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venerdì 14 giugno 2019

QUOTE ROSA E PRESTIGIO SOCIALE

QUOTE ROSA E PRESTIGIO SOCIALE

Che differenza c'è in termini di prestigio tra vincere la medaglia d'oro o quella d'argento?

Ipotesi 1: il prestigio si misura contando le persone che hai battuto.

Ipotesi 2: il prestigio è pari al reciproco delle persone che ti battono.

Se a gareggiare siamo in cento, secondo l'ipotesi 1 la perdita di prestigio tra oro e argento è minima: anziché batterne 99 ne batto solo 98: una perdita inferiore all' 1%. Secondo l'ipotesi 2 invece è iperbolica: passo da 0 a 1!

Rimanendo in ambito sportivo mi convince di più l'ipotesi 2: tra medaglia d'oro e medaglia d'argento c'è una bella differenza. Molti sportivi sono addirittura scherniti come "eterni secondi". In effetti lo sport è un prolungamento della guerra, un'attività dove il primo vince e ammazza tutti gli altri. In questi casi essere secondi o ultimi non fa una grande differenza.

Anche la psicologia evoluzionista, forse, privilegia l'ipotesi 2: il maschio vincente è in grado di fecondare tutte le femmine, tra alfa e beta c'è una bella differenza, essere secondi non conta granché.

Tornando alle quote rosa, un inconveniente spesso mezionato sta nel fatto che le donne assurte al vertice con questo ascensore pagano in termini di prestigio. Si risponde: non pagano poi così tanto. Ne siamo sicuri? La risposta dipende dal genere di ipotesi che privilegiate: 1 o 2?

mercoledì 20 febbraio 2013

giovedì 19 maggio 2011

Familismo amorale e quote rosa

i ricordate il coro di plauso bipartisan attorno alla legge sulle quota rosa? Un quinto di donne a partire dal 2012, un terzo dal 2015 nei cda delle società quotate e a partecipazione pubblica. “Una decisione storica”, il commento euforico del ministro Mara Carfagna. “Un passo in avanti sulla strada della valorizzazione del talento e delle energie femminili”, così sentenziò lei che di talento s’intende. Oggi si spinge a dire che la legge comincerebbe a produrre i suoi effetti perché “da gennaio sono entrate 24 donne con ottimi curricula”.

Che siano entrate, ne sono sicura. E altre ne entreranno. Il ministro trascura però i risultati di una ricerca Consob fresca di pubblicazione. Francesco Manacorda ne dà notizia su La Stampa. La ricerca mostra che esiste una relazione, tutta italiana, tra la presenza delle donne nei cda delle società quotate in borsa e la qualità della governance. Una relazione inversamente proporzionale. Sobbalzeranno le paladine della “parità”, ma i numeri sono numeri.
“Il numero di riunioni del consiglio d’amministrazione e la presenza media ai consigli – ritenuti comunemente indicatori di una buona governance – sono più bassi nelle società in cui almeno una donna siede nel cda”. La gestione rosa invece non avrebbe ripercussioni, né in meglio né in peggio, sulla performance del titolo e la sua volatilità.

Ora vi chiederete come sia possibile un tale risultato. Secondo le autrici dello studio l’effetto negativo della presenza femminile è legato principalmente all’affiliazione familiare, ovvero al moderno privilegio dinastico.

martedì 8 marzo 2011

Donne nei cda

"...I risultati confermano che le donne sono presenti nei cda delle imprese con alte performances... Il problema di tali studi è che la correlazione tra redditività o solvibilità e partecipazione femminile ai Cda non implica in alcun modo causalità... potrebbe essere vera una causalità inversa, cioè che la maggiore redditività consenta alle imprese di avere un numero più elevato di donne nei Cda... nello studio più serio in merito... Adams e Ferreira verificano la possibilità di causalità inversa e di possibili variabili omesse... trovando che le imprese con un rapporto più paritario tra uomini e donne nei Cda hanno una performance peggiore. Gli autori scrivono esplicitamente che i loro risultati suggeriscono che l’imposizione di quote obbligatorie per i consigli di amministrazione possa, in alcuni casi, ridurre il valore delle imprese..."


http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002196.html