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domenica 15 dicembre 2019

BLANK STATE

RASSEGNAMOCI AL RAZZISMO
Le differenze razziali sono in gran parte adattamenti al clima. Il pigmento della pelle era una crema solare per i tropici, le pieghe nelle palpebre erano occhiali per la tundra. Ma gli individui non sono geneticamente identici ed è improbabile che le differenze influenzino ogni parte del corpo tranne il cervello. Sebbene le differenze genetiche tra razze siano più piccole di quelle tra gli individui, è ragionevole credere che non siano né inesistenti né irrilevanti. La migliore "cura" per la discriminazione, quindi, è un test più accurato e più ampio delle capacità cognitive, perché fornirebbe così tante informazioni predittive sui singoli individui che nessuno sarebbe tentato di tenere più conto della razza o del genere. Ma probabilmente un'idea del genere comporta pratiche tanto invasive da non avere alcun futuro politico, cosicché le discriminazioni razziali e di genere saranno sempre tra noi.
COSE CHE NON CI ENTRANO NEL CERVELLO
I bambini non devono andare a scuola per imparare a camminare, parlare, riconoscere oggetti o ricordare le personalità dei loro amici, anche se questi compiti sono molto più difficili che leggere, sommare o ricordare date nella storia. Devono andare a scuola per imparare a scrivere e far di conto perché queste conoscenze sono state acquisite troppo di recente perché si siano evolute delle capacità naturali corrispondenti. I bambini sono dotati di una "cassetta degli attrezzi" per ragionare e apprendere in modi particolari, e quegli attrezzi devono talvolta modificati per padroneggiare problemi per i quali non sono adeguatamente progettati. Non possono imparare la biologia finché non disimparo la biologia intuitiva, che pensa in termini di essenze vitali anziché di selezione passiva. E non possono imparare l'evoluzionismo fino a quando non disimparano a pensare l'ordine in termini di progetto. Non possono imparare l'economia finché non disimparo a pensare il gruppo umano in termini unitari. Ancora oggi la cooperazione fondata sui prezzi di mercato confonde le menti che fanno troppo fondamento sull'intuito.
MISERIA DEL MORALISMO
Ci sono problemi come il razzismo, l'aborto, il colonialismo, l'ambiente, il CRISPR... che vengono affrontati in termini moralistici e di guerra culturale. Molte di queste cose possono avere conseguenze dannose, ovviamente, e nessuno le vorrebbe banalizzate. La domanda è se siano meglio gestite dalla psicologia della moralizzazione (con la sua ricerca di cattivi e relativa mobilitazione dell'autorità per controllare e punire) o in termini di costi e benefici, prudenza e rischio.
MISERIA DELL'UTOPIA
In politica c' è la Visione Tragica e quella Utopica. Nella Visione Tragica, gli esseri umani sono intrinsecamente limitati nella conoscenza, nella saggezza e nella virtù, e tutti gli accordi sociali devono riconoscere quei limiti. Nella visione utopica, i limiti sono superabili grazie ad un assetto sociale migliore, e noi non dovremmo porci limiti ma favorire questo avanzamento. Per i Tragici cercare di fare "qualcosa di impossibile" è sempre un'impresa corruttiva. Per gli Utopici è sempre un'impresa costruttiva. Ebbene, le idee della psicologia evoluzionistica e della genetica comportamentale si sono diffuse negli anni '70 e non avrebbero potuto costituire un insulto peggiore alla Visione Utopica. Si tratta di idee che vendicano la Visione Tragica e minano quella Utopica che fino a poco tempo prima dominava ampi segmenti della vita intellettuale. Ecco alcuni capisaldi rinforzati dalle nuove ricerche: 1) Il primato dei legami familiari in tutte le società umane e il conseguente peso del nepotismo e dell'ereditarietà. 2) La portata limitata della condivisione comunitaria nei gruppi umani. 3) L'universalità del dominio e della violenza nelle società umane (compresi i presunti pacifici raccoglitori-cacciatori) e l'esistenza di meccanismi genetici e neurobiologici che ne sono alla base. 4) L'universalità dell'etnocentrismo e altre forme di ostilità tra gruppi differenti e la facilità con cui tale ostilità può essere suscitata nelle persone all'interno della nostra società. 5) La cospicua ereditarietà di intelligenza, autocontrollo, coscienziosità e attitudini antisociali, il che implica che buona parte della disuguaglianza sorgerà anche in sistemi economici perfettamente equi. 6) La prevalenza di meccanismi di difesa mentale, pregiudizi egoistici e bias cognitive, con cui le persone si ingannano sulle proprie ragioni, sulla propria saggezza e la propria integrità. 7) I pregiudizi del nostro senso morale che ci fanno preferire i nostri vicini e ci fanno confondere il bene con il conformismo, il rango, la pulizia e la bellezza.
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mercoledì 20 settembre 2017

Quelle che se la vanno a cercare…

Quelle che se la vanno a cercare…

Lo studio della violenza carnale è dominato da un imperativo morale: ridurne la frequenza.
