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giovedì 25 maggio 2017

La scienza è barbara

TWO KINDS OF HISTORY The Scientist as Rebel (New York Review Books (Paperback)) by Freeman Dyson
Per creare bisogna distruggere molto. Laddove si distrugge, c’è spazio per accogliere l’ energia del genio.
Laddove tutto è sacro, simbolico, emblematico, la creazione viene continuamente abortita.
Laddove regna il “giorno della memoria”, regna la stagnazione.
Laddove l’etica museale imperversa, le fonti si seccano.
Laddove la strada è segnata (path dependence), l’ottusità della macchina vince.
Sulla gomma del preservativo non cresce nulla.
E’ vero per l’arte, è vero per l’economia, ma è vero soprattutto nella scienza.
***
Guardiamo più da vicino le due più grandi rivoluzioni scientifiche del XX secolo…
… The two great conceptual revolutions of twentieth-century science, the overturning of classical physics by Werner Heisenberg and the overturning of the foundations of mathematics by Kurt Gödel, occurred within six years of each other within the narrow boundaries of German-speaking Europe…
Anni venti.
Germania.
Tutto è a pezzi dopo la sconfitta. Tutto è screditato, anche la scienza…
… In the new era of defeat and misery that begins in November 1918, the exact sciences are discredited together with the military-industrial complex that had sustained them… The dominant mood of the new era was doom and gloom… Decline of the West, the title of the apocalyptic world history of Oswald Spengler. The first volume of Spengler’s prophetic work was published in Munich in July 1918… Even those who disagreed with Spengler were strongly influenced by his rhetoric…
Il best seller era “Il declino dell’Occidente”. Spengler sulla scienza…
… He said, among other things, that the decay of Western civilization must bring with it a collapse of the rigid structures of classical mathematics and physics… There is not one sculpture, one painting, one mathematics, one physics, but many, each in its deepest essence different from the other, each limited in duration and self-contained.”… This is the origin of the sudden and annihilating doubt that has arisen about things that even yesterday were the unchallenged foundation of physical theory, about the meaning of the energy principle, the concepts of mass, space, absolute time, and causal natural laws generally.”…
Questa via distruttiva si rivelò molto creativa.
Ed ecco due discepoli di Spengler. Due figure che vedevano nella rivoluzione l’unica via di fuga…
… Two people who came early and strongly under the influence of Spengler’s philosophy were the mathematician Hermann Weyl and the physicist Erwin Schrödinger. Both were writers with a deep feeling for the German language, and perhaps for that reason were easily seduced by Spengler’s literary brilliance. Both became convinced that mathematics and physics had reached a state of crisis that left no road open except radical revolution…
Una scienza a pezzi orripila l’esteta ma scatena la fantasia rivoluzionaria del barbaro di genio.
Weyl e la matematica: intuizionismo contro logica formale…
… Weyl had been, even before 1918, a proponent of the doctrine of intuitionism, which denied the validity of a large part of classical mathematics and attempted to place what was left upon a foundation of intuition rather than formal logic…
I conservatori orripilati: David Hilbert e Albert Einstein
… David Hilbert and Albert Einstein found themselves in the unaccustomed role of defenders of the status quo, Hilbert defending the primacy of formal logic in the foundations of mathematics, Einstein defending the primacy of causality in physics…
Ma presto, per loro, arrivò la disfatta…
… Heisenberg discovered the true limits of causality in atomic processes, and Gödel discovered the limits of formal deduction and proof in mathematics…
Dove si crea si distrugge. E, spesso, dove si distrugge si crea.
Perfino la guerra ha un eccezionale portato creativo, considerato l’eccezionale portato distruttivo.
E dove c’è creatività, c’è scienza. Scienza rivoluzionaria.

martedì 11 dicembre 2012

C' è un modo per coniugare diseguaglianze e stagnazione produttiva?

Sì, basta passare attraverso l' offshoring, ovvero la globalizzazione.

Risparmio sui costi del lavoro e innovazione tecnologica sono concorrenti.

In questi anni la delocalizzazione ha spinto tutti a puntare sul primo elemento.

Questo fatto ha 1. compresso i salari nel primo mondo, 2. spinto i PIL del terzo mondo, 3. alzato i compensi dei managers e 4. fatto ristagnare l' innovazione.

