sparge un ricco unguento e viene lodata
  • Gesù stesso è accusato di essere un mangione e un beone. Ama la compagnia dei ricchi e si accompagna spesso a loro senza ostilità. La cosa safebbe inspiegabile.
  • Invita spesso a fare festa senza astenersi dai godimenti: deve stare in lutto il festeggiato!
  • E il cammello? Rileggi la parabola: si tratta di uno sfogo al constatare la riluttanza a cambiar strada e fare elemosina. Un mero sfogo di un gesù arrabbiato
  • Non risulta che gesù abbia venduto i suoi averi o rinunciato ad alcunchè, nemmeno lo chiese agli apostoli (si limitò a dire loro "seguitemi"). Non lo chiese ai suoi genitori. Sappiamo invece che vestiva abiti curati: la sua veste venne giocata ai dadi e non divisa equamente tra i centurioni.
  • E il "beati i poveri"? Il termine anawim significa umili (e probabilmente era riferito agli israeliti perseguitati).
  • Gesù ha un attenzio e x i poveri ma qs poveri sono gli israeliti perseguitati per la loro religione
  • Gesù chiede povertà agli apostoli ma parliamo di una elite che si trova in condizioni particolari
  • Gesù nn condanna i ricchi invitandoli a sbarazzarsi della ricchezza ma li invita all elemosina.
continua