Eppure il pragmatismo sembra spesso cedere all’ideologia di turno.
Nella vita intellettuale moderna l’imperativo morale prevalente nell’analisi di questo fenomeno consiste nel proclamare che la violenza carnale non ha nulla a che vedere con la sessualità quanto piuttosto con una “cultura del possesso” che vittimizzerebbe le donne. Le donne sono un possesso dell’uomo da usare a piacimento come fossero oggetti.
Per molti  “… lo stupro è un abuso di potere e di dominio in cui lo stupratore tende a umiliare, coprire di vergogna la vittima…”.
Oppure: “lo stupro non c’entra con il sesso; c’entra con la violenza e con l’uso del sesso per esercitare il potere e il dominio. … La violenza in famiglia e l’aggressione sessuale sono manifestazioni delle stesse potenti forze sociali: il sessismo e l’esaltazione della violenza”.
Questa la visione politically correct.
La teoria ufficiale dello stupro ha origine in “Contro la nostra volontà”, un importante libro scritto nel 1975 da Susan Brownmiller, femminista di genere, secondo la quale gli uomini sono socialmente condizionati da una cultura patriarcale.
E in effetti fino agli anni Settanta il sistema giuridico e la cultura di massa affrontavano lo stupro prestando ben poca attenzione agli interessi delle donne. Le vittime, se non volevano essere giudicate consenzienti, dovevano dimostrare di avere opposto resistenza all’aggressore fino a rischiare la vita. Il loro modo di vestire era considerato un’attenuante per l’imputato, come se gli uomini, a veder passare una bella donna, non fossero in grado di controllarsi. Un’attenuante erano considerati anche i trascorsi sessuali della donna. Nei processi per stupro si esigevano elementi di prova, come la conferma di testimoni oculari, non richiesti per altri crimini violenti.
Ma nella sua teoria la Brownmiller sosteneva che lo stupro non ha nulla a che vedere con il desiderio sessuale degli uomini, ma è una tattica tramite la quale l’intero genere maschile opprime l’intero genere femminile.
E da qui nacque il moderno catechismo: lo stupro non c’entra con il sesso, la nostra cultura sociale condiziona gli uomini a stuprare.
Nel corso degli anni sessanta si è diffusa fra le persone colte l’idea che si deve pensare alla sessualità come a qualcosa di naturale, non di vergognoso o sporco, e poiché lo stupro non è buono, non c’entra nulla con il sesso.
Ma che lo stupro abbia qualcosa a che vedere con la violenza non significa che non abbia nulla a che vedere con il sesso. I malvagi possono usare violenza per ottenere sesso esattamente come usano violenza per ottenere altre cose che desiderano.
Pensiamoci meglio la questione.
Primo dato di fatto sotto gli occhi di tutti: accade spesso che un uomo voglia fare l’amore con una donna che non vuole fare l’amore con lui. E, in questo caso, usa ogni tattica a disposizione degli esseri umani per influire sul comportamento altrui: corteggiare, sedurre, adulare, raggirare, tenere il broncio, pagare.
Secondo dato di fatto evidente: alcuni uomini ricorrono alla violenza per avere quello che vogliono, senza curarsi delle sofferenze che provocano.
Sarebbe straordinario, in contraddizione con tutto ciò che sappiamo degli uomini, che nessuno ricorresse alla violenza per ottenere un rapporto sessuale.
Ora applichiamo il buon senso alla dottrina che vuole che gli uomini si diano allo stupro per gli interessi del genere cui appartengono.
In una società tradizionale costui rischia la tortura, la mutilazione e la morte per mano dei parenti della vittima. Nella società moderna rischia di passare un sacco di tempo in prigione. Davvero gli stupratori, nell’assumersi questi rischi, si sacrificano altruisticamente per il bene dei miliardi di estranei che compongono il genere maschile?
Gli stupratori sono spesso dei poveracci, persone agli ultimi gradini della scala sociale, mentre i principali beneficiari del patriarcato sono presumibilmente i ricchi e i potenti.
Il fatto è che nella stragrande maggioranza delle epoche e dei luoghi, un uomo che stupra una donna della sua comunità è trattato da rifiuto umano.
Un altro elementare dato di fatto che gli uomini hanno madri, figlie, sorelle e mogli che stanno loro più a cuore di quanto stiano loro a cuore la maggior parte degli altri uomini.
Eppure molte femministe non demordono e fanno notare che fino a epoca recente, nei processi per stupro ai giurati veniva ricordato il monito di Lord Matthew Hale, giurista del diciassettesimo secolo, per cui la testimonianza di una donna va valutata con cautela, perché un’accusa di violenza carnale “è facile da muovere e da essa è difficile difendersi, anche se l’accusato è innocente”.
Ma questa preoccupazione è coerente con la presunzione di innocenza, un cardine del nostro sistema giudiziario, per il quale è preferibile lasciare in libertà dieci colpevoli che mettere in galera un solo innocente.
