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mercoledì 1 febbraio 2023

 Come cambia idea la Chiesa?


Cambiando il senso delle parole.

Il problema esiste: la Chiesa, perlopiù, non puo' contraddirsi o fare "marcia indietro" sui molti pareri espressi, come puo' quindi cambiare idea? Cambiare idea su una questione, in fondo, implica contraddirsi.

Immagina che la Chiesa bolli come usura il prestito a interesse, salvo poi constatare nel tempo che si tratta di una pratica fondamentale per lo sviluppo economico di un sistema. Potrebbe introdurre una distinzione tra il termine interesse e usura aggiungendo che solo il secondo schiaccia il debitore riducendolo a un livello di dipendenza. Questa distinzione, prima non applicata, è stata resa disponibile da un contesto mutato nel quale è sorto un sistema bancario concorrenziale.

Immagina che la Chiesa, coltivando una certa idea di famiglia, ritenga che la donna debba stare sottomessa al marito. Quando in contesti differenti gli schemi familiari mutano mutando la sensibilità sociale potrebbe dire, come fa Costanza Miriano, che "stare sottomessi", in realtà, significa essere chiamati a fornire un fondamento unitario alla famiglia. Sottomissione come ipostatizzazione.

Il contesto, in effetti, cambia il significato delle parole e giocando con questi cambiamenti anche un soggetto "rigido" come la Chiesa puo' aggiornare le sue posizioni senza di fatto contraddirsi in modo plateale.

lunedì 10 settembre 2018

Come cambia idea la Chiesa Cattolica?

Come cambia idea la Chiesa Cattolica?

Puo’ farlo nella continuità oppure con unostrappo. Nel primo caso non si rinnegano i valori fondamentali espressi in passato, ci si limita a dire che, alla luce dell’esperienza accumulata, possono e devono essere perseguiti in modo differente. Nel secondo caso invece si ammettono implicitamente errori marchiani.
Facciamo il caso di un cambiamento nella continuità. Detto in modo semplice: in passato la Chiesa condannava i prestiti a interesse, oggi non più. Questo genere di cambiamento di opinioni è chiaramente nel solco della continuità. Anche in passato, infatti, la CC non ha mai considerato l’interesse sui prestiti come un male in sé, bensì come uno strumento maligno volto a schiavizzare il debitore. Successivamente, con l’introduzione della concorrenza nel settore bancario e con l’illuminazione fornita dalle nascenti scienze economiche,  si capì che impedire il prestito ad interesse arrecava più danni che benefici alla comunità. Ebbene, se il valore fondamentale da tutelare era la sopraffazione dell’uomo sull’uomo risulta chiaro a tutti che impedire il prestito a interesse in una società moderna non è di nessuna utilità, cosicché il divieto viene correttamente revocato.
Si potrebbero fare altri esempi. Mi viene in mente il cambio di atteggiamento sul ruolo della donna in famiglia: la sua sottomissione non era un valore in sé ma un mezzo per organizzare al meglio l’istituto familiare date le condizioni ambientali arcaiche. Oggi, con condizioni ambientali nettamente variate, è naturale che qualcosa debba cambiare. Mi viene in mente poi l’atteggiamento sprezzante della Chiesa verso la ricchezza (oggi a quanto pare sta tornando). In passato la cosa poteva avere un senso: in una società dove la ricchezza veniva trasferita alle élites grazie a strategie “estrattive” (rapina, privilegio, imperio…) la condanna aveva un senso; oggi che invece viene creata beneficiando l’intera comunità ne ha molto meno. Anche qui: il valore da tutelare è la dignità dell’essere umano (che non puo’ essere rapinato) non l’eguaglianza di per sé.
Facciamo ora il caso di un cambiamento con la tecnica dello strappo: ieri la pena di morte era consentita, oggi non più poiché “intrinsecamente immorale”; si ritiene che leda la dignità dell’essere umano. Ieri l’ottica era ben diversa: responsabilizzare il condannato in modo proporzionale alle sue colpe era un modo per onorare la sua dignità di uomo, non un modo per calpestarla: è il bambino semmai (o l’animale) che viene perdonato proprio perché privo di quella dignità che spetta solo alla “persona completa”.  In un caso del genere, a me sembra, si sta semplicemente cambiando opinione rispetto a ieri senza che nessun fatto concreto o nessuna scienza ci abbia illuminato in merito. Nel momento in cui definisco la pena di morte come “intrinsecamente immorale” non la sto più trattando come uno strumento che ieri funzionava e oggi, alla luce dei fatti e della scienza, non funziona più, ne sto facendo invece un “disvalore assoluto”.  I cambiamenti già apportati precedentemente da GPII in tema di pena di morte erano fatti nel solco della continuità: si attribuiva alla comunità un valore da tutelare e si riteneva che, alla luce dell’esperienza fatta e della condizione contemporanea, l’applicazione della pena di morte non contribuisse più in nessun modo alla tutela di questo valore, così stando le cose poteva e doveva essere accantonata e considerata immorale. In questo caso il valore (o disvalore) di fondo veniva tenuto fermo indirizzando il suo perseguimento verso soluzioni alternative. Un simile cambiamento salva l’atteggiamento passato mentre, al contrario, parlare di “immoralità intrinseca” implica una condanna. Il trucchetto è quello di dire che l’esperienza ci ha illuminato nel tempo. Ma l’esperienza puo’ illuminarci sul funzionamento di certi strumenti non sui valori (o disvalori) fondamentali. Qui sorge allora un problema: perché mai dovrei dar retta a chi si è già sbagliato in passato sui valori fondamentali? E se domani ci dicessero che la Madonna non è assunta in cielo? Che c’è stato un errore?

lunedì 20 novembre 2017

Come cambia idea la Chiesa?

