mercoledì 25 settembre 2024
denaro e felicità
sabato 5 maggio 2018
PROBLEMI CON I FIGLI? NASCONDILI SOTTO UN MUCCHIETTO DI SOLDI.
mercoledì 27 dicembre 2017
Felicità imprendibile
Gli errori che commettiamo per cercare la felicità sono regolari, sistematici e obbediscono a leggi Ben precise.
Primo segreto per essere felici. Pensare poco al futuro. È difficile perché i nostri lobi frontali sono lì per fare solo quello.
Purtroppo, al futuro dobbiamo pensare. Se lo trascura Simo non avremo il controllo della situazione. Il controllo è essenziale per non entrare in ansia. Il primo segreto per essere felici e quindi un vicolo cieco.
Secondo segreto. Non concentrarsi sulla metà lontana perché la metà lontana e fondamentalmente sbagliato. Noi non sappiamo prevedere ciò che è lontano nel tempo.
L'immaginazione Galoppa E noi siamo troppo poco scettici nei suoi confronti.
L'immaginazione Galoppa Ma noi non siamo particolarmente immaginativi.
Noi non sappiamo prevedere molto bene il futuro. Ma soprattutto non sappiamo prevedere i nostri sentimenti di fronte agli eventi futuri.
Molti disaccordi sulla felicità sono disaccordi semantici. Genitore che c'è la felicità emotiva. La felicità morale. È la felicità giudicata.
Il filosofo Robert nozick con la sua macchina virtuale spiega bene come la felicità sia Intesa non come sentimento di piacere ma come sentimento speciale di piacere. Il carattere di speciale attribuito al medesimo sentimento rende difficile l'identificazione.
La felicità riguarda l'esperienza. L'esperienza è soggettiva. Il contesto delle esperienze quantifica la felicità. La quantificazione è quindi soggettiva. Nella misurazione della felicità Esiste un problema di scale. Siamo dei solipsisti.
Altra difficoltà. Esperienza e coscienza non si identificano. I sensi e la coscienza impegnano parti distinte del nostro cervello. Per questo spesso non esistono parole per descrivere un'emozione.
In tema di felicità non impariamo. Pensiamo sempre che il nostro prossimo acquisto sia quello che ci rende felici. Siamo recidivi. Non ricordiamo correttamente. La nostra memoria immagazzina solo una piccola parte della nostra esperienza. Spesso ricordiamo solo il finale anche se il finale è solo l'un per cento della nostra esperienza. Tendiamo a sovrastimare quanto eravamo felici al nostro compleanno. Tendiamo a sottostimare quanto eravamo felici il lunedì mattina.
Noi sappiamo che il denaro non rende felice. Ma allora perché continuiamo ad ambire al denaro? Alcune false credenze sembrano trasmettersi in modo particolarmente facile. Cosa Motiva le persone a lavorare duro anche quando hanno già abbastanza? Probabilmente il fatto inconsapevole che così facendo beneficiano l'intera comunità. Il bisogno comunitario è più potente della consapevolezza del singolo.
Probabilmente Ha ragione chi ritiene che il secondo milione non ci Renda felici come il primo milione. Però ha torto quando ritiene che il secondo milione sia meno desiderato del primo.
Altro esempio. La gioia di avere figli. Si tratta di una falsa credenza. Ma noi continuiamo ad avere figli. Le donne sono quelle che sopportano più sacrifici e anche quelle che vogliono più figli.
Terzo segreto. Imitate Quanto fanno le persone simili a voi che considerate felici. Teoria della traccia. Probabilmente la teoria della traccia Non può essere messa a frutto per il nostro bisogno di protagonismo, per il nostro bisogno di avere il controllo della situazione.
I problemi della nostra felicità derivano essenzialmente dal fatto di considerarci come un'unica persona.
mercoledì 2 marzo 2016
Stevenson and Wolfers' Flawed Happiness Research By Eric Falkenstein
- Stevenson and Wolfers' Flawed Happiness Research By Eric Falkenstein
- what's wrong with so many academic debates.
- Richard Easterlin found that within a given country people with higher incomes were more likely to report being happy. However, between developed countries, the average reported level of happiness did not vary much...
- Similarly, although income per person rose steadily in the United States between 1946 and 1970, average reported happiness showed no long-term trend and declined between 1960 and 1970.