Ma supponiamo, anche in questo caso, che gli uomini che hanno applicato tale politica allo stupro l’abbiano piegata ai loro interessi collettivi. Se fosse questa la tattica degli uomini, perché, tanto per cominciare, avrebbero dovuto fare della violenza carnale un reato?
Questo il punto della situazione a fine millennio.
Pubblicando nel 2000 A Natural History of Rape, il biologo Randy Thornhill e l’antropologo Craig Palmer hanno incrinato un’unanimità che reggeva quasi incontrastata nel mondo della cultura da un quarto di secolo, e attirato sulla psicologia evoluzionistica più condanne di quanto fosse mai avvenuto.
Nella loro ricerca scientifica sulla violenza carnale e il suo rapporto con la natura umana partivano da un’osservazione base: uno stupro può portare a un concepimento che propagherà i geni dello stupratore, inclusi gli eventuali geni che hanno reso più probabile che divenisse uno stupratore. Quindi la selezione potrebbe non avere operato contro, ma a favore di una psicologia maschile comprendente la capacità di stuprare. Tuttavia, considerati i rischi della lotta con la vittima, della punizione per mano dei suoi parenti e dell’ostracismo da parte della comunità, è improbabile, aggiungevano Thornhill e Palmer, che la violenza carnale sia una strategia di accoppiamento tipica. Ma essa potrebbe essere una tattica opportunistica, che diventa più probabile quando l’uomo è incapace di ottenere il consenso della donna, è emarginato da una comunità.
Lo stupro è la strategia dell’emarginato, non della cultura dominante.
I due studiosi proponevano due teorie alternative a quella che lo vede come un residuo del patriarcato. La prima ipotizza che lo stupro opportunistico potrebbe essere un adattamento darwiniano specificamente favorito dalla selezione. La seconda che potrebbe essere un effetto collaterale di altre due caratteristiche della mente maschile, cioè il desiderio di rapporti sessuali e la capacità di ricorrere a una violenza opportunistica per raggiungere un obiettivo.
Nel complesso la questione resta irrisolta, salvo il fatto che stupro e sesso sono legati a doppio filo. E la “cultura maschile” c’entra ben poco.
In definitiva possiamo ben dire che la maggior parte degli uomini ha la capacità di compiere uno stupro e pensarlo va, casomai, nell’interesse delle donne, perché esorta alla vigilanza nei confronti del marito e di conoscenti, o durante sconvolgimenti sociali.
Questa analisi, paradossalmente, concorda con i dati portati dalla stessa Brownmiller, secondo i quali violenze carnali possono essere commesse in guerra da uomini normali, compresi i “bravi” ragazzi americani in Vietnam.
Si potrebbe persino dire che l’ipotesi di Thornhill e Palmer – porre lo stupro nella sfera della sessualità -fa di essi strani alleati delle più radicali femministe del genere, come Catharine MacKinnon e Andrea Dworkin, per le quali “spesso è difficile distinguere la seduzione dallo stupro. Nella seduzione, spesso il violentatore si prende il disturbo di comprare una bottiglia di vino”.
A Natural History of Rape ha già subìto il peggiore destino possibile per un libro di divulgazione scientifica. Come L’origine dell’uomo e The Bell Curve, è diventato una cartina di tornasole ideologica. Chi vuole dimostrare la propria vicinanza alle vittime di violenza carnale e alle donne in generale ha ormai imparato che deve liquidarlo.
E riguardo all’interrogativo più importante, cioè se fra le motivazioni del violentatore vi sia il desiderio sessuale? Le femministe del genere che lo negano richiamano l’attenzione sugli stupratori che prendono di mira donne anziane e infeconde, su quelli che soffrono di disfunzione sessuale durante lo stupro, su quelli che costringono la donna ad atti sessuali non riproduttivi, e su quelli che usano il preservativo.
Sono argomentazioni non convincenti per due ragioni. Primo, questi esempi riguardano una minoranza di stupratori. Inoltre, casi del genere si presentano anche nei rapporti sessuali consensuali, quindi quell’argomentazione porta all’assurdità per cui la sessualità in sé non avrebbe nulla a che fare con la sessualità.
Infine, un caso particolarmente problematico per la teoria “non è sesso” è quello della violenza carnale durante un appuntamento amoroso. Dobbiamo forse credere che la motivazione dello stupratore sia cambiata di punto in bianco?
Che le motivazioni che spingono allo stupro siano di origine sessuale (e non la voglia di esercitare un dominio) è testimoniato anche da un’impressionante quantità di prove passate in rassegna dallo studioso di diritto Owen Jones.
Ma c’è di più: l’accoppiamento coatto è universalmente diffuso fra le specie nel mondo animale, il che fa pensare che la selezione non lo abbia rigettato.
Inoltre, lo stupro è una pratica universale. Tutte le civiltà lo conoscono. Una coincidenza straordinaria.
