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lunedì 13 marzo 2017

la scienza è soggettiva

In passato, nel XIX secolo,  alcuni filosofi hanno considerato la scienza come sapere oggettivo. Si chiamavano positivisti.
Nel XX secolo c’è stato un ritorno di questa moda epistemologica sotto il nome di neopositivismo logico. Chi non ricorda il circolo di Vienna, Rudolf Carnap, Otto Neurath e naturalmente il loro ispiratore Ludwig Wittgenstein?
I neopositivisti si chiedevano: cosa possiamo conoscere?
La loro risposta: due cose possono essere conosciute (oggettivamente).
Primo, le verità della logica; secondo, le verità empiriche (materiali).
Le prime sono insite nella definizione dei termini, le seconde ricadono sotto i cinque sensi.
Espressioni come “Gesù è il figlio di Dio”, oppure “la sodomia è contro-natura”, oppure “torturare i bambini è sbagliato”, sono dogmi poiché non rientrano tra le verità che possiamo conoscere.
Oggi il neopositivsmo si presenta sotto altre vesti, appena più dimesse, ovvero come la dottrina che separa fatti e opinioni. L’oggettivo dal soggettivo.
Tuttavia, si tratta solo di un modo di presentarsi, la sostanza non cambia: la scienza e solo la scienza è sapere oggettivo.
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Ma questo modo di presentare le cose è vulnerabile alla luce di due punti  comunemente accettati: 1) tutta la conoscenza umana è probabilistica, 2) la probabilità è un concetto con un radicamento soggettivo.
Se le due verità di cui sopra convivono è evidente che la distinzione fatti/valori proposta dai neopositivisti salta in aria.
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Per quanto riguarda la prima verità rinvio al link messo a disposizione.
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Per quanto riguarda la seconda rinvio invece al lavoro di uno dei nostri massimi matematici, Bruno de Finetti, il matematico italiano che ha formulato la concezione soggettiva della probabilità.
Si tratta di una concezione che sottolinea l'impossibilità di accertare la sostanziale obbiettività della probabilità.
Perfino quando in una moneta attribuiamo all'evento “testa” la probabilità di  1/ 2 lo facciamo solo perché, verosimilmente, la riteniamo sufficientemente equilibrata. Ma questo giudizio è a sua volta di natura probabilista.
Il fatto è che la probabilità dipende dalla nostra conoscenza a-priori ma andando sufficientemente indietro (a priori) si giunge immancabilmente al soggetto, alla sua esperienza pregressa, alle sue sensazioni interiori. Ogni probabilità è fondata sul soggetto.
Ci sono alcuni eventi dove la natura soggettiva della probabilità è particolarmente chiara: si tratta degli “eventi unici”. Qui, in assenza completa di frequenze, è ovvio che il fattore personale predomini.
Pensiamo alla gestione di un’impresa: come puo’ sapere l’imprenditore se un prodotto lanciato sul mercato avrà successo? La dimensione soggettiva della risposta qui è importante.
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La dimensione soggettiva delle probabilità è chiara nel campo delle scommesse. Qui, l’unico strumento corretto per stabilire le probabilità di un evento sono le quote degli allibratori.
In altri termini, la probabilità di un evento in tali casi non può che essere rappresentato dal rapporto fra il prezzo “C” che un individuo coerente ritiene giusto scommettere e la somma “S” che ha diritto di avere in cambio qualora l’evento si verifichi, perdendo invece la somma se l’evento non si verifica. Formalmente: P( E) = C / S.
Per esempio: c’è la finale di Champions League fra Il Real Madrid e la Juve; chi vincerà? La comunità degli allibratori si mette al lavoro raccogliendo le scommesse e infine darà il suo verdetto sotto forma di quote. Nessuno dubita che tali quote, per quanto attendibili, abbiano comunque una base soggettiva.
Ma la scienza è essenzialmente “scommessa”.
vaccini fanno male? La comunità scientifica si mette al lavoro raccogliendo le scommesse e infine darà la sua risposta sotto forma di quote. Nessuno dovrebbe dubitare che tali quote, per quanto attendibili, abbiano comunque una base soggettiva. tanto è vero che si parla di “comunità” di soggetti.
Se uno legge il giornale tutto questo procedimento verrà sintetizzato in un titolo del tipo “Il Real vincerà la Coppa”, oppure “I vaccini non fanno male”. Questi titoli danno l’impressione di un sapere oggettivo che non esiste: in entrambi i casi il procedimento impiegato per produrlo è il medesimo. In entrambi i casi l’elemento soggettivo è presente e inestricabile da quello oggettivo. Con buona pace di positivisti e neopositivisti.
sco

domenica 5 marzo 2017

Definizione soggettivista della probabilità De Finetti

Definizione soggettivista della probabilità
De Finetti
Citation (APA): Finetti, D. (2016). Definizione soggettivista della probabilità [Kindle Android version]. Retrieved from Amazon.com

