Visualizzazione post con etichetta democrazia populismo elitismo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta democrazia populismo elitismo. Mostra tutti i post

venerdì 28 febbraio 2020

CORONAVIRUS ED ELITE

CORONAVIRUS ED ELITE
Le epidemie sono una buona occasione per capire chi è élite e chi popolo. Tutti sanno infatti che in casi del genere il panico è sempre in agguato e diventa decisivo saper COMUNICARE.
Ma cosa significa "saper comunicare"? Fondamentalmente saper dir balle restando autorevoli. Ho esagerato? Allora diciamo che occorre saper dosare un bel po' di reticenza strategica. Ma io andrei anche oltre: diciamo che bisogna saper essere reticenti guadagnandosi il rispetto degli altri indipendentemente dal fatto che sappiano o meno della nostra reticenza.
Elite è chi sa comunicare. Sa tutto ma parla in modo reticente continuando ad essere rispettato anche da chi sa bene che non la conta giusta. Lo fa per il nostro bene! Quel rispetto ce lo si guadagna con l'autorevolezza.
Il popolo si divide in due: 1) chi non sa e 2) chi sa.
La seconda categoria si puo' a sua volta a dividere in due: 2a) chi sa restando reticente pur non essendo autorevole e 2b) chi sa e dice.
Da notare che gli scienziati, rientrando nella categoria 2b sono "popolo". In effetti, l'élite in senso stretto è sempre politica (è la politica che guida). C'è anche da dire che a molti scienziati viene chiesto di fare politica se interpellati. Loro stessi sentono questo dovere.
In 2b ricadono anche molti narcisi social che si divertono ad urlare certe "dure verità" che non potrebbero mai pronunciare se fossero élite. Forse dietro questa loro crudele chiarezza c'è anche un po' di frustrazione. E' gente che urla ancora più forte degli ignoranti ricompresi nella categoria 1.
I più umili sono quelli della categoria 2a: sanno ma accettano di essere scambiati per ignoranti, sebbene questo loro sacrificio produca solo piccoli benefici. Sono "gli uomini di una volta", i "gentiluomini di vecchio stampo". Una razza in via di estinzione.

giovedì 13 febbraio 2020

CHI E' ELITE?

CHI E' ELITE?

Sento dire, per esempio in questo articolo: "viviamo la crisi delle élites ma bisogna distinguere, non tutte le élites sono in crisi, Cristiano Ronaldo, per esempio, è élites ma non è in crisi, nessuno contesta il suo talento e tutti lo adorano, anche nel famigerato XXI secolo".

Ma Ronaldo è solo un mostro, un numero uno. Non direi che è élite, almeno nel senso in cui la intendo io.

Per rientrare nell'élites devi avere la rispettabilità per essere creduto anche quando spari balle e tutti lo sanno. Ronaldo non "spara balle", dimostra in campo tutte le Domeniche di essere il migliore, nel suo modo di agire la trasparenza è massima. Ronaldo opera con la verità, le èlites con i segreti. Mi spiego meglio con il solito esempio.

Supponiamo che siate al cinema e scoppi un incendio. Vi trovate di fronte a questa situazione: 1) se tutti corrono la probabilità di salvarsi è scarsa, 2) se siete i primi a correre la salvezza è certa, 3) se nessuno corre la probabilità di salvarsi è buona.Tutti gli spettatori in pericolo sanno bene o male che la condizione in cui si trovano è questa.

Cosa occorre per risolvere al meglio una situazione del genere? Serve un'élite. Ovvero un membro dell'élite che dica con voce stentorea e autorevole: "non spingete, tutto andrà bene, non c'è pericolo".

Io, spettatore in pericolo, ascolto questa voce e mi uniformo, faccio finta di crederle anche se so bene che il suo ottimismo è esagerato. Non sono stupido, agisco così perchè so che parla un membro dell'élite, ovvero qualcuno a cui anche gli altri credono. Se tutti "facciamo finta di credergli" le cose andranno bene veramente, anche se le cose non stanno affatto come dice lui, anche se il suo "non c'è pericolo" è meramente retorico.

Cos'ha in comune il tizio del cinema con Ronaldo? Quasi nulla. Ronaldo è talentuoso, potente ma non necessariamente "autorevole" nel momento in cui parla.

