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giovedì 3 marzo 2011

Lo "scazzo" illuminante

Un drago rapisce la figlia del Re. Questi chiede aiuto e si presenta il figlio di un contadino che parte alla ricerca della bella. Per la strada incontra una vecchia che decide di fargli custodire un branco di cavalli selvaggi. Egli ci riesce e la vecchia gli regala uno degli animali che si rivela magico; il cavallo lo conduce in volo sull' isola dove si trova la principessa. L' eroe uccide il drago, fa ritorno alla corte e riceve in compenso dal Re la mano della Principessa.

Succede una disgrazia; viene chiesto aiuto all' eroe; egli parte alla ricerca; per la strada incontra chi, dopo averlo sottoposto ad una prova, lo ricompensa con un dono magico; grazie al dono l' eroe puo' compiere la sua missione e riscuotere la sua ricompensa.

La parte azzurra si chiama Intreccio, la parte verde si chiama Struttura.

In questo libro, Vladimir Propp individua le strutture attorno alle quali si costituiscono i vari intrecci delle fiabe (favole di magia).

Sono 31.

Bene.

Un libro ormai storico, ma anche noioso, come gran parte del catalogo di saggistica dell' Einaudi.

Fortunatamente, in appendice, a ravvivare il grigiore del tomo, c' è lo "scazzo" sanguigno con Claude Lévi Strauss.

Nella sua recensione, dopo una mezza paginata di complimenti, CLS comincia con le legnate. Ogni tanto tira il fiato buttando lì altri complimenti che possano fungere da prologo ideale all' impietoso sprezzamento che seguirà.

Devo qui dire che CLS è il classico intellettuale francese che fa dell' oscurità un punto d' onore. A fare le spese dello sforzo profuso dal Gigante per non farsi capire, furono i suoi epigoni conterranei. Lo stile involuto dei Deridda e dei Deleuze è passato a proverbio. Personalmente, dopo una prima infatuazione, ho poi maturato una resipiscenza grazie alla quale intuivo la presenza di vermi nel prodotto, per quanto la confezione stilosa lo rendesse raccomandabile e l' effetto delle "parole (difficili) in libertà" scatenasse le ambizioni intellettualoidi che tutti noi abbiamo, chi più, chi meno.

Ad ogni modo, nella replica, provvidenzialmente richiesta dall' editore all' autore, il sangue russo di Propp ribolle e allora sono scintille.

La discussione al calor bianco esenta dal gergo e costringe a parlar chiaro, cosicchè anche noi profani, finalmente, abbiamo la speranza di capirci qualcosa.

CLS accusa VP di "formaslismo".

Che a quei tempi era come ricevere la scomunica e l' espulsione da tutte le Università del regno.

Dimenticavo solo di dire che l' Ortodossia non era il "contenutismo", come uno potrebbe aspettarsi l' ingenuo che vive nel passato, bensì lo "strutturalismo".

Ma cosa differenzia "formalismo" e "strutturalismo"? Il primo concepisce ancora una distinzione tra "forma" e "contenuto", il secondo l' ha abolita.

"Il drago rapisce la principessa" è tradotto nell' elemento strutturale "succede una disgrazia" in modo da espellere i "soggetti" e concentrarsi sulle "azioni". La ragionevole intuizione è quella di pensare che le "azioni" siano costanti mentre i "soggetti" varino. Ma per l' integralista CLS cio' non basta, lui vuole ridurre tutto a struttura, anche i nomi propri!... Anche "drago" in fondo è una struttura che deve essere rintracciata, magari risalendo allo studio etnografico del popolo presso cui circola quella fiaba.

Insomma, per il riduzionista CLS tutto è struttura, persino i nomi propri. In effetti, a rigor di logica, secondo la "teoria descrittiva", ogni significato puo' essere ridotto ad una descrizione, ad una "storia" se vogliamo, e quindi ad una struttura.

Il fatto è che una teoria semantica del genere s' impianta proprio sui nomi propri. Lo ha spiegato in lungo e in largo quel guastafeste di Saul Kripke recuperando così il concetto di essenza. Un vero aglio per il relativismo ad oltranza.