Lo stupratore non vuole umiliare, in genere impiega quel tanto di forza necessario per costringere la vittima al rapporto, e le vittime di violenza carnale sono perlopiù negli anni di massima riproduttività per le donne, fra i tredici e i trentacinque. Le vittime di violenza carnale restano più traumatizzate quando c’è il rischio che lo stupro porti a un concepimento.
I violentatori non sono rappresentativi, dal punto di vista demografico, del genere maschile. Sono nella stragrande maggioranza giovani, fra i quali la competitività sessuale raggiunge la massima intensità.
Ergo: chi presume che siano “socialmente condizionati” a violentare deve poi spiegare come si liberino misteriosamente da questo condizionamento invecchiando.
Brownmiller ha scritto che le teorie biologiche dello stupro sono fantasiose perché “in termini di strategia riproduttiva l’eiaculazione singola e d’incerto successo del violentatore è una sorta di roulette russa a confronto del periodico accoppiamento consensuale”. Ma il periodico accoppiamento consensuale non è alla portata di tutti i maschi, e predisposizioni a rapporti sessuali d’incerto successo potrebbero essere, dal punto di vista evoluzionistico, più efficaci di predisposizioni che rischiassero di portare a un’assenza di rapporti sessuali.
Qualcuno ha notato che nei paesi in cui, come in Giappone, i ruoli legati al genere sono molto più rigidi, gli stupri sono percentualmente molto meno numerosi. I sessisti anni Cinquanta erano più sicuri per le donne degli emancipati Settanta e Ottanta.
Ma la correlazione va in gran parte nella direzione opposta. Nella misura in cui le donne, rendendosi indipendenti dagli uomini, conquistano maggiore libertà di movimento, si trovano più spesso in situazioni pericolose.
Certo che se le cose stanno in questi termini anche i vestiti della donna finiscono per contare!
Questo semplice fatto provoca reazioni inconsulte: Mary Koss, definita un’autorità in materia di violenza carnale, vi ha visto un “pensiero assolutamente inaccettabile in una società democratica” (si noti la psicologia del tabù: non si tratta soltanto di suggerimenti sbagliati, è “assolutamente inaccettabile” solo pensarvi). “Poiché lo stupro è un reato di genere” aggiunge Koss “tali raccomandazioni minano l’eguaglianza”.
Che le donne abbiano il diritto di vestire come vogliono è fuori discussione, ma il problema non è quello che le donne hanno il diritto di fare in un mondo perfetto, bensì come possono accrescere la loro sicurezza in questo. Suggerire che le donne, in situazioni pericolose, pensino alle reazioni che possono suscitare o ai segnali che possono inavvertitamente trasmettere è solo buon senso. E’ difficile credere che una qualunque donna adulta possa pensarla diversamente, a meno che non sia indottrinata dai corsi standard di prevenzione dello stupro, in cui s’insegna che l’aggressione sessuale non è un atto di gratificazione sessuale e che aspetto e attrattiva sono irrilevanti.
Il femminismo più accorto non ha più problemi con questa versione dei fatti.
Camille Paglia:
Da un decennio le femministe insegnano alle loro discepole a dire: «Lo stupro è un reato di violenza, non sessuale». Questa sciocchezza, zuccherosa alla Shirley Temple, ha esposto le giovani al disastro. Fuorviate dal femminismo, non si aspettano uno stupro dai bravi ragazzi di buona famiglia che siedono accanto a loro in classe. … Queste ragazze dicono: «Dovrei potere ubriacarmi a una festa studentesca e andare di sopra nella camera di un ragazzo senza che succeda niente». Io rispondo: «Ah sì? E quando vai in macchina a New York ci lasci dentro le chiavi?». Quello che voglio dire è che se ti rubano la macchina dopo che hai fatto una cosa del genere, la polizia, certo, deve dare la caccia al ladro e lui dev’essere punito. Ma nello stesso tempo la polizia, ed io, abbiamo il diritto di dirti: «Che cosa ti aspettavi, idiota?».
Wendy McElroy:
Il fatto che noi donne siamo vulnerabili all’aggressione significa che non possiamo avere tutto. Non possiamo attraversare di notte un campus non illuminato o un vicolo senza correre reali pericoli. Queste sono cose che ogni donna dovrebbe poter fare, ma il «dovrebbe» appartiene a un mondo utopico. Appartiene a un mondo in cui ti cade il portafoglio in mezzo a una folla e ti viene restituito, completo di soldi e carte di credito. Un mondo in cui si lasciano aperte le Porsche in piena città. In cui si possono lasciare i bambini da soli al parco. Non è questa la realtà che abbiamo di fronte, la realtà che ci limita.
Che fare infine di fronte ad un istinto naturale difficile da reprimine?
Aumentare le pene? Se le cose stanno come detto, parliamo di crimini dove la deterrenza è minima.
Rassegnarsi ed indirizzare le proprie energie dove possono fare la differenza? E’ triste ma anche razionale.
Castrazione chimica? Fa scendere di brutto i tassi di recidività. Ma ci sono problemi costituzionale. Non è un po’ troppo?