- I agree with Easterlin, and the relative-status utility function
- Furthermore, evolution favors a relative utility function as opposed to the standard absolute utility function,
- Economists from Adam Smith, Karl Marx, Thorstein Veblen, and even Keynes focused on status,
- if economist used a relative utility function many (most) seminal models would become ambiguous, and the whole field loses much of its foundation.
- Wolfer... second set of findings concern cross-sectional data within a country. Easterlin did not dispute this, however. Given positional goods like mates and lakefront property, relative wealth should matter.
- So, what about the original Easterlin note, that among developed countries, where people are more worried about obesity than malnutrition, as GDP/ capita rises we aren't getting happier? Well, Sacks, Stevenson, and Wolfers (2013) adress this point directly, and show this chart...
- When an economist tells you a symmetric ovoid contains a highly significant trend via the power of statistics, don't believe them: real effects pass the ocular test of statistical significance... as from 2010 Easterlin and co-authors have data with similar blobs, but they draw downward-sloping lines over them...I think it's best to say, no relation, and to stop drawing lines on blobs.
- the biggest problem with the Sacks, Stevenson and Wolfers analysis is that they estimate a short-term relationship between life satisfaction and GDP, rather than the long-term relationship.
- We should aspire higher than envy, which paradoxically seems to elevate greed,
- I otherwise admire, usually libertarian leaning, are quite averse to the Easterlin conclusion, thinking it will lead us to adopt a luddite policies because growth would not matter in such a world (see Ron Bailey here, or Tim Worstall there).
- key is that while I admit that my relatively impoverished grandfather was probably as happy as I am, I'm also very glad I live now: growth is good in spite of my envious homunculus.
- as productivity growth is the natural consequence of free minds and markets, flattening growth means not merely focusing on 'more important things' but rather squelching freedom, and liberty is more important than equality... how would one prevent Larry Ellison or LeBron James from being richer than everyone else? The only way would be to destroy new companies or merit-based systems, why the worst rise to the top in hierarchies
giovedì 17 dicembre 2015
Looking for the Perfect Gift? Social Science Can Help
'via Blog this'
felicità e soldi
- economista: dare denaro. immaginate la faccia dei bimbi. ecco un limite dell'economia classica
- la psicologia ha prodotto risultati poco credibili e minimali in merito
- un pilastro sulle vacanze di natale: chi vive la dimensione religiosa le vive male
- nei regali conta il pensiero? sì, specie quando sono brutti, ma fino a un certo punto.
- il pensiero conta nelle relazioni solide
- conclusione: cerca un buon regalo ma non angosciarti
giovedì 27 febbraio 2014
giovedì 12 settembre 2013
giovedì 3 febbraio 2011
Consigli all' insorto minorenne
Per esempio, sappiamo con ragionevole certezza che la libertà economica, ovvero il capitalismo, dove si afferma produce e diffonde ricchezza (fonte 1).
Sappiamo anche che la ricchezza incide non poco sulla felicità della popolazione beneficiata (fonte 2, fonte 3).
Non solo, sappiamo pure che la democrazia, purtropp, non è in grado di fare altrettanto; per fortuna sappiamo anche che i sentimentalisti e gli amanti della democrazia non devono preoccuparsene oltremodo visto che la ricchezza porta con sè anche la democrazia (fonte 5, fonte 6).
Ebbene, con questa picola ma solida conoscenza, cosa vi sentite di consigliare ai giovanissimi egiziani e tunisini che infiammano le piazze dei loro paesi?
Più democrazia o più libertà economica?
Per favore, facciamo vedere che dalla storia qualcosina l' abbiamo imparata.
mercoledì 26 gennaio 2011
Scegli il tuo Persuasore Occulto preferito
Prima osservazione: se le idee non le prendono da lì, le prenderanno altrove.
Nell' ammollare Modelli a questa massa di cervelli amorfi, ci sono diversi agguerriti "operatori" in febbrile concorrenza (preti di ogni religione, sette, guru, gang, burocrati, mio cuggino...) ma oggi il più temibile competitore della Pubblicità è il Pedagogo (o Insegnante). Lo trovi sempre in prima fila ansioso di "forgiare" il Futuro della Società.
Nel valutare questa figura dobbiamo andare con i piedi di piompo perchè siamo pieni di pregiudizi (favorevoli) nei suoi confronti. Per quanto lui si lamenti la Pubblicità più o meno occulta della società dei consumi lo esalta, soprattutto agli occhi di noi genitori (vedi P.S. 3).
