giovedì 5 aprile 2018
Uno schema per la Palestina
La questione è complessa anche se la mia inclinazione federalista mi fa propendere per il no: attuare politiche sbagliate non è sufficiente per subire una dichiarazione di guerra, l’autonomia viene prima.
Ma se lo schiavismo si attua su un territorio conteso tra due stati, uno schiavista e l’altro no? Direi che in questo caso lo stato non-schiavista ha il diritto di annettersi i territori e far cessare l’orribile pratica. Questo diritto manca allo stato schiavista.
Un simile schema di ragionamento puo’ essere applicato al caso palestinese?
Poniamo di considerare Israele uno stato liberal/democratico, e quondi giusto. Al contrario gli stati arabi sono autoritari, e quindi ingiusti. Qualora esistano dei territori contesi questi andranno, se possibile, di diritto allo stato “giusto” escludendo soluzioni alternative. Cosa c’è che non va?
lunedì 30 novembre 2015
Due stati?
martedì 17 novembre 2015
Un protettorato USA per il medio oriente?
- tesi: che ne dite di un protettorato usa?
- pro: niente rischio di voto agli estremisti
- pro: niente rischio di disarmonie culturali
- pro: niente rischio corruzione
- pro: maggiore sicurezza per i cittadini
- con: vittime contro la resistenza
- con: possibile disaccordo con le altre potenze
- con: accusa di neocolonialismo
- con: violato il principio di autonomia
- imho: la soluzione ha i suoi contro ma io l'accetterei anche per l'italia
- è un approccio rischioso: chi è avverso al rischi lo rifiuta
mercoledì 2 aprile 2008
I profughi palestinesi
- La pololazione rurale palestinese era povera e analfabeta, non più proprietaria delle terre e con una tendenza naturale a migrare. Migrava o in città o in altri stati arabi.
- l' Yishuv, già al tempo di Peel, non aveva escluso l' opzione "trasferimento obbligatorio" in accordo con le altre nazioni arabe. I dirigenti israeliani vedevano bene territori liberati dalla presenza araba (documentabile).
- Con Israele sulla difensiva (dic.47 mar.48) le classi superiori dei palestinesi fuggirono stabilendosi confortevolmente altrove in attesa della conclusione delle ostilità.
- Gli arabi più ricchi chiusero tutte le loro attività diffondendo disoccupazione, povertà e demoralizzazione verso la restante popolazione araba che in gran parte finì per seguire il loro esempio.
- Paura, intimidazione e vere espulsioni. Ci sono casi documentabili
- La politica delle rappresaglie nella prima fase degli scontri incide sulle decisioni. Episodi come Deir Yassin innescano la "psicosi della fuga".
- In molte aree fu ordinata l' evacuazione dai comandanti arabi al fine di predisporre al meglio l' invasione. Una campagna di preparazione psicologica è documentabile sin dal 1947.
- Alcuni generali israeliani come Allon, forti dei poteri di guerra, li usarono anche per assottigliare la minoranza araba del futuro stato di Isrele.
- Il governo isreliano non prese nessuna iniziativa per frenare l' esodo. Per contro l' Alto comitato arabo la sollecitava.
- L' invasione araba accrebbe le ostilita e Israele, per evidenti ragioni militari, si oppose al ritorno dei profughi.
- Durante l' ultima parte della guerra, gli arabi mostrarono volontà di restare (conobbero le misere condizioni dei profughi) e le fughe furono solo l' esito di maltrattamenti ed espulsioni.
- Non ci fu mai e non fu mai discussa una politica sistematica di espulsioni. Il mercante di Haifa partiva quando una certa soglia critica della sicurezza e del benessere veniva superata dall' effetto cumulativo dei disagi.
- 2 offerte per il ritorno : 1) accoglimento di 100.000 profughi (65.000 più i già ritornati e quelli in cammino) 2) incorporamento della striscia di Gaza con i suoi 60.000 abitanti + accoglimento di 200.000 profughi. Proposte respinte con indignazione. N.B. israele parla di un totale di 520.000 profughi, i paesi arabi arrivano a 900.000/1.000.000.
- I Paesi Arabi fecero poco per assorbire i profughi. consideravano la loro presenza un' arma preziosa contro Israele.
lunedì 31 marzo 2008
L' esproprio gentile
- Spinti dai progrom e dall' ideologia sionista (tra religione e nazionalismo ottocentesco), gli ebrei degli insediamenti (russia europea tra Lituania e Crimea) cominciano a migrare e una minoranza scelse la Palestina cap. I.
- Herzl teorizza (in privato) l' esproprio gentile (risarcire e trovare lavoro altrove all' arabo palestinese).
- I primi coloni ebrei: gente che dal 1880, sovvenzionata anche da benefattori stranieri, comincia a comprare terreni su terreni sotto un governo ostile che emanava per loro una pletora di divieti aggirati grazie all' inefficienza e alla corruttibilità della burocrazia ottomana. La Palestina si compone di 27m di dune, la gran parte disabitata e non coltivata. Gli ebrei nel 1907 ne possedevano 400.000. L' acquisto di terreni era la chiave di volta del sionismo p.54
- Relazioni con gli arabi: cattive da subito, tafferugli, disprezzo reciproco. Solo i rapporti di lavoro (ebreo datore) potevano riconciliare p.60ss. Nota che i socialisti della seconda aliya erano per l' esclusione dell' arabo dall' economia. Di diverso parere i coloni imprenditori contrari ad ogni discriminazione p.70.