Educare al self-control? Una terapia comportamentale  puo’ essere molto utile al criminale (qui, qui, qui). Senza dire che imparare a contare fino a dieci è utile in tutti i campi!
Io personalmente prego. E’ l’alternativa al fatalismo.
stu

sabato 22 aprile 2017

Il femminismo in attesa di Godot

Modernità uguale scienza?
No, ci sono molti fenomeni moderni che entrano in chiara rotta di collisione con la scienza. L’esempio più noto è quello del femminismo, ne parla Steven Pinker nel suo libro “Tabula Rasa”.
***
Nell'ultimo periodo storico il ruolo della donna è cambiato, in parte per un'evoluzione della morale...
... Una causa di cambiamento è l’inesorabile logica dell’espandersi del cerchio morale, che ha portato anche all’abolizione del dispotismo, della schiavitù, del feudalesimo e della segregazione razziale...
In parte a causa della tecnologia...
... Un’altra causa del cambiamento di status delle donne è il progresso tecnologico ed economico, che ha reso possibile alle coppie condurre una vita sessuale e allevare i figli senza bisogno della spietata divisione del lavoro che costringeva la madre a consacrare ogni momento di veglia alla sopravvivenza della prole...
Oggi il cervello conta più dei muscoli.
C'è poi la tecnologia legata alla sessualità...
... Infine, grazie a contraccezione, amniocentesi, ultrasuoni e tecnologie riproduttive è divenuto possibile per le donne rinviare il momento di mettere al mondo dei figli a quando lo ritengono più opportuno per loro...
Infine, c'è l'ideologia, ovvero il movimento femminista: la seconda ondata ha avuto il suo apice negli anni settanta.
Purtroppo il movimento ha minato la sua credibilità entrando in rotta di collisione con la scienza...
... Il femminismo è in genere considerato in conflitto con le scienze della natura umana. Molti scienziati dediti a queste ultime ritengono che le menti dei due sessi siano diverse già alla nascita, una tesi che, protestano le femministe, è a lungo servita a giustificare l’ineguale trattamento riservato alle donne.... Dal canto loro, gli uomini erano ritenuti dotati di impulsi irresistibili che li spingono a molestare e stuprare le donne, un’idea che è servita a giustificare molestatori e stupratori...
Se tutto è cultura le teorie della "tabula rasa" e del "buon selvaggio" risultano quelle più consone alla vulgata femminista. Tuttavia, man mano che queste teorie venivano confutate, il femminismo, che non ha saputo rinnovarsi, andava perdendo il suo punto di appoggio.
Un esempio del corto circuito...
... Nel 1994, per esempio, un titolo sulla pagina delle scienze del «New York Times» recitava: Sessi uguali su un’isola dei Mari del Sud.3 Esso si basava sul lavoro dell’antropologa Maria Lepowsky, la quale (evocando forse lo spettro di Margaret Mead) sosteneva che i rapporti fra i sessi sull’isola di Vanatinai dimostravano come «l’assoggettamento delle donne da parte degli uomini non è un universale umano e non è inevitabile». Solo più avanti, nel corso dell’articolo, si scopriva il significato di quella presunta «uguaglianza»: a Vanatinai gli uomini devono pagarsi la moglie offrendo dei servizi alla sua famiglia...
Ecco un altro esempio riguarda l' “aggressività delle ragazze”...
... Di uno scollamento analogo fra titolo e fatti testimonia un articolo apparso nel 1998 sul «Boston Globe»: Le ragazze starebbero colmando il gap d’aggressività con i ragazzi. A che punto erano nella gara? Secondo l’articolo, gli omicidi commessi da ragazze erano arrivati a un decimo di quelli commessi da ragazzi...
È chiaro che con la strada tanto spianata il riflusso non ha tardato a farsi sentire...
... In un editoriale del «Wall Street Journal» lo studioso di scienze politiche Harvey Mansfield ha scritto che «l’elemento protettivo insito nella mascolinità è messo in pericolo dalla parità di cui godono le donne nell’accesso a lavori al di fuori della famiglia».6 Un libro di F. Carolyn Graglia, Domestic Tranquility: A Brief Against Feminism, sostiene la tesi che gli istinti materni e sessuali femminili vengono stravolti dalla risolutezza e dalla mente analitica richieste per perseguire una carriera. Recentemente le giornaliste Wendy Shalit e Danielle Crittenden hanno consigliato alle donne di sposarsi giovani, procrastinare la carriera e accudire i figli in matrimoni tradizionali...
In realtà non esiste alcuna incompatibilità tra pari diritti e femminismo...
... gli individui non vanno giudicati o vincolati sulla base delle caratteristiche medie del gruppo... Se riconosciamo questo principio, non c’è bisogno di costruire miti sull’indistinguibilità dei sessi per giustificarne l’eguaglianza... Molti tratti psicologici che hanno influenza sulla sfera pubblica, come l’intelligenza generale, sono in media gli stessi in uomini e donne... Non è stata ancora scoperta alcuna differenza che valga per tutti gli uomini nei confronti di tutte le donne e viceversa...