Quando i nostri genitori ascoltavano il Presidente della Repubblica nel discorso di fine anno o il Papa dal Balcone di Piazza San Pietro, si mettevano sull'attenti pur sapendo quanto quei messaggi fossero gonfiati da una retorica strabordante. Ascoltavano l'élite e in loro c'era come una vocina che diceva: "rispetta quel che dicono, se ti uniformi tutto andrà bene, non devi per forza capire, ma tutto andrà bene, fidati". Oggi noi percepiamo i medesimi messaggi ma, diversamente dai nostri genitori, non ci mettiamo sull'attenti, soffochiamo quella vocina e non vediamo l'ora di correre sui social tutti contenti di sputtanare l'élite di turno.

La valanga di informazioni disponibili e il conseguente tramonto dell'esoterismo travolgono le povere élite. E Ronaldo, in tutto questo, non c'entra niente. Il web spinge pubblico ed élite verso una sorta di insopportabile vicinanza: la reazione del pubblico è rabbiosa (si aspettava forse talenti ronaldeschi), e la reazione dell'ex élite impaurita ed offesa è quella di rifugiarsi in cima alla torre d'avorio, il più lontano possibile dal volgo. Così facendono marcano le distanze - che nessuno nega - ma perdono per sempre la loro aura e la loro credibilità.

https://www.panorama.it/news/economia/jacques-attali-elite-politiche-malate

mercoledì 13 novembre 2019

CHI E' ELITE?

CHI E' ELITE?
Più facile dire chi non è élite. La discendenza di sangue non ti autorizza ad accedere. Nemmeno le classe dominante in senso marxista - così zeppa di outsider - ha niente a che fare con lei.
Per farne parte devi essere rispettato, anche da chi ti insulta.
L'élite immagina se stessa come la vincitrice di una competizione meritocratica, pensa di essersi guadagnata sul campo quel che ha.
La politica, i media e, in minor misura, il business forniscono alla società la sua crema, si tratta di persone che fanno del prestigio il cardine della loro esistenza, anche perché senza quello non resta molto (lo vedi bene nella decadenza di certe star televisive).
Le sorti di queste persone dipendono dai titoli e dagli accreditamenti. Vengo accreditato, dunque sono. Parlano ma non ascoltano (i non accreditati). Oggi più di ieri un marchio distintivo è l'istruzione superiore, la cultura raffinata. Hanno canali privilegiati e si presentano sempre "ben informati", non per nulla una delle battaglie in cui più si impegna è quella contro le fake news.
Vedono la democrazia come una Repubblica platonica in cui fama e potere vanno di pari passo con virtù e intelligenza. Loro ne sono i guardiani, gli esperti, quelli che colgono la complessità in tutte le sue sfumature.
La democrazia è il peggiore dei governi, tranne tutti gli altri. Ma se la democrazia boccia i suoi candidati in favore di Trump, Johnson e Salvini, allora deve sottoporsi a "profonde riforme".
L'élite non dibatte mai con il popolo. Se pensa al popolo lo fa per stigmatizzarne la stupidità e l' ignoranza. Altre questioni care all'élite: la diseguaglianza sociale, la devastazione ambientale e il pregiudizio razziale. Spesso esalta il dubbio ma chi dubita su questi temi è "negazionista".
Sto forse descrivendo l'élite insultandola. Risponderò con una domanda: se dico che i gilet gialli bruciano le banche e saccheggiano le strade, oppure che i contestatori cileni mettono a ferro e fuoco le metropolitane, sto forse insultando il popolo? Non saprei dire, di certo nessun appartenente al popolo si offende.
È impossibile esagerare il fastidio e la paura sperimentata oggi dall'élite. La velocità digitale la stordisce, è l'esatto contrario del suo ideale di lentezza pacata e riflessiva, non per niente ultimamente si è così innamorata della bicicletta. Parigi - una città praticamente perfetta - è stata distrutta dalle piste ciclabili più che dalle rivolte dei gilet gialli. Naturalmente solo il popolo sarà condannato a pedalare nel traffico. Sì perché lìélite, dimenticavo questo dettaglio importante, abita in centro. La riconosci dal CAP.
Ah, un ultima cosa. C'è chi potrebbe obbiettare dicendo di ritrovarsi nei contenuti descritti senza far parte di nessuna élite. Ma la cosa non deve sorprendere, l'élite è costantemente inseguita da gente che "vuol farsi vedere" vicino a lei.
Informazioni su questo sito web
THEFIFTHWAVE.WORDPRESS.COM
“So, who’s an elite?” “Am I an elite?” “Are you an elite?” “Isn’t Trump an elite?” “Don’t you just call ‘elite’ anyone you don’t like?” Fair questions all, which I am I often asked. If I write …

mercoledì 24 luglio 2019

COME INTERPRETARE LA STAGIONE POPULISTA?