- Dal 1908 si passa da attriti localisti ad una resistenza nazionalista p. 80. Il nazionalismo ebraico era sorto molto prima di quello arabo. Da cio' trasse vantaggi notevoli, soprattutto in termini di organizzazione.
- Lla dichiarazione di Balfour: gli alleati in difficoltà, ergendosi a garanti dell' autodeterminazione ebraica, tentano di guadagnare alla loro causa gli ebrei americani per spingere gli USA in guerra p.99.
- Dopo le rivolte del 29, si rafforza il radicalismo arabo spinto anche dall' immigrazione massiccia e dalla compravendita dei terreni con espulsione del fittavolo (prezzo 50 volte più alto dal 1910 al 1944. "...gli arabi di giorno protestano, di notte vendono..." p.160.
- Il nazionalismo palestinese assume toni hitleriani negli anni 30/40 p.162.
- 29.11.47 l' ONU vota il piano di ripartizione dei territori . Sionisti soddisfatti, gli arabi lasciano la sala dochiarando la risoluzione 181 senza valore p.237
- Anche i palestinesi crearono un Fondo nazionale per meglio combattere la battaglia dei terreni. Fu un fiasco, pochi contribuirono p.163.
- Anche tra gli ebrei la rivolta del 29 rafforzò il radicalismo p.165.
- Rivolta violenta araba 36/39, somiglianze con l' Intifada. Uno sciopero arabo favorì la sostituzione con lavoratori ebraici p. 167. E reazione ebraica p.176. Commissione Peel p.179.
- Risoluzione 181: il 37% della popolazione riceve il 55% del territorio possedendone fino a quel momento il 7% (ma c' è da valutare il deserto del Negev) p.238.
- Dal Novembre 47 al maggio 48: guerriglia israelo/palestinese nei territori israeliani. Si comincia con scioperi, vandalismo e bombe arabe p.242. Dapprima in difesa, poi contrattacco e vittoria p.251
- L' Igrun e l' LHI impiegarono anche mezzi terroristici per trasformare i disordini in guerra p.252
- Qualcuno dice che il terrorismo arabo naque osservando l' efficacia di quello israeliano. Ad ogni modo, il miglior artificere arabo era stato addestrato dalle SS p.257.
- La guerriglia continua e episodi come Deir Yassin causarono l' esodo dei palestinesi p.267. Altri furono espulsi per avere aiutato la guerriglia palestinese p.268. Molte iniziative militari israeliane erano mirate a minare il morale e indurre all' esodo.
- Ben Gurion: non riuscivo a capire perchè gli abitanti se ne andassero. P.270
- Nel 47 furono anche violati territori che la risoluzione assegnava agli arabi. Era importante precludere le vie all' invasione pan araba che si annunciava p.272.
- Se i rapporti di forza hanno ancora un senso nel giudicare la storia e nell' accettarne le conseguenze, bisogna dire che gli israeliani, molto minori come numero, seppero creare un coordinamento che rese il loro esercito di gran lunga più efficiente rispetto a quello più sgangherato e litigioso degli arabi. Inoltre seppero aggirare l' embargo del 48 rivolgendosi alla Cecoslovacchia.
- "Sarà una guerra di sterminio". Dichiarazione del capo della lega Araba alla vigilia dell' invasione pan-araba p.278.
- Completa emarginazione dei palestinesi nel corso dell' invasione araba del 48 p. 282.
- I profughi palestinesi dopo la guerra p.319. Perchè se ne sono andati? 1) per loro volontà 2) sotto l' ordine dei dirigenti palestinesi 3) per lasciare campo aperto all' invasione 4) per sostenere la propaganda della cacciata 5) espulsi dagli israeliani in modo premeditato.
- La questione dei profughi secondo Morris.
- La guerra dei sei giorni: con l' occuopazione dei "territori" nasce la questione palestinese (prima l' affare era tra stati arabi e israele). Risoluzione 242.
giovedì 20 dicembre 2007
Che fine ha fatto il femminismo sulla questione musulmana?
The comparison of Saudi and South African apartheid, and the different
Western attitudes to both, has been made before. Recently the journalist Mona
Eltahawy argued that while oil is a factor, the real reason Saudi teams aren't
kicked out of the Olympics is that the "Saudis have succeeded in pulling a fast
one on the world by claiming their religion is the reason they treat women so
badly." Islam, she points out, does take other forms in Turkey, Morocco,
Indonesia and elsewhere. But Saudi propaganda, plus our own timidity about
foreign customs, has blinded us to the fact that the systematic, wholesale Saudi
oppression of women isn't dictated by religion at all but rather by the culture
of the Saudi ruling class.I think there is another explanation, too. As a
nation, we are partial to issues that seem familiar, and the story of apartheid
South Africa had echoes in our own civil rights movement. It wasn't that big a
leap for Jesse Jackson to support the anti-apartheid movement when it was at its
peak in the 1980s, but it wasn't that hard for college students then, either: We
had been taught about institutionalized racism in school.