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mercoledì 11 maggio 2011

L’ ora di illegalità

Difficile che nelle scuole di Stato possa mai essere programmata un’ “ora di illegalità”, più probabile il contrario. Eppure anche la prima potrebbe avere un contenuto altamente formativo, basterebbe per esempio che in classe si leggesse e commentasse la fiaba scritta dal professor Ken Schoolland ormai più di un decennio fa.

In questa fiaba libertaria,  Gullible è una specie di Gulliver che fa naufragio su un’ isola – Corrumpia - dove vive una popolazione con il culto della legge e dello Stato. Si tratta dell’ isola degli “orrori legali”; tutta gente onesta e ben intenzionata, per carità, ma che ormai non riesce a concepire la soluzione di un problema qualsiasi se non volando col pensiero ad una possibile leggina.

Questa forma mentis ha conseguenze perniciose, ma anche divertenti per via dei paradossi che genera a raffica.

Nel primo capitolo si dà la caccia ad una donna particolarmente alacre e creativa che con un affare di legno dalla punta di ferro, metteva a repentaglio il lavoro di centinaia di taglialegna intenti - con scarsa lena per la verità - a colpire gli alberi della foresta con dei semplici bastoni. Questa minacciosa presenza va tratta in arresto rappresentando un pericolo pubblico. Fortunatamente nella Costituzione di Corrumpia è presente da sempre un articolo destinato a colpire le pratiche asociali di intrusi con nuove idee stravaganti, troppo entusiasmo, troppa efficienza e la lugubre intenzione di praticare prezzi esageratamente bassi.

Nel secondo capitolo a Gullible viene chiesto di firmare una petizione, verrà inoltrata a chi di competenza, un senatore particolarmente sensibile al problema. In essa si denuncia il sole per concorrenza sleale. L’ idea è venuta ai candelai, ma subito i rivenditori di cappotti si sono uniti alla lotta considerata “per il diritto al lavoro”. Suona bene? E poi, non è forse così?

Nel terzo capitolo entra in azione la Polizia Alimentare: viene arrestato un uomo che “produceva troppo cibo”. Mi rendo conto che chi vive nell’ Europa delle quote latte rischia ormai di non cogliere più nemmeno l’ iperbole.

La Polizia Alimentare si occupa anche di stilare le “Diete di Stato”: non è forse buona cosa mangiar bene? E poi non vorrete forse ingrassare e ammalarvi per poi curarvi alle spalle di tutti con la Sanità di Stato! Parassiti! Ci pensa la PA. Qui forse possiamo ancora divertirci a cogliere i divertenti paradossi, ma ridiamo piano che c’ è sempre un Veronesi che ascolta e prende appunti.

Successivamente siamo catapultati sulle rive di un pescoso laghetto. Solo che ora laggiù si pesca ben poco. Il laghetto, essendo di tutti (per legge), non è di nessuno (nei fatti) e le risorse che conteneva, com’ era logico attendersi, sono state saccheggiate da tempo.

Nel quinto capitolo visitiamo due zoo: uno con gabbie piene di tantissimi animali delle più diverse specie. L’ altro con gabbie piene di evasori disinteressati allo zoo pubblico e che non avevano pagato la relativa tassa per realizzarlo.

Nel sesto capitolo siamo introdotti al segreto della felicità: i soldi. Se questo segreto vi sembra discutibile, ancor più perplessi vi lascerà il metodo adottato per produrre la “felicità”: stampare i soldi che servono. Il governo dell’ isola non è poi così perplesso, ma, se devo dirla tutta, neanche Ben Bernanke sembra esserlo.

Nel settimo capitolo facciamo conoscenza con un’ altra macchina della felicità: la macchina stampa-decreti. Sognate un lavoro? La macchina stamperà un decreto in cui il lavoro diventerà un diritto. Sognate paghe più alte? La macchina stamperà un decreto in cui la paga minima sarà triplicata. Sognate un mondo senza più aborti? La macchina li proibisce per legge. Idem per alcol droga, e rock and roll. E perché, già che ci siamo, non abolire anche i quadri brutti e le musiche dissonanti? Non si tratta di un gioco: tutti i decreti entrano in vigore immediatamente e tutti i problemi si dissolvono all’ istante.

Nell’ ottavo capitolo giungiamo davanti ad un banchetto dove i politici vendono il loro prodotto. Vuoi aiuti governativi, licenze, sussidi o esenzioni dalle tasse? Qui puoi trovarli. Vuoi rovinare i tuoi concorrenti con norme, regolamenti, ispezioni o dazi? Come ognuno avrà capito comprare a questo banchetto è il miglior investimento del mondo. Non per niente è sempre affollatissimo.