La logica sottostante è abbastanza semplice: 1. globalizzando è possibile spostare quantitativi enormi di ricchezza realizzando grandi profitti. Da qui gli alti compensi dei managers. 2. la globalizzazione giova i paesi del terzo mondo, da qui l' innalzamento del pil 3. la globalizzazione richiede alle economie più avanzate di ricollocarsi, da qui le crisi industriali 4. puntare sull'' offshore consente di non puntare sull' innovazione.

Che facciamo, ci mettiamo le mani nei capelli? No, tutt' altro. Il secondo stadio dei processi di delocalizzazione prevede un riequilibrio. Gli investimenti in tecnologia diverranno presto ancora convenienti e cio' alzerà produttività e salari nel primo mondo.


Daron Acemoglu -  Gino Gancia -  Fabrizio Zilibotti

http://marginalrevolution.com/marginalrevolution/2012/12/offshoring-and-directed-technical-change.html?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+marginalrevolution%2Ffeed+%28Marginal+Revolution%29





martedì 2 agosto 2011

Perché siamo molto più poveri di quel che raccontano le statistiche?

Spesso sento parlare delle inadeguatezze del PIL come misuratore del benessere.

Chi puo’ negare talune insufficienze? Le statistiche spesso mentono, e in questo ambito lo fanno spesso e volentieri.

Nausicaa Distribution

Senonché, chi esprime dubbi in merito si butta successivamente a capofitto in proposte quanto meno dubbie. La radice ideologica di suggeritori tutt’ altro che disinteressati è evidente.

L’ immagine che danno costoro è quella di dottori che, al capezzale di un lebbroso, si consultano su come curare un’ influenzina collaterale e per di più ineliminabile.

A latere dei grossi guai di salute, magari c’ è pure l’ influenzina di cui sopra. La mia impressione è che, comunque, nelle mani di questi dottori sia destinata a degenerare.

Ma oggi il punto non è questo. Oggi vorrei occuparmi invece della “lebbra”. Ovvero di quelle croste che i solerti “dottori” della stampa popolare trascurano in favore di inezie più funzionali “all’ altro mondo possibile”.

Partiamo allora con alcune considerazioni sulla spesa governativa in generale.

… Per comprendere quanto siano inaffidabili le talvolta rassicuranti misurazioni della produttività economica nelle nazioni sviluppate, basta prestare attenzione a come il PIL viene calcolato…

… per partire con un semplice esempio consideriamo il fruttivendolo sottocasa: se ci vende una mela a 1 euro il PIL incrementa di 1 euro… puo’ darsi che la mela venduta sia la proverbiale “mela marcia” ma se continuiamo a comprare probabilmente le cose stanno diversamente e la misurazione fatta deve ritenersi affidabile…

Ora concentriamoci sull’ azione di governo: se il governo spende 1 milione di euro per una strada come misureremo il suo contributo al PIL? Diversamente dalla mela, nessuno comprerà mai quella strada!… per convenzione si è deciso di ritenere che il contributo governativo al PIL sia pari ai costi sostenuti: più si spende, più si crea ricchezza… per definizione…

… Talvolta i beni e i servizi governativi valgono ampiamente il loro costo ma non sempre è così… nel tempo il ruolo dei governi si è enormemente allargato… oggi possiamo dire che 1 euro speso in più non sarà speso in settori chiave dell’ attività pubblica ma in settori collaterali… cosicché cresce il dubbio che il contributo al PIL sia sovrastimato…

“Al margine” i governi diventano sempre meno produttivi… tuttavia le convenzioni statistiche non fanno differenza tra l’ euro speso negli anni cinquanta, quanto il Governo si concentrava sulle sue funzioni caratteristiche, e l’ euro speso oggi… Detto in altri termini: l’ euro speso per allargare una strada di montagna perennemente deserta, in termini di ricchezza misurata, vale quanto quello speso per costruire un’ arteria viabilistica che collega importanti centri commerciali…