Come impostare una sinossi fruttuosa della tematica? Volendo fare un' introduzione lunga un rigo all' analisi possibile, direi che ogni Modello inoculato nelle tenere menti puo' creare Indifferenza, Frustrazione e Felicità.
La pubblicità commerciale rifugge dall' Indifferenza, teme la Frustrazione (anticamera possibile dell' indifferenza) e, per fidelizzare i suoi clienti, auspica sopra ogni cosa Felicità per tutti.
L' Insegnante, invece, non ha di queste remore e puo' con animo pacificato proporre come Modello anche quello inarrivabile dello "Studioso caparbio che giunge fino al premio Nobel" pur conscio che così facendo, qualora avesse successo, spargerà ovunque intorno a sè una marea di Frustrazione e Indifferenza.
Detto in altri termini: alcuni modelli sembrano piuttosto squallidi, ma la grande maggioranza della nostra gioventù non ha speranza di mietere altrove le proprie piccole soddisfazioni. Alzare il livello creerebbe frustrazione e i primi a non volersi convincere di cio' sono certi genitori troppo ambiziosi.
Già solo dall' impostazione del problema si capisce come le cose siano più complicate del previsto.
Ad ogni modo il dibattito è aperto: Ads bias contro Teaching bias.
Ognuno è libero di partecipare, purchè lo faccia rimuovendo sin da subito almeno due pregiudizi:
1. I soldi non danno la felicità. - Sappiamo che le cose non stanno esattamente così.
2. Gli stereotipi - che la pubblicità ammanisce a go go - sono dannosi. - Se basta il buon senso a dirci che gli stereotipi possono essere utili, la ricerca sul campo aggiunge un po' a sorpresa che gli stereotipi prodotti dalla società consumista sono molto "accurati".
P.S. 1 Nel giudizio dobbiamo prescindere dall' ampiezza del gruppo dei fruitori: è ovvio che un messaggio su misura sia più accurato di un messaggio per la massa.
P.S. 2 Nel giudizio si tenga presente che la scolarità è molto debolmente collegata con "progresso intellettuale" e "abilità" dei soggetti che fruiscono di quei servizi.
P.S. 3 L' alta scolarità produce per contro "bromuro sociale", ovvero una massa di giovani più rispettosa, gentile e controllabile. Cio' piace ai governi che pubblicizzano molto la scuola: anche per questo molti si sorprendono ricordando i fatti di cui al p.s. 2.
P.S. 4 Integro ed esprimo il p.s. 2 in modo più vivido. Ve lo ricordate il paradosso dell' acqua e del diamante?: l' acqua è preziosa ma non costa nulla, il diamante è inutile ma costa un occhio della testa. La scuola incarna queste due merci: l' istruzione di base è essenziale ma basta poco (anche una TV) per ottenerla, non ha senso preoccuparsene vista l' abbondanza delle fonti a cui possiamo attingere; l' istruzione superiore è come i brand più prestigiosi: esclusiva e costosa ma poco più di un orpello se si valuta il progresso intellettuale che conferisce ai suoi fruitori.
P.S. 5 Una valutazione generale sul tema trattato puo' essere facilitata avendo in testa una teoria della pubblicità. Qui le 5 più comuni.
mercoledì 8 settembre 2010
Soldi & Felicità
Almeno fino a che il reddito sale a 75.000 dollari. Poi si limita a migliorare la nostra life satisfaction.
mercoledì 30 giugno 2010
Terza traccia: comprarsi la felicità
La traccia cita un articolo del 2003 (!?) in cui si constata il debole legame tra benessere economico e felicità. Dopodichè ci si chiede, se non è la ricchezza, che cosa ci rende liberi?
L' argomento mi ha un po' annoiato, devo ammetterlo, mi limiterei ad esprimere un paio di concetti.
Innanzitutto la ricchezza ci rende molto più felici di quanto pensavamo (specie nel 2003!!), e qui si puo' chiosare il lavoro certosino di Justin Wolfer, a cominciare da questo.
Secondo, a renderci felici è in genere una vita vissuta da protagonisti, nel bene e nel male: fai impresa e sarai felice. E qui viene buono l' ultimo libro di Arthur Brooks.
Si potrebbe poi chiudere con una ricetta per la felicità, nessuno ci crede ma perlomeno deriva da una vita spesa sul tema: non fidatevi troppo di voi stessi, imitate chi, simile a voi, vi sembra felice.