Parte introduttiva
Evidenzia (giallo) - Posizione 2
Definizione soggettivista della probabilità By De Finetti
Evidenzia (giallo) - Posizione 5
La concezione soggettivista sottolinea l'impossibilità di accertare la sostanziale obbiettività della probabilità.
Evidenzia (giallo) - Posizione 6
Perfino quando in una moneta attribuiamo all'evento testa la probabilità 1/ 2,
Nota - Posizione 7
...
Evidenzia (giallo) - Posizione 8
solo perché, verosimilmente, la riteniamo sufficientemente equilibrata,
Evidenzia (giallo) - Posizione 12
eventi unici.
Evidenzia (giallo) - Posizione 14
diventa preponderante il fattore personale.
Evidenzia (giallo) - Posizione 15
scommesse,
Evidenzia (giallo) - Posizione 15
tecniche di gestione aziendale.
Evidenzia (giallo) - Posizione 16
dovrà valutare la probabilità che venga acquistato,
Nota - Posizione 16
START UP CHE VUOLE LANCIARE UN ORODOTTO
Evidenzia (giallo) - Posizione 20
Un esempio
Evidenzia (giallo) - Posizione 20
rappresentato dalla scommessa
Evidenzia (giallo) - Posizione 21
L'unico strumento corretto sono le quote degli allibratori
Evidenzia (giallo) - Posizione 21
stabiliscono la QUOTA di ciascun evento.
Nota - Posizione 22
LAVORO DEGLI ALLIBRATORI
Evidenzia (giallo) - Posizione 22
La probabilità di un evento in tali casi non può che essere rappresentato dal rapporto fra il prezzo Cche un individuo coerente ritiene giusto scommettere e la somma S che ha diritto di avere in cambio se l’evento si verifica, perdendo invece la somma se l’evento non si verifica: P( E) = C / S
Nota - Posizione 25
X PROB EVENTO SU CUI SI SCOMMETTE
Evidenzia (giallo) - Posizione 25
C’è la finale di Champions League fra Il Real Madrid e il Manchester United; chi vincerà la famosa Coppa dei Campioni?
Nota - Posizione 26
x ESEMPIO
Evidenzia (giallo) - Posizione 31
Esempio: Alessio è disposto a scommettere 1 contro 20 sul fatto che nel pomeriggio arrivi finalmente l'idraulico a riparare il rubinetto che perde da una settimana: attribuisce cioè a tale evento una probabilità pari ad 1/ 21 (meno del 5%). È come se ci trovassimo ad effettuare un sorteggio da un'urna con 1 pallina rossa (evento positivo = arrivo dell'idraulico) e 20 palline nere (eventi negativi = assenza dell'idraulico).
Nota - Posizione 34
x ESEMPIO IDRAULICO
Evidenzia (giallo) - Posizione 38
questa è la definizione di probabilità a cui più spesso ricorriamo
Evidenzia (giallo) - Posizione 39
domani pioverà, "questa volta passerò l'esame", ecc.).

giovedì 5 maggio 2011

Le “buone ragioni” del Cardinale

C’ è un famoso libro di Bertrand Russell che ha convertito frotte di gente alla moda. Ma per entrare nell’ eletta schiera era necessario girare al largo dall’ arci-nemico di quel testo: John Henry Newman. Io, che non nutro questa ambizione, posso abbeverarmi compiaciuto alle parole del Cardinale:

… la ragione per cui Bertrand Russell, ad esempio, era ateo non era che egli avesse provato per via logica o stabilito con indagine scientifica che il cristianesimo fosse falso, ma piuttosto il fatto che il suo atteggiamento nei confronti della vita e del mondo indicava o imponeva che non ci fosse la necessità di postulare un Dio… per Russell chiedere quale significato ultimo abbia la vita, era in se stessa una domanda ingiustificata, se non priva di senso… ma, mentre l’ ateismo era un risultato naturale e ragionevole dei suoi personali presupposti e principi, la sua negazione della fede è altrettanto indimostrabile e percio’ irrazionale quanto la fede dei cristiani… Per Newman non era concepibile una rigida separazione tra uomo e pensatore… riguardo all’ esistenza di Dio, Newman preferisce personalizzare il problema sottolineando l’ unicità della coscienza… riteneva che il pensiero umano, diversamente dal linguaggio, fosse un’ attività preminentemente personale: io posso pensare solo i miei pensieri, non quelli di un’ altra persona… per lui la certezza, lungi dall’ essere una verità accettata passivamente, era un’ attività di riconoscimento attivo…

Ian Ker – L’ originalità filosofica di John Henry Newman – Jaca Book

Secondo Newman, la fede in Dio riposa su un ragionamento che non è né deduttivo né induttivo. Niente di originale, solo un “ragionamento probabilistico”.

Ma per capire di cosa si tratta giova avere una concezione “soggettiva” delle probabilità e vederle così le “buone ragioni” sulla base delle quali la nostra libertà “scommette”.

De Finetti, il più grande matematico applicato nell’ Italia del secolo scorso, difende, contro la scuola “frequentista”, la definizione di probabilità come scommessa.

La probabilità soggettiva si forma dentro di noi in conformità al nostro vissuto pregresso, soppesando una miriade di avvenimenti e di feedback talmente densa e variegata da non poter essere ridotta a calcolo formale.

Noi non ci limitiamo a ragionare ma “siamo” la nostra ragione, siamo il sedimento che si arricchisce giorno dopo giorno, scoperta dopo scoperta, avventura dopo avventura. Siamo il cumulo di esperienze che si aggiorna comprimendosi in emozioni e intuizioni che giungono fino all’ evidenza immediata e che ci forniscono le “buone ragioni” affinchè la Libertà possa scegliere la Speranza.

Caio_Fern_05

In questo senso la Ragione si lega inestricabilmente alla Persona, la vita proba al lucido pensiero; in questo senso un giudizio sulla persona è già un giudizio sui ragionamenti pratici che svolge.

In questo senso verificare che il cristiano è persona più felice e più generosa dell’ ateo e del meta-ateo, è già un punto a favore dei ragionamenti con cui “dimostra” l’ esistenza di Dio.