Ora confrontiamo tutto questo con la spesa che facciamo dal fruttivendolo… come nel caso della spesa governativa, anche nel nostro caso una mela in più ha (forse) meno valore della mela ricevuta per prima… ma cio’ si ripercuote sul prezzo esercitando una pressione al ribasso: più mele in circolazione, prezzi più bassi e minor contribuzione al PIL e alla produttività misurata… qui possiamo considerare i prezzi e non i costi!… tuttavia cio’ non è possibile nel settore pubblico, dove un euro sprecato vale necessariamente con un euro essenziale…

… Ricordiamoci allora di una massima ovvia per gli economisti, meno per i profani:

…Più ampio è il ruolo dei governi nell’ economia, più le misura del PIL sovrastimano il benessere del cittadino…

… Chiudo segnalando  cio’ che invece anche i profani dovrebbero sapere, ovvero che da noi negli ultimi 50 anni il ruolo dei governi nell’ economia si è notevolmente accresciuto…

Ora sappiamo meglio perché gli incrementi di produttività che talvolta vengono segnalati non siano poi così affidabili: derivano da una contabilità afflitta dai limiti di cui abbiamo appena parlato… l’ ipotesi che siamo in mezzo ad una “grande stagnazione” regge anche in presenza di quelle cifre…

Tyler Cowen – The great stagnation

Passando a qualche esempio concreto, occupiamoci di sanità.

… La spesa governativa nel settore sanitario è elevata… ma qui c’ è di più… noi sappiamo riconoscere una mela cattiva evitandone l’ acquisto, ma difficilmente riusciamo a valutare i servizi di un medico o l’ efficacia reale di una medicina… nel dubbio “compriamo” anche perché, in caso contrario, “segnaleremmo” la scarsa cura che abbiamo per la nostra salute e per quella dei nostri famigliari… avere speranza e segnalare di avere speranza anche contro le evidenze diventa cruciale… così facendo teniamo un comportamento irrazionale che per questo prodotto vanifica il market-test… e senza “market-test”, anche la misurazione del PIL diviene inaffidabile… non ne faccio un discorso ideologico, un bias del genere affligge sia i sistemi pubblici che quelli privati…

… gli Stati Uniti hanno una spesa medica molto elevata se comparata a quella di altri paesi… eppure il loro sistema sanitario non sembra chiaramente superiore… ma in generale sembrerebbe che, a parità del resto, spendere di più in prodotti sanitari non renda le persone più sane…

… I ciprioti e i greci spendono infinitamente meno senza ripercussioni sulla loro salute… certo, la dieta, gli esercizi e lo stile di vita conta… in più possiamo dire che negli USA gli ospedali sono più carini, i trattamenti più specializzati e le medicine più variegate… possiamo dire che solo negli USA riceverete “cure di frontiera”  altrove inaccessibili… possiamo dire molte cose ma resta fondamentale sapere che la spesa sanitaria, per sua natura, è particolarmente inefficiente… tanto è vero che la speranza di vita non varia con le cure ricevute…

… inutile aggiungere che uno dei settori maggiormente in crescita nelle nostre economie è quello sanitario… un settore che si presta poco al market-test e che quindi falsa pesantemente la misurazione della nostra ricchezza…

Tyler Cowen – The great stagnation

Il discorso cambia poco quando si passa a parlare di scuola:

… La nostra spesa in servizi educativi è cresciuta “enormemente”, ha dunque senso chiedersi se i nostri ragazzi siano “enormemente” più istruiti che in passato?… risponde il National Assessment of Educational Progress: “nella lettura il punteggio medio di un diciasettenne oggi è sostanzialmente pari a quello riportato nel 1971”… in matematica idem…

… dobbiamo anche considerare che la scuola di oggi lavora con ragazzi più intelligenti (Flynn effect) e che vivono in un contesto socio-economico migliore…

… aggiungo che i tassi di completamento degli studi si sono abbassati dopo aver raggiunto il loro picco a fine anni sessanta…

… tutto cio’ a fronte di una spesa che non ha mai cessato di innalzarsi… rispetto al 1970 oggi spendiamo il doppio per ogni allievo…

… forse i miglioramenti non sono misurabili dai test… tuttavia l minimo da dire è che in questo campo  non esiste una chiara correlazione tra spesa e risultati…