COME INTERPRETARE LA STAGIONE POPULISTA?

Ecco le due posizioni in campo. Schierati!

1) I populisti vincono le elezioni ingannando il pubblico con idee demagogiche.

2) Politici populisti cavalcano, a volte a disagio, le energie cinetiche selvagge che emergono da un popolo ribelle.

Nel primo caso il populismo è una frode, nel secondo è solo l'emergere di una democrazia finora silenziata.

LE ELITES

LE ELITES

Al giorno d’oggi hanno un solo problema: "come riguadagnare la fiducia". Si tratta di persone di buona volontà, più intelligenti della media e iper-istruite. Desiderano sinceramente aiutare gli svantaggiati e salvare la terra. Le parole "scienza" e "ragione" compaiono perpetuamente sulle loro labbra, come se ne avessero una sorta di diritto d'autore, il che puo’ anche essere. Al momento sono un po’ frastornate, un po’ ottuse, sempre sulla difensiva, anche se le loro intenzioni sono le più pure del mondo. Quindi, perché mai non ispirano più fiducia? Gestiscono le istituzioni che sono al centro della nostra società, ma guardano al mondo come da una fortezza, dove ogni rumore proveniente dall'esterno viene interpretato come rischio e minaccia. Non sono d'accordo tra loro sulle minuzie, per il resto si muovono con pensieri e parole come una squadriglia del nuoto sincronizzato. Sono seri ma dalla mentalità un po’ ristretta. La loro tipica denuncia consiste nell’accusare il pubblico di essersi nascosto in una bolla informativa, mentre l’impressione è che i primi abitanti delle bolle siano proprio loro.
https://thefifthwave.wordpress.com/2019/07/23/notes-from-a-nameless-conference/

giovedì 2 maggio 2019

POPULISMO 2.0 = SINDROME DELL’AEREO + SINDROME DEL SOLE

POPULISMO 2.0 = SINDROME DELL’AEREO + SINDROME DEL SOLE

Avete presente quei tali che hanno paura di viaggiare in aereo? Non c’è motivo di aver paura, l’aereo è il mezzo di trasporto più sicuro, lo sanno anche loro. E allora perché?

Lo psicologo ci spiega che entrano in ansia perché non si sentono “IN CONTROLLO” della situazione.

Ecco, oggi viviamo in un mondo talmente complesso che molti di noi non si sentono “in controllo” della loro vita (ed entrano in ansia).

***

Avete presente il bambino a cui dovete spiegare il tramonto del sole all’orizzonte? Ebbene, se gli dite che “il sole VUOLE scendere sotto l’orizzonte” lui accetterà senza problemi il vostro resoconto.

Lo psicologo ci dice che siamo predisposti ad accogliere più favorevolmente quelle spiegazioni in cui cio’ che succede viene imputato a un agente che intende fare qualcosa.

***

L’ansia di chi non si sente “in controllo”, unita alla predisposizione a vedere le cose in termini di volontà occulte, genera il populismo 2.0: io non capisco quel che mi succede ma da qualche parte c’è qualcuno che capisce e mi manipola.

In parte è vero che esistano delle élite più competenti del popolino ma in gran parte questo è un mito infantile.

Il mercato, come il GPS (ovvero la tecnologia), richiedono abbandono e affidamento. Sono un po' come la Provvidenza. Ma, diversamente dalla vecchia Provvidenza, non dispongono di paramenti sacri appropriati, da qui il rifiuto populista.

martedì 12 febbraio 2019

COME DISINNESCARE IL POPULISMO

COME DISINNESCARE IL POPULISMO

In genere il populismo è auto-distruttivo, ci pensano le sue sciagurate politiche a fare il lavoro sporco: protezionismo, assistenzialismo, indebitamento a oltranza, guerra al lavoro e ai capitali finanziari non possono che sfociare in isolamento e stagnazione. Ben presto il populista sarà costretto a scappare in elicottero dal tetto della Casa Rosada circondata dagli stessi forconi che un attimo prima inneggiavano a lui.

