Il matrimonio rende: taglia i costi e aumenta le entrate.
E’ da sempre – insieme all’etica del lavoro duro – l’arma segreta dei poveri, quella con cui mantengono il contatto con l’élite.
Il taglio delle spese si deve al fatto che molti beni hanno un consumo non rivale: la casa, l’auto, la connessione internet, i libri, il cibo… Una volta che ci si separa occorre raddoppiare la spesa.
Questi vantaggi si catturano anche coabitando ma una relazione del genere è precaria e disincentiva gli investimenti seri.
Ma perché se il matrimonio è tanto conveniente sono proprio i meno abbienti a divorziare?
Forse perché sono più impulsivi, più irrazionali, fanno tanti errori. D’altronde sono poveri anche per quello.
Il matrimonio ti motiva, ti induce alla meditazione e ti spinge a dare di più.
Una medicina del genere è particolarmente preziosa per chi è impulsivo e beneficia di un minor autocontrollo, ovvero il povero.
Il declino dei matrimoni tra i poveri puo’ essere visto come un fallimento dell’economia neoclassica, quella dell’ homo oeconomicus.
C’è chi sostiene che lo stress da povertà induca all’errore ma è più probabile il contrario: se coltivi i giusti valori – tra cui quello famigliare – scegli bene, altrimenti fai una brutta fine.
La deregulation etica e il paternalismo welfarista potrebbero essere all’origine della sciagurata scelta dei poveri per una vita da single (ovvero una vita fatta di lussi).
Ma perché le persone sposate fanno più soldi?
1. Sono più in gamba.
2. Sono più motivati (lavorano di più).
3. Sono più credibili: il datore di lavoro si fida di più di chi si è dimostrato in grado di prendere impegni a lunga scadenza.
Congettura: 50-40-10.