… la gran parte della spesa educativa è nelle mani dello Stato… cosicché, diversamente dai servigi del fruttivendolo, non esiste un market-test che renda credibile la contribuzione al PIL di questo settore…

… un’ assunzione di personale in più si rifletterà in una maggiore ricchezza del paese in termini di PIL, anche se quell’ insegnante non insegnerà mai nulla a nessuno limitandosi a percepire lo stipendio…

… è sorprendente che di anno in anno spendiamo in modo crescente per la nostra scuola in assenza di risultati chiari… riuscite a pensare a qualcosa del genere che vi tocchi direttamente?… che riguardi magari il vostro pc, o il ristorante, o i vestiti, o l’ automobile…

Tyler Cowen – The great stagnation

 

Una conclusione s’ impone:

Tre dei settori di spesa tra più notevoli e dall’ importanza crescete si riflettono in modo distorto sul PIL gonfiandolo a dismisura senza averne chiaro titolo… per me da tutto cio’ dobbiamo trarre una conclusione drastica: i numeri mentono, siamo molto più poveri di quel che ci raccontano.

lunedì 1 agosto 2011

I Jetsons traditi

A parte le magie apparenti di internet, in termini materiali la nostra vita non è molto diversa da cio’ che era negli anni cinquanta… guidiamo ancora auto, usiamo frigoriferi… e accendiamo la luce con l’ interruttore, anche se forse molti di noi ce l’ hanno graduale…

… Le meraviglie illustrate nel cartone dei Jetson, che risale agli anni sessanta, non si sono mai realizzate. Non viviamo per sempre, non visitiamo colonie su Marte, non viaggiamo su piccole navicelle personali… La vita è migliorata e abbiamo più cose, ma l’ innovazione ha rallentato fortemente la sua corsa tradendo le aspettative che si potevano nutrire ancora solo poche generazioni fa…

… La mia vita migliorerebbe di molto se avessi a disposizione una macchina del teletrasporto… ma avere a disposizione frigo sempre più ampi che tritano il ghiaccio costituisce un miglioramento quasi irrilevante a cui pochi sono realmente interessati…

… molti pensano all’ allunaggio del 1969 come ad un punto divisivo che ha segnato l’ inizio di una grande stagnazione

… oggi “cresce” solo chi è indietro e puo’ seguire le nostre orme (catch-up growth)… ma chi ha raggiunto la frontiera tecnologica è condannato ai piccoli passi (magari all’ indietro)…

… Credete forse che le crisi a ripetizione di questi anni non siano correlate con questa grande stagnazione tecnologica?… non è così, abbiamo raccolto tutti i frutti della precedente innovazione e ora avanzare è tremendamente difficile… di volta in volta ci illudiamo di poterlo fare con internet o con le nuove tecnologie finanziarie ma, puntualmente, scoppia una bolla che ci risbatte al punto di partenza… quando ci sembra di “avanzare” spediti capiamo presto che le cose stanno diversamente: ci si arricchisce a debito (destra) oppure investendo su improduttivi “big government” (sinistra)… si tratta di illusioni ciclicamente disvelate… sarebbe meglio rassegnarsi a considerare terminata un’ età dell’ oro e, eventualmente, a mettere le basi per la prossima… ma “mettere le basi” non è esattamente un compito a cui la politica si presta con docilità…

Tyler Cowen – The great stagnation

Dunque la distinzione tra e-book e libro cartaceo non puo’ essere paragonata a quella che esiste tra lavatrice e lavatoio. Consideravamo i nostri genitori come abitanti di una foresta pietrificata e ora scopriamo che sono stati loro a vivere in un mondo realmente rivoluzionario, un mondo in cui la vita delle persone cambiava realmente da un anno all’ altro.

Rileggendo queste parole mi vengono in mente certi economisti della “decrescita” felice, secondo loro la crescita economica non porta a ad un maggior benessere. Lo sostengono riferendosi implicitamente alle molte ansie della modernità.

In realtà siamo reduci da decenni di stagnazione e non sembra che la cosa abbia reso poi tanto “felici” i protagonisti.

Sarebbe forse più assennato e più aderente ai fatti sostenere che il nostro benessere non cresce proprio perché i tempi d’ oro dello sviluppo sono finiti da un pezzo, almeno nelle nazioni più avanzate.