Per un paese i guai seri cominciano quando il populista ne imbrocca una e allunga così la sua permanenza al potere. Bisogna evitare che politiche del genere siano a sua disposizione. Ma quali sono?

Qui penso alla politica monetaria. Non vi sembra che quella della BCE sia eccessivamente restrittiva e i populisti potrebbero aver ragione?

Supponiamo che nei prossimi anni i populisti europei vadano al potere vincendo le prossime elezioni. In tal caso, ci sarà quasi certamente un cambiamento nel mandato della BCE nel senso di strategie più espansive. Una misura del genere – ne basterà l’annuncio - avrà probabilmente successo, una certa crescita si concretizzerà e nelle menti degli elettori questo tenderà a confermare che i tecnocrati erano in errore su tutto e che i populisti hanno ragione riguardo all’economia nel suo complesso. Ergo: l'élite europea sta giocando col fuoco insistendo su una moneta forte.

Nel 1933, un rilassamento nell'emissione di moneta rese relativamente facile a Hitler generare quella rapida crescita economica che lo stabilizzò al potere. Negli Stati Uniti, il paragone non sia irriverente, Franklin Delano Roosvelt diventò molto popolare durante la metà degli anni '30, anche se la maggior parte delle sue ricette erano decisamente distruttive. Nei suoi mandati si ebbe infatti l’accortezza di rilassare la moneta e questo compensò gli innumerevoli errori.

Conclusione: libero mercato e politica monetaria hanno un cattivo rapporto, su questo la storia è chiara, ma va aggiunto che si tratta di un rapporto asimmetrico: quando i guai derivano da un errore in eccesso (iperinflazione) le colpe vanno giustamente al sistema politico, quando invece si sbaglia per difetto (recessione) le colpe chissà perché vanno al sistema economico. Non so spiegarmelo ma è così, vediamo di tenerne conto.

venerdì 11 gennaio 2019

POPOLO ED ELITE

POPOLO ED ELITE

Regola generale della politica: in ogni popolazione esiste un 10% di individui che si schiera in modo autonomo, genuino, valutando il merito delle cose secondo le proprie competenze.
Il restante 90% (“popolo bue”) si schiera mosso da conformismo, desiderio di affiliazione o di identità. Mi riferisco all’insegnante di provincia sedotta dal civile e dotto eloquio televisivo dell’accademico prestato alla politica, come all’ultrà della curva empatico ai toni schietti del neo-leader ruspante.
Facciamo ora il caso in cui il 5% dei “genuini” si schieri su posizioni “élitarie” (PE) e l’altro 5% su posizioni “populiste” (PP). I conformisti si schierano poi al 45% su PE e al 45% su PP.
Conseguenza: il partito élitario è zeppo di “popolo bue”.

Il fatto che una grossa fetta di “popolo bue” abbia posizioni élitarie non sembra affatto contraddittorio. 

venerdì 28 dicembre 2018

LIBERTA’ E’ PARTECIPAZIONE

LIBERTA’ E’ PARTECIPAZIONE

Un tempo il popolo era passivo, votava per poi eclissarsi. Ogni tanto qualche mega manifestazione dei sindacati che cedeva presto il passo alla routine.
Oggi non è più così. Il “popolo” è diventato “pubblico” e in quanto tale interagisce con chi è in scena attraverso applausi, fischi, buu e commentini sarcastici di ogni tipo. Gli attori più scaltri si adeguano, gli altri prendono i pomodori in faccia e si tacciono.
Il “demagogo populista”, questo apparentemente abile imprenditore politico, attua una strategia molto meno sofisticata di quanto sembri: non travia il popolo, si limita a dargli quello che vuole e chiede. Altro che fake news.
In sintesi: il populismo non è che la democrazia partecipata. Non vi piace? Neanche a me… Odio la democrazia partecipata.