Ma il femminismo contemporaneo continua ad incaponirsi sulla mitologia degli stereotipi mettendosi contro la scienza...
... molte femministe avversano energicamente la ricerca sulla sessualità e sulle differenze fra i sessi...
Il femminismo è spesso deriso a causa delle tesi della sua frangia estremista, quelle per esempio secondo cui ogni rapporto sessuale è uno stupro, ma in realtà esistono almeno due femminismi...
... Nel libro Who Stole Feminism? la filosofa Christina Hoff Sommers traccia un’utile distinzione fra due scuole di pensiero. Il femminismo dell’equità si oppone alla discriminazione...
Tuttavia, è il femminismo di genere ad imporsi. Il femminismo di genere mischia Marx e il relativismo…
... Il femminismo del genere sostiene che le donne vengono schiavizzate da un sistema di dominio maschile tuttora imperante, il sistema del genere, in cui «infanti bisessuali sono trasformati in personalità di genere maschile e femminile, le prime destinate a comandare, le altre a obbedire».12 Esso si contrappone alla tradizione liberale classica ed è alleato invece con il marxismo, il postmodernismo, il costruzionismo sociale...
Un femminismo di questo tipo è spacciato, la scienza lo ha già condannato…
... Nel fare proprie queste tesi le femministe del genere incatenano il femminismo al binario su cui sta arrivando il treno. Come vedremo, le neuroscienze, la genetica, la psicologia e l’etnografia stanno documentando differenze sessuali che quasi certamente hanno origine nella biologia umana. E la psicologia evoluzionistica...
Ci sarebbe anche il cosiddetto "femminismo della differenza" che raccoglie il peggio di tutte le tendenze e ha avuto il suo momento di gloria...
... Come altre ideologie «endogamiche», esso ha generato bizzarre escrescenze, per esempio il cosiddetto «femminismo della differenza». Carol Gilligan è diventata un’icona del femminismo del genere per aver sostenuto che il ragionamento morale di uomini e donne s’informa a princìpi differenti: gli uomini pensano in termini di diritto e giustizia; le donne provano sentimenti che le fanno propendere per la compassione, l’accudimento e la soluzione pacifica delle contese...
Con femminismi siffatti è chiaro che la maggior parte delle donne non si professi femminista...
... La differenza tra femminismo del genere e femminismo dell’equità spiega il paradosso spesso citato per cui la maggior parte delle donne (il 70 per cento circa nel 1997 contro il 60 del decennio precedente) non si considerano femministe, pur concordando con tutte le principali prese di posizione del femminismo...
***
Vediamo più nel dettaglio le differenze tra uomini e donne come le descrive la scienza oggi.
Intelligenza e linguaggio...
... Secondo le più attendibili stime psicometriche, i loro livelli medi di intelligenza generale sono identici, come identico, in termini generali, è il modo in cui usano il linguaggio e formulano pensieri sul mondo fisico e vivente, e identiche le loro emozioni base...
Sessualità...
... Gli uomini tendono molto di più a rapporti senza vincoli con partner molteplici o anonimi, come testimonia il consumo quasi esclusivamente maschile di prostituzione e pornografia...
Competitività...
... gli uomini Sono più portati a competere fra loro violentemente, a volte all’ultimo sangue... Fra i bambini, i maschi dedicano molto più tempo a esercitarsi al conflitto violento nella forma che gli psicologi chiamano «giocare a fare la lotta»...
Immaginazione spaziale (facilita il ragionamento astratto)…
... gli uomini hanno una maggior capacità di manipolare nella mente oggetti e spazi tridimensionali...
Riguardo ad altri tratti le differenze sono piccole nella media, ma possono essere grandi agli estremi. Gli uomini, per esempio, sono in media più alti delle donne, e la differenza è maggiore per i valori più estremi...
... confermando un’aspettativa della psicologia evoluzionistica, per molti tratti la curva a campana dei maschi risulta più piatta e larga...
I ragazzi hanno molte più probabilità di soffrire di disturbi mentali come  dislessia, difficoltà di apprendimento, deficit dell’attenzione, disturbi emotivi e ritardo mentale (almeno per certi tipi di ritardo).
E in matematica?...
... su un campione di studenti dotati, con un punteggio superiore a 700 (su 800) nella parte matematica del Test di valutazione scolastica, la proporzione fra ragazzi e ragazze è di 13 a 1...
Empatia...
... Le donne provano le emozioni base, a parte forse l’ira, con maggiore intensità.33 Hanno rapporti sociali più stretti, se ne preoccupano maggiormente, e sono più empatiche con gli amici, anche se non con gli estranei... Esse mantengono di più il contatto con lo sguardo, e sorridono e ridono molto più spesso...
Aggressività...
... le donne ricorrono più facilmente alla denigrazione e altre forme di aggressione verbale...
Dolore e status...
... Gli uomini tollerano maggiormente il dolore e sono più disposti a rischiare la pelle per lo status...
Relazioni con i figli...
