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giovedì 3 ottobre 2019

RIP NC

RIP
La tesi centrale dell'antropologo Napoleon Chagnon – morto ieri - é sempre stata piuttosto sgradevole: la violenza paga. Nella storia dell'uomo ha sempre pagato e chi ne ha fatto ricorso è regolarmente sopravvissuto ai danni dei "pacifici". Sesso, violenza ed egoismo sono i nostri principali motivatori e nelle tribù amazzoniche primitive la cosa è di un'evidenza plastica.
Non sorprende che fosse poco amato, sia dai colleghi - l'antropologia è una disciplina altamente politicizzata - sia dai Salesiani, suoi vicini di casa negli esperimenti sul campo in Amazzonia.
Ma ecco che a un certo punto si presenta l'occasione di accusarlo seriamente e poterlo finalmente escludere, ci sono infatti elementi per supporre che, somministrando vaccini controindicati e scaduti, avesse indotto presso la tribù degli Yanomamö un' epidemia letale di morbillo con lo scopo di inasprire i conflitti tra i vari gruppi. Ma è questa un’ accusa fondata oppure solo una vendetta trasversale di natura ideologica? Siamo di fronte a uno scandalo professionale o ad una versione riveduta e corretta dei tribunali del popolo nell’era del politically correct?
La cronaca dettagliata di questo articolo fa luce su molte cose ma soprattutto ci insegna che la lega tra religiosi un po' disorientati e fanatici dei diritti umani, sotto l'alta egida delle buone intenzioni, può realizzare ancora oggi nel XXI secolo una sorta di persecuzione ai danni della scienza.

sabato 20 aprile 2019

TI RACCONTO DA DOVE VIENI

TI RACCONTO DA DOVE VIENI
Ti stai forse chiedendo come viveva l’uomo primitivo?
La tua curiosità è lecita perché lì stanno le tue origini. Fortunatamente non è neanche troppo difficile da soddisfare: basta soggiornare presso quei popoli che ancora oggi vivono in quella condizione senza nessun contatto con la civiltà. Napoleon Chagnon lo ha fatto passando diversi mesi presso gli Yanomamö (foresta al confine tra Brasile e Venezuela). Il suo racconto ci disturba ma vale la pena ascoltarlo per capire la nostra natura più profonda.
L’uomo primitiva è sicuro di sé, piuttosto arrogante, sorprendentemente indifferente al mondo che va oltre la sua cerchia. La curiosità non è certo una sua virtù. Tu ti presenti al villaggio con motoscafi e torce elettriche, tutte cose che non ha mai visto e che gli farebbero immensamente comodo. Eppure lui non è sorpreso e non dà segno della minima ammirazione. Magari le desidera, le pretende, ma non ti dà alcun credito per il fatto che sei tu a detenerle. Capisci immediatamente quando sei al cospetto di un vero “selvaggio”. Lo distingui al volo da quelli che bazzicano le missioni: i primi hanno una specie di fierezza nello sguardo, un aspetto altezzoso. Sono cattivi e infidi. Quando sei in mezzo a loro, ti circondano incuriositi (tu ai loro occhi sei un essere subumano), ognuno chiedendo con grandi schiamazzi di essere ascoltato, e, se non rispondi prontamente, presumono che tu non senta e urlano ancora più forte. Se non ti capiscono la colpa è tua. Il primitivo è falso e racconta palle a raffica. Se penso alle cazzate sparate da antropologi che, accontentandosi di brevi presenze presso il suo villaggio, si sono bevuti di tutto... Il primitivo è un burlone, sempre intento a ordire dispetti puerili: si diverte, per esempio, a farti dire cose che offendono gli altri. Tra i primitivi il colpevole è l’ “ambasciatore”: ad esempio, se Kumamawä volesse dire a Wakupatawä che è veramente brutto, Kumamawä direbbe a me: "dì a Wakupatawä, 'Wa waridiwa no modahawa!' ('sei davvero brutto!')" Io, ovviamente , senza nessuna idea di quanto faccio mi limito a ripetere innocentemente quello che Kumamawä mi ha chiesto di riferire a Wakupatawä. Ecco, Kumamawä, anche se consapevole di come sono andate le cose, invece di prendersela con Wakupatawä, si arrabbierà nei miei confronti con grande spasso del mio emissario! Il loro criterio di bellezza femminile risiede essenzialmente nella quantità di peli pubici. Lo humor si fonda quasi sempre su volgarissimi doppi sensi a sfondo sessuale. Gli uomini hanno più mogli, le donne possono anche avere più compagni, finché questi non trovano una loro sistemazione migliore. Tra adulti è tassativamente proibito pronunciare i rispettivi nomi (tabù del nome). Sapere il nome di qualcuno e pronunciarlo dà una specie di potere su di lui. Ma puoi dire “la mamma di Nakabaimi”, i nomi dei bambini sono leciti (a meno che non siano malati). Oppure puoi usare uno dei tanti soprannomi denigratori. Lo straniero è sempre visto con sospetto e osteggiato. Il razzismo dei selvaggi è parossistico, bastano infime differenze per scatenare terribili invidia, crudeli esclusioni e disprezzi schifati. La parentela, ovvero il sangue, è al centro di tutto, quando vieni accettato dal gruppo diventi un parente "finzionale" e ti chiamano “fratello”. Ci si sposa solo tra cugini. Il primitivo è egalitarista a oltranza: uno vale uno e nessuno deve svettate, se qualcuno ci prova la sua testa cade presto e viene impalata davanti alla sua capanna. Solo la parentela ti eleva: il capo del villaggio è quello con più figli e cugini. I maschi sono ossessionati dal prestigio, l'onore è causa di duelli mortali. Occhio agli adolescenti, si arrabbiano rapidamente e si dimostrano aggressivi se qualcuno usa il loro nome ad alta voce (obbiettare all'uso pubblico del proprio nome è una sorta di esibizione di coscienza del proprio stato). I primitivi sono sessisti all'inverosimile e lo status delle sue donne risulta piuttosto infimo. Nelle sue conversazioni gli argomenti che ricorrono sono essenzialmente due: sesso e violenza. In un dialogo tipo c'è Tizio che dice a Caio di come si sia scopato X dopo aver spaccato la faccia a Y. Il primitivo ha sempre in testa la vendetta. Ogni famiglia che si rispetti è impegnata almeno in una faida che comporta raid settimanali nei villaggi finiti (minimo due morti)...
Eccetera.