CLS è il classico rappresentare del nichilismo novecentesco, quello contro cui, con un certo ritardo, tuona la Chiesa Cattolica di tanto in tanto. Per lui tutto è riducibile a struttura, quindi favole, miti, religioni, sono un po' tutte la stessa cosa. Anche le storie dei popoli, essendo riducibili ad una schemino, sono tutte sostanzialmente simili: non esiste uno schemino "superiore" agli altri. C' è chi va sulla luna, c' è chi mangia il prossimo e chi invece lo aiuta creando società più ricche. Tutti, fondalmente, "schemini" sociali.

VP non sembra aver molto tempo da perdere con la filosofia e allora manda "a cagare" CLS dicendogli di scendere dal pero e di smetterla di ricamare in cielo facendo "astrazioni di astrazioni". Lui - VP - deve domare quella bestia indomita che sono le raccolte favolistiche Afanasev e le 31 strutture escogitate ci riescono benissimo. Anzichè ringraziare ecco poi che si ritrova di fronte questo professorino che fa le pulci alle pulci: che si provi piuttosto a rintracciare una fiaba che non stia in nella gabbia da lui approntata. Che si sporchi un po' più le mani con i "materiali". Rimboccarsi le maniche è il modo migliore per dissolvere le ubbie che fanno elucubrare in quel modo il francese.

Detto questo, lo studioso russo si guarda bene dal "mandare a cagare" lo Strutturalismo insieme a CLS. Chiede anzi di iscriversi alla setta mostrando le credenziali ed emendando alcune ambiguità. Ma è normale che fosse così, era quella la Religione consolidata dell' intellettuale nichilista novecentesco, e il totem allora non tollerava offese.

Vladimir Propp - Morfologia della fiaba

venerdì 13 agosto 2010

"Voi"

Relativista = Pacifista? Calma...

Secondo l' antropologia culturalista, non solo le norme variano da società a società ma tutte le norme, regole, credenze sono il prodotto della cultura dalla quale emergono; non vi è nulla di buono, vero e giusto in sè. Clifford Geertz, per esempio, sostiene che ci sono solo "verità culturali". Questa concezione è rinforzata dalla sensibilità "relativista" della cultura contemporanea. Ma non si creda che questo genere di relativismo diffuso ci ponga al riparo dai conflitti. Samuel Huntigton, forse il maggior rappresentante insieme a Levy Strauss di questo stile d' approccio allo studio dell' uomo, identifica nelle differenze culturali il germe di una inevitabile conflittualità. Il relativismo culturale (= i giudizi umani sono plasmati dall' ambiente culturale in cui il singolo cresce) ha ispirato e legittimato molte argomentazioni che hanno poi invaso le scienze umane come ad esempio quella secondo la quale "voi di destra" (o "voi di sinistra"), o "voi che provenite da quel posto", o "voi che avete quell' estrazione sociale", ecc. dunque "voi" non potete che avere in mente idee false e pericolose. Con il relativismo la domanda si sposta dal "che cosa" al "chi", la discussione spesso cessa per lasciare il posto al monologo. La rottura con l' ipotesi della razionalità umana viene definitivamente consumata..."

Raymond Boudon - Perchè gli intellettuali non amano il liberalismo - Rubettino

martedì 5 gennaio 2010

Tristi Tropici

Non mi piace leggere di avventure, mi viene subito in bocca un retrogusto artificioso. Dietro ogni avventura percepisco sempre la presenza di qualcuno che la "pompa".

Ma leggendo Tristi Tropici le cose cambiano. Levi-Strauss è un gigante della cultura, forse il più grande antropologo del secolo passato. Da lui ci aspettiamo "teorizzazioni" - che non mancano -, non avventure.

Ma quando s' intraprendono viaggi tanto impervi (Mato Grosso) è giocoforza imbattersi in situazioni singolari e anche il cervellotico scienziato deve rompere la sua concentrazione, abbandonare le sue strutture per stupire, tremare, scappare, sudare, gridare, sospirare...

L' avventura inattesa, l' avventura di sguincio, l' avventura ineludibile è l' unica che leggo con partecipazione.

Il libro è zeppo di questo prezioso tesoro.