Come cambia idea la Chiesa?

Poiché la chiesa intende essere (anche) un’istituzione razionale deve seguire un processo razionale per “cambiare idea”.
In questo senso ha da sempre elaborato un metodo per revisionare le sue dottrine. Come possiamo descriverlo? Mi limito ad elencare cinque caratteristiche.
Primo, il metodo di revisione delle dottrine non è una dottrina ma una teoria, in questo senso è sempre sottoposta al libero giudizio dei cattolici.
In altre parole: si puo’ essere buoni cattolici anche senza aderirvi.
Quando John Henry Newman (sempre sia lodato) propose la sua teoria molti eminenti cattolici si smarcarono. Lui stesso affermò che si puo’ filosofare oltre la rivelazione ma solo “in prima persona”.
Secondo, la revisione non cambia la dottrina precedente ma la aggiorna in base a nuovi fatti intervenuti.
Ergo: la chiesa dei primordi credeva le stesse identiche coseche crediamo noi oggi.
La dottrina cattolica è cambiata? No, risponde deciso il cattolico! Anche se il catechismo ci sembra molto diverso.
La dottrina cristiana è stata data una volta per tutte all’atto della rilevazione, anche se noi la stiamo capendo un po’ alla volta.
La rivelazione è come una spinta benefica che ci indirizza correttamente ad ogni crocicchio. Cio’ significa che la nostra traiettoria non è una linea retta ma cambia e cambierà di continuo. I crocicchi non finiscono mai…
La dottrina è oggettiva ma la ricezione è soggettiva. Uomini che vivono tempi diversi percepiscono la realtà in modo diverso, da cio’ deriva l’esigenza di risontonizzarsi.
Esempio: quando Pio IX introduce il dogma dell’Immacolata Concezione è sua premura avvertire che una simile verità ci è stata consegnata dalla Tradizione.
C.S. Lewis reputava mentalmente squilibrato chi ritenesse di dire qualcosa di nuovo in campo morale. Forse esagerava ma ci accorgiamo meglio cosa intendesse.
Terzo punto, se le cose stanno in questi termini la comunionenella chiesa è garantita: tutti dicono la stessa cosa.
Se il prodotto revisionato resta il medesimo non possono esserci dissidi di portata rilevante.
Se Tizio ha una credenza che viene revisionata da Caio, tra Caio e Tizio non puo’ intercorrere disprezzo poiché entrambi credono comunque alla medesima verità. Basta una chiarificazione dei termini per riportare tutto all’ordine.
Revisionare una dottrina non significa quindi rettificarla in modo da entrare in contraddizione con la versione precedente. Significa invece “ampliarla” in modo che ci parli anche della nostra realtà presente.
Esempio: la chiesa ha combattuto il prestito a interesse, non perché lo condannasse di per sé. Temeva la schiavizzazione del debitore. Non appena si è reso disponibile un sistema finanziario competitivo, la condanna è stata ritirata senza che cio’ costituisca una contraddizione nell’atteggiamento di fondo.
Esempio: le parole di San Paolo sulla soggezione della donna all’uomo sono oggi inaccettabili in senso letterale. Ma se noi andiamo oltre scopriamo che la chiesa con quelle parole afferma la differenza – anche psicologica – tra i sessi: una verità ancora oggi valida e fruttuosa. Per esempio, l’uomo è particolarmente a suo agio nella dimensione pubblica e politica (la dimensione delle leggi a cui assoggettarsi) mentre la donna predilige la dimensione intima relazionale.
Da queste considerazioni arriviamo al quarto punto: la revisione di una verità affermata in passato deve includere anziché contraddire.
Questo processo inclusivo dà luogo a cio’ che i cattolici chiamano mistero.
Esempio: il bene include anche il male, e questo genera il mistero del male.
Dio include anche la natura umana: e questo dà origine al mistero di Cristo (l’uomo-dio).
Un’unica natura puo’ includere tre persone, e questo dà origine al mistero trinitario.
Sostituire la contraddizione all’inclusione significa distruggere il “mistero” cristiano.
Quinto e ultimo: la revisione è “passiva”. Non interviene mai in assenza di eventi esteriori.
L’ortodossia, per esempio, emerge dalla presenza di eresie che la minacciano.
L’ortodossia è il vecchio ritoccato in seguito all’emergere di fatti nuovi. In assenza di tali fatti la “vecchia versione” sarebbe restata la migliore.
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