Visualizzazione post con etichetta competenza abilità conoscenza. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta competenza abilità conoscenza. Mostra tutti i post

mercoledì 17 giugno 2015

Temi d'esame 2015

Ai temi d'esame una traccia proponeva un brano tratto da Italo Calvino

Una ragazza interpellata diceva di aver rinunciato a quel tema perchè l'autore non era stato approfondito in classe.

Al che un professore commentava che una giustificazione del genere era insensata, la conoscenza dell'autore non era richiesta per affrontare il tema, bastava concentrarsi sul brano proposto e svolgere una riflessione, basta cioè capire e farsi un'idea su quel che si legge, organizzare questa idea ed esprimerla: oggi viviamo nella scuola delle competenze e non della conoscenza.

Ecco, questo scambio mi chiarisce meglio il significato di termini a volte per me misteriosi, mi riferisco naturalmente a "competenze" e "conoscenza".

giovedì 11 settembre 2014

Pedagogia

Pedagogia - Wikipedia:



"L'educazione (secondo i modelli teorici elaborati dai pedagogisti) ha tre coordinate:



Il sapere (le conoscenze teoriche).



Il saper fare (le competenze pratiche o abilità).



Il saper essere (modo il cui un individuo mette in campo il saper fare e il saper essere)"



'via Blog this'



Qualcuno obbietta: per introdurre a forza il secondo e il terzo punto (specie il terzo) si è ideologizzata la scuola ma soprattutto si è svilito il primo e più fondamentale punto.

lunedì 4 aprile 2011

Gli amari frutti del mito Deweyano

... nell' affrontare il mondo contemporaneo la scuola si dimostra disorientata e inadeguata: sta fallendo in molti paesi europei sul piano didattico, sul piano della mobilità sociale, sul piano della crescita produttiva... la modestia dei risultati a fronte delle cospicue risorse investite salta agli occhi... così pure le carenze nella formazione di atteggiamenti socialmente utili e criticamente etici... il rischio è quello di porre la scuola al centro di tutto quando da sola non puo' molto... un rischio a cui è particolarmente esposto chi, dopo il crollo delle ideologie e la scarsa tenuta della famiglia, guarda alla scuola come ultimo presidio capace di promuovere valori comuni... Lo stesso concetto di valore ha per le nuove generazioni, cresciute nella prospettiva di un "pensiero debole", un sapore formale, retorico ed è percepito come privo di fondamenta... è difficile per un ragazzo ricondurre a senso unitario un sapere sempre più frammentato, tanto più quando questo sapere è inservibile professionalmente... un malinteso senso di tolleranza, un limitato concetto di laicità, conducono inevitabilmente ad una "società senza", senza quei fondamenti ideali, culturali, religiosi e pedagogici sui quali i valori della convivenza possono poggiare... questo sterile sbocco lo si deve innanzitutto alla diffusione del mito deweyano della neutralità educativa... che corrisponde ad una visione indiscriminatamente negativa verso cio' che è esterno ... una "scuola contro" il mondo e "contro" la persona intesa come individuo destinato ad entrare nel mondo...

Giacomo Zagardo - La punta di diamante - ISFOL

Illuminante e dettagliata analisi della scuola europea da parte di uno studioso che mette al centro il ruolo chiave delle "motivazioni".

Per "motivare" è necessario affiancare l' "educazione" all' "istruzione". L' educazione rende meno arido l' insegnamento e gli conferisce un senso unitario (Big Ideas).

Ma la scuola di Stato non puo' divenire realmente "educatrice" senza farsi sempre più dottrinaria. Ecco allora la necessità di rompere il pernicioso monopolio.

A "motivare", è facile capirlo, sono innanzitutto "libertà" e "responsabilità"; chiunque constata che se scelgo la mia via sono motivato a percorrerla in modo onesto e senza sotterfugi, il mio fallimento non avrebbe scusanti.

Morale: favoriamo un sistema in cui i genitori possano scegliere la scuola per i figli, un sistema in cui il ventaglio dell' offerta sia variegato, un sistema in cui l' insegnante possa scegliere il piano educativo da privilegiare lavorando a fianco e con coloro che lo condividono.

I migliori hanno già iniziato a muoversi in questo senso, non perdiamo altro tempo.

***

Don Giussani parla spesso di "rischio educativo" riferendosi alla necessità che l' insegnante metta tutto se stesso nello sforzo di trasmissione del sapere. Ma questa esigenza è frustrata da John Dewey che richiama di continuo ad unsegnamento asettico e imparziale.

Sebbene la moderna scienza dell' apprendimento sia più vicina all' impostazione di Giussani, in molti difendono ancora Dewey, non tanto perchè credano nella sua visione, quanto perchè le vedono, e a ragione, come l' unica compatibile con la scuola di stato, come l' unica in gradi di evitare processi di de-scolarizzazione.

lunedì 9 novembre 2009

Istruzione, cultura, sapere, competenza, educazione.

Per orientarsi nel labirinto della pedagogia consiglio l' articolo di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere di ieri. L' ho trovato utile per rallentare il capogiro che mi coglie di solito quando il lessico del titolo irrompe sulla scena. E non vagolate sopra con il mouse strizzando gli occhi, il link non l' ho messo; lo metterò appena disponibile.

E' un articolo che prende duramente posizione contro la recente decisione di introdurre nelle scuole un' ora di Cittadinanza e Costituzione. Roba seria, che fa media, mica l' "educazione civica" incorporata con altre materie. Roba voluta dai paternalisti progressisti, questa volta in salsa Cattolica nella persona del prof. Corradini. La sventurata Gelmini rispose apponendo inconsapevole la propria firma.

Perchè opporsi, secondo il Galli?

Per non scambiare la scuola pubblica con un "percorso formativo"; la scuola non deve conferire identità ma solo gli strumenti per costruirsela liberamente.

Deve essere una scuola dei saperi, dove si torni ad imparare, dove l' unico valore sia la cultura. Non deve dunque educare, nemmeno ad essere un buon cittadino. Che non osi. Queste funzioni sono assolte da famiglie e scuole private (applausi).

La bontà della nostra Costituzione, per questa via, assurgerebbe a verità scolastica, alla pari dell' uno-più-uno-uguale-due. Sbagliato. E sommamente pericoloso.

La visioni del Galli seduce, non c' è che dire, chiama ad un approfondimento. Ma funziona? Puo' esistere in natura qualcosa che tenda in quella direzione? Lo spero.



link

Israel sul trittico conoscenza/abilità/competenza: link è anche un' ottica diversa: la formazione finalizzata crea "motivazioni"; la motivazione è un ingrediente essenziale per combinare al meglio abilità e conoscenze e produrre quindi una competenza. Ok, ma questo è piuttosto un argomento per liberalizzare la scuola che non per l' indottrinamento unico.