Nel nono capitolo ci viene spiegato che chi viola la legge è un criminale e che meno criminali ci sono meglio è. Conseguenza logica: la “pena di morte”, essendo il deterrente più aspro, è sempre la sanzione più appropriata. Ora stanno trascinando al patibolo un barbiere abusivo, chissà come sarà contento Travaglio.

Nel decimo capitolo è in corso una lite proprio nel bel mezzo della Biblioteca di Stato. Un uomo si lamentava che c’ erano troppi libri che trattavano apertamente di sesso ed altre pratiche immorali, nello stesso tempo una ragazza dava in escandescenze per quei volumi che contenevano pregiudizi razziali e sessuali di ogni sorta. Ciascuno dei due strillava e pretendeva di eliminare i libri “scandalosi”. Era inevitabile che venissero alle mani. Furono arrestati, ma non per la lite bensì per il fatto che si erano rifiutati di pagare la tassa obbligatoria sulla Biblioteca di Stato.

Nell’ undicesimo capitolo Gullible visiona una mostra di quadri alquanto strana. Le opere sono come minimo ambigue quando non strampalate ed il motivo è presto detto: sono state scelte a caso grazie ad un’ estrazione. Già, la Galleria di Stato una volta era presieduta da una Commissione che selezionava a suo arbitrio le opere. Visto il luogo e la sua natura un simile arbitrio appariva intollerabile e si passò così alla soluzione più logica. Tutti furono soddisfatti (tranne i visitatori, ma questo non conta).

Senza bizzarrie di questo stampo non avrei mai scoperto il genere dada/graffiti:

dada graffiti

Il dodicesimo capitolo contiene l’ elogio del “rapinatore privato”. Un tale che dopo averti rapinato (questione di dieci minuti) ti lascia finalmente in pace. Ormai persino Jonathan Gullible ha capito che c’ è molto di peggio in quanto ad accanimento.

Il tredicesimo capitolo è dedicato ai raffinamenti della democrazia di Corrumpia: contare i voti non basta, occorre pesarli. Come? Con l’ applausometro. Un affare inventato da un burocrate che misura l’ entusiasmo del consenso liberato dal corpo elettorale. La democrazia diventa qualcosa di arcano e di tecnologico dove per i furbacchioni è ancora più facile muoversi.

Le scuole di Corrumpia sono ancora “vecchio stile”, vi si insegna che l’ impegno e il sudore saranno ripagati con un buon voto: avrete per cio’ che date. Ma la società è fondata su un programma completamente diverso, il principio fondante è un altro: ad ognuno secondo i propri bisogni. Fortunatamente incombono riforme scolastiche destinate ad uniformare il panorama, già dall’ anno prossimo un complicato meccanismo obbliga i professori a dare dei voti aggiuntivi agli studenti che più ne hanno bisogno considerato il loro scarso impegno. Chi non vede lo zampino di Don Milani?

Nel quindicesimo capitolo le prostitute la fanno da padrone. Sono trattate come esseri immondi e perseguitati dalla buon costume, ma presto scopriamo che questa polizia non persegue affatto lo scambio sessuale bensì il semplice scambio di denaro. Infatti la prostituta che si dedica al baratto (sesso in cambio di cene, teatro, drink, discoteca…) diventa d’ incanto una verginella rispettata a cui rendere ossequio.

Quando il cittadino lavoratore viene messo al centro del sistema espellendo ai margini il cittadino consumatore, l’ ordine naturale è minato e tutto va gambe all’ aria. E’ normale che sia così: noi viviamo per consumare, mica per produrre. Il rovesciamento di questi termini realizza un’ alienazione e al mondo non esiste un posto più alienato di Corrumpia: non ci meravigliamo se qui il produttore è pagato per distruggere la produzione. In un paese tanto strano e tanto somigliane ai nostri, la cornucopia e l’ abbondanza – con i relativi prezzi bassi - diventano il vero nemico da combattere.

cornucopia

Nel capitolo successivo irrompe il Grande Inquisitore, finalmente uno che parla chiaro. Per lui Libertà = Schiavitù. Eccolo che arringa la folla: “… aprite gli occhi e guardatevi intorno! Un essere umano che deve affrontare scelte e decisioni puo’ sbagliare, ve l’ assicuro! Scelte e valutazioni sbagliate possono danneggiare voi e il vostro prossimo! Non solo, già solo la conoscenza di questo rischio è fonte di uno stress che deprime… pensateci e riflettete su tutta la sofferenza che la responsabilità è in grado di generare allorchè una società ne tollera la presenza…”.

Si prosegue illustrando la Legge del Perdente – secondo cui conviene perdere – il Caos Pianificato – l’ alternativa reale alla legge della giungla - la Banda Democrazia – che impugna l’ arma letale del voto selvaggio – e avanti con mendicanti, filibustieri, avvoltoi e tiranni, ovvero tutta quella fauna caratteristica che si addensa ogni volta che la regolamentazione s’ infittisce.