Occorre trovare al più presto escogitare un modo affinché la nostra democrazia possa continuare a dirsi “partecipata” senza più esserlo.

https://feedly.com/i/entry/Nkn6RK6HwBgWrvMj84SxHg63I5Wn8O87ZvoPCQT30Mw=_167e56e9a7d:3232993:3a104d3b

venerdì 21 settembre 2018

APOLOGIA DELL’UOMO COMUNE

APOLOGIA DELL’UOMO COMUNE
Ci sono rischi calcolabili e rischi non calcolabili: in un mondo di calcolatori ci dimentichiamo dei secondi e finiamo per sottostimarlo.
Taleb ci parla dei nostri bias cognitivi, un tema che andava forte tra il 2008 e il 2010 (poi abbiamo constatato la loro incorreggibilità e ci siamo disinteressati della cosa). Il suo libro in fondo si colloca sullo stesso scaffale dei vari Daniel Kahneman, Philip Tetlock e Nate Silver. Questi ultimi però sono élitisti (l’accuratezza dell’esperto fa meglio), l’eroe di Taleb è invece l’uomo comune: è lui che, disdegnando i modelli e affidandosi al buon senso, elude al meglio le trappole della mente.

domenica 9 settembre 2018

NON POPOLO MA SPETTATORI


A cercare il pelo nell’uovo, è vero, la dicotomia élite/popolo non descrive al meglio la condizione attuale. Più di “popolo”, allora, parlerei di “spettatori” (il great divide diventa spettatori/attori), e forse un critico cinematografico è in materia di “spettatori” più ferrato di un analista politico.
Gli spettatori, infatti, non sono il popolo.
Gli spettatori non sono la gente.
Gli spettatori non sono la massa.
Gli spettatori non sono la folla.
Gli spettatori sono dei privati con un interesse comune e un comune punto di riferimento (la scena). Non sono passivi e anche se non possono incidere nel merito creano comunque pressione diretta sugli attori in scena attraverso applausi o fischi ad ogni scambio di battute. C’è il pubblico dell’arte, dell’economia, della TV… e anche quello della politica. Il giorno dopo andiamo regolarmente a verificare sul giornale cosa è successo, ma anche l' audience e l' indice di gradimento. Anzi, più che sul giornale andiamo nel nostro angolino preferito del foyer.

mercoledì 5 settembre 2018

IL PROBLEMA NON SONO LE “FAKE NEWS”!

IL PROBLEMA NON SONO LE “FAKE NEWS”!
Il problema non sono le molte "notizie false" ma le molte "notizie vere" (non perché siano “vere” ma perché sono “molte”).
Le “fake news” sono sempre state con noi, la propaganda che distorce la realtà è sempre stata con noi, il media bias è un classico, la percezione distaccata dai fatti è un sempreverde. Alla fine uno crede quel che vuole credere, anzi, oggi, diversamente da ieri, se davvero vuole sapere come stiano le cose basta perda un minuto su Google.
No, il problema non sono le fake news, Il problema sono le "true news".
L' "eccesso di informazione", infatti, quello non è mai stato con noi, è una novità nella storia dell'uomo. L'inflazione informativa deprezza l'autorità, ci rende cinici e sprezzanti, tutto alla lunga ci delude, nulla è all'altezza delle nostre aspettative (come è normale che sia quando la trasparenza è totale): quando vedremo il nostro idolo al cesso ci cadranno le braccia e lo abbandoneremo, prima o poi chiunque si lascerà sfuggire qualcosa di deprecabile obbligandoci a mettere anche su di lui una croce sopra. Una croce oggi, una croce domani resteremo soli nella nostra bolla capricciosa a contestare e condannare l’universo mondo.

BLOOMBERG.COM
Too much information can lead to a cynical population that expects little from its leaders.



Too much information can lead to a cynical population that expects little from its leaders... As problematic as “fake news” is, and as dangerous as the label can be, maybe “true news” is equally corrosive...  The contemporary world is giving us more reality and more truth than we can comfortably handle ...
Le fake news sono con noi da sempre basta pensare alle guerre e in fondo Oggi se vuoi conoscere come stanno le cose ti Basta perdere un minuto su Google.
Tante notizie significa meno autorevolezza concesso alle Elite..
Si attende al varco e basta che non prevedono una crisi economica Ed eccola spernacchia te
Tutto ci delude come è normale che sia quando il tutto e trasparente e così ci fidiamo solo di noi stessi...
It’s hard to stay idealistic these days, as information indeed is the enemy of idealism....
Il populismo dei nostri giorni è tremendamente informato è tremendamente razionale rispetto al passato. L'informazione gli serve per screditare l'autorità e l'uso della ragione per piegare al proprio servizio i fatti attraverso un'interpretazione ad hoc
https://www.bloomberg.com/view/articles/2018-09-05/how-real-news-is-worse-than-fake-news?utm_source=twitter&cmpid=socialflow-twitter-business&utm_medium=social&utm_campaign=socialflow-organic&utm_content=business