... Le donne sono più attente agli strilli quotidiani dei loro bebè (ma tutti e due i sessi rispondono allo stesso modo a urla di angoscia) e sono in generale più sollecite verso i figli.35 Le bambine giocano di più alla mamma e a impersonare ruoli sociali, i bambini a fare la lotta...
Amore...
... le donne... differiscono nel modo di provare gelosia sessuale, nelle preferenze relative ai partner e negli incentivi alle avventure amorose...
***
Ma queste differenze sono dovute alla natura o alla cultura?
Per le femministe radicali la cultura è tutto...
... La scienziata radical Anne Fausto-Sterling ha scritto: Il dato biologico chiave è che bambini e bambine hanno genitali diversi, ed è questa differenza biologica che porta gli adulti a interagire in modo diverso con neonati diversi...
Ma Ecco una serie di indizi che fanno pensare che la differenza fra maschi e femmine non si fermi ai genitali.
Universalismo...
... In tutte le culture umane si attribuiscono a uomini e donne nature diverse. In tutte si suddivide il lavoro in base al sesso... agli uomini un maggior controllo dell’ambito pubblico e politico... la divisione del lavoro è emersa anche in una cultura in cui tutti s’erano impegnati a eliminarla: il kibbutz israeliano...
C'è poi la coerenza con le teorie evoluzionistiche...
... Molte differenze psicologiche fra i sessi sono esattamente quelle che predirebbe un biologo evoluzionista che conoscesse solo le loro differenze fisiche...
C'è la somiglianza con gli altri mammiferi più simili a noi...
... Molte differenze fra i sessi si ritrovano in altri primati...
C'è poi una differenza fisiologica di base tra i due sessi...
... I genetisti hanno scoperto che, in persone diverse, la diversità del DNA nei mitocondri (che uomini e donne ereditano dalla madre) è molto maggiore della diversità del DNA nei cromosomi Y (che gli uomini ereditano dal padre)... Il corpo umano contiene un meccanismo che fa sì che il cervello dei bambini e quello delle bambine divergano durante lo sviluppo.42 Il cromosoma Y innesca nel feto maschio la crescita dei testicoli, che secernono gli androgeni, ormoni tipicamente maschili... Il cervello dell’uomo differisce visibilmente da quello della donna sotto diversi aspetti.... Le variazioni del livello di testosterone in uomini diversi, e nello stesso uomo in stagioni diverse o diversi momenti del giorno, sono in correlazione con la libido, la fiducia in se stessi e l’impulso a predominare... I punti di forza e di debolezza delle donne a livello cognitivo variano con la fase del ciclo mestruale... Gli androgeni hanno effetti permanenti sul cervello in sviluppo, non solo effetti transitori sul cervello adulto...
Un esperimento cruciale non è disponibile per comprendere come queste differenze si riflettano nei comportamenti, tuttavia abbiamo parecchi indizi...
... Un immaginario ma conclusivo esperimento per separare la biologia dalla socializzazione consisterebbe nel prendere un neonato, sottoporlo a un’operazione di cambiamento di sesso e farlo allevare dai genitori e trattare dagli altri come una bambina... la vicenda di John Money si approssima all'esperimento ideale e conferma le tesi che danno un peso decisivo alla natura...
Ma forse non abbiamo nemmeno bisogno dell'esperimento ideale...
... Contrariamente a un’idea diffusa, oggi i genitori statunitensi non trattano i figli e le figlie in modo molto diverso... Ormai sono in molti a dire tranquillamente quello che soltanto pochi anni fa fra persone beneducate non si poteva dire: che maschi e femmine non hanno menti intercambiabili...
Ma il tabu persiste anche di fronte alla montagna di prove. Come dice una famosa scienziata femminista...
... anche se non so darne una spiegazione, quando leggo delle differenze fra i sessi mi esce il fumo dalle orecchie»...
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Un caso tipico è quello del  wage gap: ancora la stessa solfa di sempre...
... Come Friedan, molti ritengono che il gap fra i generi nella remunerazione del lavoro e la barriera invisibile che impedisce di salire... Nel 2001 una riunione dei rettori di nove università americane d’élite chiese «cambiamenti significativi», come destinare sovvenzioni e borse al personale docente femminile...
Eppure...
... Ma Linda Gottfredson, esperta di letteratura sulle preferenze vocazionali, fece notare che Hausman aveva i dati dalla sua parte: «In media, le donne sono più interessate a trattare con le persone e gli uomini con le cose». I test vocazionali indicano anche che i ragazzi sono più interessati a occupazioni «realistiche», «teoriche» e «investigative», e le ragazze a occupazioni «artistiche» e «sociali»...
Ogni volta l'ipotesi della discriminazione è la prima ad essere avanzata e quasi subito diventa "incriticabile" anche se palesemente insostenibile...
... Il gap fra i generi è quasi sempre analizzato nel modo seguente: ogni squilibrio fra uomini e donne in materia di occupazioni o retribuzioni è prova diretta di pregiudizi sessuali, se non nella forma di aperte discriminazioni...
