Le statistiche sono importanti! Oggi più che mai. Quando un politico serio ci dice che A e B sono collegate e che quindi agire su A ci consente di influenzare B, ce lo dice sulla base di studi statistici rigorosi.
Ma noi profani non capiamo le statistiche, tendiamo a confondere due cose che sono completamente diverse:
A: la probabilità che il test statistico possa sbagliare.
B: la probabilità che il test statistico sia sbagliato.
Distinguere è cruciale: in genere, infatti, i test statistici che ci propongono sono strumenti quasi infallibili che quasi certamente sbagliano.
Vi gira la testa? Anche a me. Ecco, ci gira perché confondiamo di continuo A con B. Persino se conosciamo il nostro punto debole cadiamo nella trappola.
Mi spiego con un esempio. Ammettiamo che su 10.000 geni ce ne sia uno che causi la schizofrenia. Sottoponiamo i geni ad un test statistico quasi infallibile (1% di errore). Il test ci dirà che esistono 100 geni che causano la schizofrenia (tra cui quello che la causa realmente). Se di quei geni selezionati ne prendo uno a caso la probabilità che causi la schizofrenia è bassissima (1/100), quindi l’esito del test è quasi certamente sbagliato. In altri termini: un test quasi infallibile che quasi certamente ci fornirà verdetti errati.
Il profano davanti allo studio statistico sarà molto impressionato perché pensa ad A e si dimentica regolarmente di B, ovvero di cio’ che più conta realmente.