L’ equivoco che deturpa Corrumpia è evidente quanto devastante: i poveretti hanno smesso di considerare la legge come semplice “regola del gioco” sociale al fine di elevarla a strumento per risolvere  problemi specifici.

Il succo della seriosa introduzione: arrivato al culmine della sua evoluzione lo stato giacobino moderno cala la sua museruola sulla società e ci si accorge che non è affatto meno pesante di quella dell’ ancien régime. Corrumpia è già nel baratro, e molte anchilosate democrazie dell’ occidente sembrano correre in quella direzione.

A proposito… sorpresa!: la “seriosa introduzione” è curata da un Giulio Tremonti in fase libertaria, quello che ce l’ aveva su con lo stato criminogeno. Ora che il volubile ministro ha cambiato fase passando al “colbertismo”, ci piace ricordarlo così, compiaciuto di questa traduzione che rende disponibile il testo anche a quelli che considera “ben noti” cittadini onorai di Corrumpia quali Rosy Bindi e Luigi Berlinguer.

Ken Schoolland – Le avventure di Jonathan Gullible - Liberilibri

 

mercoledì 5 maggio 2010

La pernacchia dello speculatore

"... si sente dire che è colpa della crisi ricade sulla speculazione ma in realtà è l' esatto contrario: il fatto che la Grecia abbia potuto indebitarsi a tassi simili a quelli tedeschi per anni e anni, protetta dall' appartenenza all' euro, ha contribuito in modo sostanziale al suo collasso..."

Alberto Alesina - 24 ore 4.5.10 -

Viene in mente Tremonti, uno che addita costantemente agli speculatori; il Commercialista di Sondrio si tormenta quando vede il mercato risolvere brillantemente un problema che, per la gioia dei suoi colleghi politici, è completamente insolubile alla politica: "chi controlla i controllori?". Ebbene, l' astio del ministro è giustificabile: lui da ministro controlla dall' alto gli italiani, eppure anche lui, - il tapino ne prende atto con stizza - ha un severo controllore. Gli "speculatori" internazionali sono i suoi veri e unici "controllori informati", una mossa falsa e zac, un debito di troppo e kaputt, e con lui il Paese. Non sarà bello vedere gli avvoltoi che volano in circolo sopra di te, ma perlomeno ora sai di essere poco più di una carogna, cosa che rischiava di sfuggirti (ah... la potenza della mente!). C' è finalmente qualcuno che appioppa i voti e scommette sull' operato dei politici, è qualcuno di affidabile visto che dove mette la lingua mette anche i propri soldi, molto meglio persino dei talk show e del giornalismo d' inchiesta; in questi casi l' egoismo rende più affidabile dell' onestà costruita a base di "lingue&penne".



Dipingere la saliva è la vera spcialità Julia Randall

giovedì 7 gennaio 2010

Falso allarme

Il Papa: il futuro nelle mani di Dio, non di maghi ed economisti.

Sandro Brusco approfondisce.

Mi smbrava strano che il Papa sparasse cazzate di questo tenore. E in effetti la fonte originaria si rivela essere un ben noto cazzaro. Tutto normale, quindi.

giovedì 10 aprile 2008

Due sassolini nella scarpa dei Tremonti

Tutto ormai è made in China, i dati confermano. I timori tremontiani prendono corpo e si diffondono. Le ragioni del guru appaiono solide.

Qualsiasi prodotto si prenda in considerazione, i cinesi hanno fatto irruzione giocando sui mercati la parte del leone. Il messaggio tremontiano acquista in autorevolezza.

Eppure la Germania, tanto per fare un nome, non perde poi granchè delle sue quote di mercato estero? Tremonti aggrotta le ciglia.

Se poi quardiamo da vicino, la Germania non si è nemmeno sottoposta a ristrutturazioni che l' abbiano rivoltata come un calzino. Tremonti tace.

Ma sì, è la vecchia teoria del consumatore. Bastano piccole variazioni qualitative (al limite, se si dispone di un buon messaggio pubblicitario, anche nessuna), per "creare un nuovo prodotto" e differenziarsi dagli onnipresenti cinesi. E la differenziAzione paga un casino con mercati tanto allargati e in crescita.

L' innovazione semi instantanea è una speranza che forse Tremonti non aveva considerato in tutta la sua portata. Qui la medesima tesi meglio articolata.


***

E già che ci siamo fatemi smussare un altro corno al demonio della globalizzazione. Fatemelo fare ora che siamo nel mezzo di turbolenze finanziarie: le recessioni sono meno acute e più brevi in epoche caratterizzate da forte "globalizzazione".

Chissà poi a cosa sarà dovuto il fatto che gli ultimi 5 anni sono anche quelli in cui è cresciuto di più il reddito pro-capite mondiale prendendo a base gli ultimi trenta.

Tremonti, grazie lo stesso, continua pure la campagna elettorale.