Il dogma del 50/50 diventa regolativo regolativo per intere società...
... Nel 1998 Gloria Steinem e Bella Abzug, membro del Congresso, in un’intervista televisiva definirono l’idea stessa di differenze fra i sessi una «scemenza», una «sciocchezza antiamericana», e quando ad Abzug fu chiesto se parità fra i generi significasse numeri uguali in ogni campo, la sua risposta fu: «Cinquanta e cinquanta, assolutamente».62 Quest’analisi del gap fra i generi è diventata anche la posizione ufficiale delle università...
Il problema di quest’analisi è che l’ineguaglianza negli esiti non può essere portata come prova di un’ineguaglianza di opportunità.
Come in molte altre questioni relative alla natura umana, la resistenza della gente a pensare in termini statistici ha portato a false e inutili dicotomie, a vedere discriminazioni laddove non ci sono e ad evitare il giudizio sui singoli, l’unico che conti veramente.
Conclusioni...
... Se sono in numero maggiore i lavori ben retribuiti che richiedono doti tipicamente maschili (come la disponibilità a mettersi fisicamente in pericolo o l’interesse per i macchinari), è probabile che, in media, gli uomini ne risultino avvantaggiati... Nel mondo di oggi, lo sappiamo bene, il gap è a favore degli uomini...
matematici ce l'hanno forse con le donne?...
... È improbabile, per esempio, che nel mondo universitario proprio i matematici ce l’abbiano con le donne, proprio gli studiosi di psicolinguistica dell’età evolutiva con gli uomini... Che siano più gli uomini che le donne a mostrare eccezionali capacità di ragionamento matematico e manipolazione mentale di oggetti tridimensionali basta a spiegare la distanza dalla proporzione cinquanta e cinquanta nel campo dell’ingegneria, della fisica, della chimica...
Un esempio sintomatico...
... L’esempio più clamoroso viene dall’analisi di David Lubinski e Camille Benbow di un campione di ragazzini selezionati nel corso di una ricerca di talenti condotta negli Stati Uniti su scala nazionale... Ma le ragazze dissero ai ricercatori che le interessavano di più le persone, i «valori sociali» e gli obiettivi umanitari e altruistici, mentre i ragazzi che li interessavano di più le cose, i «valori teorici»... Le ragazze preferirono indirizzarsi verso la medicina, la giurisprudenza, le materie umanistiche e la biologia...
Non c'è nulla di sorprendente in questo...
... In media l’autostima degli uomini è più connessa allo status, alla retribuzione e alla ricchezza... Non sorprende quindi che gli uomini affermino di lavorare più volentieri... In media essi sono anche più pronti ad affrontare disagi e pericoli fisici, e quindi è più facile trovarli in lavori disagevoli e sporchi ma relativamente lucrosi... Mentre le donne, in media, scelgono più facilmente impieghi amministrativi in cui guadagnano meno ma lavorano in uffici con l’aria condizionata... Tra i medici gli uomini tendono di più a specializzarsi e aprire studi privati; le donne a fare i medici generici a stipendio in ospedali e cliniche... In media, le madri sono più attaccate ai figli dei padri...
Figli e lavoro: Come si esprime Susan Estrich: “Aspettare che il rapporto fra genere e cura genitoriale si spezzi è come aspettare Godot”...
... Perciò, anche se il lavoro e i figli sono importanti per entrambi i sessi, il peso diverso che essi hanno per l’uno e per l’altro può avere come risultato che siano più spesso le donne che gli uomini a scegliere, in cambio di retribuzioni minori... un recente studio di dati del National Longitudinal Survey of Youth rileva che le donne senza figli tra i ventisette e i trentatré anni guadagnano 98 centesimi per ogni dollaro guadagnato dagli uomini.... In un mercato spietato, un’azienda tanto stupida da lasciarsi sfuggire donne qualificate o retribuire generosamente uomini non qualificati verrebbe fatta fuori da un concorrente più meritocratico...
Chi sono le vittime delle quote?: le migliori.
Quelle che vengono ingiustamente sospettate di essere lì per l'aiutino ricevuto...
... Nel ragionare sull’equità nel mondo del lavoro si deve pensare alle persone come individui isolati...
Il femminismo contemporaneo è progressista? Probabilmente no...
... Non è per forza progressista pretendere che un pari numero di uomini e donne lavorino ottanta ore alla settimana in un grande studio legale o lascino ogni volta la famiglia per mesi e mesi andando a zigzagare fra tubi d’acciaio su una gelida piattaforma petrolifera. Ed è grottesco chiedere (come hanno fatto certe fautrici della parità fra i sessi sulle pagine di «Science») che un maggior numero di giovani donne vengano «condizionate a scegliere ingegneria», quasi che fossero topi di Skinner in gabbia... Linda Gottfredson osserva che «insistere nel far leva sulla parità fra i generi come misura di giustizia sociale significa dover tenere molti uomini e molte donne lontani dai lavori che a loro piacciono...